Chiesa di San Nicolò de Marrubia – Spoleto (PG)
Cenni Storici
L’abitato di San Nicolò adagiato nella pianura nei pressi del torrente Marroggia si è sviluppato intorno all’antica Chiesa di San Nicolò de Marrubia, già esistente nel XII secolo, poi andata quasi completamente in rovina e ristrutturata alla fine del secolo scorso, dopo che per lunghi anni era rimasta priva di copertura.
La facciata era già andata perduta nel secolo XVII e in quel periodo fu rifatto anche il campaniletto a vela, disposto centralmente e a un solo fornice.
Sopra il semplice portale è disposto un grande oculo.
La tipologia dell’abside, con caratteristiche del primo romanico spoletino, conferma l’antichità della chiesa.
Forse l’edificio era originariamente preceduto da un portico o era di dimensioni maggiori, come mostrato da resti di mura perimetrali in posizione avanzata rispetto all’attuale facciata.
Il minuscolo interno ha completamente perso la decorazione pittorica che probabilmente la ornava, ne rimangono vaghe tracce nell’abside.
Era contiguo l’omonimo ospedale, documentato sin dal 1172 ma sicuramente era molto più antico, nella chiesa di San Nicolò era inserita una pietra, attualmente in deposito museale, proveniente con ogni probabilità dal fabbricato dell’ospedale, con la scritta:
A.D.M.C. L.XXII / EGO FANTINUS / DOTO . ISTAM TERRAM . AB E / CCLESIA. SCI NI / COLAI .V . MO DIOLOS . AD SER VITIVM . OSPITA / LI .ET . PONTI.
Sorgeva in un luogo rilevante dal punto di vista dell’antica viabilità, il raccordo antico-romano per i Monti Martani con la strada Spoleto-Carsulae.
Quasi sicuramente è da identificare con l’attuale casale Paroli, oggi abbondantemente restaurato: la sua destinazione originaria è comprovata sia da alcuni caratteri tardoromanici, sia dalla presenza di un’edicola contenente un affresco, raffigurante la Madonna col Bambino, protetta da muri in mattoni poggianti su mensoloni in pietra.
Oggi non è più visibile dall’esterno, perché racchiusa in un ambiente aggiunto al corpo dell’edificio, una cantina che un recente restauro ha definitivamente reso parte integrante del casale.
Lo stile dell’affresco è simile a quello di Piermatteo Gigli, probabilmente suo discepolo, è attribuito da Roberto Quirino a un anonimo spoletino, convenzionalmente denominato “Maestro di Casale Paroli“.
Nelle vicinanze si trova un vecchio mulino e due bei casali, di cui uno con torre colombara.
Nota documentativa
Le foto dell’edicola di Casale Paroli sono tratte da
https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/spoleto-san-nicolo-casale-paroli-spo041/
Fonti documentative
ANGELINI ROTA G. Guida di Spoleto e del suo territorio, A.G. Panetto e Petrelli, 1929
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
GENTILI L., GIACCHÉ L, RAGNI B., TOSCANO B L’Umbria, Manuali per il Territorio. Spoleto, Roma, Edindustria, 1978
MANNI ANTONELLA CRISTINA, Spoleto dagli antichi percorsi alla viabilità contemporanea, associazione Amici di Spoleto 2005
NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Sangemini, Itinerari Spoletini 3, Spoleto, 1975
https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/spoleto-san-nicolo-casale-paroli-spo041/
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.