Chiesa di Santa Croce – Trevi (PG)

Una chiesa compressa fra due monasteri, uno Benedettino e uno Francescano (delle Clarisse), chiuso per tutto l’anno e aperto in occasione della festa di Santa Rita.

 

L’ex monastero di Santa Croce

Per parlare della chiesa di Santa Croce è doveroso soffermarci sull’omonimo monastero di monache benedettine (ora scomparso) che sorgeva accanto, prossimo alle mura castellane e alla Porta detta del Borsito.
La struttura fu dipendente dai canonici di S. Pietro di Roma la cui origine è incerta, ma si può supporre che alla prima metà del 1300 era già in piedi in quanto all’interno, in un locale forse adibito a Cappella delle monache, è stato staccato un dipinto, ora conservato in Pinacoteca Civica, che risale al 1330 circa.
Nel 1364 il monastero di S. Maria in Maddalena che sorgeva fuori e accanto la Porta del Cieco venne assalito da una masnada di popolo della Città e dato alle fiamme; le povere monache fuggirono ricoverandosi nel monastero di S. Croce dove rimasero per sempre e i due monasteri si fusero insieme.
In seguito con l’ampliamento delle mura di cinta della città il monastero di S. Maria Maddalena, fu abbattuto per cui ne seguì una convenzione con il Comune nel 1368, con la quale quest’ultimo si impegnò a pagare a titolo di rimborso la somma di 250 fiorini e ricostruire nella nuova sede una cappella dedicata alla Maddalena; per questo motivo il monastero ebbe da allora una duplice intitolazione che ricordava l’avvenuta fusione.
Le monache di Santa Croce continuarono a lungo a gestire un ospedale per i viandanti, come ricorda il vescovo de Lunel nel 1571.
A causa delle soppressioni napoleoniche rimase chiuso dal 1810 al 1821.
Dopo la Restaurazione, in mancanza delle risorse necessarie per mantenere le dodici suore, fu definitivamente chiuso e ne seguì l’abbandono.
In conseguenza di ciò si verificarono dissesti strutturali che comportarono la demolizione di una porzione dell’edificio mentre la parte restante, appartenete all’orfanotrofio, fu venduta nel 1894 alla parrocchia.
Furono inoltre costruiti gli speroni lungo via del Bruscito, con la formazione di vivai per gli ulivi e di aree coltivabili.
Nel 1898, in alcuni di questi locali trovò spazio una fabbrica di pasta, che durò solo tre anni e nove mesi.
 

Aspetto

Accanto alla chiesa, sul lato destro oggi occupato da un giardino privato di pertinenza delle case realizzate nei locali del monastero, rimangono tracce della cappella di Santa Maria Maddalena, costruita nel XV secolo dal Comune per le suore del monastero.
Della costruzione rimangono una nicchia con un’edicola, resti di dipinti decorativi del XV II secolo e le sinopie di una grande Crocifissione del XV secolo.
Il locale era voltato a botte, ne rimangono segni evidenti, e sopra di esso si notano i fori di aggancio del solaio che serviva da camminamento delle suore che gli permetteva di entrare direttamente nella chiesa di Santa Croce per assistere alla messa.
 

Il monastero di Santa Chiara

È da ricordare anche che questa chiesa non era di riferimento al solo monastero delle monache benedettine situate a monte, ma era anche il riferimento delle Clarisse che erano adiacenti e a valle; infatti scendendo di poche decine di metri si nota il campanile triangolare del monastero di Santa Chiara, le cui suore, appartenenti all’ordine delle Clarisse, fino al 1566 dipesero dai frati Conventuali di San Francesco.
Secondo fonti non riscontrabili, il monastero fu edificato intorno al 1298, ai tempi del pontificato di Bonifacio VIlI.
Nel 1514, il consiglio generale del Comune cercò di impedire, senza successo, che nel monastero entrassero uomini e chierici secolari.
Nel 1549, a causa della rilassatezza dei costumi, l’autorità comunale dovette intervenire d’imperio per sanare la questione.
A seguito delle demani azioni postunitarie, il monastero nel 1899 divenne proprietà di Benedetti Valentini, che di lì a poco lo rivendette al le suore che ancora oggi lo abitano.
 
