Chiesa di San Ventura – Spello (PG)
Storia nella storia, leggenda della “Vecchia della Croce” nella leggenda del “Paladino Orlando“.
Cenni storici
La chiesa si trova fuori dalle mura Romane della città di Spello di fronte alla porta romana chiamata Porta Urbica, che presenta alla sua sommità una caratteristica torretta medievale a pianta poligonale con copertura a calotta sostenuta da 5 beccatelli e due finestrelle che la fanno somigliare ad un elmo medievale.
Secondo la tradizione, la chiesa e ali annessi convento ed ospedale per i pellegrini che si recavano a Roma vennero edificati, sotto il titolo di S. Croce, nella seconda metà del secolo XII, forse il 1195, dallo spellano Ventura Spellucci dell’ordine dei Crociferi.
Nella Bolla di Clemente IV (1263) la sola chiesa è titolata come di “S. Ventura” mentre l’ospitale annesso conserva il primitivo titolo di S. Croce.
Ventura morì nella seconda metà del sec. XII, e fu sepolto nella chiesa nel 1264, dopo la morte operò innumerevoli miracoli e suscitò un vasto movimento di pellegrini da meritare il titolo di “Santo“.
Lo storico Iacobilli (sec. XVII), diligente raccoglitore di storie e tradizioni, lo annovera tra i Santi umbri.
I pellegrini visitavano la chiesa per chiedere grazie contro “il male delle ossa, reni e giunture“.
Secondo lo storico spellano Taddeo Donnola, la chiesa subì dei danni e la distruzione del convento e dell’ospedale annessi in seguito al passaggio di truppe militari, forse alla metà dei secolo XVI, nonché un restauro nel 1625, per iniziativa del nobile G. Cambi che alterò notevolmente l’originario prospetto eliminando il timpano.
Lo stesso Cambi nel 1632 si offrì di pagare i 20 scudi annuali per lo svolgimento della fiera che veniva fatta il 3 maggio e occasione per lucrare indulgenze.
Nel 1656 l’ordine dei Crociferi italiani venne soppresso e la chiesa passò ad essere gestita dai frati Minori, attualmente è un oratorio dipendente dalla chiesa di S. Andrea.
Durante la seconda guerra mondiale fu adibita a magazzino per cereali.
Un nuovo, radicale, restauro è stato eseguito nel 1960, fu ristrutturato quasi tutto l’edificio, rifatta la facciata nella forma originale, aggiunte le lesene e la trabeazione, inoltre furono fatti interventi sulle opere d’arte da parte degli spellani Gianni Buono Adriano Tini Brunozzi e Gastone Sozi.
Questi mutamenti della fisionamia sia interna che esterna hanno mantenuto intatti i muri perimetrali.
Per il Giubileo del 2000 sono stati fatti lavori agli ambienti annessi e l’anno dopo è stato eseguito il restauro dell’affresco “La predica di San Feliciano a Spello” da parte di Lorella Giovannelli e in quell’occasione durante dei saggi sono tornate alla luce decorazioni pittoriche del XIII secolo.
Aspetto esterno
La chiesa si presenta a doppio spiovente con campanile a vela; la facciata presenta una decorazione con 4 finte colonne che sorreggono un timpano aperto contenente l’oculo, un portale semplice, due nicchie che dovevano contenere statue di santi e due finestrelle del viandante che garantivano la vista della tomba del Santo anche quando la chiesa era chiusa.
La parete esterna destra è più alta della sinistra in quanto il terreno presenta un forte dislivello con la parte opposta della chiesa, pertanto è rinforzata da scarpe.
La parete esterna sinistra presenta una porta ad arco tamponata e una porta di uscita in uso.
Interno
Internamente si presenta un’unica aula di medie dimensioni con la parte del presbiterio leggermente rialzata rispetto al piano di calpestio; è divisa longitudinalmente da tre arconi trasversali che sorreggono il tetto con travatura a vista, realizzato con correnti e travi portanti recentemente restaurate.
