Chiesa di San Pietro e Paolo – Colle San Paolo di Panicale (PG)
Cenni Storici
La chiesa di Colle San Paolo è un antico insediamento benedettino sulle colline nella sponda sinistra del Nestore ed era anticamente affiancata da un ospedale “Hospitium Martini Iohannis hospitatoris” del quale non esiste più traccia e dove, secondo la tradizione popolare vuole sia passato l’apostolo Pietro.
Tracce della chiesa si trovano nell’Archivio del Monastero di San Pietro di Perugia dove viene indicata con il titolo di Santa Croce.
Le sue origini sono documentate in una pergamena con le seguenti parole in carattere gotico “Ad honorem Dei Omnipotentis et Beatae Mariae, Virginis simulaque consecrata est hec Ecclesia ab Ugone E.po in anno Millesimo centesimo quadragesimo tertio, tertio Kalendas Junii, in vocabulo Maioris altaris S.ti Pauli S.tae Crucis, S.te ….stiole“.
Si evince quindi che questa Chiesa fu consacrata il 30 di maggio 1143, in onore di S. Paolo, di S. Croce e di S. Mustiola dal Vescovo Ugone che probabilmente apparteneva alla Diocesi di Chiusi.
Di sicura sappiamo la data della sua consacrazione ma ci sfugge la data della sua edificazione che dai caratteri icnografici e la struttura della volta, senza sottarchi, sembrano derivare, sia pure in tono minore, dalla splendida cripta della abbaziale di Santa Maria di Farneta presso Bettolle in Toscana, località che si trova a non grande distanza da Colle S. Paolo, cripta che dal Salmi viene assegnata al secolo X.
L’intervento di modifica della chiesa compiuto nell’ottocento, hanno brutalmente diviso la cripta in tre parti spezzandone l’organica unità spaziale che rappresenta un progresso rispetto alla cripta di Farneta, dove prevale l’impostazione di ripetuti motivi a cella tricora.
La bella cripta di Colle San Paolo, facente parte di un interessante esempio dell’architettura dell’alto medioevo in Umbria, ha una pianta con cinque absidi e la datazione che si propone è intorno agli ultimi anni del secolo X.
L’antica chiesa dunque risale alla fine del X secolo e, come si è detto, pur nelle sue dimensioni ridotte, manifesta la sua parentela con la molto più famosa chiesa abbaziale di Farneta.
Questo ci fa pensare che i Benedettini siano arrivati nella nostra terra non da Perugia molto più vicina attraverso la via Flaminia, ma da occidente, dalla Toscana, dove già fiorivano le prospere e più intraprendenti abbazie di Campoleone (oggi Capolona, fra Arezzo e Bibbiena) e di Farneta (in diocesi di Cortona, oggi lungo la superstrada Perugia-Siena).
Si ritiene che i Benedettini non siano rimasti per lungo tempo a Colle S. Paolo in quanto il papa Adriano IV ( 1154-1159), confermando alla propositura di S. Mustiola di Chiusi le parrocchie alle sue dipendenze, mette al primo posto fra esse la “chiesa di S. Paolo del Materno” (probabilmente perché era un “avamposto” incuneato nella diocesi di Perugia) e Celestino III (1191-1198), con Bolla del 27 dicembre 1191, confermava al vescovo di Chiusi l’appartenenza alla sua diocesi della chiesa di S. Paolo del Materno.
Pensiamo che né l’uno né l’altro avrebbero attribuito alla diocesi di Chiusi la giurisdizione sulla chiesa di Colle S. Paolo se vi fossero stati ancora i Benedettini.
Interno
Della chiesa romanica si è conservata la sola parete di fondo, con tre absidi allineate e la cripta sottostante.
L’interno era a tre navate con una copertura a capriate lignee, e terminava in un alto presbiterio a croce latina con due absidi sulle testate del transetto.
Nel 1868 fu ridotto ad una sola navata dal perugino Angelo Biscarini, che rifece la facciata in stile neoromanico e rivestì l’interno con stucchi neoclassici, seguendo la moda eclettica del secondo Ottocento.
Ad un altare è esposta una copia di una Madonna col Bambino di un imitatore di Pietro Perugino; l’originale, datato 1515, è conservato nel Museo della Cattedrale di Perugia.
La Cripta
Si scende al sotterraneo per una scala che corrisponde all’antica navata settentrionale.
La volta è sorretta da quattro colonne, tre di travertino ed una di granito d’Egitto, allineate con esse, nelle due nicchie laterali, vi sono due mezze colonne scanalate, pure di travertino.
Interessante più delle altre è la prima che si incontra entrando, in quanto ha per capitello un “tronco di piramide” rovesciato che era già servito per stele funeraria nella tomba di Etennia; è l’unica scritta che compare nella cripta sulla colonna D.M. ETEMNIA.
Le lettere latine “D. M.“, che abbastanza spesso precedono le iscrizioni delle tombe romane, sono le iniziali di “Diis Manibus“; quindi : “Etemnia agli Dei Mani“.
Erano questi per i Romani gli Dei della casa, cioè gli spiriti dei trapassati, per i quali riservavano una devozione particolare anche perché erano immaginati molto irascibili con chi usava indifferenza nei loro riguardi.
Non sappiamo se questa pietra sia stata trovata sul posto dai costruttori o vi sia stata trasferita, come probabilmente avvenne per la colonna di granito.
Fra la seconda e la terza colonna, in corrispondenza dell’unica nicchia del lato ovest, è presente un blocco di pietra parallelepipedo, con facce rettangolari verticali nella loro maggiore dimensione, che con una “mensa” appena più ampia collocatavi sopra, può fungere da altare; sulla sua superficie anteriore, nella parte centrale, è scolpita una croce e sopra i suoi bracci, due figure sommariamente scolpite, nelle quali qualcuno vede due cuori, qualche altro due frutti.
Uso attuale
L’edificio a ridosso della chiesa ospita dal 2004 l’eremo della Vergine della Tenerezza, tenuto da due monache Clarisse.
La meridiana
Sulla parete destra della chiesa, con orientamento est-ovest, è posizionata una meridiana circolare ad ore canoniche di recente realizzazione (21 Aprile 1992 martedì dopo Pasqua), presumibilmente opera del parroco dell’epoca don Antonio Cedri.
Fonti documentative
Sabrina Caciotto ed Elvio Lunghi – Panicale in Umbria: il castello e il suo territorio – 2009 versione bilingue.
M.bifani M. Suvieri – Le Antiche ore: Meridiane nei comuni dell’Umbria – Futura edizioni 2015