Chiesa di San Pietro – Vetralla (VT)

La chiesa risale probabilmente al XII secolo ed è posizionata all’interno del centro storico della città.

 

Cenni Storici

La chiesa di San Pietro, collocata all’interno del centro storico della cittadina, si affaccia sul vicolo omonimo e si presenta libera sul fianco sinistro e posteriormente; mentre a destra confina con un edificio di abitazione.
In base alle caratteristiche delle murature la costruzione risale probabilmente al XII secolo.
La prima menzione del’edificio di culto si trova nell’allibrato della chiesa di Sant’Angelo a Viterbo del 1334, in cui si cita la “ecclesia Sancti Petri de Vetralla” tra quelle che devono pagare un censo.
Il 20- 03-1501 “I Santesi” danno in appalto i lavori di restauro della chiesa ai maestri muratori Gabriele di Giovanni e Pietro Cristofori di Varese, i quali si impegnano a “scaricare” i muri pericolanti e a costruire secondo il progetto.
Il 13 maggio 1569 i confratelli della “socìetas Confalonis seu sancti Joannis Baptistae de terra Vetrallae“, decidono di unirsi alla confraternita romana del Gonfalone, e promuovono la nuova decorazione dell’abside, conclusa nel 1578.
 

Aspetto esterno

L’edificio è orientato est-ovest; i prospetti esterni sono caratterizzati da una muratura in vista in blocchi di tufo.
La semplice facciata in mattoni è caratterizzata da un ingresso principale in peperino, dotato di bussola lignea e preceduto da sei gradini, sopra cui si apre una finestra rettangolare con vetrata artistica raffigurante San Pietro in una vigna.
Nel fianco sinistro con un solo gradino si accede a una porta di linee cinquecentesche in pietra grigia con specchi laterali oblunghi, terminanti in altro con fregi; un timpano triangolare di coronamento porta la croce inscritta nel centro e il fregio recante la scritta “Societas Sanctissimi Confalonis“.
Nella parete sinistra si apre una finestra rettangolare che illumina l’interno, le finestre centinate originarie ora sono tamponate.
Al di sopra del prospetto posteriore è presente un massiccio campanile a vela a doppio fornice con due campane bronzee.
Il manto di copertura è in coppi ed embrici di laterizio.
 