La parete di fondo è rettilinea e presenta due aperture ai lati tramite le quali si accede ai vani della sacrestia.
PARETE DESTRA- Affresco attribuito a Cesare Sermei: San Feliciano predica a Spello; sotto: due figure di santi e San Carlo Borromeo (sec. XVII).
Sulla colonna San Sebastiano (sec. XVII) affresco di scuola umbra.
Nel secondo specchio tra gli arconi tele ad olio attribuite a Cesare Sermei: San Gregorio, Sant’Agostino, San Lorenzo e Santo Stefano (sec. XVIII).
Alla colonna San Gregorio Magno, affresco di scuola umbra del sec. XVI.
Dipinto di G. Barbi: Madonna di Lourdes (opera datata 1887).
Nel pilone destro prossimo all’altare una rara immagine di San Ventura Spellucci raffigurato con la cruccia ed il libro in mano opera di un anonimo pitture umbro attivo sullo scadere del XIV secolo.
Nell’ultimo specchio destro prima della parete d’altare un affresco di scuola umbra raffigurante San Francesco che riceve le stimmate, opera attribuita ad un pittore della cerchia di Cesare Sermei.
Nella PARETE D’ALTARE una cornice lignea dorata ed intarsiata (sec. XVIII) contenente il Tabernacolo ligneo con sportello dipinto: Deposizione e due Angeli (sec. XVII), sopra Madonna allattante del sec.XIII.
A destra del tabernacolo un affresco con San Cleto (sec. XVII) e accanto San Paolo (sec. XVIII) attribuito ad Anton Maria Fabrizi.
A sinistra due immagini di San Pietro e San Ciriaco del sec. XVII.
Nell’Altare maggiore è conservato il Sarcofago di San Ventura (sec. XII ?).
Nella PARETE DI SINISTRA scendendo verso la porta l’Apparizione della croce detto anche della vecchia della croce con sullo sfondo la vista di Spello.
Questo dipinto rappresenta una preziosa immagine della città agli inizi del XVII secolo.
Nel primo pilone di sinistra San Michele arcangelo di scuola umbra del sec. XVI.
Nello specchio tra i due arconi in una nicchia la statua di San Felice e nel pilone successivo l’affresco di San Leonardo di scuola umbra del sec. XVI.
Nello specchio successivo tele ad olio attribuite a Cesare Sermei del sec. XVII raffiguranti San Giacomo di Benis, fra’ Bartolomeo, Beata Cecilia, Beata Pacifica, Rubeno ed Epifanio Vescovi.
Nell’ultimo pilone San Rocco anch’esso di scuola umbra del XVI sec.
Nell’ultimo specchio un affresco attribuito a a Cesare Sermei (sec. XVII) “Il miracolo del Beato Andrea Cacciali da Spello” e sotto tre santi: San Filippo Neri, San Liberio e San Solicitus del sec. XVII.
Più in basso San ventura dipinto da G. Barbi del 1887.
Nella CONTROFACCIATA la Cantoria in legno dipinto (sec. XIX).
San Ventura
Ben poche sono le notizie sul santo spellano Ventura, appartenuto, secondo la tradizione, alla famiglia degli Spellucci.
Nato sul finire del XII secolo, Ventura aderì all’Ordine ospedaliero dei Crociferi e, dopo un periodo di formazione a Roma nel monastero di Fontana di Trevi, tornò a Spello, dove fondò presso le mura urbiche una chiesa con annesso ospedale che intitolò alla Santa Croce.
Qui trascorse tutta la vita dedicandosi ai poveri e agli ammalati.
Morto il 30 aprile di un anno imprecisato, Ventura fu sepolto nella chiesetta da lui fondata.
Per i numerosi miracoli operati a favore di quanti si recavano a pregare sulla sua tomba, il luogo mutò ben presto l’intitolazione in San Ventura e le spoglie del santo, poste in un’urna di pietra, vennero collocate sotto la mensa d’altare.
Qui tuttora accorrono i malati di ossa, di cui il santo è ritenuto patrono.
