Chiesa di San Nicolò di Vico – Spello (PG)

Scomparsa da più di 4 secoli finalmente è stata ritrovata una traccia evidente della sua presenza.

 

Cenni Storici

Precedente alla chiesa di Santa Maria di Vico ovvero la famosa chiesa Tonda che si eleva accanto alla superstrada dopo Villa Fidelia direzione Assisi, sorgeva un’altra chiesa, non nello stesso posto, ma poco lontano e anch’essa fa riferimento al vocabolo “Vico“; si tratta della chiesa o oratorio di San Nicolò di Vico, scomparsa agli inizi del 1500, dipendente dall’abbazia di San Silvestro di Collepino.
L’antica origine del termine “Vico” deriva dal Vicus romano indicante un’area agricola quale era quella circostante fortemente antropizzata dai romani che hanno lasciato numerose tracce della loro colonizzazione; questo “Vicus” è nominato anche da Taddeo Donnola che cita anche nelle vicinanze un Mausoleo romano che ai suoi tempi era ancora visibile.
Sempre secondo il Donnola accanto al mausoleo romano fu trovata nel 1615 questa lapide (n. 5263 del Bormann):
(ser) VENIVS.D.L. GHILO
A
(ede)M MINERV(ae) OPERAE
(tec)T(orio) CAMERA(m). LIMI(na)
(l)API(de) RUB(ro). ASSERES
(…) M. C. LUDEND(am)
F(acienda) CUR(avit).
La chiesa è riportata anche nelle cronache degli Olorini che attribuiscono il nome “Vico” al Vocabolo del luogo, infatti esisteva una Maestà detta appunto di Vico e l’antica toponomastica Spellana indicava il luogo come “Vigne San Nicolò”.
La presenza di S. Nicolò in Vico nel territorio Spellano è accertata per un periodo che va dall’XI al XIV secolo insieme alle chiese di S. Pietro, S. Claudio, S. Rufìno in Catrano, S. Fortunato (tutte senza eccezione in possesso dei Benedettini di San Silvestro) nonché S. Ventura S. Felice, S. Manno, S. Venanzio, S. Amante, S. Pietro in Vivagli e S. Paolo de Turibus, gran parte di esse ad oggi scomparse.
La cappella compare nel Codice redatto dal Pelosio nel 1393, e aggiornato fino al 1555 circa e secondo il Fausti la cappella era in juspatronato a Bartholus Cibaldoli e dallo stesso dotata per II libbre.
Sappiamo che questa chiesa ha pagato regolarmente le decime alla Camera apostolica per gli anni 1333 e 1334 per un corrispettivo grossomodo di tre Soldi Cortonesi infatti dalle Rationes decimarum risulta testualmente che il giorno 23 giugno 1333 alla voce N° 5871 – Item habui a domino Petro solvente pro medietate ecclesie S. Nicholay de Spello IIII sol. cor.
Il giorno 27 dicembre 1333 alla voce N° 6251. Item babui a dompno Petro rectore pro medietate ecclesie S. Nicholay de Spello IIII sol. cor.
Il giorno 23 giugno 1334 alla voce N° 6472. Item habui ab eodem solvente pro se ipso pro ecclesia S. Nicholay de Vico IIII sol. cor.
Infine il giorno 23 dicembre 1334 alla voce N° 6697. ltem ab eodem pro ecclesia S. Nicholai de Vico IIII sol. II den. cor.
L’appartenenza ai Benedettini si spiega con la diffusione, sui contrafforti del Subasio, di edifici monastici che ha caratterizzato la zona ad est, più esattamente a nord-est di Spello dove il più famoso è senz’altro San Benedetto al Subasio nella zona verso Assisi la cui fondazione viene fatta risalire dalle “Cronache degli Olorini” allo stesso San Benedetto; ma insieme a questo sul versante Spellano venne edificato quello San Silvestro di Collepino la cui fondazione viene fatta risalire a San Romualdo nel 1055 sia dagli “Annali Camaldolesi” che dallo Jacobilli.
Non a caso i documenti che parlano per primi di questa chiesa sono gli “Annali Camaldolesi” riferiti all’anno 1025 segue poi una pergamena successiva del 1344 conservata nell’archivio di San Lorenzo (n. LXIX dell’ Inventario Brusoni).
Nel corso dei secoli questa chiesa cominciò a perdere di importanza soprattutto quando si cominciò ad edificare la chiesa della Madonna di Vico sull’antica Maestà con la presunzione di far acquisire alla struttura la funzione di “Santuario” ma che ebbe poi effettivamente scarso successo.
Il disuso della struttura la portò ben presto alla decadenza sia dal punto di vista devozionale che strutturale per cui secondo un documento dei primi anni del 1600, venne chiesta un’autorizzazione al Vescovo, che consentì di smantellare la chiesa poiché oramai abbandonata ed in disuso e permise il prelevamento delle pietre squadrate che furono utilizzate per costruire la facciata della Chiesa di Santa Maria Maggiore.
Nelle Visite pastorali eseguite dai Vescovi di Spoleto da cui Spello dipendeva, non compare questa chiesa in quanto all’epoca della prima visita era già in disuso da decenni.