Interno

L’interno, ad aula unica, ha pianta rettangolare che si restringe verso l’abside, affiancata da due nicchie a fondo piano.
La copertura è a capanna sorretta da capriate lignee con testate all’interno delle murature, sorrette da piccole mensole.
Il presbiterio è rialzato di un gradino rispetto alla pavimentazione dell’aula.
A destra di esso, attraverso una porta sul cui architrave è incisa l’iscrizione “Tu es Petrus et“, si trova la sagrestia, ospitata in un vano adiacente.
Gli altari sono tre e sono addossati alla parete di fondo: il maggiore nell’abside, a sinistra quello della Crocifissione, a destra quello della Madonna del Riscatto.
L’altare principale è in marmo, mentre i due minori sono in muratura, rivestiti da intonaco.
Le pareti laterali e quella d’ingresso sono intonacate di bianco, ad eccezione di alcuni lacerti di affresco scoperti durante i più recenti restauri.
Alle pareti si trovano varie lapidi mortuarie e le quattordici stazioni della Via Crucis.
Illuminano l’ambiente cinque lampadari antichi in ferro battuto.
La pavimentazione dell’aula è in mattonelle quadrate di cotto, mentre nel presbiterio sono state inserite delle mattonelle in cotto del tipo campigiane; sono inoltre presenti due botole in pietra sotto le quali si trovano le antiche camere di sepoltura.
Lungo la parete sinistra è posta una pala d’altare, di non buona mano, dipinta a olio e racchiusa in una cornice centinata di legno dorato.
Vi è raffigurata una Crocifissione, con al centro Cristo sulla Croce, a sinistra San Francesco e la Madonna che indica il Cristo, a fianco la Maddalena inginocchiata abbraccia la Croce, a destra San Giovanni Evangelista e Sant’Antonio Abate, sullo sfondo un panorama con una città, probabilmente Vetralla, sotto le braccia della Croce due angioletti che sorreggono calici per raccogliere il sangue copioso che esce dalle mani e dal costato di Cristo, sopra la Croce un cartiglio con la scritta INRI, ai lati il sole e la luna.
L’autore ignoto sembra essersi ispirato all’arte umbra.
La pala era stata eseguita per la nicchia sinistra della parete di fondo, ove è riemerso un affresco di soggetto analogo, può essere datata a cavallo tra il XVI e il XVII secolo.
Al termine della parete sinistra si trova un affresco, rappresentante le due Sante Apollonia e Margherita, inquadrate in una cornice architettonica con trabeazione e paraste che organizza anche la partitura degli affreschi nella parete di fondo della chiesa, con elementi stilistici analoghi a quelli del dipinto.
Ai lati dell’affresco è presente, nella cornice con le grottesche un monogramma con le lettere FB e la croce soprascritta.
L’affresco è coevo con le pitture della parete di fondo, da attribuirle, in base all’analisi stilistica e con la sola eccezione di alcuni elementi aggiunti in epoca successiva, ai fratelli Torresani di seconda generazione, Alessandro e Pier Francesco, molto attivi nella zona della Sabina e nella valle del Tevere nella seconda metà del XVI secolo.
La parete di fondo è interamente decorata: in alto vi sono due grandi scene cristologiche: l’Ultima Cena a sinistra e la Lavanda dei piedi, a destra.
Nella cuspide centrale due angeli sorreggono lo stemma della Confraternita del Gonfalone; le opere sono datate al 1578, data leggibile sulle grottesche di sinistra.
Nella Cena gli Apostoli sono seduti dietro e davanti a una tavola rettangolare, Gesù è al centro, di fronte, alla sua destra è Pietro e alla sua sinistra Giovanni, gli altri apostoli sono intenti a conversare tra di loro.
Di schiena ma con il volto rivolto verso l’osservatore, Giuda Iscariota è dipinto isolato dal resto della tavola, con ben visibile la borsa dei trenta denari.
Fa da sfondo una parete dipinta con specchi a finti marmi con al centro un’apertura trifora allacciata su un paesaggio naturalistico.
La Lavanda dei piedi, al lato opposto, si trova in più precario stato di conservazione.
La nicchia di sinistra nasconde la concavità dell’antica absidiola risalente all’epoca romanica, riconoscibile all’esterno.
Vi è affrescata una Crocifissione, con al centro Cristo sulla Croce, a sinistra San Francesco e la Madonna, a destra San Giovanni Evangelista e Sant’Antonio Abate, sullo sfondo un panorama con una città, sotto le braccia della Croce due angioletti che sorreggono calici per raccogliere il sangue copioso che esce dalle mani di Cristo, sopra la Croce un cartiglio con la scritta INRI.
