Chiesa di San Marco in Pomeriis – Spoleto (PG)

Nonostante le apparenze stiamo parlando del più antico e importante complesso ecclesiastico di Spoleto.

 

Cenni Storici

La ex chiesa di San Marco in Pomeriis è una piccola chiesa di origini molto antiche, situata a Spoleto in fondo a via delle Felici, nel primo suburbio fuori dalle mura più antiche.
Oggi (2021) la struttura non è più raggiungibile da Via delle Felici a causa di una frana, è ridotta a rudere e ricoperta di vegetazione, di difficile accesso anche da Via delle Mura.
Vedendo il modesto edificio prossimo alla completa rovina è difficile credere che qui sorgeva uno dei più antichi e importanti complessi ecclesiastici di Spoleto.
Il nome stesso ne denuncia l’antica origine, presso i Romani il “Pomerio” era, infatti, spazio di terreno sacro e libero da costruzioni che correva all’esterno delle mura.
Lo scopo di questa fascia di rispetto era insieme militare e religioso, per il suo carattere sacrale, era proibito attraversarlo in armi e solo fuori di esso cominciava l’imperium militiae.
La chiesa o meglio quel che ne rimane, si trova tra la cinta muraria romana e quella medioevale.
Le prime fonti scritte sono antichissime, Gregorio Magno nel 535 parla di un monastero intitolato all’Evangelista Marco eretto non lontano da Spoleto: “monasterium Beati Evangelistae Marci, quod in Spolitanae urbis pomeriis situm est”, fondato dal venerabile Eleuterio (Dialoghi, Libro III, 33, 1-5); del primo abate Eleuterio, figura storica, si hanno scarse notizie, è probabile che le sue vicende abbiano inizio dalla lontana Siria.
L’11 aprile del 491 d.C. si insedia sul trono dell’Impero Romano d’Oriente Anastasio I Dicoro, fedele all’eresia monofisita, fin qui è storia, poi inizia la leggenda che però probabilmente deriva in larga misura da fatti realmente accaduti, ancorché non documentati da fonti: trecento monaci siriaci, per sfuggire alle persecuzioni, agli albori del VI secolo, s’imbarcano verso l’Italia.
Accolti qui da Papa Ormisda, con la sua autorizzazione si recano ad evangelizzare popoli che vivono sull’Appennino umbro marchigiano e fra cui il cristianesimo non era ancora molto diffuso.
Fondano eremi e abbazie lungo la via Flaminia o nei suoi pressi: Spes, Eutizio, Fiorenzo, si dirigono presso la valle Castoriana, Mauro e suo figlio Felice nei pressi di Sant’Anatolia, Lazzaro e Giovanni nei pressi di Ferentillo, ove ora sorge l’antica Abbazia, Giovanni Panarense si ferma nei pressi di Spoleto, Lorenzo Siro se ne va a fare il vescovo di Forum Novum e fonda l’Abbazia di Farfa.
Isacco, giunto a Spoleto vi fondò un monastero sul colle San Giuliano, presso Monteluco, Eleuterio,giunto a Spoleto con il fratello Giovanni, scelse questo luogo isolato per condurre vita monastica secondo la regola di San Benedetto.
Gregorio Magno aveva condiviso con Eleuterio un periodo di vita monastica a Roma, poi lo chiamò nel monastero di Sant’Andrea, da lui fondato.
