Chiesa di San Vito – Passignano sul Trasimeno (PG)
Cenni Storici
La Chiesa parrocchiale di San Vito sorge a poca distanza dalla chiesa di San Donato; è situata a circa 300 mt. dalla strada Statale 75 bis, ed è posta prossima al confine con Magione.
Si tratta di una piccola e graziosa chiesetta campestre in stile romanico che si fa notare per la sua abside originale romanica in perfetta cortina che richiama quelle della chiesa di San Bartolomeo a Sanguineto (Tuoro), di San Donato a poca distanza e di San Salvatore all’isola Maggiore sul Trasimeno.
La chiesa fu costruita con molta probabilità nel XII secolo.
Nel 1238 papa Gregorio IX la sottopose all’Abbazia di Farneta insieme alla vicina chiesa di San Donato e a quella di Santo Stefano che era dentro il castello di Monteruffinano.
Queste pagavano un censo annuo di dieci staia di grano e quattro paia di capponi.
Nel 1256 le tre dette chiese, già parrocchiali, furono unite nell’unica parrocchia di San Vito, successivamente una ventina di anni dopo furono sottomesse all’Abbazia di Valdiponte.
Durante l’età comunale la chiesa era dedicata al culto di Santa Lucia, senonché modificò la sua intitolazione nel XIV sec. a San Vito, martire sotto Diocleziano (IV sec. d.C.).
Nel Catasto del 1500 la parrocchia di San Vito è censita.
Nel 1567 divenne parrocchia unica e vi furono unite le parrocchie di S. Stefano in Monte Ruffiano e S. Donato, ma nello stesso anno il vescovo Fulvio della Corgna disunì la parrocchia di San Donato dalle altre due, a causa della distanza e dell’aumento della popolazione.
Nei sec. XVI-XVII, l’abside venne tamponata con un fondello ed adibita a sagrestia.
Con il passare del tempo la chiesa di Santo Stefano andò in rovina e così la cura delle anime nel 1763 passò tutta a San Vito.
Nel 1900 vennero elevati i muri perimetrali della chiesa, fu intonacato a calce tutto l’interno e venne rifatto anche il tetto, con sostituzione di tutti i travi.
In epoca imprecisata, ma recente, vennero aggiunti i due altari laterali, uno dedicato alla Madonna del Rosario, sul quale è deposto un dipinto in tela, rappresentante la Vergine col Bambino, di discreta fattura (sec. XVII?), ed uno dedicato a S. Antonio Abate.
Nel 1912, per iniziativa di D. Alberto Alberti, che fu parroco di S. Vito dal 1909 al novembre 1969, la chiesa fu decorata con opere pittoriche di buono e grazioso effetto cromatico, su bozzetto del pittore Giustino Cristofani, rinomato esperto di arte pittorica, collaborando con Don Guerriero Giappesi, sacerdote corcianese (1885 – 1977), che dipinse le immagini di Sant’Antonio Abate e di San Vito immerso fino al tronco nella caldaia con piombo bollente, prova che però superò.
Nel 1951, demolito il fondello divisorio, l’abside venne decorata in stile conforme alla già esistente decorazione della Chiesa.
Nel 1971 per iniziativa dell’allora parroco Don Egisto Magrini, venne effettuato un ulteriore restauro fra questi il rovesciamento della mensa dell’altare che venne rivolta verso il popolo, secondo le nuove disposizioni liturgiche; questo fu l’ultimo intervento che portò l’edificio alle condizioni attuali.
L’ultimo intervento esterno fu eseguito nel 1992 con la realizzazione di un fossato intorno alle mura perimetrali, per lo scorrimento dell’acqua ed una ringhiera di protezione intorno.
Aspetto esterno
La chiesa è situata su di un piccolo pianoro alle falde della collina, proteso verso il Lago Trasimeno cui è rivolta la facciata ed il sagrato.
A destra della chiesa il casolare possiede un cortile e molte tracce dell’architettura romanica di un probabile nucleo-monastero o di ammasso agricolo.
