Chiesa di San Vitale – Viole di Assisi (PG)

Intra Tapino e l’acqua che discende
dal colle eletto del Beato Ubaldo,
fertile costa d’alto monte pende..
.

(Dante Alighieri, Paradiso XI, 43-45)

 

Cenni Storici del paese Viole oggi San Vitale

La costa di cui parla Dante indica il fianco del Subasio (l’alto monte) che si distende, all’incirca, dalla città di Assisi fino alle località di Viole e Capodacqua.
La frazione non ha sempre avuto l’attuale denominazione, nel censimento del 1232 il territorio di Viole faceva parte della “Balia di San Savino“.
La zona di Viole è ancora indicata come “Costa Sancti Savini” nei catasti comunali dal XVI sec. al 1773. La costa di San Savino, che si distendeva all’incirca da Assisi alle località di Viole e Capodacqua, era stata così chiamata dalla devozione della gente verso San Savino, terzo vescovo di Assisi, il quale aveva percorso la strada, chiamata oggi di San Benedetto-Gabbiano, che attraversa questi luoghi, il giorno che fu condotto in catene a Spoleto per subire il martirio.
Il nome “Viole” compare per la prima volta in vari atti notarili redatti tra il XIII ed il XV sec., che registrano possedimenti in “Contrata de Ghiolis” o nelle vicinanze della chiesa, esistente in questa zona, “Sancti Petri de Molullis de Violis“.
La stessa Vita di San Vitale racconta che il santo dopo la conversione stabilì la propria residenza nell’eremo intitolato a S. Maria “de Violis“.
Il volgare “Viole” si afferma definitivamente nei documenti del ‘500, il passaggio da Ghiolis a Violis è dovuto a un fenomeno diffuso in vari dialetti dell’Umbria, per cui si ha lo scambio delle consonanti v/g.
Incerta è l’etimologia del nome Viole; per alcuni esso deriverebbe dal nome del fiore: anche in periodo invernale è, infatti, molto facile reperire violette, in particolare nella zona corrispondente all’antico eremo.
Don Lamberto Petrucci riteneva invece che nel nome Viole fosse da rintracciare un riferimento alla situazione viaria della contrada: il significato del termine sarebbe stato, ossia, quello di “viuzza“.
Il paese di Viole ad oggi ha cambiato nome e si chiama San Vitale, ha preso il nome dal Santo eremita a cui la comunità è particolarmente legata.
 
 
 

Chiesa di San Vitale

La chiesa è dedicata a San Vitale, santo nato ad Ospedalicchio di Bastia Umbra nel 1295, vissuto eremita qui a Viole e morto in odore di santità (di lui se ne parlerà più avanti).
Le ossa di San Vitale furono oggetto di grande devozione fin dagli anni immediatamente successivi alla sua morte.
Nel 1377 furono effettuati i primi festeggiamenti per onorare l’anniversario della morte del santo.
In seguito il moltiplicarsi dei pellegrinaggi alla tomba del santo, in ragione delle grazie e dei miracoli ottenuti attraverso la sua intercessione, indussero i fedeli a trasformare l’eremo di Santa Maria delle Viole, in cui il santo aveva condotto la sua vita di penitenza e in cui era deposto il suo corpo, in una chiesa.
La supplica per costruire una parrocchia intitolata a San Vitale fu presentata al Vescovo di Assisi Giovan Battista Brugnatelli nel 1581; Papa Gregorio XIII nello stesso anno accordò la richiesta.
Il vescovo scelse come primo parroco della chiesa di San Vitale Don Francesco Bucaville di Spello.
Nel 1586 il Vescovo Brugnatelli ottenne, con decreto di Papa Sisto V, di traslare il corpo di San Vitale dalla parrocchia alla cattedrale di San Rufino; così per molti anni, ogni 19 settembre, la popolazione di Viole si recò o processione alla cattedrale, in ricordo del giorno in cui era avvenuta la traslazione.
La consacrazione della chiesa di Viole avvenne il 31 maggio del 1728, ad opera del Vescovo Palmerini, che la intitolò alla Vergine Maria e a San Vitale.
Nel gennaio del 1832 un violento terremoto distrusse irreparabilmente la chiesa.
Il Vescovo Zelli commissionò allora all’architetto perugino G. Battista Tiberi la progettazione di una nuova chiesa, da costruirsi nel medesimo luogo della precedente, più grande del doppio però rispetto alla precedente.
Il 31 maggio dello stesso anno il Vescovo Zelli pose solennemente la prima pietra della nuova chiesa.
Il Vescovo di Assisi aveva stanziato per la costruzione 2000 scudi, provenienti dalla “Cassa delle Contribuzioni dei Fedeli“.
Il suo successore, tuttavia, il Vescovo Secondi, destinò alla chiesa di San Vitale soli 10 scudi.
Decisivo ai fini del completamento della costruzione della parrocchia fu il ruolo del parroco Don Francesco Landrini, il quale, ricorrendo alla Congregazione del Concilio, ottenne che il costo dei lavori fosse equamente ripartito tra i possidenti della parrocchia attraverso un contributo annuo.
Nel 1842 la parrocchia di San Vitale venne elevata a vicaria e comprese le parrocchie di Capodacqua, Castelnuovo, Tordandrea e Costano.
Nel 1928 il parroco Alessandri commissionò al pittore E. Petrignani la decorazione pittorica della chiesa.
 