Le informazioni sono quindi di prima mano e attendibili.
Secondo Lodovico Jacobilli Eleuterio morì in santità intorno all’anno 580; il suo corpo e quello di suo fratello Giovanni furono poco dopo traslati nel monastero di San Marco e, molti anni più tardi, intorno al 1500, nella chiesa di San Pietro.
A Eleuterio succedettero altri abati: Benedetto e Stefano, e i santi Antonio, Merulo e Maiolo, tutti menzionati da Gregorio Magno.
Intorno all’anno 576 ha inizio la dominazione longobarda con la conquista di Spoleto da parte di Faroaldo I; il duca, dopo aver usurpato le proprietà terriere del monastero di San Marco in Pomeriis le restituì poi al papa Benedetto I, ricevendone in cambio il consenso per occupare il territorio di Classe.
Il monastero è ricordato anche in un’epistola indirizzata al diacono Antemio: “monasterii sancti Marci, quod constitutum iuxta muros Spoletanae civitatis esse dignoscitur“, ove si attesta pertanto che il monastero era attivo nel gennaio 599 (Registrum IX, ep. 30).
Il monastero, distrutto dai saraceni durante l’alto medioevo, fu poi ricostruito nell’XI secolo e visse un lungo periodo di prosperità, fino a contare più di sessanta proprietà; passò in seguito alle dipendenze dell’abbazia di Farfa.
Achille Sansi nella sua Storia del Comune di Spoleto documenta l’esistenza del borgo di San Marco sito oltre l’omonima pusterula, vi sorgeva un gruppo di edifici religiosi oggi quasi tutti scomparsi o completamente modificati: la chiesa di Santa Maria in Lauro Candelora (eretta nel 1279 da Pietro di Lauro, segretario di Latino Malabranca Orsini), l’oratorio della confraternita di San Giovanni Decollato (eretto intorno al 1430), la chiesa di San Girolamo, considerata la più importante fra queste, e la chiesa di San Marco, più antica delle altre, che dava il nome a tutto il borgo.
Sempre dal Sansi si apprende che nel 1279 “si fecero fontane presso San Marco“.
Nel 1538 il vescovo Francesco Eroli decise di annettere l’antichissima e ormai fatiscente chiesa parrocchiale di San Marco al capitolo di San Gregorio Maggiore che assunse sia la cura dell’edificio, sia quella delle anime fino al 1588.
Toccò poi ai conventuali di San Simone occuparsene fino al 1706; successivamente la parrocchialità passò alla chiesa di San Girolamo.
Nel 1789 il complesso di edifici versava in condizioni precarie già da due secoli, parzialmente invaso dal terrapieno di pertinenza della confraternita della Candelora e degli orti sovrastanti, con la terra che giungeva fino al livello delle finestre.
Ridotto in pessimo stato, fu completamente demolito e contemporaneamente si iniziò la costruzione di una nuova chiesa che occupò parte dell’area del vecchio monastero e per la quale furono riutilizzati elementi di spoglio di quella antica.
L’intera operazione, terminata nel 1793, si svolse sotto la direzione di Giovan Battista e Antonio Dotti, padre e figlio di origini lombarde, impegnati in quel periodo in ristrutturazioni di altri edifici spoletini.
 

