Chiesa di San Rocco – Camiano di Montefalco (PG)

La chiesa è custodita all’interno di una proprietà privata ed è visitabile contattando i proprietari che di solito abitano li.

 

Cenni Storici

La minuscola chiesetta sorge sul culmine del Colle di Camiano dove, secondo la tradizione, già raccolta nel VII secolo dal longobardo Audelao nella leggenda scritta da lui, San Fortunato possedette un campicello (agello ipsius), dove poi fu sepolto e dove tra l’altro cresce un elce secolare, noto come l’albero germogliato dal pungolo con cui San Fortunato spingeva i buoi a lavoro (leggenda del VII secolo).
Nel Medioevo vi ebbero la loro origine diverse famiglie monastiche locali, un’antica tradizione racconta che lo stesso S. Francesco fondò qui nel 1215, un convento e fece sgorgare miracolosamente dell’acqua chiamata poi “fonte di San Francesco” in località Vecciano.
Del misero convento, prima dei Frati Minori, poi dei Frati del Terz’ordine o “fraticelli” o “frati della povera vita” sorto accanto alla chiesetta di Santa Maria della Selvetta, oggi San Rocco, non vi è ora traccia, eppure qui pare sorse il primo insediamento francescano a Montefalco, documentato dal 1240 fino al 1275, quando i frati Minori costruirono un nuovo convento prossimo alle mura di Montefalco.
Questo di Camiano rimase un romitorio abitato dai cosiddetti “fraticelli” sembra identificabili con i seguaci di Angelo Clareno, noti per la loro difesa a oltranza della povertà più assoluta.
Questa chiesa vista l’importanza, fu anche definita “La Porziuncola del Terz’ordine regolare di San Francesco“.
Proprio a Montefalco, infatti, ebbe il suo primo riconoscimento il Terz’ordine Regolare di San Francesco, a seguito di una bolla del papa Niccolò V qui si tenne il loro primo capitolo generale nel 1448, da cui risultò eletto il primo ministro generale del nuovo Ordine frate Bartolomeo Benamati da Perugia.
Anche il secondo capitolo generale tornò a riunirvisi nel. 1451, e vi risultò eletto visitatore generale frate Francesco Spineti da Genova.
Qui esisteva custodito l’archivio, la regola, il sigillo dell’Ordine, per cui va sicuramente riaffermato che a Montefalco il Terz’Ordine Regolare di San Francesco ebbe la sua culla, e vi si svolsero gli avvenimenti decisivi e più importanti.
Nel 1477, un lascito testamentario prevedeva un’elemosina per una cappella che in questa chiesa aveva fatto costruire fra Giovanni tedesco.
Successivamente, mentre era ministro della chiesa frate Antonio da Gubbio, nel 1516, i santesi commissionarono al Melanzio una tavola che il pittore si impegnò a fare bellissima (magnam, pulchram et formosam) il 21 gennaio, e per la quale, il 4 novembre successivo lo stesso dichiarava di aver ricevuto il pagamento.
Essa rappresentava San Rocco, il santo molto venerato dai terziari e in quegli anni molto invocato contro la peste.
Da quel tempo la chiesa cambiò l’intitolazione originaria con quella attuale, riscuotendo grande venerazione, come testimoniano i numerosi lasciti testamentari; però, nel 1526 i frati, non si sa bene per quale motivo, abbandonarono questa veneranda sede, per concentrarsi nell’altro convento, sempre in territorio di Montefalco, detto Santa Maria della Selva Mattutina.
La vita francescana ancora una volta riuscì a sopravvivere, per custodire memorie così preziose.
Alcune monache Clarisse del monastero di Santa Caterina di Foligno richiesero il romitorio al vescovo di Spoleto Francesco Eroli, il quale lo concesse con decreto del 6 gennaio 1536.
Queste ultime vi abitarono fino al 27 ottobre 1577, quando in ossequio alle disposizioni del Concilio di Trento, si spostarono nel nuovo convento di San Clemente, dentro le mura di Montefalco.
Da allora è cominciata per questa chiesa l’abbandono e la rovina, cui soltanto ora si sta in qualche modo provvedendo con opportuni restauri finanziati dalla Sovrintendenza ai beni culturali di Perugia, atti a salvare un monumento così significativo per la storia locale, e non soltanto locale, in quanto vi è nato un Ordine oggi diffuso in tutto il mondo.
Però, un’errata politica urbanistica, ha lasciato deturpare irrimediabilmente il Colle di Camiano, un ambiente incantevole, rimasto intatto fino a pochi decenni fa.
La chiesa di San Rocco è oggi (2021) inaccessibile liberamente al pubblico, risulta da diversi decenni chiusa entro proprietà private: per accedervi e visitarla è necessario attraversare un cancello privato i proprietari si sono sempre mostrati disponibili, ma è auspicabile che ne sia consentito il libero accesso.
È altresì indispensabile il restauro di quel che resta degli affreschi e la cura e il monitoraggio del plurisecolare leccio, in precaria condizioni vegetative con serio rischio di crollo sopra la chiesa.
 