Interno

Oggi, l’interno della chiesa, si presenta di una sola navata al termine della quale si colloca un
accenno di transetto che può dare alla chiesa lo schema di croce commissa.
Il presbiterio si chiude con un abside a pianta semicircolare che accoglie l’altare maggiore l’ambone
e il ciborio.
Al centro dell’abside, sulla parete, sopra il tabernacolo, troneggia un Crocefisso ligneo del 1500.
L’abside è coperta dal catino absidale, affrescato, come tutta la volta della navata, dal pittore E.
Petrignani (1928)
Ai lati: S. Francesco, S. Chiara, S. Vitale Eremita e S. Pietro da Verona martire.
Il significato dei dipinti della volta, si può riassumere nella scritta che circonda il Cuore di Cristo
affrescato al centro del catino absidale:
CARITAS CRISTI URGET NOS” (2 Cor 5,14) (L’Amore di Cristo ci sollecita)
IGNEM VENI MITTERE IN TERRAM” (Lc 12.49) (Sono venuto a portare il fuoco sulla terra)
È il cammino del cristiano verso il Suo Cuore attraverso i sacramenti e l’esempio dei santi.
Il cuore è posto all’interno di un globo sullo sfondo di un celo azzurro attorniato da Angeli e Putti adoranti.
L’azzurro del cielo sembra propagarsi per tutta la Chiesa come un grande abbraccio, attraverso una fascia che scorre alla base della volta e che porta la scritta:
VENITE AD ME OMNES QUI LABORATIS ET ONERATI ESTIS, ET EGO REFICIAM VOS” (Mt 11,28) (Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi, e io vi darò sollievo).
E l’invito: “PRAEBE FILI MI, COR TUUM MIHI, REGI SAECULORUM ET IMMORTALI SOLI DEO” (Offri, figlio mio, il tuo cuore a me, (che sono) il Re dei secoli e l’unico immortale Dio).
Nella volta della navata, al centro, suddivisa da archi traversi e riquadri lobati è rappresentata la glorificazione di S. Rufino fra gli Angeli, la conversione di S. Vitale fra i 4 Evangelisti come ad indicare il cammino del Santo alla luce della Parola del Vangelo.
I due dipinti sono intervallati dalla simbologia delle virtù teologali: Fede, Speranza, Carità che non possono essere disgiunte dalla Giustizia, ultimo dipinto verso l’uscita.
Nella parte bassa della volta, tra le vele e gli archi, sono affrescati, in successione, i 7 sacramenti che scaturiscono (sulla sinistra) dall’Agnello, Cristo, immolato e risorto, fonte e termine del cammino di ogni cristiano.
Nelle due lunette che fronteggiano le finestre l’immagine della fonte zampillante segno della vitalità dei sacramenti.
Nelle pareti: S. Giovanni Bosco, S. Giovanni Maria Vianney, S. Benedetto e S. Savino.
Uscendo, sulla destra, S. Vitale che guarisce con l’acqua della fonte (Dipinto voluto dal Parroco A. Alessandri 1927).
A sinistra il Battistero con l’affresco del Battesimo di Cristo.
 