Aspetto esterno

La chiesa settecentesca versa oggi in precarie condizioni statiche, il tetto è semicrollato a seguito del terremoto del 2016 e sui muri si aprono ampie fessurazioni che fanno presagire come prossimo il crollo dell’intera struttura.
La facciata è a capanna, con un’unica finestra posta sopra il disadorno portale.
Nel rudere della chiesa si notano ancora elementi decorativi di carattere gotico: un rincasso rettangolare strombato, semidistrutto; uno stemma con monogramma MB con croce inserito in una cornice a compasso e, sul fianco destro della chiesa, una stretta monofora strombata, formata da blocchi di pietra e coronata da un solo concio arcuato: forse tutti elementi superstiti della più antica chiesa.
L’abside è poggiata al terrapieno sovrastante.
Il campanile a vela è posto posteriormente, ha un solo fornice ed è privo di campana, rimossa e posta in salvo nel 1998.
 

Interno

L’interno è a navata unica, completamente invaso da macerie e sterpaglie.
Sulla parete di controfacciata, sopra la porta un’iscrizione dipinta, già solo parzialmente leggibile, ricordava la ricostruzione avvenuta durante il vescovato di Francesco Maria Locatelli.
L’unico altare aveva in mostra una grande tela dipinta con cornice dorata e laccata del seicento, raffigurante i Santi Marco e Gregorio dipinta da Venanzio Bisini, anch’essa posta in salvo nel 1998 e conservate presso la parrocchia di Sant’Ansano.
Dietro la parete d’altare si trova una piccola sagrestia.
Nei pressi dell’attuale rudere, su di un’area coltivata ad orto fino agli anni ottanta, rimangono i resti dell’antica chiesa e dell’annesso monastero fondato nel 535 dal monaco Eleuterio.
È probabile che l’antica chiesa fosse posizionata in posizione perpendicolare alla chiesa attuale; ne rimangono oggi visibili solo dei resti di muraglia con delle arcate.
Materiali provenienti dall’antica chiesa dal monastero sono stati reimpiegati in molti edifici della città: nell’Ospedale San Carlo degli esposti o dei proietti, nelle chiese di Sant’Ansano e di San Gregorio Maggiore, dai Padri Cappuccini, ai monasteri della Stella e della Trinità, alla confraternita della Candelora; e in vari palazzi privati tra i quali casa Mongalli, Pianciani, Ancaiani, Campello, Alberini e Zacchei.
A giudicare dall’abbondante materiale recuperato, l’antica San Marco doveva essere molto grande.
Scavi saltuari, mai conclusi (nel 1874, 1894, 1914, 1919), hanno portato in luce un antico ambiente, forse una cripta che, di nuovo abbandonata, è di nuovo quasi del tutto scomparsa sotto la terra e piante infestanti.
Due arcate, di cui è visibile solo la porzione superiore, davano accesso a due navatelle affiancate, coperte da volte a tutto sesto e comunicanti per mezzo di un rozzo colonnato con pilastri e colonne e con trabeazione, il tutto realizzato in pietra.
Nelle pareti si scorgevano le cornici di un’apertura, frammenti e iscrizioni di epoca antica, forse romane.
Nella sagrestia sono stati rinvenuti ampi brani di una pavimentazione musiva figurata, forse pertinente all’antica chiesa; questi sono i soli resti musivi di carattere religioso conservati a Spoleto precedenti la fondazione del ducato longobardo.
Ora sono esposti presso il museo nazionale del Ducato, presso la rocca Albornoziana.
I sei frammenti, rinvenuti durante gli scavi effettuati nel primo ventennio del ‘900, sono parte di uno stesso tappeto musivo a motivi geometrici formati da trecce che si intersecano ed elementi poligonali che racchiudono crociere, cantari e figure geometriche; la composizione del mosaico è ascrivibile alla prima metà del VI secolo, periodo di fondazione del monastero.
Nei pressi si trova il rudere della trecentesca torre di Fortebraccio.
Attualmente il sito è difficilmente accessibile e ricoperto da una fitta vegetazione, ma affascinante sia per la sua particolare posizione, sia per la sua ricca storia; è probabile che sotto il terriccio e la vegetazione si trovi molto più di quanto rinvenuto dai vecchi scavi.
È auspicabile che sia arrestato il progressivo degrado dell’intera zona, e che siano avviati scavi scientificamente condotti, affinché un monumento del primo cristianesimo, celebrato da papa Gregorio, possa essere riscoperto e degnamente valorizzato.
 

Fonti documentative

https://it.wikipedia.org/wiki/Ex_chiesa_di_San_Marco_in_pomeriis

http://contraomniaracalmuto.blogspot.com/2016/08/ducato-di-spoleto-da-wikipedia.html

G.Farnedi – N. Togni I monasteri benedettini in Umbria 2014
L. Gentili – L. Giacchè – B. Ragni – B. Toscano, L’Umbria – Manuali per il territorio – Spoleto – Roma, 1978
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

Link coordinate: 42.732732415892414, 12.739469699824475

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