Alle grottesche che inquadrano l’abside sono stati successivamente sovrapposti due stemmi della famiglia Baglioni.
Nel catino absidale, in alto, è raffigurato a mezzo busto Dio Padre Benedicente con un’aureola di forma triangolare; è incorniciato da volti di puttini alati e da un nastro con la scritta HIC EST FILIVSMEVS DILECTVS IN QUO MHI BENE COMPLACVI: IPS VMAVDITE.
Sotto, si trova il Battesimo di Cristo: il Battista, in piedi sulla riva del fiume asperge il capo di Gesù raffigurato con il corpo coperto solo da un panno drappeggiato sui fianchi, le mani giunte e i piedi nell’acqua, dietro uno sfondo paesaggistico poco definito.
Intorno si trovano scene della vita di San Giovanni Battista, protettore della Confraternita del Gonfalone: L’angelo annuncia a Zaccaria la nascita del Battista; La visita di Maria a Elisabetta; La nascita del Battista; La circoncisione; La predicazione; La prigionia: La decollazione; la consegna della testa di Giovanni a Erode.
Nella parte bassa dell’abside, al centro, San Pietro Papa è raffigurato seduto, in posizione frontale, in abiti pontificali e mitra triregno; la mano destra è in atto di benedire, la sinistra stringe le chiavi.
Il mantello giallo, riccamente decorato con motivi damascati, è retto al collo da un fermaglio dorato.
In basso a destra, la committente inginocchiata ai suoi piedi, con mantello nero e mani giunte: potrebbe essere la misteriosa Ortensia Farnese, che seppellì la madre, tre mariti e un paio di figli e creò una dinastia tra Parrano e Vignanello.
Intorno, incorniciate da tondi e quadretti, si trovano scene della Vita di San Pietro: La guarigione dello storpio; La conversione del centurione Cornelio; La scelta degli apostoli; Il pentimento di Pietro dopo il rinnegamento.
Nella nicchia di destra vi è una tela a olio del ‘600, opera di buona mano di un artista ignoto; di dimensioni importanti è alta 2,60 e larga 1,60 metri, raffigura la Madonna della Misericordia, localmente chiamata Madonna del Riscatto simbolo della devozione della Confraternita vetrallese alla Vergine.
Racchiusa entro cornici di legno dorato e protetta da un vetro la tela mostra in alto Dio Padre Benedicente, tra due angeli; al centro del dipinto c’è la Vergine coronata da due angeli; con la veste rossa, ove spicca il simbolo della Confraternita del Gonfalone, dispiega l’ampio manto ad accogliere sotto la sua protezione il popolo dei fedeli, a sinistra gli uomini, a destra le donne.
San Giovanni Battista introduce il gruppo degli uomini ove si riconoscono il francescano Bonaventura da Bagnoregio, il Cardinale Alessandro Farnese e alcuni membri della Confraternita, col cappuccio bianco.
Maria Maddalena introduce il gruppo delle donne della Confraternita, in primo piano, inginocchiata, è raffigurata ancora la tremenda Ortensia Farnese.
La grande tela è portata in processione solenne per le vie di Vetralla ogni 25 anni.
Dietro la tela rimangono tracce di affreschi.
Sulla parete destra due affreschi in cattivo stato raffigurano la Madonna in trono col Bambino e San Liberatore, possono essere datati ai primi anni del secolo XVI.
Segue la porta della sagrestia, in alto, su una nicchia chiusa da un vetro c’è un busto dorato raffigurante San Pietro con barba e baffi.
Nella sagrestia sono conservati i gonfaloni della Confraternita.
In una nicchia sovrastante la cassetta per le elemosine alle povere zitelle è affrescata una Pietà, riprende e rielabora il celebre disegno di Michelangelo dello stesso soggetto, eseguito per Vittoria Colonna (ora a Boston, Isabella Stewart Garden Muscum), sulle pareti laterali della nicchia sono raffigurati l’arcangelo Gabriele e l’Annunciata.
A destra della porta principale d’ingresso c’è un’acquasantiera in pietra, risalente al XVI secolo.
 

Fonti documentative

S. Luppatelli (a cura di) – La pittura a Vetralla dal Medioevo all’Ottocento

https://www.prolocovetralla.it/2020/11/05/chiesa-di-san-pietro/

https://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedacc.jsp?sinteticabool=true&sintetica=true&sercd=22576#

https://www.beweb.chiesacattolica.it/edificidiculto/edificio/22576/Vetralla+%28VT%29+%7C+Chiesa+di+San+Pietro

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Da vedere nella zona

Eremo di San Girolamo
Tempio di Demetra
 

Mappa

Link alle coordinate: 42.322152570821046, 12.050627464124602

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