 
 

Sarcofago con i resti di San Vitale

Sotto l’altare maggiore della Chiesa si trova il sarcofago che conserva i resti mortali di San Vitale.
Il sarcofago, realizzato in pietra e recante l’immagine del santo morto, è lo stesso in cui originariamente furono deposte le spoglie di San Vitale al momento del suo trapasso.
Inizialmente lasciato nell’eremo di S. Maria delle Viole, in cui il santo aveva condotto la sua vita di penitenza.
Nel 1586, fu traslato alla Cattedrale di San Rufino e disposto in una cassettina di legno sotto l’altare del transetto destro.
Alla venerazione dei parrocchiani di Viole furono lasciate solo alcune reliquie del santo.
Nel 1798 il Vescovo Giampè riunì tutte le reliquie del santo che si conservavano nella Parrocchia di San Vitale (un dente, tre falangi, un osso della mano, una costola, una vertebra, due fibbiette della cintura) in un Reliquiario, tuttora conservato nella chiesa parrocchiale.
Il 6 Ottobre 1850 fu eseguita la prima ricognizione dei resti di San Vitale, parallelamente a quella di San Rufino vescovo e di San Rufino chierico.
Le ossa del santo furono trasferite dalla cassettina di legno ad una, sigillata, di piombo.
In quest’occasione il Vescovo fece anche dono alla Collegiata di Santa Croce e alla Chiesa di San Michele Arcangelo di Bastia Umbra di una costola del Santo, in ragione delle origini bastiole di San Vitale.
Nel gennaio del 2001 Don Francesco Santini, parroco della Chiesa di San Vitale, ed il Consiglio pastorale parrocchiale fecero richiesta al Vescovo Sergio Goretti e al Capitolo della Cattedrale di ricondurre le ossa di San Vitale nella sua dimora originaria di Viole.
Dopo una nuova ricognizione, che accertò il perfetto stato di conservazione dei resti del Santo, l’urna di piombo contenente le ossa di San Vitale fu solennemente portata in processione a spalla dai Confratelli di varie Confraternite locali e traslata nella Chiesa parrocchiale delle Viole.
È stata quindi deposta nel primitivo sarcofago, ricollocato per l’occasione sotto l’altare maggiore.
 
 
 

