Chiesa di San Nicolò – Belfiore di Foligno (PG)

La chiesa sorge circa un chilometro prima del paese di Belfiore sulla destra idrografica del fiume Menotre lungo l’antica via che arrampicandosi lungo la ripida gola dell’Altolina nel corso del tempo ha cambiato più volte nome;
in antico fu chiamata via plestina, in età medievale via montana; agli inizi dell’età moderna, via lauretana, infine, con il cambiamento degli itinerari, strada di Belfiore.

 

Cenni Storici

Furono indubbiamente i signori di Pasanello, o meglio di Uppello, a donare ai monaci di Sassovivo i primi possedimenti lungo l’ultimo tratto del fiume Menotre dove, nel 1120 i monaci benedettini della congregazione di Sassovivo fondarono la chiesa di S. Nicolò de Guesia in onore di S. Nicola da Bari, in seguito divenuta chiesa parrocchiale di Belfiore.
La parrocchia ebbe confini molto ampi andando da Liè, Ravignano, Scanzano, San Vittore, Carpineto e parte del paese di Vescia, poi nel 1986 il titolo fu trasferito nella nuova chiesa di S. Maria Assunta di Belfiore, da poco completata, con tre chiesa dipendenti: S. Egidio di Liè, S. Egidio di Ravignano e San Vittore di San Vittore.
Il complesso monumentale, più volte ristrutturato, è così descritto in una relazione del sec. XVIII compilata dal priore Mancia e riportata dal Cantarelli:
La chiesa è a tetto pianellato di due navate… a tre porte, due principali e una porticina che corrisponde dall’orto del priorato… a quattro finestre. Vi sono sette altari, cioè: l’altare del SS. Sacramento, con suo quadro grande, con sua cornice dipinta e filettata d’oro, con li quindici misteri del SS. Rosario, rappresentante la SS. Vergine, S. Domenico e S. Rosa (!).
Ne’ due lati vi sono altri due quadri, uno rappresentante S. Feliciano e l’altro S. Nicolò.
Vi è l’altare di S. Francesco a mano destra di detto altare del SS. Sacramento con la effigie di detto santo in atto di orazione, dipinto nel muro.
A mano sinistra l’altare di S. Antonio abbate, parimente dipinto nel muro; di sopra a detto santo vi è l’immagine della B. Vergine dipinta come sopra.
Nel medesimo altare vi è una cassa di legno intagliata, dipinta e dorata, dove si conservano le S. Reliquie… vi è ancora per la linea della chiesa nella navata principale l’altare della SS. Trinità che, per quello comunemente si dice, è stata fatto dalla casa Pierantoni di Foligno.
Vi è un quadro grande dove si è Cristo in croce, il Padre Eterno, lo Spirito Santo e diverse altre figure con cornice di legno… Un poco più giù vi è l’altare del Carmine della Beatissima Vergine che ha parimenti al suo quadro rappresentante la Madonna del Carmine e di sotto le anime del Purgatorio, con sua cornice di legno dipinta e dorata… In faccia vi è l’altare di S. Giuseppe.
Ha il suo quadro rappresentante S. Giuseppe agonizzante, la Madonna, S. Giovanni et intorno vi sono dipinti vari misteri della Beatissima Vergine con ornamento di cornice di legno negra… dall’altro angolo della chiesa vi l’altare di S. Carlo con suo quadro di tela rappresentante il detto santo con sua cornice di legno dipinta e dorata e parte intagliata e fuori di detta cornice vi è l’ornamento dipinto a fogliame… A mano destra della porta principale vi è una pietra antica con alcune lettere che poco si leggono: solamente Diis Manibus con altri ornamenti, la quale presentemente serve di trocco per l’acqua santa… il campanile è di fabbrica quadrangolo e vi sono numero tre campane, cioè la principale di libre 300 circa, la seconda di libre 200 circa, la terza piccolina di libre 35 in circa
“.
Indubbiamente la chiesa doveva inizialmente occupare una posizione strategica: si trovava là dove terminava la valle del fiume Menotre per aprirsi sulla piana di Foligno e vicino all’importante via Flaminia.
Nel libro intitolato “Cronica della chiesa e monastero di Santa Croce di Sassovivo nel territorio di Foligno” descritta dal signor Lodovico Giacobilli si legge: “La sopradetta chiesa di S. Nicolò di Belfiore è antichissima e sin dall’anno 1120 in qua si trova memoria che contigua ad essa vi fu fondato un monastero di monaci dell’ordine di san Benedetto sotto l’ubbidienza dell’abbate pro tempore di questo monastero di Santa Croce di Sassovivo, li quali vi eleggevano uno de’ loro monaci per priore di questa chiesa e monastero di San Nicolò dove abitava con un altro monaco sacerdote e curato et un converso.
