Chiesa di San Leone Bastia – Città di Castello (PG)

Questa vecchia chiesa ora è abbandonata, sconsacrata e riconvertita come magazzino.

 

Cenni Storici

La diocesi di Città di Castello, risalente al IV secolo, ad occidente confinava con le Pievi di Falzano, Teverina e Rubbiano o Rubbiana.
Il 19 marzo 1325 da Papa Giovanni XXII (1316-1334) venne istituita la diocesi di Cortona per punire il bellicoso Vescovo di Arezzo Guido Tarlati che, come abbiamo visto, nel 1323, aveva occupato Città di Castello.
Le pievi di Falzano e Teverina e, successivamente anche quella di Rubbiana, passarono dalla diocesi di Castello a quella di Cortona.
Dal catalogo delle chiese, descritto nel libro pergamena del 1499 della Cancelleria Vescovile di Città di Castello, risulta che la pieve di San Donino a Rubbiana comprendeva le chiese di San Pietro a Vignalla, di Santa Lucia a Seano, di San Leone di Cerbognano o in Carbognano (poi Bastia), di S. Cristoforo di Collevecchio, di San Lorenzo di Bibbiano, di San Florido di Uncinis di San Martino a Nerano e di San Biagio a Colle.
Nello stesso libro viene precisato che la maggior parte delle chiese ivi elencate esistevano già nel secolo XI.
Da questa pergamena vescovile sappiamo che il paese (oggi San Leo Bastia)si chiamava San Leone di Cerbognano o in Carbognano il cui significato fa comprendere che si trattava di una località dove si produceva carbone e quindi funzionavano parecchie carbonaie.
Probabilmente la pieve di Rubbiana venne suddivisa nel corso del ‘500 e alla diocesi cortonese passarono, oltre la pieve, anche le chiese di S. Lucia a Seano e San Pietro a Vignalla, mentre alla diocesi castellana rimasero, venendo comprese nella pieve di Sant’Andrea di Pereto poi Sorbello, le chiese di San Leone in Carbognano, di San Cristoforo di Collevecchio, di San Lorenzo di Bibbiano, di San Florido di Uncinis, di San Martino a Nerano e di San Biagio a Colle.
Nulla è stato trovato che indichi l’anno di fondazione della parrocchia, ma si ha motivo di ritenere che già fra il 1229 e il 1231 funzionasse come tale, perché il Vescovo Matteo nella visita alla pieve di Falzano, trovò presenti i rettori di San Leone di Teverina, di San Zeno a Valle, di Rancolungo, de Ama, de Cocina, de Casali.
In quel periodo vi era un’altra sola chiesa nella diocesi di Castello, intitolata a San Leone ed era quella di Satriano, ubicata nel piviere di Santa Maria Tiberina, quindi è lecito pensare che al Vescovo Matteo si presentò il rettore di San Leone di Bastia.
E’ probabile il primo insediamento della vallata sia avvenuto a Collevecchio e San Biagio a Colle.
Alla chiesa di San Leone, come risulta dall’archivio che inizia i primi anni del ‘600, vennero annesse la parrocchia di San Cristoforo, la Chiesa dell’Olmo e San Biagio a Colle forse dopo il Concilio di Trento, nel corso del quale venne stabilito che le chiese di minore importanza e sprovviste di mezzi per farvi vivere un prete, venissero annesse ad altre maggiormente dotate e nel cui territorio maggiore fosse il numero delle anime.
Risulta che la vecchia chiesa di San Leo sia stata ristrutturata nel 1624, anno che si trova indicato nella parte inferiore della finestra collocata nella parete destra, entrando.
Secondo un inventario dei beni stilato il 28 giugno 1805 da Don Sebastiano Gennari risulta che la Compagnia del SS.mo Nome di Dio in questa chiesa disponeva di una cappella e vi doveva provvedere alla manutenzione; vi era esposto il quadro dello Sguazzino (pittore tifernate) raffigurante la Circoncisione di Gesù.
A San Leo si celebravano due feste: la prima domenica di giugno, ora anticipata all’ultima domenica di maggio, nella quale negli spiazzi attorno alla chiesa si vendevano, oltre al vino e ai dolciumi, anche le falci per la mietitura; mentre la seconda era nell’ultima domenica di settembre, in occasione della festa della Madonna Addolorata, ancora in vigore.
Le sepolture nella chiesa di San Leo cessarono nel dicembre del 1889 rispettando il decreto napoleonico che obbligava a predisporre aree sepolcrali lontane dagli abitati.
Con il passare degli anni questa chiesa andò in disuso soprattutto quando fu edificata la nuova chiesa più comoda e spaziosa di questa vecchia.
La nuova chiesa di San Leo è stata inaugurata il 21 ottobre 1961; i lavori vennero iniziati nel 1959 su progetto dell’architetto Dino Bertolacci di Città di Castello.
Gli affreschi che vi si trovano sono opera del pittore tifernate Albi Bachini Benito, il primo dipinto nella lunetta soprastante l’ingresso della sala parrocchiale raffigura la Madonna della neve, San Cristoforo e San Leone Magno a ricordo delle antiche pievi del circondario, infine nel fonte battesimale un affresco raffigurante il battesimo di Gesù.
In questa chiesa sono inoltre custoditi due quadri provenienti dal vecchio edificio di San Leo; il primo, come su detto, è un’opera dello Sguazzino (pittore tifernate) raffigurante la Circoncisione di Gesù ed era posto nella cappellina del SS. Nome di Dio, l’altro era esposto sopra l’altare maggiore sempre della vecchia chiesa e raffigura la Madonna nella parte superiore e in basso San Leone Magno, San Carlo, Sant’Antonio Abate e San Sebastiano in venerazione.
Insieme a queste due opere del 600 di notevole fattura ed importanza, vi si trova la pala d’altare della chiesa di Leoncini e un altro dipinto donato alla parrocchia dal parroco Don Aldo Viti quale omaggio alla gente del paese.
Da questa chiesa provengono poi anche il Crocefisso dell’altare, la statua della Madonna e della Vergine addolorata.
Ora la vecchia chiesa è abbandonata, sconsacrata e riconvertita come magazzino.
 