Fra le ultime vicende della chiesa bisogna arrivare ai primi del 1700 quando Gaetano Passerini acquista l’uliveto dove sorgeva la chiesa per conto della principessa Grillo-Panfili con l’intento di ricercare una lapide riportata da Fausto Gentile Donnola vista da lui stesso (primi anni del 1600).
Il Donnola nel suo testo sulla Storia di Spello scrive:
Tra le pietre de la chiesa di S. Nicolò ve n’è una in terra ove così si legge:
T. VARUS PRISCUS POET.
R.[ … ]
IDEM DIVINI
CRESCENS
“.
Da quello che poi risulta gli scavi intrapresi nell’uliveto circostante la chiesa non portarono a nessun risultato e tutto fu di nuovo abbandonato.
Ritenuta scomparsa da decenni oggi i ruderi dell’abside di questa chiesa sono stati da me ritrovati grazie alle testimonianze di anziani del posto che ricordavano il toponimo San Nicolò a monte della chiesa Tonda.
Dopo una minuziosa ricerca sono riuscito a scoprire i resti dell’abside ed è tutto ciò che resta, però visto il suo posizionamento attuale è difficile capire chi potrebbe aver utilizzato una simile struttura religiosa in mezzo agli uliveti a mezza costa sul monte.
Per capire quel posizionamento occorre studiare bene il territorio e la sua conformazione.
Ancora oggi dalla Stradetta di Assisi si distacca una deviazione che sale sulla montagna, passa davanti alla chiesa e si dirige verso “Il Casone” attuale agriturismo “Il Bastione“, scavalca la sella tra il monte Calvarone e il monte della Croce di gomma e va spedito a San Silvestro (Abbazia madre), quindi una viabilità che oggi è quasi scomparsa ma che nel primo e nel tardo medioevo doveva essere molto transitata e ben conosciuta e questo spiegherebbe la presenza della chiesa che non era isolata come lo è oggi, ma ben frequentata.
Comunque l’area su cui sorge la chiesa sicuramente doveva essere ben conosciuta dai romani, poiché le pietre utilizzate per la sua costruzione, almeno per quel che resta, sono blocchi squadrati da loro prodotti e che sicuramente i benedettini hanno trovato sul posto.
A questo punto c’è da capire che cosa abbiano fatto i romani in quel posto e l’unica spiegazione plausibile è che il sito sia stato un’appendice al Sacrario di Venere (Santuario degli Umbri) che da qui dista pochi centinaia di metri.
Molto probabilmente il Santuario nel suo momento di massimo splendore aveva dei percorsi rituali che toccavano vari punti sacri legati allo stesso e questo potrebbe essere uno, un altro è un percorso sotterraneo che è stato scoperto sotto via Torri di Properzio, segnato da nicchie a distanza regolare dove venivano posizionate le lucerne e che sicuramente era usato anche per processioni o riti particolari.
I benedettini quindi hanno scelto questo posto per edificare la loro chiesa sia per la presenza di materiale in loco, sia perché già di per sé rappresentava un luogo sacro sin dall’origine ed era tipico che sfruttassero luoghi legati ad antiche sacralità pagane per edificare poi le loro abbazie o chiese.
Questa scelta era legata a forme di energia che gli antichi avevano scoperto in determinati posti, energia che si trasmette dalla terra al cielo e viceversa, e che produce effetti rilassanti e talvolta terapeutici sui soggetti che vi si recano (vedi i Santuari terapeutici e non a caso uno di questi era proprio San Silvestro).
Altra considerazione va fatta sulla dedicazione a San Nicolò, santo assolutamente non tipico delle nostre zone, anzi pressoché sconosciuto, si trovano chiese con questa dedica nella zona di Valfabbrica.
Questo santo era caro ai monaci orientali quindi si potrebbe ipotizzare che la fondazione di questa chiesa possa essere avvenuta da monaci siriaci che hanno evangelizzato gran parte dell’Appennino e forse qualcuno si sia stanziato qui sotto il controllo dei benedettini di San Silvestro e abbia costruito la chiesa dandogli questa dedica.
Ipotesi queste suscettibili di contestazioni, però bisogna sempre immedesimarsi all’epoca e al paesaggio di allora che era radicalmente differente da ora, non esisteva la fascia olivata bensì un manto boscoso attraversato da una viabilità ora perduta quindi se ragioniamo con quello che vediamo oggi non ha alcun senso la presenza di un edificio religioso in questo posto, tant’è che è stato dato per scomparso per anni al punto che nemmeno chi ha scritto le guide turistiche o qualsiasi altro articolo che riguardava il territorio di Spello ne fa menzione poiché non lo conosce affatto.
Con questo mio modesto contributo ho fatto si che nella storia civile ed ecclesiastica di Spello possa essere aggiunto questo importante tassello che ritorna alla ribalta dopo un silenzio di oltre quattro secoli.
 

