Chiesa di San Venanzo – Uppello di Foligno (PG)

La chiesa che oggi è nel paese in origine era fuori dalle mura del castello.

 

Cenni Storici

L’origine della Parrocchia di San Venanzo (o Venanzio) sembra, secondo alcuni storici, risalire al 1188, per opera dell’abate dell’Abbazia di Sassovivo.
La chiesa parrocchiale si trovava ad un chilometro circa da Uppello, in località chiamata “La Serra“.
Fu abbandonata prima del 1860, in quanto pericolante.
Da quell’anno le sacre funzioni vennero fatte precariamente nella piccola cappella sita all’interno del Castello di Uppello, di proprietà della famiglia dei conti Orfini, dedicata ai Santissimi apostoli Pietro e Paolo.
Ad istanza del reverendo padre Giuseppe Sensi, dei frati Minori, la cappella fu ceduta ad uso di chiesa parrocchiale nel 1884 e nell’anno seguente, essendo rettore lo stesso padre Giuseppe Sensi, venne ampliata a cura del medesimo.
In seguito a decreto vescovile del 1° settembre 1986 e al conseguente decreto del Ministero dell’interno pubblicato nel supplemento straordinario alla Gazzetta ufficiale del 19 gennaio 1987, la Parrocchia fu soppressa ed il suo territorio fu aggregato alla Parrocchia di San Giuseppe artigiano in Foligno.
Ha subito lesioni durante il terremoto del 1987 e dopo un restauro e consolidamento è stata di nuovo riaperta al culto.
 

Aspetto esterno

La chiesa si trova nella parte bassa del paese, fuori dal nucleo castellare originale, probabilmente l’edificio religioso del castello era rappresentato dal palazzo più antico ancora presente ora adibito a civile abitazione.
Il campanile è nella parte presbiteriale mentre la porta d’ingresso all’edifico è nella parete sinistra.
La parete destra all’esterno è a picco sulla vallata.
 

Interno

La chiesa è a navata unica voltata a botte, le pareti sono intonacate e non presentano affreschi, mentre la volta è affrescata con i 4 evangelisti e al centro un medaglione con la decapitazione di San Venanzio; la base della volta è lunettata con affreschi della vita e del martirio del Santo Titolare.
Nel presbiterio campeggia una tela fatta restaurare nel 1990 raffigurante la Madonna in trono con il Bambino e ai lati i Santi Pietro e Paolo.
La volta del presbiterio è affrescata con un medaglione con Cristo in gloria.
In una nicchia laterale la statua di San Venanzio giovinetto con la divisa militare romana ed in mano un castello.
E’ presente un bella Fonte battesimale in pietra e sportelli in legno.
 

Vita di San Venanzio (o Venanzo)

Dalle biografie del Santo, una passio degli “Acta Sanctorum” dell’XI secolo e “Vita di San Venanzio” del Pascucci, si apprende che Venanzio nacque nel 238 d.C. a Camerino e apparteneva ad una nobile famiglia; fu posto in un monastero da bambino, ma dovette allontanarsi dalla città durante la persecuzione dell’imperatore Decio contro i cristiani.
Lasciò tutte le comodità in cui era vissuto ed andò a vivere per due anni tra le rocce e l’acqua lungo il fiume “Amiterno“, nei pressi di Raiano, dove oggi ancora esiste l’Eremo a lui dedicato e che porta i segni attribuiti alla sua presenza, seguendo una vita di preghiera, solitudine e miracoli.
Venne ricercato dalle autorità pagane della città e minacciato di tormenti e di morte se non fosse ritornato al culto degli dei, in esecuzione degli editti imperiali.
Venanzio adolescente per età, ma dalla forte personalità per la fede ricevuta, si rifiuta e quindi viene sottoposto a flagellazioni, pene di fumo, fuoco, eculeo (cavalletto), ne esce sempre incolume e per questo raccoglie conversioni fra i pagani curiosi e gli stessi persecutori.
Resta imprigionato e viene ancora tormentato con i carboni accesi sul capo, gli vengono spezzati i denti e mandibola, gettato in un letamaio, Venanzio resiste ancora, allora viene dato in pasto a cinque leoni affamati, ma questi gli si accucciano inoffensivi ai suoi piedi.
Ancora incarcerato, può accogliere ammalati di ogni genere che gli fanno visita ammirati ed imploranti, ed egli ridona a loro la salute del corpo e dell’anima, convertendoli al cristianesimo.
Ormai esasperato, il prefetto della città lo fa gettare dalle mura, ma ancora una volta lo ritrovano salvo, mentre canta le lodi a Dio.
Viene legato e trascinato attraverso le sterpaglie della campagna e anche in questa occasione opera un prodigio, facendo sgorgare una sorgente da uno scoglio per dissetare i soldati, operando così altre conversioni.
Alla fine, il 18 maggio del 251, sotto l’imperatore Decio o nel 253 sotto l’imperatore Valeriano, viene decapitato insieme ad altri dieci cristiani.
La leggenda vuole anche che la testa decapitata cadendo rimbalzò 3 volte facendo sgorgare altrettanti zampilli d’acqua dalla terra, il santo è così definito “acquaiolo“.
 

Fonti documentative

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=50859&RicLin=en

https://www.halleyweb.com/c066077/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/37

http://www.santiebeati.it/dettaglio/53900

 

Da vedere nella zona

Edicola Madonna del ponte di Serra Bassa
Abbazia di Sassovivo
Eremo del Beato Alano
Scavi archeologici di Sassovivo
Torretta di San Bernardo
Altopiano di Casale
 

Mappa

Link coordinate: 42.955138 12.737598

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