La chiesa, parrocchiale aveva sotto la sua cura una parte delle famiglie e fuochi della Vescia, tutti quelli della villa di Belfiore, già detta Fragnano, tutti gl’abbitatori delle ville di Scanzano, di S. Vittore, di Lieo, di Ravignano e di Carpineto.
Dopo che sono mancati i monaci dell’antica congregazione di Sassovivo, i cardinali commendatari l’hanno conferita a preti secolari di Foligno.
Ha inoltre questa chiesa un cappellano salariato dalle sopradette ville che è tenuto a celebrar messa in tutti
li giorni festivi in questa chiesa e ne’ giorni feriali nella chiesa di S. Maria di Prato di Belfiore.
E questo priorato non è tenuto pagar decima alcuna al vescovato, essendo anche esente dagli altri pesi
“.
Fra Domenico fu l’ultimo dei monaci di Sassovivo che resse la chiesa di San Nicolò dopo che papa Innocenzo VII soppresse la congregazione con Breve del 24 ottobre 1486.
Nell’anno 1728, nell’inventario dei beni della chiesa redatto da Angelo Bolognini priore e rettore vengono rilevate due Confraternite attive; la prima dedicata al SS. Sacramento fondata il 5 maggio 1623 e la seconda dedicata al SS. Rosario eretta il 16 del mese di luglio dell’anno 1622 sotto il priorato di Giammaria Mancia.
Le Confraternite erano amministrate da Santesi che venivano estratti a sorte fra tutte le ville soggette alla chiesa però alternativamente.
La festività era fissata al 6 di dicembre.
Siccome la chiesa era posizionata ai piedi del monte Chiasci in una zona con movimenti franosi, la stessa, seppur riparata più volte, fu danneggiata ripetutamente e ogni volta ricomparivano gli stessi problemi, per cui fu completamente riedificata dalle fondamenta nel 1746 ai tempi del priore Palliani a spese della compagnia del SS. Sacramento e con le oblazioni dei fedeli; fu inoltre danneggiata gravemente e restaurata dopo i terremoti del 1832 e 1884.
Tutto ciò si apprende dalla seguente iscrizione posta sulla controfacciata:
TEMPLUM HOC D. NICOLAO SACRUM BENEFACTORUM AERE IN VENUSTIOREM FORMAM REDACTUM A. D. MDCCXLVI INSTAURATUM ANNIS MDCCCXXXII – LXXXIV .
Nel 1746 l a chiesa fu ricostruita ad una sola navata anziché due com’era in origine e con cinque altari compreso quello maggiore anziché sette.
Il campanile quadrangolare fu sostituito con quello attuale a soli due occhi con piccole campane.
A tal proposito ci piace ricordare le notizie riguardanti il campanile nella sua forma originale.
In un inventario dei beni dell’anno 1728 la descrizione del campanile e relative campane è la seguente: “…di forma quadrangolare con 8 finestroni“, mentre oggi è a vela e le campane che erano nel campanile erano tre “… n. tre di bronzo, cioé una grande di peso lib. 300 in circa, alta palmi tre, larga palmi due e quasi mezzo con l’iscrizione in cima, Ad maiorem Dei gloriam A. D. MDCXXXXIII“.
Da un lato vi è scolpita l’immagine di S. Nicolò e poi, sotto la medesima, S. Nicolae ora pro nobis; dall’altro lato l’immagine di S. Michele arcangelo poi, sotto la medesima, S. Michael ora pro nobis.
Dall’altro lato un arme con sotto Michael Angelus Marcellus, I.U.D. Prothonotarius apostolicus; da un altro lato un arme con sotto, S. Nicolai Belfloris et Vescie.
Campana seconda del peso di lib. 200 in circa, alta palmi due larga quasi altri palmi due; in cima et attorno: Te Deum laudamus A.D. MDLXXV.
Da un lato la Madonna con l’iscrizione sotto: de don Ludovico Salvi rettor, di S. Nicolò, di Belfiore F.F.
Campana terza piccola di lib. 33 in circa, alta palmi uno e larga quasi un altro con l’iscrizione lohannes Maria Alexander – S. Nicolaus,Vesie Belfloris – lohannes Maria Mancia A. D. MDCCV“.
Nel frattempo il priore Sasselli dopo due anni dal suo insediamento decise di dare alla nuova chiesa di S. Nicolò una degna sacrestia in quanto la vecchia era molto piccola e anch’essa pericolante.
Furono raccolte le elemosine e l’opera fu completata nel 1764.
L’altare della Madonna del Carmine fu completato nel 1769 con gli stucchi di Domenico Maregatti stuccatore ferrarese e quello di San Feliciano e Sant’Antonio Abate nel 1771.
L’organo fu costruito da Fedeli di Foligno.
Il Fonte battesimale fu interamente pagato da Santolini Mattonelli che si sobbarcò tutte lo spese come accenna un’iscrizione collocata sopra il battistero.
San Nicolò venne decorata dal titolo abbaziale il 13 agosto del 1833 per grazia di mons. Ignazio Cadolini arcivescovo di Spoleto e l’allora parroco Don Giuseppe Antonini assunse il titolo di abate di S. Nicolò, tutto riportato in una lapide conservata in sacrestia.
 