Aspetto

L’abside, che è solo quel che resta dell’edificio, è incastonato in una scarpata in mezzo agli uliveti, e questa cavità ben protetta da pietre è stata utilizzata dal proprietario dell’uliveto come area per bruciare il frascame di potatura attrezzandolo con una specie di camino in ferro per evitare di bruciare le piante circostanti.
I due brandelli di muri laterali sono fittizi e sono stati creati utilizzando anche pietrame romano che è stato lasciato dal tempo in cui la chiesa fu smantellata; infatti i muri non sono originali perché troppo stretti per essere una chiesa seppur piccola.
L’area necessiterebbe di uno scavo antistante l’abside per capire le effettive dimensioni della struttura e quanto si sia interrata con il tempo; è chiaro che questo non è al momento pensabile, per cui teniamoci l’abside come testimonianza della sua esistenza sperando che almeno questo resista nel tempo.
 

Fonti documentative

Don Mario Sensi – Visite Pastorali della Diocesi di Foligno , Repertorio ragionato – 1991
L. Fausti – Le chiese della diocesi spoletina nel XIV secolo, in Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria. l (1913), pp. 129-216, sp. pp. 168-170 (De plebatu Spelli, De plebatu Annenzani).
Fulvia Spesso – Le chiese dell’antica Diocesi di Spoleto: Spello
G. Urbini – Le Opere d’arte di Spello
M. Sensi, L. Sensi – Fragmenta Hispellatis Historia; Istoria della Terra di Spello di Fausto Gentile Donnola – 1985
Le Cronache degli Olorini
Oscellana: Rivista illustrata della Val d’Ossola Anno XXXI N° 4 Ottobre – Dicembre 2001
 

Mappa

Link coordinate: 43.008559 12.663420

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