Chiesa di San Sabino de Plano – Spoleto


 

Cenni Storici

È probabile che una costruzione eretta sul sepolcro di S. Sabino esistesse già nel sec. VI.
La chiesa a lui intitolata sorge nei pressi del diverticolo della via Flaminia, in un’area che era stata proprietà della gens Caesia. Il ritrovamento di sepolture e materiali epigrafici di età romana ha consentito di attestare nel luogo la presenza di un cimitero. La prima fase di vita dell’edificio sacro risale presumibilmente al VI-IX secolo.
Paolo Diacono, autore verso il 787 di una Storia dei Longobardi, nomina più volte la chiesa qualificata come ampio edificio in cui riposa il corpo del martire Sabino e ornata di pitture che rappresentavano tra gli altri soggetti anche il santo titolare.
Nell’XI secolo divenne pieve e fu integralmente ricostruita e alla fine del XII sec. fu ampiamente rimaneggiata, periodo cui risalgono gli archi a sesto acuto delle campate; altri lavori furono intrapresi nei secoli XVI e XVII.
Nel 1768, in seguito ai danni provocati dal terremoto dell’anno precedente. l’edificio subì altre profonde trasformazioni: la ricostruzione della parte superiore della facciata, la sistemazione della zona presbiteriale, la realizzazione del soffitto ligneo, della nuova sacrestia e degli altari laterali aperti nello spessore del muro.
 

San Sabino

Vescovo di Spoleto, S. Sabino subì il martirio nel 310 sotto l’imperatore Massimiano, fu particolarmente venerato in epoca longobarda.
Secondo la tradizione agiografica locale il suo corpo venne seppellito a circa due miglia dalla città da una matrona di nome Serena.
A partire almeno dal secolo VI e per tutto l’alto medioevo S. Sabino fu molto venerato come dimostra la presenza di edifici a lui dedicati non solo a Spoleto, ma anche in altre città italiane (Fermo, Pavia); diffusione del culto che si lega, almeno nella tradizione, a quella delle reliquie del corpo del Santo.
La chiesa eretta a Spoleto sul suo sepolcro fu mèta di pellegrinaggi da parte di personaggi illustri: nel 601 fu il duca longobardo Ariulfo a visitarla, per ringraziare S. Sabino di averlo difeso in battaglia e nel 688 un pellegrino proveniente dalla Spagna.
Nella chiesa romana di S. Maria del Priorato si conserva un altare altomedievale riccamente scolpito nel quale era custodito il capo dì S. Sabino vescovo di Spoleto e martire, come attesta l’iscrizione posta sulla fronte dell’altare.
 

Esterno

La facciata della chiesa è in parte frutto del restauro condotto nel 1768 per ovviare ai danni provocati dal terremoto che nell’anno precedente aveva colpito la città di Spoleto.
In questa occasione fu ricostruita la parte superiore della facciata e vi venne aperta la grande finestra trapezoidale.
Il portale si presenta frammentario, i cui stipiti riportano incavature r regolari, probabilmente riconducibili a una decorazione a mosaico oggi scomparsa.
La parte inferiore della facciata, meglio conservata nelle sue forme originali, ospita il semplice portale i cui stipiti, costituiti da pezzi marmorei di reimpiego, presentano delle cavità regolarmente disposte che dovevano accogliere tessere musive in pietra. Altro materiale proveniente da antichi edifici che dovevano sorgere numerosi lungo il vicino diverticolo spoletino della via Flaminia si trova nel fianco destro della chiesa e nella zona absidale. I grandi blocchi curvi di travertino utilizzati soprattutto nell’abside sinistra, di cui uno con iscrizione, furono evidentemente recuperati da un edificio a pianta circolare. Per quanto riguarda le absidi alcuni elementi, come l’assenza delle lesene e l’insolita ampiezza degli archetti pensili che le decorano, inducono a ritenere che questa sia la parte più antica dell’edificio, risalente al sec. XI.
La cripta, ripartita da quattro navatelle, ha una struttura simile a quelle, sempre a Spoleto, di S.Ponziano e di S. Gregorio Maggiore.
 

Interno

A pianta basilicale, è diviso in tre navate absidate con presbiterio sopraelevato per la presenza di una cripta sottostante. Pilastri alternati a colonne, sormontati da semplicissimi capitelli, sostengono gli archi a sesto acuto delle cinque campate, frutto di una risistemazione dell’interno condotta verso la fine del sec. XII o l’inizio del sec. XIII.
Profonde trasformazioni hanno continuato ad interessare l’interno dell’edificio nei secoli seguenti, ne sono testimonianza il soffitto ligneo a cassettoni, gli altari barocchi (compreso quello maggiore, costruito nel 1624, a chiudere l’abside centrale) e, alla fine del sec. XVIII, la costruzione di una sacrestia con soffitto ligneo a cassettoni.
 

Bibliografia

Opuscolo della serie “ Le Nostre Chiese “ a cura dell’Arcidiocesi Spoleto – Norcia
 

Mappa

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