Chiesa di San Silvestro – Bevagna (PG)
Cenni Storici
La piazza di Bevagna è il centro su cui converge tutto l’assetto urbanistico e su di essa si affacciano sia le Chiese di San Michele Arcangelo, San Domenico e di San Silvestro nonché il Palazzo dei Consoli, quindi è il cuore pulsante dell’abitato; si è anche ipotizzato che l’attuale piazza sia da identificare nell’antico forum, dove si svolgevano i momenti più significativi della vita della città romana di Mevania.
Nel giro di ottantacinque anni i tre edifici principali, le due chiese (San Silvestro e San Michele) ed il palazzo dei Consoli, vennero a strutturare lo spazio interno della piazza.
Nel 1195 è completata la chiesa di San Silvestro, poco più tardi San Michele Arcangelo e intorno al 1270 venne costruito il Palazzo dei Consoli che connota la piazza come centro della vita religiosa e civile di Bevagna.
La data di edificazione di questa chiesa è bene espressa nella lapide che si può leggere iscritta in una pietra sulla spalla destra del portale che riporta la data 1195.
Siamo quindi nel periodo in cui il Ducato Spoletino dipende dall’Impero; la chiesa aveva annesso un convento; Binello ne è il costruttore; il suo nome riappare con quello di Rodolfo nella facciata di S. Michele.
Si tratta di architetti e marmorari probabilmente locali che lavorano forse in altre chiese della zona Spoletina e inoltre a S. Feliciano di Foligno e a S. Maria Maggiore di Spello.
La chiesa, non avendo goduto di una fortuna storica paragonabile a quella di San Michele Arcangelo, rimase a lungo nell’abbandono, tanto da non essere ristrutturata in forme barocche nel sec. XVIII, come avvenne invece alla collegiata.
La chiesa subì le conseguenze del terremoto del 27 ottobre 1831 che procurò danni per un terzo della sua volumetria.
Nel 1860 sfuggì al pericolo di essere sacrificata all’allargamento della piazza.
Infatti il 9 dicembre 1860 il sindaco Agostino Mattoli propose di demolire una navata della chiesa di S. Silvestro per allargare la piazza e per aprire una strada tra il palazzo comunale e la chiesa, proposta che poi, per fortuna, fu accantonata.
Il suo aspetto attuale è il risultato del restauro eseguito dalla Soprintendenza ai Monumenti dell’Umbria, negli anni 1953-54, la trifora ed altri elementi decorativi della facciata furono restaurati nel 1987.
Aspetto esterno
La facciata è incompleta ed i resti di muratura fanno supporre che fosse più alta, forse a terminazione rettilinea con campanile sulla destra, caratteristica delle chiese medioevali umbre e laziali; presenta conci regolari di travertino nella parte inferiore ed in pietra rosa d’Assisi nella parte superiore, è presente una cornice marcapiano, in travertino a foglie nervate, con modiglioni a protomi umane ed animali.
In asse con il portale una trifora retta da otto colonne binate di marmo (di restauro) ed ha una ricca decorazione a motivi vegetali negli archi; le bifore con soprarco monolitico a tutto sesto, hanno colonnine a tortiglione, archi ricavati su un’unica lastra e basi costituite da capitelli rovesciati.
Sopra la trifora la cornice è interrotta e vi sono inseriti tre frammenti di architrave marmoreo classicheggiante con mensolette e rosoncini.
Il portale è ad arco a tutto sesto a tre fasce: la prima a conci rettangolari di travertino a filo di muro, la seconda leggermente rincassata in pietra rosa d’Assisi, la terza con una ricca decorazione a girali con motivi fogliati e simboli evangelici.
Vi si osserva un monte (simbolo di Cristo) da cui escono quattro ramoscelli (i Vangeli), dal monte si origina un tralcio di vite con grappoli e pampini (la Chiesa) fra cui compaiono alcuni animali (i fedeli), sulla destra un drago dalla cui bocca esce un fiume(il demonio).
Sulla destra è inserita l’epigrafe che attesta l’anno della costruzione:
+ A(nno) D(oniini)MCXCV/ERRICO IMP(erato)RE REGNA(n)TE /D(eu)STESALVET P(ri)OR ET F(atre)S / EIUS ET BINELL(us) M(agister) VIVANT I(n) (Christo) AM(en).
cioè: “Nell’anno del Signore 1195, regnando l’imperatore Arrigo (VI); il priore Diotisalvi e i suoi frati e maestro Binello vivano in Cristo. Così sia“.
Lungo la facciata, interrotto soltanto dal portale, corre un sedile in pietra.
