Chiesa di San Terenziano e Flacco – San Terenziano (PG)
Storia di S. Terenziano e S. Flacco
Non esistono dati biografici certi su Terenziano: essendo il suo nome di chiara origine latina gli storici propendono per una provenienza romana. È stato una figura di primo piano nella diffusione del Cristianesimo nell’antica Tuscia.
Terenziano venne eletto vescovo di Todi in tarda età.
Il proconsole Leziano, istigato da Flacco (sacerdote del tempio di Giove), lo accusò di praticare arti magiche. Terenziano venne quindi arrestato e processato.
Nonostante le torture cui venne sottoposto, Terenziano non sconfessò il suo credo religioso, anzi nel frattempo convertì anche Flacco.
Nella passio di S. Terenziano, (sembra del secolo VI o VII), si narra del suo martirio e di quello dello stesso Flacco, mediante crudeli tormenti, la recisione della lingua e il troncamento del capo, avvenuto sotto Adriano nel 138.
I loro corpi furono pietosamente raccolti e sepolti dal prete Esuperanzio e dalla matrona Laurenzia: “collegerunt corpora eorum et sepelierunt VIII° miliario plus minus a civitate Tudertina, in loco petroso qui appellatur Colonia “. Cioè in un luogo chiamato Colonia che distava otto miglia dalla città diTodi e da quel momento il luogo venne identificato con il nome del santo: San Terenziano.
Chiesa di S. Terenziano e S. Flacco
Le notizie storiche sono piuttosto scarse. Sappiamo solo che fu chiesa plebana di un vasto territorio, e che dipese sempre dal Capitolo del Duomo di Todi; fu retta pur essa da un collegio di canonici, con un arciprete e un camerario, di cui si parla spesso nei registri delle decime degli anni 1275-80.
Si tratta di un esempio non comune di una doppia chiesa: l’inferiore dei primi decenni dell’XI secolo, la superiore ricostruita nel Duecento inoltrato, quando anche quella sottostante fu prolungata nella sua parte anteriore, secondo uno sviluppo costruttivo che sembra ripetere quello della duplice basilica di S. Francesco in Assisi.
A fianco, pure su due piani corrispondenti alle due chiese, la casa canonicale con elementi architettonici duecenteschi, ben conservati nella parte inferiore e rimaneggiati , specie del ‘400, nella parte alta.
CHIESA INFERIORE
Tre arconi sostengono il sagrato della chiesa superiore, sotto quello centrale (protetto da una grossa porta o cancello, di cui restano gli anelli in pietra di sostegno) si apre l’accesso, in quelli laterali due monofore a doppia strombatura danno luce e aria all’interno che è a tre navate, corrispondenti a tre absidi di uguale ampiezza, semicircolari, ricavate nello spessore notevolissimo della parete di fondo, illuminata ciascuna da una monofora centrale, pure a doppia strombatura.
Le volte a crociera, rinforzate da sottarchi, scandiscono l’ambiente in sette campate, ma le prime due, prossime all’ingresso, sembrerebbero costituire un prolungamento successivo, che si stacca dal resto per la presenza di pilastri anziché di colonne.
Tutto lascia prevedere che la chiesa, forse duplice fin dal IX secolo, si estendesse fra i due pilastri esistenti e le absidi, e che venisse prolungata nel XIII secolo avanzato, quando fu ricostruita la chiesa superiore.
Il primitivo edificio prese il posto dei sepolcri dei due martiri, scavati nella roccia (di cui pure resta qualche altro esempio nella zona), e mentre quello del vescovo Terenziano rimase sconvolto a seguito della costruzione della chiesa, e il sarcofago contenente le sue ossa fu collocato dietro l’altare nella conca absidale di centro (dove rimase fino all’epoca della ricognizione del 1715, quando le reliquie vennero trasferite sotto l’altare della chiesa superiore), quello di Flacco è rimasto allo stato originario : una grotta che si apre nella parete sinistra, con accesso dalla penultima campata verso il fondo, attraverso un arco in laterizio che si può ritenere del IX secolo.
Vi è ancora al suo posto il rozzo sarcofago anepigrafe del martire, con coperchio a due spioventi.
Il sarcofago altrettanto rozzo, e sempre anepigrafe, di S. Terenziano, rimosso dall’abside centrale recentemente, giace ora scoperchiato lungo questo lato della navata sinistra.
Numerosi frammenti decorativi altomedievali sono murati un po’ ovunque.
Nella seconda campata di sinistra, si notano tracce di due strati di affreschi: uno gotico, con residui di iscrizione, e l’altro più antico.
A metà della parete destra, una porticina chiusa dava accesso ai locali dell’antica canonica, caratteristici per il loro gioco di archi e di volte del secolo XIII.
CHIESA SUPERIORE
Costruita in pietra locale, ha una semplice facciata a capanna in cui si apre un portale con arco a tutto sesto sostenuto da mensole.
Al di sopra vi è una bifora piuttosto rozza, con pilastrino scanalato e capitello ornato di motivo floreale.
Sulla intersezione dei due archetti vi è inserito un piccolo marmo rettangolare con una Croce equilatera: elementi altomedievali riadoperati.
Alla parete di fondo, in corrispondenza con le due absidi centrali, fu addossata, sembrerebbe già fin dal secolo XIII, una robusta torre rettangolare, che risistemata successivamente nella parte terminale, assolve ancora la funzione di campanile.
L’interno è ad unica navata, e con un’unica abside semicircolare centrale in asse.
Il tetto a capanna è sostenuto da tre arconi ogivali su cui poggiano le travature.
Alle pareti laterali due eleganti edicole tardorinascimentali con basamenti, pilastri, cornici e timpani triangolari.
Quella di sinistra, in pietra, dà accesso alla Cappella del Sacramento, ornata di un rozzo affresco seicentesco con l’Immacolata tra i Santi Cristoforo e Francesco d’Assisi; quella di destra, in stucco, accoglie una tela lunettata entro ricca cornice, con la Madonna del Rosario, circondata dalle tipiche scene della Vita di Cristo, e in basso i Santi Giuseppe e Sebastiano, reca la scritta: SOC . S.MI . ROSARII . ET . S. GIOSEPHI . 1593.
Sulla destra dell’abside vi è un affresco datato 1504 rappresentante S. Antonio da Padova, Madonna col Bambino, S. Rocco, S. Sebastiano.
Fra i numerosi reimpieghi romani e medievali (colonne, capitelli, ecc.), vanno notati i due pilastrini utilizzati a sostegno della moderna balaustra, con le immagini e le scritte gotiche: S. LAUR / ENTIUS e S. CAT/ARINA ; nelle facce d’angolo presentano finte bifore.
Fonti documentative
S. Nessi S. Ceccaroni – Itinerari Spoletini da Spoleto a Massa Martana 1978
http://it.wikipedia.org/
Nota di ringraziamento
Si ringrazia la Diocesi di Orvieto – Todi per la disponibilità e per aver concesso le autorizzazioni alla pubblicazione.
Da vedere nella zona
Castello di San Terenziano
Chiesa di Sant’Apollinare
Chiesa della Madonna delle Grazie
Castello di Saragano
Castello di Speltara