Altare della Madonna delle Rose

A metà della navata della Chiesa di San Vitale, sul lato sinistro, dando le spalle all’altare maggiore, si trova l’altare della Madonna delle Rose.
Nella relazione per la Visita Pastorale del 1842 richiesta dal Vescovo Peda, l’allora parroco Don Francesco Landrini descriveva così l’altare: “Uno degli altari esistenti nella nuova chiesa è dedicato alla Madonna delle Rose, con pittura antica in muro, rappresentante Maria SS. col Bambino in braccio che tiene una rosa“.
Il dipinto si trovava già in un altare dell’antica chiesa distrutta dal terremoto del 1832; nella costruzione del nuovo edificio parrocchiale fu abilmente rimossa dalla sua posizione iniziale e collocata sopra l’altare, che da esso prese poi il nome.
L’immagine della Madonna delle Rose è stata da sempre tenuta in grandissima venerazione.
Si racconta, infatti, che il 4 marzo del 1779 l’immagine del viso della Madonna trasudò prodigiosamente e che un fedele, accortosi del miracolo, asciugò il sudore con un fazzoletto di tela.
I resti del fazzoletto sono stati conservati in una borsa di seta per lungo tempo, in caso di gravi malattie si usava recarlo agli infermi.
Ora non si hanno notizie della sua presenza.
Nel 1938 il parroco Piazza volle rimuovere le corone d’argento poste sulla testa di Maria e Gesù Bambino per sostituirle con altre d’oro.
Nell’operazione di rimozione P. Leone Brancaleoni di S. Damiano, artista e studioso incaricato del disegno e dell’installazione delle nuove corone dorate, reperì sotto lo strato della pittura superficiale un affresco originario di epoca quattrocentesca, rassomigliante all’immagine della Madonna che si trova nella Basilica Inferiore di San Francesco, attribuita al Lorenzetti.
L’antico dipinto, ben conservato e stilisticamente più fine, fu portato alla luce attraverso un’abile operazione di raschiatura: sullo sfondo dell’affresco riapparvero le estremità di un trono gotico cuspidale con due gugliette, su cui sedeva maestosamente la Regina Madre, con in collo il Figlio benedicente.
L’immagine della Madonna e del Bambino così riemersa, corrispondente a quella che attualmente si contempla presso l’altare della Madonna delle Rose, fu solennemente incoronata dal Vescovo Nicolini il 16 ottobre 1938.
Negli anni della Seconda Guerra Mondiale il dipinto divenne fonte di conforto e di speranza per le famiglie dei tanti giovani soldati inviati a combattere sul fronte russo o africano.
Intorno all’altare della Madonna delle Rose i parrocchiani si riunivano per pregare, invocando la protezione per i loro cari lontani.
Al momento del passaggio del fronte ad Assisi la comunità di Viole supplicò la Madonna delle Rose di preservarla da gravi devastazioni e promise di edificare e di intitolare a suo nasce un asilo infantile, quale segno di gratitudine.
Il fronte passò e Viole fu salva.
Il primo maggio del 1947 l’asilo fu benedetto dal Vescovo Nicolini ed iniziò la sua attività nelle soffitte della Chiesa.
Il 13 Ottobre 1968, in occasione della festa della Madonna, il nuovo edificio, frutto dei sacrifici della popolazione di Viole e segno della sua profonda devozione mariana, fu inaugurato e benedetto ancora una volta dal Vescovo Nicolini; situato nelle adiacenze della chiesa di San Vitale, fu destinato ad ospitare la “Casa dei Bambini SS. Regina delle Rose“, quale perenne riconoscenza per il passato e segno di fiducia nella futura protezione della Madre di Dio.
 

Il Dipinto raffigurante la Madonna addolorata e San Filippo Benizi

Su una parete del braccio sinistro del transetto, dando le spalle all’altare maggiore, si trova un’altra pregevole opera d’arte.
Si tratta di un gran dipinto su tela che reca l’immagine della Madonna Addolorata e di San Filippo Benizi, realizzato dal pittore assisano Feliciano Trapassi, nonno paterno del poeta Pietro Trapassi, meglio conosciuto con il soprannome grecizzante di Metastasio.
Il dipinto era stato originariamente commissionato dal Vescovo Lodovico Giustiniani (1670-1685) per l’altare del Duomo.
Successivamente però “la smania improvvida dell’innovar rinnovando” (Cfr. Cristofani, p. 597) spinse lo stesso Vescovo a cedere il dipinto alla parrocchia di San Vitale.
 