 
 

La chiesa di Santa Croce

Per quanto riguarda la chiesa di Santa Croce secondo Durastante Natalucci, cronista trevano nel 1775 dice che la chiesa fu fabbricata nel 1685 “nel di dentro con stucchi, dui organi e tre ben adorni altari“, ma sicuramente si trattava di una ricostruzione.
L’importanza di Santa Croce si accrebbe negli ultimi decenni del Seicento soprattutto per l’elevazione a parrocchiale fra il ’70 e il ’72 grazie al trasferimento del titolo dall’antica chiesa di San Fabiano, con Breve di Clemente X Altieri, attuato per decreto del vescovo di Spoleto cardinale Cesare Facchinetti.
Si suppone che il Facchinetti che era verso la fine della sua missione pastorale a Spoleto sia stato tra gli ideatori, se non l’ideatore, della ricostruzione di Santa Croce come conseguenza della sua elevazione a parrocchia.
Una volta completata restò in piedi anche l’antica, divenuta cappella interna presso l’ingresso del parlatorio.
Secondo alcune fonti la chiesa fu edificata fra il 1784 e il 1785, ma sono solo interpretazioni settecentesche perchè la chiesa che noi oggi vediamo è quella del 1685.
Per ricordare la fusione dei due monasteri, Santa Croce e Santa Maria Maddalena sull’altare maggiore, fu posto il dipinto su tela raffigurante la Madonna con il Bambino fra san Benedetto e santa Maria Maddalena, i rispettivi Santi, sono l’uno fondatore dell’ordine benedettino l’altro titolare della propria chiesa ( tutto questo avvenne nel 1685).
Nel 1821 vi si trasferì la parrocchia della chiesa di Santa Maria di Sion fondata dalla Congregazione Filippina oggi ridotta ad abitazione, con le sue prebende insieme a quelle dell’Orfanotrofio di San Bartolomeo e da quel giorno la Parrocchia, osservando il terzo titolo, fu denominata “della Santissima Croce e dei Santi Fabiano e Filippo“.
Intorno al 1874, a seguito di un incendio doloso alla porta di legno della chiesa, dovuto all’anticlericalismo di quegli anni, furono ricostruite ex novo le imposte e la scala fu ricoperta
di pietra.
In quello stesso periodo la chiesa fu dotata dell’organo, opera del perugino Morettini.
Nel 1889, si costruì il campanile, in sostituzione di quello precedente a vela realizzato all’epoca del trasferimento della parrocchia, su progetto di don Valentino Benedetti Valentini, cappellano della chiesa.
Una curiosità, il campanile venne edificato con le pietre provenienti da San Fabiano e dalla volta della chiesa romanica di Santa Maria del Riscatto o della Fraternità, oggi scomparsa.
E’ importante far notare questa distribuzione e collocazione territoriale della chiesa perché divenne punto di riferimento per entrambi gli ordini, infatti entrambi i monasteri, quello delle Clarisse e quello delle benedettine, ascoltavano la messa in Santa Croce, ognuna nel proprio ambito assegnato.
Le benedettine che si trovavano più a monte scendevano attraverso un camminamento coperto lungo le mura ed entravano, attraverso una porta ora scomparsa, nella parte alta della chiesa e attraverso delle grate ascoltavano la messa dall’alto.
Le Clarisse che si trovavano a valle entravano direttamente nella chiesa attraverso un corridoio sospeso sulla via sottostante nel lato sinistro della chiesa e si trovavano quindi al piano del presbiterio e anch’esse ascoltavano la messa attraverso una grata adiacente la porta della sacrestia sul lato opposto a dove si erano posizionate le benedettine.
 

Aspetto esterno

La chiesa si presenta in mattoni con tetto a capanna, la facciata è caratterizzata da paraste e un portale squadrato sovrastato da un timpano decorato e con la faccia di un angelo. Un finestrone squadrato è separato da una cornice che divide in due la facciata. Il campanile è sul fondo del lato sinistro ed è a torre.
L’ingresso laterale sulla parete destra che immette nella sacrestia è stato posizionato il portale medievale dalla chiesa di San Fabiano fattovi spostare nel 1900 dall’allora parroco di Santa Croce Eugenio Venturini.
In un orticello sul fianco destro della chiesa, presso l’antico ingresso al monastero, su una parete già dell’antica chiesa, restano le sinopie della Crocifissione, affresco del primo ‘400, in parte staccato e venduto nel 1912, in parte guasto dalle intemperie.
 

