Chiesa di San Tommaso Becket – Caramanico Terme (PE)
Cenni Storici
A circa 6 km da Caramanico Terme (Pe), nel cuore del Parco Nazionale della Majella, nella frazione di San Tommaso, svetta l’omonima chiesa di colore naturale rosa della pietra locale.
In origine la chiesa era dedicata a San Thomas Becket, l’arcivescovo di Canterbury, assassinato mentre celebrava una funzione religiosa nella sua cattedrale nel 1173 per colpa dell’eterna lotta tra la Corona Inglese e la santa Romana Chiesa.
In realtà per molto tempo gli abitanti del luogo credevano che la chiesa fosse dedicata all’apostolo Tommaso, le cui ossa riposano nell’omonima basilica ad Ortona (Ch), qualcuno addirittura pensava fosse dedicata a San Tommaso d’Aquino.
La chiesa fu completata nel 1202, come testimonia un’iscrizione posta sul portale sinistro, e consacrata all’arcivescovo poco dopo la sua morte.
Il sito sorge su un preesistente edificio pagano dedicato al culto delle acque, di cui resta il pozzo situato nella cripta.
Nel santuario era venerato il dio pagano Ercole, di cui sono stati rinvenuti, all’interno della stessa zona di San Tommaso, circa una quarantina di bronzetti datati tra il III – II secolo a.C a testimonianza del suo culto da parte delle popolazioni autoctone.
Ercole, appunto, era il nume protettore delle sorgenti, dei viandanti, dei pastori e mercanti; egli doveva certamente la sua popolarità al carattere dell’economia della società abruzzese caratterizzate, prevalentemente, da attività pastorali, dalla transumanza, dalla produzione di lana, latte, formaggi e carni.
La zona di S. Tommaso era già nota dall’VIII secolo d.C. come Paternum ed era interessata da un importante tracciato viario, come dimostra l’Atlante geografico del regno di Napoli del Rizzi Zannoni, sulla cui cartografia è inoltre riportato il ponte Luco, ponte in pietra che attraversava la profonda gola del fiume e di cui sono rimasti ancora i resti.
Il finanziatore della costruzione, dopo la morte del vescovo di Canterbury, fu il feudatario del luogo: il normanno Rinaldo Trogisio.
Nel 1219 Onorio III concesse la protezione apostolica e, nel 1260, Alessandro ufficializzò l’istituzione di una canonica regolare agostiniana.
Per sfuggire all’autorità diocesana i canonici di san Tommaso nel 1264 posero la loro chiesa sotto la giurisdizione del monastero di San Lorenzo fuori le Mura di Roma continuando ad osservare però la regola di Sant’Agostino.
Nel 1334, a causa di una lunga controversia con l’episcopato teatino e di continue vessazioni da parte di laici, si sottomisero all’Abbazia di Santo Spirito di Morrone adottando le regola di San Benedetto.
Il monastero fu soppresso successivamente nel 1652 ma la chiesa continuò ad essere officiata dai celestini fino alla soppressione napoleonica nel 1807.
Caratteristiche esterne
La storia della chiesa, di impianto chiaramente romanico, ha subito vicende tormentate che hanno modificato il suo assetto originario; dopo il terribile terremoto della Majella del 1706, inoltre, subì diversi interventi di ristrutturazione.
Nel suo progetto originale la chiesa doveva essere dotata di un portico, che non fu mai costruito, e di colonne, che dovevano sostenerlo, ma che sono state inglobate nella facciata e che ancora oggi sono ben visibili; anche l’ambone, di cui rimangono quattro leoni stilofori ben conservati, non fu mai realizzato.
L’edificio presenta una pianta a tre navate e la facciata, in pietra concia della Majella, riporta la stessa ripartizione interna, con una porta centrale e due laterali.
Delle due finestre situate nella parte alta della facciata solo quella di sinistra fu realizzata secondo il primitivo progetto; l’altra è una monofora caratterizzata da quattro eleganti colonnine.
La facciata mostra i segni di una conclusione frettolosa dei lavori di costruzione dell’edificio; ad esempio l’architrave del portale centrale, che reca l’altorilievo di Cristo in trono benedicente con ai lati gli Apostoli, era stato progettato per un portale più largo: esso infatti si presenta sproporzionato rispetto alle dimensioni di quello attuale.
La raffigurazione degli apostoli è caratterizzata da una imperativa gestualità degli sguardi e della posizione delle mani quasi a voler dare un messaggio perentorio e severo alla comunità cristiana.
Nella lunetta soprastante l’altorilievo si scorge un disegno in terra rossa raffigurante una Madonna col Bambino e due santi mai realizzato.
Gli stipiti della porta centrale, come quelli delle porte laterali, sono decorati con motivi vegetali, tralci serpeggianti con foglie, fiori, grappoli.
I capitelli e gli elementi architettonici minori sono adornati da un ricco ornato di palmette, pigne, foglie, tralci, fiori e frutta rispondenti ai canoni tipici della scultura simbolica pagano-cristiana.
Gli architravi delle porte laterali presentano anch’essi motivi vegetali spiraliformi che escono dalla bocca di draghi, a ricordo dell’abbazia di San Clemente a Casauria.
Numerosi sono i bassorilievi floreali presenti in singole formelle sulla facciata, alcuni di essi sono facilmente riconducibili ai cosiddetti “fiori della vita”.
