Chiesa di San Marco – Cupramontana (AN)
Cenni Storici
Dal punto di vista architettonico si tratta di una piccola e deliziosa chiesa a pianta rettangolare, costruita con “pietre ben tagliate” e dotata di “un solo altare verso Oriente”. All’esterno si presenta in pietra a vista e all’interno completamente trasformata in data non remota. Attualmente dell’antica struttura conserva solo pochi elementi: lo stretto portale ad arco acuto e l’abside non pienamente circolare, che raggiunse il livello del tetto e che era decorata di colonnine, di cui si scorgono residui alla base. E’ presente una campana non elettrificata.
Ambiente interno
L’interno, piccolo e raccolto, è costituito da un’unica navata rettangolare con doppio accesso frontale e laterale. Completa il volume una deliziosa abside, coperta però dalla quinta dietro il bianco altare, nella quale durante la ristrutturazione avvenuta nel 2004 sono stati rinvenuti e restaurati dei bellissimi frammenti di un affresco Trecentesco. La copertura è a due falde con capriate in legno; il pavimento è in cotto. Lungo le pareti sono posizionati dei quadretti rappresentanti la Via Crucis.
Le origini storiche di questa chiesa risalgono al secolo XII; poi è stata ripetutamente ricostruita. La contrada di San Marco si estende di fronte a Maiolati Spontini, nella parte in declivio verso il fosso di San Giovanni. L’omonima chiesa, che sorge un paio di km a nord di Cupramontana, è ricordata in una bolla di Innocenzo III del 20 Marzo 1199 come dipendente dall’Abbazia di Sant’Elena, forse tramite la prepositura camaldolese di Santa Maria d’Alvareto, cui era soggetta e dalla quale non distava molto. Probabilmente fu edificata con il materiale recuperato dalle antiche costruzioni romane delle non lontane contrade Palazzi e Pieve.
La chiesa fu ricostruita nei secoli XIII e XIV. Certamente ai primi del Trecento risaliva l’affresco che fino alla seconda metà del secolo scorso si poteva vedere nell’abside; esso rappresentava “il santo titolare vestito di gran pluviale, tenente in mano il vangelo”. Gli elementi gotici sono delle conseguenze del rimaneggiamento. La chiesa continuò ad essere di diritto camaldolese, dal 1558 non più soggetta all’Abbazia di Sant’Elena ma a quella di San Biagio di Fabriano. Il 25 Aprile 1741 alcune scosse di terremoto la fecero parzialmente crollare; nel restaurarla i monaci “eguagliando le mura rimaste non la rialzarono come prima, ma così bassa la copersero del tetto”. L’ultima ristrutturazione, come si legge nella targa presente in chiesa, risale al 2004. I lavori sono stati eseguiti sotto la direzione dell’ingegnere Stefano Leoni. Durante i lavori sono stati rinvenuti e restaurati frammenti di un affresco Trecentesco raffiguranti la Madonna con Bambino, San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio Abate. Il 25 Aprile 2004 la chiesa è stata aperta al culto.