Aspetto esterno

La chiesa sorge su una piccola altura fronteggiata da un imponente ed antico caseggiato nobiliare dove nel portone principale, oltre ad uno stemma con tre stelle, compare la data 1809 e nella muratura compaiono pietre con scritte incomprensibili.
Nella parete sinistra dell’edificio sporge una struttura che internamente corrisponde ad una cappellina.
La facciata presenta un tetto a capanna con un portale in pietra arenaria dove sull’architrave compare il simbolo di San Bernardino inserito in un sole, al disopra un piccolo oculo in pietra tamponato; Il portale è sopraelevato dal piano di calpestio di due gradini in pietra.
Dall’esame della muratura comunque si evince che il portale deve aver subito numerose modifiche in quanto compre sia un arco tamponato che una cuspide triangolare anch’essa murata.
Il campanile è a vela è in mattoni a doppio fornice sprovvisto di campane e si eleva al cuspide del tetto in asse con il portale.
Nella parete di destra troviamo una lapide commemorativa a ricordo del parroco Don Virgilio Stagi posta dalla locale Pro Loco nel 2005 e poco più avanti un’altra porta di accesso alla chiesa anch’essa sopraelevata con due gradini in pietra che presenta una cornice ben più rifinita; infatti l’architravatura è più rifinita e nel fronte contiene un altorilievo di un angelo con il viso contornato dalle ali, inoltre al disopra delle spalle laterali della porta compaiono mascheroni scolpiti su arenaria che si sono in gran parte sgretolati tranne nella parte sinistra dove invece ancora è ben conservato.
Nella parte destra il mascherone è scomparso, ma al disopra sembra scorgersi un testa di animale con la bocca aperta.
A coronamento del portale una cornice in rilievo in pietra.
In questa parete e nella corrispondente si trova una finestra all’altezza del presbiterio interno che consente l’illuminazione interna.
La parete di fondo va oltre la scarpata e poggia nel pianoro sottostante con una struttura a scarpa di diversi metri che sorregge il blocco sovrastante.
 