In virtù delle sue doti taumaturgiche Ventura è raffigurato con una gruccia in mano, attributo di tutti quei santi che in vita si sono dedicati alla cura degli ammalati, e in particolare degli storpi.
I tratti fisionomici sono quelli di un vegliardo dalla lunga barba.
Reca in mano un libro, tradizionale simbolo di saggezza.
La rara iconografia del santo conta una seconda immagine trecentesca nella chiesa di San Francesco a Trevi, ove è ripetuto l’attributo della gruccia.
A Spello la sua venerata effigie è stata affrescata da un pitture umbro attivo sullo scadere del XIV secolo nel pilastro destro prossimo all’altare.
La leggenda della “Vecchia della Croce“
La leggenda riportata dai cronisti, e ancor viva nella tradizione popolare, racconta di una vecchia che soffiava con male arti nel fuoco delle discordie che funestarono Spello con tradimenti e stragi e scelleraggini d’ogni fatta e mentre le fazioni stavano per azzuffarsi, due pastorelli avrebbero vista in cielo una croce di fuoco tra due angeli sopra la torre di piazza; a quel punto si posero giù le armi e tornò la pace fra i cittadini.
Negli Statuti del 1360 si ricorda questa pace, e ai priori s’ingiungeva di stipendiare un “Naccherino” che non mancasse mai ad alcuna festività, compresa quella dell'”Apparizione della croce“.
La storia così ci è raccontata dal concittadino Angelo Mazzoli.
Nel XIII e XIV sec. la città di Spello era suddivisa in tre Terzieri; Pusterula, Mezota Porta Chiusa; aveva un piccolo esercito ed era Amministrata dai Priori e, al disopra di essi da un Podestà eletto ogni sei mesi da Dodici “Boni Homines“.
Le sue lotte, interne ed esterne, furono particolarmente intense in questo periodo, per la pressione di Spoleto e Perugia e, dietro di esse del Papato e dell’Impero.
Numerose guerre furono combattute fra il ‘200 e ‘300 contro Foligno (più volte) e contro Assisi.
Verso il 1238 l’Imperatore Federico II distrusse la città e incendiò la chiesa di San Lorenzo; prevalse allora il partito “Ghibellino” (fedele all’imperatore), ma successivamente, con il ritorno al potere della Chiesa e del Papato, prevalse il partito ad essi fedele, cioè quello “Guelfo“.
Se una città era guelfa o ghibellina lo si poteva capire osservando le merlature poste al disopra delle porte d’ingresso alla città: le merlature ghibelline con un taglio al centro, le guelfe senza taglio.
Ci troviamo perciò al centro di un periodo storico carico di tensioni e scontri violenti, cui era difficile tener sana la propria vita.
Esistono cronache precise di tutto ciò e dettagliate ricostruzioni storiche con nomi e personaggi d’epoca, date ed eventi speciali.
Ma accanto alla storia nasce sempre la leggenda; fantasia popolare che, a modo suo, reinventa i fatti e mitizza i personaggi; così che la gente comune, sempre suddita della storia, diventa protagonista della favola, dando agli eventi, talvolta, anche le spiegazioni più giuste.
Quanto detto ci introduce alla famosa “Vecchia della Croce“.
Dice la leggende che nel 1346, preceduta da tre pastorelli invocando “pace“, apparve una “sanguigna croce sopra la torre della piazza grande, accompagnata da innumerevoli lumi“; dinanzi a questo evento, miracoloso le fazioni in lotta cruenta dei tre terzieri aizzati e fomentati dalla vecchiaccia, deposero subito le armi e fu pace fra loro; pare che in quell’occasione furono abbattute le torri adiacenti le mura lasciando solo la più alta accanto alla porta consolare e sulla sua sommità fu piantato un ulivo a sugellare la pace fra i tre Terzieri.
