Chiesa di San Michele – Acquacanina (MC)

Cenni Storici

A Campicino, sulla punta estrema del promontorio, a cavaliere della valle, un’altra chiesetta è dedicata a San Michele Arcangelo, e che i villici chiamano la chiesa di Sant’Angelo. Di stile romanico, essa risale certamente a prima del Mille. Nel 1192 essa era in pieno splendore. Di essa infatti parla la bolla «Quoties a nobis» di Celestino III, della quale ci occuperemo prossimamente. Abbiamo già visto che di essa parla il lodo arbitrale del 1278, conservato negli archivi della vicina S. Ginesio. Fu per parecchi secoli la chiesa parrocchiale di Acquacanina, che ancora oggi celebra la sua festa patronale il giorno 8 maggio, solennità dell’Arcangelo Michele. La chiesetta ha tre ingressi. Uno sul sagrato, uno laterale « in cornu epistolae », l’altro « in cornu evangeli ». Quest’ultimo è murato, sicché dall’interno non si vede più. Esso doveva immettere nel presbiterio che, secondo l’antica tradizione, sorgeva a fianco della chiesa. Aveva le sue rendite ed i suoi possedimenti. Sulle pareti interne si ammirano ancora avanzi di antichi affreschi. Uno di essi rappresentava un magnifico martirio di S. Sebastiano, l’unico che ha resistito alle ingiurie del tempo ed all’incuria degli uomini. Diciamo rappresentava, in quanto recentemente, grazie all’interessamento dell’abbate di Rio Sacro, Don Francesco Francesconi, l’affresco è stato staccato, restaurato dal prof. Armando Torrini, e collocato nell’abbazia di S. Maria di Meriggio. Ci piace qui riportare quanto scriveva Don Antonio Bittarelli, nel dare notizia dell’avvenuto restauro e della. traslazione dell’affresco: «questo S. Sebastiano (m. 2×0,70) si trovava fino a qualche mese fa nella diruta chiesetta di S. Michele Arcangelo, in una frazione di Acquacanina… Si osservi l’immobile bellezza dell’incarnato, i bellissimi capelli, che continuano il decorativismo luministico delle frecce appaiate e dei piccoli spruzzi sanguigni, il decorativismo della colonna e della transenna a cassettoni nello sfondo. Anche il movimento dell’arciere in basso, così originale nella iconografia del Santo, non scompone la mostra della chioma a paggio. La scritta, in lettere gotiche, fuori quadro, dichiara che la figura era accompagnata da santi locali, tra cui «Catervus» e forse al centro una Madonna o più facilmente un Crocifisso. L’immagine faceva parte di un più grande affresco murale che è andato perduto. Sotto l’affresco correva un’iscrizione della quale è rimasta solo la parola catervus di cui sopra e la data 1490, data che, nel restauro, è scomparsa.

tratto da “La Badia di Rio Sacro e la valle del Fiastrone Acquacanina fra storia e leggenda” di Claudio Marinangeli.

Per approfondimenti maggiori: www.acquacanina.org

 

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