Chiesa di San Pietro a Pettine – Trevi (PG)
Cenni Storici
Sulle pendici del monte nelle vicinanze di Borgo Trevi sorge la Chiesa di S. Pietro in Pettine, di proprietà di un’azienda agricola che ha lo stesso nome.
Nei documenti compare con le diciture “San Pietro a Pettine” oppure “in Pettine“, l’etimologia ha avuto varie interpretazioni fra cui quella che il “pettine”sia riferito al punto più alto delle colline, lo spartiacque, nel dialetto locale “Lo scrimo“.
Era situata lungo il percorso della Flaminia pedemontana ed è una classica chiesa romanica rurale della metà del 1100.
Lo schema dell’edificio è estremamente essenziale, struttura semplice, orientamento ovest-est, pavimento a salire verso l’altare; tutte queste chiese minimali rispettavano il prototipo della Porziuncola di Assisi che precedente all’anno 1000 da gli stessi schemi e le stesse misure a tutte le altre, 4,50 x 9 metri; il pavimento anche qui è inclinato a salire verso l’altare, anche se poco, ma serviva per dare il senso della verticalità e della salita alla ricerca della salvezza.
La chiesa del XI secolo, è una delle più antiche e una delle meglio conservate del territorio trevano.
Nel 1860 la chiesa è passata di proprietà privata e fino a che il Sig. Caporicci, proprietario dei tutti gli edifici annessi e della tenuta non l’avesse rilevata e sapientemente restaurata, era utilizzata come stalla per le pecore.
Aspetto esterno
La facciata presenta un portale è molto semplice con una monofora orientata a ovest che illuminava all’interno, l’abside è semi-circolare, il campaniletto a vela, rielaborato in epoca successiva sulla facciata.
Nella struttura si sono adoperati pezzi di recupero romani in travertino fra cui un’epigrafe attualmente posizionata nel pavimento del presbiterio; probabilmente questi resti provenienti da edifici più antichi sono stati trasportati dalla vicina Pietrarossa, appena a valle, dove sorgeva l’antica città romana di Trevi.
La muratura si presenta molto antica specie la parte destra della facciata e la porta, a differenza delle altre chiese presenti nella zona è architravata.
Interno
L’interno è ovviamente a navata unica con le seduta in pietra lungo le pareti come era usuale nel medioevo in quanto le chiese erano prive di banchi e i fedeli erano tutti in piedi tranne i più anziani che potevano beneficiare di queste sedute laterali.
Nella parte sinistra nel presbiterio è presente un pietra in marmo di epoca romana con un incavo conservata in una struttura in ferro e rappresenta il “Martirium“cioè la pietra che conservava la reliquia del martire che consacrava l’altare.
All’interno conserva una parte dei dipinti murali che la ornavano.
Gli affreschi che decorano la chiesa sono di fattura più tarda fine del 400 circa di autori cosiddetti “Madonnari“che giravano per le campagne e realizzavano figure di Santi e soprattutto Madonne ex voto su commissione di devoti o per grazia ricevuta.
Nella parete destra e in quella sinistra a ridosso del presbiterio sono presenti due porte di cui una ora murata e servivano per le piccole processioni; infatti quando la processione era di tono minore ed erano presenti solo pochi fedeli, non si faceva una processione lunga fuori dalla chiesa, ma si procedeva a fare tre giri all’interno della chiesa entrando ed uscendo dalle porte suddette.
Processioni analoghe venivano fatte per il Perdono di Assisi dove si faceva una simile processione entrando ed uscendo per tre volte nella chiesa della Porziuncola.
Negli anni 1400-1500 tale processione, per la massiccia presenza di folla che si raccoglieva da tutt’Italia, provocava in media una quindicina di morti l’anno per la calca che si creava.