Aspetto esterno

La costruzione in pietra e laterizio, modesta e povera, presenta nella facciata a capanna un grande arcone, oggi tamponato, ma che una volta forse immetteva in un piccolo atrio antistante la chiesa vera e propria.
Un tempo era intonacata, ora mostra a vista il laterizio, al centro si trova un semplice portale con architrave di recupero in marmo, sopra si apre un oculo circolare.
Sul lato sinistro, restano le tracce di un affresco, una Madonna col Bambino, che un visitatore straniero, agli inizi del secolo poté staccare e portar via indisturbato.
Sempre sul fianco sinistro, fa da spigolo una pietra rozzamente scolpita con un simbolo fallico; ancora su questo lato cresce l’Elce di San Fortunato.
Il campaniletto a vela a un solo fornice è disposto posteriormente, parallelo alla parete di destra.
 

Interno

L’interno è a navata unica, con copertura a botte, al termine della navata sinistra una porticina introduce a una piccola sagrestia, in cui sembra di intravedere tracce di una decorazione a fresco ora scomparsa.
Un arco delimita l’area presbiteriale, voltata a crociera; sulla parete destra si apre una finestra.
La chiesa era probabilmente interamente coperta da affreschi, ma la parete sinistra dell’aula si presenta oggi completamente spoglia.
La parete sinistra della zona presbiteriale, su cui si apre una finestrella, conserva tracce di affreschi, molto deteriorati e difficilmente riconoscibili, si intravede appena il volto di un santo assiso in trono, forse Sant’Antonio abate.
Sotto, forse più tardo, è riprodotto il monogramma di San Bernardino, a fianco sembra di intravedere una Madonna col Bambino.
Sulla parete di fondo è affrescata una Crocifissione, anch’essa molto deteriorata.
Ai lati del Cristo svolazzano angioletti a raccogliere il suo sangue, ai piedi la Madonna indica con una mano il figliolo morente, Santa Maria Maddalena è, come d’uso, sotto i piedi del Cristo, in posizione analoga, sulla destra, è effigiato San Francesco, inginocchiato e con le mani protese verso la croce, ancora a destra, in piedi, è una figura non riconoscibile, verosimilmente San Giovanni.
L’affresco è purtroppo molto deperito, danneggiato da cadute d’intonaco e poco leggibile, nonostante lo stato precario può essere attribuito con ragionevole sicurezza al pittore folignate Giovanni di Corraduccio, dovrebbe essere stato eseguito alla fine del XIV secolo o agli inizi del successivo.
La parete destra della zona presbiteriale, su cui si apre una finestrella ed è ricavata una nicchia., conserva tracce di affreschi, molto deteriorati e difficilmente riconoscibili.
Ai lati della finestrella sembra di intravedere San Pietro e San Paolo, a destra della nicchia si scorge un santo in dalmatica, probabilmente Santo Stefano.
Nelle vele della crociera erano affrescati i Quattro evangelisti, ne rimane ben poca traccia.
Lungo la parete sinistra, sono parzialmente sopravvissuti tre affreschi votivi, all’apparenza tardo quattrocenteschi.
Si riconosce, molto evanescente, una graziosa Santa Chiara da Montefalco, poi un San Sebastiano, crivellato da frecce, con sopra un angelo che gli indica il paradiso, infine la parte superiore di una figura scarsamente riconoscibile, corredata da un angelo anch’essa, forse un San Rocco.
 

Nota

Foto e testi di Raimondo Fugnoli e Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

Nessi Silvestro – Montefalco e il suo territorio – Spoleto, 1980
 

Mappa

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