A poca distanza si trova una formella che ospita un “green man”, simbolo che si ricollega a culti silvestri e pagani.
Un’altra formella ancora riporta una pannocchia in un filare di mais.
A destra del portale c’è un’altra singolare formella raffigurante un serpente a testa in giù, sul quale si vedono due piccole corna e forse un collare.
Incisa in una formella in alto è visibile un’aquila stilizzata.
A destra della porta principale c’è una piccola immagine, verosimilmente dell’Abate Berardo, monaco agostiniano, che regge in una mano il pastorale e nell’altra il modellino della chiesa; allo stesso personaggio si riferisce l’iscrizione del portale laterale a sinistra, a conferma che il complesso nacque per iniziativa di una comunità agostiniana, che volle dedicarla a San Tommaso Becket.
L’abside semicircolare, con monofora costituisce la parte più antica della chiesa ed è ornata dalle due figurine dell’Arcangelo Gabriele (con in mano le palme) e della Madonna, poste ai lati della monofora.
La statuina della Madonna ha perso i suoi tratti originari; le due statuine componevano la scena dell’Annunciazione.
Il rosone è frutto di restauri e anche il campanile è postumo, del ‘700 e ha subito diverse rivisitazioni per restauro nelle epoche successive.
Caratteristiche interne
All’interno le due navate laterali sono divise in sei arcate per lato sorrette da colonne tra loro diverse per forma e stile; anche se la più singolare è la seconda colonna a destra dell’ingresso chiamata “Colonna santa”.
Caratteristica è la sua forma quadrangolare che nella parte inferiore risulta consumata dai numerosi sfregamenti dei pellegrini; anche il capitello presenta una particolare forma ad ombrello che si distingue dai capitelli delle altre colonne, mentre l’esile parte inferiore della colonna monolitica poggia su una base rotonda rialzata da una sproporzionata zoccolatura quadrata.
Il tutto fa pensare ad un assemblaggio di stili differenti.
In alto, su un angolo del capitello della “Colonna santa”, è rappresentato un altro “green man” dalla cui bocca esce un tralcio serpeggiante di foglie.
La leggenda popolare racconta che questa colonna è chiamata “santa” proprio perché è stata portata in loco da un angelo e i fedeli, ancora oggi, ne lodano le sue proprietà taumaturgiche; in particolare si dice che le donne in età fertile si andassero a sfregare sulla colonna per le sue proprietà che favoriscono la fecondità.
Infatti la colonna appare consumata dai numerosi sfregamenti e dall’asportazione di piccoli frammenti da parte dei pellegrini.
Antichissimo è il culto della pietra e delle sue proprietà risanatrici (Litoterapia).
Oggi la colonna è protetta ai lati da 4 pannelli di vetro, per evitare l’assottigliamento eccessivo della colonna.
Per alleggerire il peso della muratura che grava sulla colonna, nel corso del Seicento è stato costruito un arco di scarico aperto sopra di essa.
Il pavimento della chiesa presenta diversi livelli: il più basso all’’ingresso porta all’altare attraverso due serie di scalini; l’abside rialzata è semicircolare e la copertura della chiesa a capriate è stata realizzata in legno.
Di pregevole maestria sono gli affreschi che si trovano sulle colonne e che risalgono al ‘200.
A destra dell’altare, su una colonna, in successione uno sotto l’altro sono raffigurati: la Deposizione di Cristo dalla Croce, al centro la Sepoltura, in basso la Discesa al Limbo mentre, calpestando il Demonio, Egli conduce fuori dal Limbo i progenitori Adamo ed Eva.
Su una colonna a sinistra dell’altare, anche se la pittura in parte è cancellata, è raffigurata una Madonna con Bambino e in un altro pilastro Sant’Antonio Abate.
Su un pilastro a sinistra vi è invece l’imponente immagine di S. Cristoforo col Bambino sulla mano, realizzata nella stessa epoca; mentre gli affreschi dell’abside risalgono al ´700, un iscrizione parzialmente leggibile recita: “Vetustum Hoc Templum…”.
Insieme alla “Colonna santa”, un altro residuo probabilmente appartenente al preesistente santuario pagano, è il pozzo ubicato nell’attuale cripta della chiesa, in corrispondenza dell’altare e a cui si accede attraverso una gradinata vegliata da due leoni stilofori come a guardia del sito.
L’acqua sorgiva, oltre a testimoniare la presenza di un precedente culto pagano, per gli abitanti del luogo ha grandi virtù curative.
Degne di nota sono inoltre le due acquasantiere: quella posta a destra dell’ingresso risale al 1890 ed è opera di Maurizio Morizio, come si legge nell’iscrizione interna ad essa e reca sul fondo, in rilievo, quattro pesci.
La vasca di sinistra è invece di epoca anteriore e ha il fondo caratterizzato da immagini in rilievo di animali.
Curiosità
Fino agli anni ´50 si svolgeva a San Tommaso una processione con la quale si chiedeva la benedizione delle campagne della zona.
La tradizione sopravvive oggi in forma di festa patronale, che continua a svolgersi il Lunedì dell’Angelo.
Nota di ringraziamento
Si ringrazia di cuore per la preziosa collaborazione la Dott.ssa Camilla Zoppis per aver prodotto con particolare cura il testo e aver realizzato la galleria fotografica.