Chiesa di San Vittore – Castelfidardo (AN)

Cenni Storici

Foto del 2014, la tela non si trova più in questa chiesa.
Come testimonia il vescovo osimano Zacchi (1460-1474): “corpora eximiorum Mm. Victoris, Coronae atque Philippi, ab Alexandria Aegypti Humanam et deinde Castrum Fidardum vario fortunae casu deducta” (118).
Quindi le reliquie dei santi martiri Vittore, Corona e Filippo furono trasportate, via mare, da Alessandria d’Egitto a Numana e quindi nel territorio di Castelfidardo.
Qui venne costruito un tempio per custodirle.
Della chiesa di S. Vittore sappiamo dalla tradizione che esisteva già nel 1193, anno in cui era ormai in uno stato di abbandono.
Le prime notizie scritte sono del 1273 quando era già legata alla chiesa di S. Stefano. Esisteva ancora nel 1594 sulla base della testimonianza di padre Civalli, mentre secondo il canonico Baldi, nel 1620 la vecchia chiesa era praticamente distrutta, ma se ne stava costruendo sullo stesso luogo una nuova.
Così scriveva Baldi: “della cui grandezza, e magnificenza chiaro indizio ne danno alcuni, che ancora vi si riconoscono, consumati portici: dove di puro marmo molti tronconi, e pezzi di colonne vi sono di preziosa stima, e d’artificio mirabile: ma dal tempo lacerato, e distrutto, e dalla soprabbondante terra a poco a poco ricoperto, serve oggi quasi per fondamento d’un altro tempio fabbricatovi sopra, per mantenere la divozione, e la memoria del nome“.
In un’incisione relativa alla diocesi di Osimo del 1769, pubblicata da Fanciulli viene ubicata anche la chiesa di S. Vittore ma come “lougo che più non esiste“, inoltre nelle sue vicinanze viene posto il simbolo corrispondente ad un convento-monastero presente nel passato.
Nella mappa, la chiesa di S. Vittore è collocata sotto la collina di S. Rocchetto, quasi in pianura, abbastanza lontana dal Monte S. Pellegrino e dalla strada Loreto-Camerano ma nemmeno vicinissima all’Aspio.
Nei pressi del luogo dove sorgeva la chiesa non viene tracciata alcuna strada, ma prolungando idealmente la via (considerata al tempo della redazione della mappa tra le strade maggiori) che scende da Castelfidardo e si immette nella Loreto-Camerano (all’altezza della fonte Olivo) si raggiunge proprio S. Vittore (si veda la seguente figura).
La pianta sembra quindi dimostrare che il tempio fu costruito lungo la variante alla strada costiera che da Numana si agganciava alla Milano-stretto di Messina. In questa zona permane, nelle carte attuali, il toponimo “contrada S. Vittore“, la via Einaudi (erede della variante) era precedentemente denominata “di S. Vittore” e, lungo la strada di cui sopra, sorge una cappella posta probabilmente a memoria del vecchio edificio di culto.
Possiamo quindi pensare ad una prima diffusione del culto di S. Vittore in territorio fidardense ad opera di militari, probabilmente dell’esercito bizantino. Una seconda fase potrebbe essere invece testimoniata dal trasferimento delle reliquie dei santi, da Numana nella pianura dell’ Aspio, in relazione allo stabilirsi in loco di un insediamento monastico.
E’ stato notato come i monasteri marchigiani siano sorti preferibilmente in zone di fondovalle, lontano dai centri abitati ma vicini alle sorgenti d’acqua e al corso dei fiumi, nelle vicinanze di selve e soprattutto in rapporto con la viabilità esistente (lungo le strade e magari vicino ad incroci stradali).
Il luogo di S. Vittore corrisponde a tutte queste caratteristiche: la pianura dell’ Aspio, la vicinanza dell’antica fonte Olivo e della Selva di Montoro, la prossimità alla strada per Numana e all’incrocio tra essa e la Milano-stretto di Messina. La fondazione del monastero e la traslazione delle reliquie possono essere quindi visti come una prima tappa nella penetrazione del monachesimo dall’area del Conero verso l’interno della regione, lungo la valle del Musone, avvenuta non prima della fine dell’VIII secolo. Per meglio collegare l’insediamento monastico con il colle fidardense fu forse tracciata la strada (IX secolo?) che sale da fonte Olivo verso le Fornaci (oggi via Puccini).
 

Fonti documentative

Tratto da “Le strade di Castelfidardo” di Riccardo Sampaolesi 2010.
 

Mappa

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