La parte superiore della facciata é incompiuta e doveva evidentemente elevarsi il campanile come a S. Giuliano di Spoleto.
L’abside semicircolare è in pietra bianca e rosa d’Assisi a conci più grossi nella base, scandita da lesene e semicolonne in travertino, sormontate da capitelli a foglie lisce rovesciate; ha un coronamento ad archetti ciechi con peducci stilizzati ed una cornice a dentelli.
Al centro dell’abside si aprono due monofore, quella inferiore a tutto sesto in corrispondenza della cripta, quella superiore architravata.
Interno
L’interno è a tre navate diviso da grosse colonne in conci d’arenaria con rigonfiamento pronunciato (entatis) e capitelli corinzi, con copertura a botte quella centrale, rampanti quelle laterali.
I capitelli (il primo a destra è di restauro) presentano un doppio coronamento di foglie acquatiche molto stilizzate; nel secondo a sinistra a un coronamento di foglie lisce si sostituiscono dei gigli stilizzati, nella parete di controfacciata e nella parete absidale gli archi si impostano su mensole a foglie lisce.
Sulla destra, in corrispondenza di dove doveva essere il campanile, anziché una colonna si trova un robusto pilastro, pertanto il primo arco di destra é più piccolo degli altri.
La navata centrale é coperta da volta a botte, quelle laterali da volte rampanti, gli archi a tutto sesto presentano una ghiera rincassata in conci rettangolari che si innestano su mensolette.
Nelle navate si aprono quattro monofore a sinistra e quattro a destra (di cui due tamponate).
Nella parete di controfacciata e nella parete sinistra sono inseriti due plutei in pietra, uno con cinque archi acuti trilobati, l’altro con formelle quadrilobate inserite in un cerchio, forse trattasi di frammenti di sepolcrali gotici.
Nella parete sinistra si apre una nicchia in cui sono degli affreschi con motivi decorativi più oltre un affresco raffigurante due Sante non riconoscibili: quella di sinistra con un libro in mano, in pessime condizioni, con colori molto sbiaditi.
Nella lunetta sopra l’accesso alla cripta un affresco raffigurante l’Annunciazione databile alla fine del sec. XIV o agli inizi del sec. XV, anche questo molto deteriorato.
Sia questa Annunciazione che gli affreschi precedenti non presentano peculiarità stilistiche di rilievo e sono da attribuire ad una corrente umbro-laziale provinciale.
Il presbiterio è diviso dalle navate da un triplice arco, si solleva dal piano della chiesa mediante undici gradini e termina con un’abside; è diviso in tre navate comunicanti fra loro mediante due archi per parte retti da una colonna assai tozza con capitelli analoghi agli altri, ai lati si aprono delle finestrelle strombate.
Gli affreschi della parete absidale di sinistra, raffigurano la Madonna di Loreto e Santi Nicola da Tolentino, Agostino, Caterina d’Alessandria e Nicola da Bari e due angeli da ciascun lato del baldacchino, molto rovinati dalle scalpellature, recano la data del 1462.
Nella parete destra in un’edicola gotica in pietra rosa del Subasio, con stemma un tempo mosaicato dove compare un affresco di San Leonardo d’Aquitania con i ceppi nella destra e un libro nella sinistra, sullo sfondo di un paesaggio, datato 1567.
Nel pilastro a destra prima dell’uscita è rappresentata una figura stereotipa di giovane forse Santo Stefano.
Cripta
La cripta è a tre navate con abside, vi si accede dalla navatella sinistra scendendo una scalinata di 19 gradini; ha lo stesso andamento della zona presbiteriale superiore.
E’ coperta da volte a crociera i cui archi con ghiera si impostano su due colonne, una in conci di arenaria, l’altra monolitica, in cui si evidenziano l'”entasis” e la rastremazione, come in quelle della basilica tipiche della fine del secolo XII.
Dei capitelli uno è decorato da un doppio ordine di foglie acquatiche lisce, mentre il secondo, piuttosto abraso, a destra, che presenta gigli e palmette e lavoro di trapano, proviene probabilmente da un edificio romano tardo; le colonne si impostano su un toro piuttosto schiacciato.
Le cinque monofore a feritoia, che danno luce all’interno, sono sguinciate e con gradini nel lato inferiore.
Fonti documentative
G. Mencarelli – Le Chiese di San Michele e San Silvestro di Bevagna : Arte e Storia nell’antico Ducato – 1980
A. Falsacappa, G. Mariotti, P. Porzi – Bevagna gemma del Piano Immagini insolite e storie inedite – 2013
C. Pietrangeli, foto di B. Sperandio – Guida di Bevagna – 1992