Alla base del dipinto c’è scritta una strofa (quartina) in versi endecasillabi, che dice:
“Malvagia vecchia a fera pugna accende
questa di Spello gioventù feroce
ma la placa e concorda accesa croce
che improvvisa in ciel sopra lei risplende“.
In corrente lingua italiana possiamo così tradurre:
“Una vecchia malvagia semina zizzania e discordia fra la gioventù di Spello, ma improvvisamente una croce luminosa risplende nel cielo, calmando, la violenza e riportando la, pace fra i giovani spellani“.
E la “Vecchia” che fine fece?
I finali dei racconti popolari spellani sono molteplici, a seconda del differente spirito rappresentativo che il popolo vuol conferire alle proprie creature di fantasia.
Infatti esistono addirittura tre versioni nella tradizione popolare spellana per quanto riguarda la vecchia della croce.
A volte prevale l’esigenza giustizialista e vendicativa, che vuole sempre un finale di vendette e punizione (senso pessimistico e tragico dell’esistenza); altre volte prevale l’impulso del perdono e della riappacificazione (senso ottimistico e bunista della vita).
La vendetta punitiva racconta che la “Vecchia” fu fatta prigioniera a furor di popolo; venne innalzato un rogo sulla piazza grande, proprio sotto la torre del potere, e lì fu arsa al pubblico cospetto.
Il popolo fu soddisfatto nella sua sete inconsapevole d giustizia, i padroni furono tranquillizzati nel loro timore di sovversione.
I fumi salirono in cielo e con essi scomparve città di Spello ogni maleficio ed ogni conflitto.
Anche allora qualcuno riteneva che le pace si possa raggiungere solo seminando morte: violenza contro violenza; purtroppo c’è chi ancora oggi pensa così!
Il perdono bonista racconta invece che la “Vecchia” rinsavì improvvisamente fu proprio lei a ricongiungere le parti belligeranti, organizzando una grande festa a base di canti, stornelli e danze al saltarello; si fece baldoria ed allegria per tutta la notte ed i giorni futuri addussero tranquillità e letizia.
Anche allora c’era qualcuno che preferiva risolvere liti e conflitti usando la ragione la perizia diplomatica, superando la barbarie della violenza e della guerra attivando la forza della convinzione e l’arte della comprensione.
Una terza versione vuole che la “Vecchia“, infrangendo le regole del tempo, salisse al potere della città instaurando un breve periodo di governo “al femminile” (fenomeno antesignano di femminismo), limitando così i privilegi maschili e rendendo una gradita giustizia popolare.
Ma le difficoltà e la congiure orditele contro, la indussero improvvisamente a sparire (.. forse fu misteriosamente soppressa … e nessuno ne seppe più niente!).
Questa versione testimonia il profondo senso di sfiducia della gente verso i deputati ed il potere, ed esprime l’inguaribile rassegnazione popolare al solito perpetuarsi in ogni sistema di cose, soprattutto quelle politiche.
Ho tratto il racconto da letture fatte su presunte documentazioni, fra l’altro tutte avvolte nel dubbio del mistero.
Le tre versioni che narrano dei finali con i relativi commenti, sono il frutto delle molte conversazioni che frequentemente tenevo con mia zia Faustina, quasi centenaria, così tanto ricca di memorie e lucidamente vivace negli speciali raffronti fra presente e passato, fervida di fantasia, puntuale di giudizi e valutazioni.
Fonti documentative
Sabina Guiducci – Guida Turistica di Spello Itinerari fra Storia Arte e Natura – Comune di Spello Assessorato al Turismo 2009
V. Peppoloni C. Fratini – Guida di Spello – 1978
Pinacoteca Civica Spello – Viviamo la Nostra Città – progetto del 1997
http://penelope.uchicago.edu/Thayer/I/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Umbria/_Texts/URBSBM/Spello/4*.html
Comune di Spello – Docup Obbiettivo 2 – Bando integrato multimisura per la filiera turismo-ambiente-cultura – C4
Nota
Ringrazio Angelo Mazzoli per aver contribuito con l’approfondimento della leggenda della “Vecchia della Croce”.