Chiesa di San Michele Arcangelo – Sant’Urbano di Narni (TR)
Cenni Storici
La Chiesa Parrocchiale, dedicata a San Michele Arcangelo, sorge sulle rovine di una precedente medioevale della quale rimane solo la base dell’abside costruita su una torre delle mura di cinta.
Interno
Sulla parete di sinistra è raffigurato un Sant’Antonio Abate, del XVII secolo, che regge in mano un fuoco.
Infatti, oltre che alla ben nota attribuzione di protettore degli animali, lo sviluppo del culto popolare di Sant’Antonio fu dovuto anche alla sua fama di guaritore dall’herpes zoster, o “fuoco di Sant’Antonio” (fuoco di Sant’Antonio era detto anche il fuoco benedetto acceso in suo onore, di cui i devoti portavano a casa i tizzoni).
Segue una Madonna del Rosario.
Nella parete presbiteriale, a sinistra della macchina d’altare, opera degli intagliatori Pietro e Giovanni Ricevale e datata 1689, è raffigurato Sant’Andrea e, in basso, i resti di un San Rocco, affresco della decorazione precedente al rinnovamento cinquecentesco.
L’altare maggiore dedicato a San Michele Arcangelo ha una pala grande,opera di Ottavio Patelli datata 1613, incorniciata di colonne e fregi di legno dorato della II metà del seicento, raffigurante San Michele Arcangelo che trafigge il demonio tra San Giovanni e San Bernardino da Siena.
A destra della macchina d’altare un Santo Vescovo non più riconoscibile.
Dietro la macchina d’altare, nell’abside originaria, ci sono affreschi del XV secolo in pessimo stato di conservazione, nel catino Dio Padre benedicente tra San Michele Arcangelo e San Pietro; nel semicatino San Sebastiano, San Biagio, Crocifissione, col Cristo tra la Madonna e San Giovanni, poi una Santa non riconosciuta e un Santo Vescovo.
Sulla parete destra si ammira una tela con l’Annunciazione.
In una successiva nicchia Madonna col Bambino tra angeli.
Il fonte battesimale è del 1662.
Nel territorio di Narni vi sono altre due chiese dedicate a San Michele Arcangelo, una è quella ipogea del capoluogo, l’altra è a Schifanoia, collegata a Sant’Urbano da questa interessante leggenda:
“Una sera di maggio dell’VIII secolo san Michele arrivò a Sant’Urbano, tra i boschi della montagna narnese, su un carro trainato da tori, e chiese asilo, ma gli abitanti – che erano ancora pagani – non l’accolsero. L’Arcangelo allora attraversò la montagna e raggiunse schifanoia lasciando sulla roccia dei solchi che – dicono – ancora si vedono insieme alle impronte delle zampe dei tori furiosi. A Schifanoia, san Michele fu accolto con rispetto e prima di andarsene lasciò ai pastori, che lo supplicavano di aiutarli a debellare la peste degli animali domestici, due ferri per cocere i cristiani e le bestie. Sul punto dove era arrivato l’Arcangelo fu edificata la chiesa che a lungo ha custodito i due ferri”
Fonti documentative
Le vie dell’arcangelo. Tradizioni, culto, presenza dell’arcangelo Michele
Di Paola Giovetti
Ringraziamenti
Si ringrazia la Diocesi di Terni – Narni – Amelia per la collaborazione e per l’autorizzazione alla pubblicazione delle immagini.
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.