Interno

L’interno è completamente spoglio, con tetto a capanna in travatura in legno e pianelle, nella parete di sinistra un ampio arco delimita la cappella di sinistra (con la stessa struttura architettonica della chiesa di San Pietro a monte).
A sinistra si nota anche una nicchia con decorazione in pietra scura a forma di timpano che sicuramente era destinata a contenere qualche immagine sacra.
Gli arredi sacri sono stati rimossi e le tele che erano ospitate in questo edificio sono state trasferite nella nuova chiesa di San Leo.
 

San Leone Magno

Di San Leone Magno, Papa, non si conosce l’anno della nascita, né è certo il luogo di origine, alcuni storici lo danno nativo di Volterra, altri più genericamente lo indicano oriundo della Toscana.
il Taglieschi nei suoi Annali della terra d’Anghiari lo accredita come cittadino della villa di San Leo, contado d’Anghiari.
Le prime evidenze storiche certe su Leone lo individuano come diacono della Chiesa romana sotto papa Celestino I e poi sotto papa Sisto III.
Alla morte di Sisto III (19 agosto 440), Leone si trovava in Gallia, e fu acclamato all’unanimità dal popolo e dal clero come suo successore; fu consacrato appena rientrato a Roma, il 29 settembre.
Avrebbe guidato la Chiesa romana per i successivi 21 anni e in questo periodo ne avrebbe stabilito la centralità rispetto alle altre Chiese.
Il pontificato di Leone, come quello di Gregorio I, fu il più significativo e importante dell’antichità cristiana. In un periodo in cui la Chiesa stava sperimentando grandi ostacoli al suo progresso in conseguenza della rapida disintegrazione dell’Impero romano d’Occidente, mentre l’oriente era profondamente agitato da controversie dogmatiche; questo papa guidò il destino della Chiesa romana, essendo costretto a combattere energicamente le eresie che minacciavano seriamente l’ortodossia della chiesa, persino di quella occidentale.
Papa Leone è ricordato comunemente per essersi fatto incontro ad Attila, riuscendo a fermarlo.
In effetti San Leone, nel 453, fece parte dell’ambasceria che si recò ad incontrare il re barbaro presso Mantova, per sottoporgli proposte di pace; Attila interruppe l’avanzata e acconsentì a lasciare l’Italia a patto di un tributo annuale.
Nel 455, quando i Vandali entrarono in Roma, Papa Leone intervenne presso Genserico, loro re, ed ottenne che le sue orde si astenessero dalle uccisioni e dagli incendi.
Leone morì il 10 novembre 461 e fu sepolto nel vestibolo di San Pietro sul Vaticano.
Nel 688 papa Sergio I fece traslare il corpo all’interno della basilica, e vi fece erigere sopra un altare; si trattò, secondo il Gregorovius, del primo pontefice deposto all’interno della basilica.
Attualmente i resti di Leone si trovano in San Pietro, sotto l’altare della cappella della Madonna della Colonna, a lui dedicato, dove furono traslati nel 1715.
Nel 1754 papa Benedetto XIV lo innalzò alla dignità di dottore della Chiesa (doctor ecclesiae).
La Chiesa cattolica, nella messa tridentina, celebra la sua festa l’11 aprile; nel rito di Paolo VI la memoria viene celebrata, invece, il 10 novembre.
È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, infatti le Chiese ortodosse orientali lo commemorano il 18 febbraio.
 

Fonti documentative

Enzo Bucci – San Leone Bastia – 1987

https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Leone_I

 

Mappa

Link coordinate: 43.321859 12.145791

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