Interno

L’interno baroccheggiante è a navata unica; entrando si nota in controfacciata una cantoria e una nicchia laterali con confessionale.
Seguendo la parete sinistra un primo altare con una nicchia vuota e subito dopo un’altra nicchia con confessionale e una statua di Santa Rita, nel presbiterio rialzato di due gradini la porta della sacrestia.
Sull’altare maggiore, riccamente decorato con stucchi, si trova il dipinto su tela, del secolo XVII, raffigurante la Madonna con il Bambino fra san Benedetto e santa Maria Maddalena, opera attribuita a Lazzaro Baldi, allievo di Pietro da Cortona.
Il quadro ricorda l’unione del monastero di Santa Maria Maddalena con quello di Santa Croce, infatti il primo santo è il fondatore dell’ordine benedettino l’altra è la titolare della propria chiesa.
La parete destra è caratterizzata da un altro altare anch’esso affiancato da una nicchia con confessionali, all’interno di questo è posizionato un Crocefisso.
Accanto alla porta una nicchia protetta con una grata con il Fonte Battesimale.
In sacrestia sono conservati diversi quadri, fra cui un buon ritratto del card. Erminio Valenti creato cardinale da Clemente VIII nel 1604 e poi vescovo di Faenza da Paolo V nel 1605 ora sepolto nella chiesa della Madonna delle Lacrime.
 

OPERE D’ARTE DEL MONASTERO DI SANTA CROCE

Nel monastero erano conservate opere di grande pregio che oggi sono conservate presso la Pinacoteca Civica di Trevi.
 
 
 
Crocifissione


 
Il dipinto era conservato in un locale non ben definito dell’ex monastero; sul finire dell’Ottocento, per scattare una fotografia all’affresco, su commissione della Congregazione di Carità, fu demolita la volta della cappella, lasciando il dipinto parzialmente alle intemperie.
Nel dicembre del 1912 l’opera fu staccata per essere venduta sul mercato antiquario, ora è stata recuperata e custodita nella Pinacoteca Civica.
Il grande affresco dalle dimensioni di 350 circa x 475 cm attribuito al cosiddetto Maestro di Fossa realizzato tra il 1330-1333, rappresenta al centro il Cristo crocifisso con quattro piccoli angeli che gli volano attorno, di cui tre raccolgono il sangue che esce dalle ferite in calici e uno, quello accanto al costato sulla destra, si dispera portando le mani al volto.
Al di sotto della Croce, sono a destra la Maddalena e San Giovanni e a sinistra il gruppo delle Marie con lo svenimento della Vergine.
All’estrema sinistra della superficie affrescata è una Maestà e dall’altra parte l’Annunciazione.
Non si conosce di preciso la sua effettiva collocazione e a che cosa servisse quell’ambiente dove era posizionato, le immagini però ci fanno supporre che doveva essere destinata alla visione privata delle monache, poteva quindi trattarsi di un oratorio interno al monastero, forse la Cappella della Maddalena, ricostruita dal Comune di Trevi o, più probabile, faceva parte della parete di fondo del coro.
 
 
 
Trittico

 
Il dipinto su tavola che ha superato le peripezie del Governo francese e l’abbandono del monastero, fu trafugato nel 1867 da un ladro (un certo certo Gesualdo dimorante a Fabbri) che si era fatto rinchiudere nella chiesa.
Ma alcuni giorni dopo, temendo di essere scoperto, o essendo in difficoltà per la vendita, lo depositò in un vano disabitato ed aperto non lontano della chiesa, e così fu rinvenuto (12 luglio 1867).
La Parrocchia peraltro lo dovette consegnare al Comune, che lo trattenne a titolo di conservazione e custodia, collocandolo nella sua pinacoteca, dove tuttora è conservato.
Trittico è a sportelli con storie della vita di Cristo, eseguito con la tecnica tempera e oro su tavola, è attribuito a Giovanni di Corraduccio ed è una meravigliosa opera dei primi anni del 1400.
Nello sportello di sinistra: in alto – Angelo annunciante, sotto Natività, Adorazione dei Magi Maria e Giuseppe con Gesù Bambino e San Giovanni Battista, Ultima cena.

Nello sportello di destra: in alto – Vergine Annunciata, Presentazione al tempio, Fuga in Egitto, Disputa coi dottori, Preghiera nell’orto degli ulivi.
Nello scomparto centrale:
Incoronazione della Vergine, Cattura di Cristo, Cristo deriso, Cristo flagellato, Andata al Calvario, Cristo risorto, Discesa al Limbo, Crocifissione, Compianto su Cristo morto, Ascensione.
In basso e sul lo sportello sinistro Iscrizioni; nel pannello centrale in caratteri gotici, “HOC OPUS FECIT FIE(R)I CICCHUS UR(R)IGHI ET IACOBUTIUS MACTIE DE TREVIO“.
 

Fonti documentative

La Rosa dell’Umbria B. Sperandio – Trevi città d’arte – 2011
B. Toscano a cura di – Raccolta d’arte di San Francesco di Trevi – 2014
S. Nessi S. Ceccaroni – Da Spoleto a Trevi lungo la Flaminia – 1979

http://www.protrevi.com/protrevi/SCroce05.asp

https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=48357

 

Mappa

Link coordinate: 42.877313 12.743192

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