Accanto alla chiesa svetta anche una particolare torre, di chiara origine bizantina, le cui caratteristiche costruttive fanno pensare ad un faro di segnalazione.
In effetti la sua struttura ad arcata che poggia su quattro pilastri, con una base completamente vuota all’interno lascia pensare alla necessita di accendervi un fuoco in modo tale che il riverbero illuminasse le finestrelle tonde poste alla sommità.
In epoche passate fu utilizzato come campanile ed è considerato uno dei più antichi di tutta l’Umbria.
Alla Chiesa è invece unito un campanile romanico a vela in pietra completamente svasato che contiene due antiche campane.
La campana più piccola porta la scritta “Ave Maria Plena” con la data di fusione: MCCCCLXXXVIII e due stemmi della nobile famiglia dei Della Corgna.
Questa campana, dalla ormai diroccata Chiesa di S. Stefano, fu rimossa nel 1700 dal Parroco D. Cesare Bartolomei e collocata nel campaniletto a vela di San Vito.
L’Abside possiede residui di cornice ad archetti nei modi lombardi ed è caratteristico delle chiese della zona ed è molto simile a quello di San Bartolomeo a Sanguineto (Tuoro), di San Donato e di San Salvatore all’isola Maggiore sul Trasimeno.
La facciata è stata intonacata con caratteri romanici ottenuti mediante decori in terracotta, con portale arcuato, lunetta, rosone e cornice nel timpano.
Interno
L’interno si presenta rettangolare a navata unica con abside e presbiterio rialzato di un gradino.
Nella parete di destra vi è un affresco murale trecentesco rovinato dal tempo raffigurante una Madonna col Bambino certamente della stessa epoca della Chiesa.
Alla parete sinistra c’è una tavola dipinta, attribuita al pittore perugino Bartolomeo Caporali (1420-1505) che continua la “tradizione tipicamente umbra, anzi più propriamente perugina, ove è sempre evidente la radice popolare” di Fiorenzo di Lorenzo, raffigurante la Crocifissione e Madonna, S. Giovanni, S. Vito e S. Francesco.
Il Fonte battesimale accanto all’altare maggiore presenta una raffigurazione di San Giovanni Battista.
Funzione taumaturgica di San Vito e San Donato
Donato e Vito sono accomunati da una duplice funzione terapeutica legata alle malattie della psiche.
Ecco quanto scrivono a proposito di tarantismo e possessione demoniaca Rangoni e Centini: «[…] il tarantismo può essere associato anche ad altre forme di malattia mentale, considerate spesso di origine magica, se non addirittura associate alla possessione demoniaca.
Un esempio emblematico è costituito dal famoso “Ballo di S. Vito”, di cui abbiamo notizia come di vere e proprie epidemie.
La “corea di Sydenhan” è una complicazione di una malattia reumatica e presenta una sintomatologia caratterizzata dalla presenza di movimenti involontari, accentuati dall’emozionabilità del soggetto».
E’ evidente come, in questa fenomenologia, la tradizione e la superstizione abbiano colto segni soprannaturali e terribili, tanto da richiedere un’azione esorcistica.
Negli atteggiamenti popolari sono presenti comportamenti simili a quelli adottati nei confronti del “male di S. Donato” ovvero l’epilessia.
Il santo è invocato contro la corea o ballo di San Vito e la rabbia mentre San Donato è invocato nelle “malattie della testa” quali l’emicrania, la follia e l’epilessia.
Fonti documentative
F. Cavallucci – Viaggio in Umbria , Percorsi e mete del sacro – Editrice La Rocca 2006
Magrini, E. (1993). San Vito al Lago (Passignano sul Trasimeno – Perugia). Appunti storici. Perugia: Grafica Salvi.
M. Tabarrini – L’Umbria si racconta – 1982
GAL Trasimeno Orvieto – Trasimeno tra acqua e terra, storie di uomini, arte, cibo e vini. Guida per i viaggiatori di ogni tipo – 2004
http://www.umbriaearte.it/passignano_sul_trasimeno.htm
http://www.umbria.ws/content/chiesa-di-san-vito-passignano-sul-trasimeno
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=3459
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