L’organo

Sono trascorsi più di quattrocento anni da quando nel lontano 1611, In quel di Perugia, grazie ad un generoso lascito di 800 scudi da parte della famiglia Modesti, fu stipulato il contratto per la costruzione dello strumento.
La sua realizzazione rivela probabilmente la mano di uno dei più grandi maestri dell’arte organaria del tempo.
Un’antica scrittura ancora visibile sull’asse di legno che regge il leggio sopra la tastiera dell’organo attesta che la sua realizzazione fu affidata al grande costruttore Luca Blasi, detto “il Perusino“, famoso per aver messo a punto, su commissione di papa Clemente VIII, il progetto per il bellissimo organo di San Giovanni in Laterano a Roma.
La prima destinazione dello strumento non fu la chiesa di San Vitale, ma la Cappella del Crocifisso, nella basilica di santa Maria degli Angeli.
Qui l’organo rimase per oltre due secoli, nel corso dei quali fu spostato sopra la Cappella del Santo Patrono San Francesco e subì due importanti restauri.
I nomi dei restauratori sono, ancora una volta, quelli dl due grandi maestri.
Il primo intervento fu effettuato nel 1706 ad opera del romano Filippo Testa, autore dell’organo della basilica di Santa Maria in Trastevere; l’altro, nel 1784, fu eseguito da Don Giuseppe Fedeli di Camerino, significativo esponente di quella che Paolo Peretti, illustre studioso dell’antica arte organaria, ha definito “la più grande dinastia organara marchigiana e una delle più importanti in Italia“.
Il violento terremoto del 1832 danneggiò il prezioso manufatto tanto gravemente da indurre i frati a commissionare la costruzione di un nuovo strumento per la basilica di santa Maria degli Angeli. All’antico organo realizzato dal Blasi non rimase che essere svenduto ad un prete di campagna, Don Francesco Landrini, che lo acquistò per la modica cifra di 110 scudi e lo collocò nella chiesa di San Vitale di Viole.
Vari, dunque, gli spostamenti e tanti gli interventi che, nel tempo, hanno stratificato il suo stile; ma innegabile l’importanza storica e culturale dello strumento e la qualità degli artisti che si sono succeduti in questo continuo lavorio.
L’incuria e il disuso, tuttavia, hanno nel tempo intaccato il legno, corroso dai tarli, danneggiato le canne, la tastiera, la pedaliera e la cassa lignea in cui esso è racchiuso.
Il completo restauro dello strumento è stato eseguito tra il 2016 e il 2017 per una spesa che ha richiesto 70 mila euro così recuperati: 17 mila euro stanziati dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, 21 mila della Cei con l’8 x mille, 7.400 della Curia diocesana e quasi 30 mila donati dai parrocchiani.
Il restauro è stato eseguito dalla ditta Claudio Pinchi di Foligno e la cerimonia di riconsegna è stata fatta il 2 luglio 2017.
 

San Vitale eremita

Il primo autore a tramandare la vita di San Vitale eremita è lo storico assisano Cado Egidi, nella sua opera “Vite di quattro celesti heroi“, edita nel 1654; egli dichiara di avere attinto notizie dal verbale del processo di canonizzazione, ora perduto.
Sempre nel ‘600 si occupa di San Vitale, pur con qualche imprecisione, anche l’erudito umbro Ludovico Jacobilli.
Sul finire del ‘700 l’abate Di Costanzo pubblica un “Epitome vitae et miraculorum S. Vitali Monachi et Eremitae ex antiquo processo eiusdem sancti“, che dice di aver copiato da un antico manoscritto appartenuto allo storico Francesco Antonio Frondini.
Ultimo autore ad interessarsi a San Vitale è Antonio Cristofani, che ne parla diffusamente nella sua “Storia della Bastia Umbra e delle cose più notabili che vi sono in questa terra“, del 1872.
Vitale nacque nel territorio di Basta Umbra nel 1295.
Durante la giovinezza fece parlare molto di sé come capo dei banditi che terrorizzavano la valle spoletana.
I signorotti locali ed i Comuni assoldavano lui e la sua banda per fare la guerra; ma quando nessuno offriva “lavoro” Vitale e i compagni ladroni si mettevano per le strade a depredare i malcapitati.
Poi, l’improvviso cambiamento di rotta.
Trovandosi solo e sentendo grande sgomento per le sue colpe, promise solennemente di cambiare vita.
Gettati i propri abiti, vestì un saio color cenere, chiese perdono ai suoi parenti ed amici ed iniziò una vita di penitenza.
Girò per la penisola, quindi andò pellegrino in Francia e in Spagna; infine, subite molte avversità e afflitto dal dolore ad un’ernia, si vide costretto a rientrare in patria.
Mentre si trovava a Montecchio, in territorio spoletino, gli apparve in sogno San Benedetto che lo esortò eseguire la sua regola e a ritirarsi presso il suo monastero sul monte Subasio.
Strada facendo, incontrò due monaci benedettini, che lo accompagnarono al loro monastero.
L’abate, conosciuto il desiderio di Vitale di fare penitenza, gli consegnò l’abito dell’ordine e gli assegnò l’Eremo di Santa Maria delle Viole.
Vitale risistemò l’eremo e diede inizio alla sua vita eremitica.
Si racconta che il mercoledì pregava tutto il giorno e che il venerdì digiunava; viveva senza mai accendere il lume o il fuoco, senza bere vino e senza mangiare alcun cibo che contenesse sale.
Si narra inoltre che beveva attingendo acqua con un canestro di vimini alla vicina fonte del Pozzolo; la fonte, che dista una cinquantina di metri dalla chiesa, conserva la memoria del prodigio in un’iscrizione ben leggibile grazie al recente restauro:

Bevete pur cristiani
In questa grotta l’acqua di San Vitale
Che sarete guariti dal vostro male.
Bevete ancora senza paura
Che San Vitale è protettore della rottura

Istituì una confraternita, i cui membri si adoperavano in opere di misericordia, quali seppellire i morti, rivestire gli ignudi, nutrire i poveri.
Dalle Viole la fama della santità e delle virtù di Vitale presto si propagò a tal punto da richiamare molti pellegrini, che da lontano venivano a fare visita al santo, per chiedergli consiglio.
Nell’eremo Vitale rimase fino alla morte, che lo colse il 31 maggio 1370, all’età di 75 anni; lì il suo corpo fu sepolto e rimase fino al 1586, anno in cui il Vescovo di Assisi Brugnatelli lo fece traslare nella cattedrale di San Rufino.
 

Festa di San Vitale

Dal 2002 ogni anno, in concomitanza con l’anniversario della morte di San Vitale, la parrocchia, in collaborazione con le associazioni di Viole, organizza il Palio di San Vitale, una manifestazione dal programma articolato, che combina la devozione religiosa al santo patrono a cultura, folklore e sport. Tra gli appuntamenti più attesi del Palio, c’è sicuramente la rievocazione storica di uno dei più famosi prodigi cui si associa il nome di San Vitale, quello, ossia, del trasporto dell’acqua dalla Fonte del Pozzolo alla chiesa “cum canistro“.
 

Fonti documentative

R. Casula – Tra santi, capitani ed eroi. Le figure medievali, del primo Rinascimento e del Risorgimento italiano, che nella terra di Bastia Umbra hanno avuto i natali – «Terre Nostre» 16 (5), 2014, pp. 30-31
A. Cristofani – Storia della Bastia Umbra e delle cose più notabili che sono in questa terra – Assisi 1872
G. Di Costanzo – Disamina degli scrittori e dei monumenti riguardanti S. Rufino – Assisi 1797
C. Egidi – Vite di quattro celesti heroi San Rufino Vescovo e martire, San Vittorino Vescovo e martire, San Rufino d’Arce martire, San Vitale confessore – Perugia 1654
P. Peretti – Fedeli, in Dizionario Biografico degli Italiani – 45, Roma 1965
E. Vetturini – San Vitale eremita, Estratto da Atti dell’Accademia Properziana del Subasio – Serie VII, 2-3, 1997-1998, Assisi 2000

ARCHIVIO DELLA PARROCCHIA DI S. VITALE

Don L. Petrucci – Parrocchia di san Vitale d’Assisi. 1581 3 giugno 1981. In cammino – 1982
Don L. Petrucci – Cenni storici – pp. 1-40
Parrocchia San Vitale – Viole di Assisi, Vicende del corpo di San Vitale
Parrocchia di San Vitale – Viole di Assisi, Traslazione del corpo di S. Vitale eremita dalla cattedrale di S. Rufino alla Chiesa Parrocchiale di S. Vitale in Viole di Assisi, 26 Maggio 2001

http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/

http://www.assisioggi.it/assisi/assisi-torna-splendere-lantico-organo-san-vitale-33061/

 

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