Aspetto esterno

Ha una facciata settecentesca molto semplice e anche all’interno non è sfarzosa, né conserva elementi architettonici relativi all’epoca della prima erezione.
Sopra il portale si apre una finestra al disotto del timpano. Sul fianco sinistro è attaccata la sacrestia e in fondo a questa si eleva il campanile a vela.
La croce di ferro che si trova sul muro della facciata a sinistra della porta fu fatta fare nel 1724 da M. Giacinto Ronconi e costò 40 soldi .
 

Interno

La chiesa, a differenza della descrizione sopra riportata fatte nel secolo XVIII dal priore Mancia, ha oggi una sola navata con 5 altari.
Partendo da sinistra si può vedere il Trionfo di S. Benedetto fra S. Egidio e S. Eutizio eremita (tela del secolo XVIII); sul secondo altare a sinistra Madonna del Rosario contornata dai 15 misteri, opera di Noel Quillerier.
Sulla parete destra c’è l’altare della Madonna del Carmine con ai lati sant’Agostino e Santa Monica; a fianco, Crocifissione con S. Giovanni Battista, Madonna, Maddalena, Maria di Cleofe (sec. XVII) e sull’altare 3 reliquiari del 700.
Sul presbiterio: a sinistra Sacra Conversazione con S. Gioacchino, S. Giuseppe, la Madonna, S. Elisabetta, Gesù e S. Giovannino; a destra Gesù adorato da quattro santi, fra cui S. Filippo Neri e S. Luigi Gonzaga; sulla volta S. Nicola in gloria di Tommaso Nasini (1746).
Dietro l’altare e al di sopra dell’organo, Madonna col Bambino, S. Giuseppe e i SS. Antonio di Padova, Nicola, Francesco di Paola, Antonio abate, tela a sesto tondo di Tommaso Nasini.
Dietro il confessionale in controfacciata si nota ancora un antico affresco di una Madonna in Trono con Bambino di buona fattura, ma purtroppo scalpellinato e gravemente danneggiato.
Nella sacrestia un mobile del 700 con uno stemma recante i simboli di S. Nicolò: 3 bisacce o meglio 3 monete per indicare 3 doti istituite dal Santo per maritare altrettante povere ragazze che non avevano la possibilità di sposarsi.
Al di sopra del mobile due tele raffiguranti S. Feliciano e S. Nicola.
Di fronte alla parete d’ingresso una tela recuperata (che meriterebbe un restauro) raffigurante il Transito di S. Giuseppe di Giovan Battista Michelini e a seguire il Ritratto del papa Clemente XIV e sotto il ringraziamento fatto dai belfioresi per averli beneficati esentando le loro cartiere da alcuni dazi.
Al disotto del ritratto del Pontefice eseguito con la tecnica dell’affresco, si legge la seguente iscrizione:
D. O. M. CLEMENTI XIV PONT. OPT. MAX. BONO REIPUB. NATO OB COMMERCI’ LIBERTATEM RESTITUM CHARTARIAE ARTI PRISCO VECTIGALI ABROGATO ORIFICES BELFLORENSES AN. MDCCLXXIII.
Nel corridoio coperto da un muro si nota un resto di affresco raffigurante San Sebastiano ma anch’esso, come la Madonna in chiesa scalpellinato e gravemente danneggiato.
 

Fonti documentative

Don Mario Sensi – Belfiore e il suo Spazio Sacro – 1990
Dante Cesarini – Brevi note Storiche sulle parrocchie della Diocesi di Foligno – 2013
 

Mappa

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