Entrando troviamo affrescati a destra dell’abside, Cristo sul Sepolcro e Madonna col Bambino, sotto questa figura vi è la scritta : Hoc oP(us) F(ecit) F(ieri) CHRISTOPHANUS GREGORII. 1525, affreschi di Paolo Bontulli da Percanestro.
alla sinistra dell’abside una robusta figura di San Pietro, del primo ‘400 di pregevole fattura, recentemente attribuito a Bartolomeo da Miranda.
Lungo la parete sinistra, Madonna col Bambino e Sant’Antonio da Padova, pure del ‘400.
La Croce Trecentesca
In questa chiesa fino al 1860 era conservata nel catino absidale una Croce (forse 1305?) di una raffinatezza unica e attualmente esposta alla Pinacoteca di Trevi.
Si tratta di una tavola sagomata dipinta a tempera con fondo argento delle dimensioni di 190 x 129 cm, lacunosa per un incendio, rappresenta il Cristo Crocifisso; in alto sulla cimasa è la figura di Cristo in Gloria entro una mandorla sorretta da angeli.
Nelle tabelle San Giovanni e la Madonna.
Le tabelle furono tagliate per essere in linea con i lati della croce.
L’opera, databile tra il 1290 e il 1295 ca. è attribuita al Maestro di Sant’Alò, un pittore vicino al Maestro della Cattura, che nella sua carriera arriverà a sintetizzare uno stile autonomo e riconoscibile venato di un sentore di classicismo che mai più apparirà nella pittura spoletina del Trecento.
La finta marmorizzazione dipinta sul retro, ne attesta l’originaria esposizione bifrontale, simile al Crocifisso dipinto da Giunta Pisano per la basilica della Porziuncola (1240 ca).
La particolarità di questa croce è che rappresenta uno stile pittorico nuovo che dura all’incirca 50 anni e rientra nel cosiddetto stile “della Passione degli Umbri“; la Passione dei dipinti di Giotto esprime il senso massimo del dolore e della sofferenza, questi pittori invece reinterpretano questo espressionismo alla maniera umbra, cioè un espressionismo che anche nella morte l’atteggiamento umano risulta pacato, senza la copiosa presenza di sangue interpretando la morte come un trapasso compiuto dall’uomo in maniera dignitosa e naturale, più serena e priva di acuta sofferenza.
Questo nuovo stile che durò appena una cinquantina di anni, fu sviluppato da quella schiera di pittori che al seguito di Giotto lavorarono nel cantiere di San Francesco, che completato nel 1290 si trovarono senza altro incarico e cominciarono a girare per l’Umbria in cerca di altre commissioni; un gruppo si orientò nell’Alto Tevere, Eugubino e le Marche nella zona di Fabriano, un altro percorse la Valle Umbra e si orientò verso Trevi, Montefalco e Spoleto.
Questi pittori che hanno appreso la pittura Giottesca, la rielaborano a misura della realtà locale e ciò facendo creano un nuovo stile che dura poco, dal 1300 circa al 1348, anno in cui si diffonde la peste che annientò due terzi della popolazione; così facendo si formarono due scuole pittoriche distinte.
Queste opere di questi artisti intorno al 1700 non erano affato considerate perché ritenute “primitive”, vengono quasi tutte disperse e per la maggior parte furono vendute dagli antiquari dell’epoca ed oggi sono disperse nei musei e nelle gallerie private di tutto il mondo.
Tutte queste opere fatte rientrare dai musei di mezzo mondo furono esposte a Trevi a Montefalco e a Spoleto nella mostra “Capolavori del Trecento“.
Fonti documentative
In giro per Trevi con Bernardino Sperandio il 28 novembre 2019 con CAI di Perugia.
http://www.treviambiente.it/
S. Nessi S. Ceccaroni – Itinerari Spoletini N° 5 – Da Spoleto a Trevi – Spoleto 1979
Da vedere nella zona
Torre Matigge
Santuario della Madonna delle Lacrime
Chiesa di San Nicolò