Chiesa di San Leonardo – Graffignano (VT)

Alla struttura liturgica era annessa una struttura monastica, entrambe sono fatiscenti e in pericolo di crollo.

 

Cenni Storici

I suggestivi ruderi della Pieve di San Leonardo in Selva Pagana si adagiano su un prato circondato da ulivi, tra il paese di Graffignano e il Tevere.
La costruzione della chiesa, dall’analisi delle caratteristiche costruttive, va datata a cavallo tra il XII e XIII secolo.
Tale ipotesi è confermata dal rinvenimento di due lastre frammentarie di marmo iscritte, entrambe collocate nel gradino inferiore dell’accesso al presbiterio, ove sono citati un Rainaldus Bonicomitis e un Rainerius comes, di cui si conserva un documento del 1208.
La chiesa di San Leonardo si trova altresì citata in alcuni documenti dell’inizio del XIII secolo, conservati presso l’Archivio Comunale di Viterbo, relativi alla controversia tra i conti di Persano e il Comune stesso per il possesso della Selva Pagana, tenuta in cui oltre alla chiesa vi era il Santuario della Madonna del Castellonchio, una cappella dedicata alla Madonna, un ospedale dei lebbrosi, fatto costruire dal nobile Bonconte da Persano, e un Castellare, abitazione dei Conti da Persano, distrutto ai tempi di Federico II.
Secondo la tradizione il luogo era abitato dai frati francescani, poi fu abbandonato perché insalubre.
 

Aspetto esterno

Le strutture della chiesa, nonostante il prolungato uso come rimessa agricola che ne ha gravemente compromesso le condizioni statiche, sono ancora abbastanza leggibili.
L’edificio è orientato secondo l’asse OSO-ENE e termina con un’abside a pianta semicircolare.
In facciata, sopra il portale, totalmente modificato per consentire l’ingresso delle macchine agricole, si apre un oculo con cornice di tufo a due rincassi.
Il campanile a vela, forse a due fornici sovrapposti, era situato posteriormente, sulla destra, in linea con la parete absidale.
 

Interno

L’interno è a una sola navata rettangolare (m. 11 x 5) che termina con un’abside a pianta semicircolare.
Il presbiterio è rialzato di tre gradini rispetto all’aula: questa sistemazione è però pertinente a una fase edilizia posteriore all’impianto originario della chiesa in quanto ha comportato l’occlusione parziale della luce di una porta ad arco a tutto sesto, attualmente tamponata, che si apriva nella parete sud e che dava accesso a un vano (forse la sacrestia) che appare fortemente rimaneggiato e utilizzato come stalla e rimessa di attrezzi agricoli.
La copertura, ormai quasi completamente crollata, era a doppia falda, sostenuta da capriate a vista.
L’interno era decorato con affreschi ancora in gran parte leggibili fino a qualche anno fa, ma ora completamente persi per l’uso improprio del luogo e le varie offese subite.
Sulla parete sinistra, ancora parzialmente ricoperto dalla scialbatura, era raffigurato Sant’Antonio di Padova, come attestato dall’iscrizione alla base, recante quali attributi un libro chiuso nella sinistra e il fuoco nella mano destra.
Nell’abside era raffigurato Cristo al sepolcro affiancato da quattro santi, il Cristo emergeva dal sarcofago, secondo modi molto diffusi nell’area umbro-laziale a cavallo tra il XV e il XVI secolo: aveva le mani incrociate al bacino, gli occhi chiusi, la testa leggermente reclinata sulla spalla destra; la figura, carica di sofferenza, era resa con modi fortemente “espressionistici“.
Sant’Antonio Abate alla sua destra e San Leonardo alla sua sinistra sorreggevano un panno scuro che funge da fondale alla scena; alla sinistra di San Leonardo era raffigurato un Santo calvo, dalla lunga barba bianca, vestito di scuro abito monacale, portante un libro nella mano destra e un pastorale nella sinistra, da identificarsi con San Benedetto da Norcia.
Una quarta figura, sulla destra Sant’Antonio Abate, non è leggibile perché ricoperta da imbiancatura a calce.
L’intera scena absidale era racchiusa in una cornice architettonica monocroma interrotta al centro da una finestra a ogiva decorata nell’intradosso da candelabri su fondo rosso.
Sulla parete destra, inquadrata da una cornice a bande policrome, si trovava l’immagine di San Leonardo, con il caratteristico attributo dei ceppi tenuti con la mano destra e un libro aperto nella sinistra; l’identità del Santo, in abiti da diacono, era confermata anche dall’iscrizione alla sua base; ora rimangono solo piccolissime tracce della decorazione a fresco.
 

Ambienti laterali annessi

Sul lato sud della chiesa, si trova un fabbricato, attualmente in completa rovina costituito dal vano della sacrestia e da due muri paralleli orientati secondo l’asse longitudinale della chiesa e raccordati a est da un altro muro che si innesta all’altezza dell’abside.
Con ogni probabilità questi resti sono pertinenti al convento dei Frati Minori Conventuali che officiarono San Leonardo dalla fine del XIII alla seconda metà del XVI secolo.
Tra questi ruderi sono stati rinvenuti una mola in pietra lavica e un’acquasantiera di marmo, ricavata da un capitello di tipo ionico molto rovinato.
Questi reperti e i frammenti dell’iscrizione medievale sono stati poi trasportati presso il Comune di Graffignano.
Inoltre, presso l’angolo sud-est delle rovine del convento, è stato rinvenuto un vano sotterraneo coperto a volta (m. 2,30 x 1,50) costruito con conci regolari di tufo; potrebbe trattarsi di un butto, a giudicare dalla canaletta che, inglobata nella muratura superiore, vi sbocca.
L’area circostante la chiesa e il fabbricato del convento, per tutto il pianoro fino al bosco che lo delimita, è fittamente disseminata di frammenti fittili, la cui presenza appare più abbondante nella parte meridionale e in quella settentrionale, a diretto contatto con le strutture summenzionate.
Vi sono stati rinvenuti frammenti di tegole, vernice nera, ceramica acroma, terra sigillata, ceramica a pareti sottili, frammenti di vetro, frustuli di intonaco dipinto, ceramica medievale grezza e maiolica di fabbrica orvietana del XV-XVI secolo, caratteristica per la decorazione graffita sotto l’invetriatura.
A nord della chiesa, in un campo i lavori agricoli hanno messo in luce un vano sotterraneo coperto a volta a botte ribassata, costruito in opera cementizia, largo 2,10 metri e visibile per una profondità di 2 metri, se ne ignora l’uso originario.
A circa 13 metri dall’angolo sud-orientale del fabbricato annesso alla chiesa, in direzione E, sotto la balza di travertino, si apre un’ampia cavità naturale.
Alcuni alveari collocati al suo ingresso impediscono di accedere all’interno; dall’esterno è possibile soltanto osservare alcuni movimenti di terra che fanno pensare ad attività di scavo clandestino.
Oltre a ciò, considerazioni di carattere topografico fanno auspicare un intervento scientifico volto ad accertare l’eventuale frequentazione della grotta da parte dell’uomo.
 

Fonti documentative

https://www.provincia.vt.it/beni/graffignano/scheda_012.1.htm

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Nota precauzionale

La chiesa è a rischio di crolli, si sconsiglia vivamente di entrarvi.
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia l’amico Pierluigi Capotondi, grande esperto della Tuscia.
 

Mappa

Link alle coordinate: 42.5776698479076, 12.223553785319442

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