Chiesa di San Giuseppe – Cagli (PU)
Cenni Storici
Dietro il Palazzo Pubblico vi è la chiesa di San Giuseppe (cara alla magistratura cittadina, sede dal 13 agosto 1576 della Ven. Confraternita del S.S. Crocifisso e San Giuseppe,) con una volta a botte riccamente ornata da stucchi manieristici che nel 1635 dovevano essere dorati. Le pitture del Cialdieri, alle quali mise mano successivamente il Patanazzi, raffigurano i momenti fondamentali della vita di San Giuseppe correlati alle figure (re, patriarchi e personaggi biblici) ad altorilievo che, poste entro nicchie, ritmano lo spazio tra le scene dei grandi riquadri. La parte centrale della volta è dominata dalla Carità alla quale, fra telamoni, si uniscono le altre due virtù teologali. Mentre nei due altari laterali della seconda metà del Cinquecento, con ornati lapidei dei cagliesi Angelo e Filippo Finale, sono le statue in stucco di San Giuseppe e dell’ Addolorata, nell’altare maggiore è l’ Arcangelo Michele del Lapis datato 1764, tra due affreschi seicenteschi di Girolamo Cialdieri.
L’antica Cale, posta sui colli Banderuola e Venante, fu distrutta nel 1287 da una lotta fratricida tra Guelfi e Ghibellini, e nel 1289 fu riedificata sul piano dove ora si trova grazie al Papa Niccolò IV, primo Papa francescano originario di Ascoli Piceno. Sulla piana dove fu riedificata la città sorgeva una chiesa di monaci di Fonte Avellana dedicata a San Michele Arcangelo e il luogo veniva detto Mercatale di Sant’Angelo. Dalla chiesa si tentò di imporre un nuovo nome alla città dopo la riedificazione, chiamandola Sant’Angelo Papale (nome che fu usato per qualche tempo nei documenti ufficiali). Era un priorato; poi finì per essere dato in commenda. La prima memoria risale al 1072. Dalla chiesa prese nome anche un quartiere della nuova città. La chiesa è ricordata più volte negli elenchi di decime degli anni 1290-1299 e figura anche nell’elenco di chiese del contado di Cagli dell’anno 1468. Continuò ancora per un secolo ad appartenere al monastero di Fonte Avellana, dopo la cui separazione, avvenuta con la soppressione degli avellaniti, la chiesa passò al Capitolo della Cattedrale. Fu la “Confraternita di San Giuseppe”, eretta nell’oratorio in Pian del Vescovo nella zona del quartiere di San Francesco, che nell’anno 1573, avendo preso notevole sviluppo e non potendo più adunarsi nel ristretto ambiente dell’oratorio, chiese al Cardinale Giulio Della Rovere, Commendatario dell’Avellana, la cessione perpetua della Chiesa: l’ottenne il 13 agosto 1576 e il trasloco avvenne l’anno seguente. Nel 1578 Antonio Benedetti, cagliese, già Capitano della Repubblica Veneta e più tardi signore di Finigli (1583) fece fare l’ornato dell’altare di San Giuseppe dallo scultore Angelo Finale di Cagli. Nel 1581 lo storico cagliese Jacopini faceva erigere l’Altare della Vergine Addolorata da Filippo Finale. La Confraternita di San Giuseppe l’11 febbraio 1617 ottenne l’aggregazione all’Arciconfraternita del SS. Crocifisso e San Marcello in Roma e si chiamò poi “Confraternita di San Giuseppe e del Santissimo Crocifisso”. Nel 1640 il pittore Girolamo Cialdieri di Urbino dipingeva i sette dolori e le sette allegrezze di San Giuseppe; altri riquadri erano dipinti sulla fine del secolo dal cagliese Giambattista Gambarini. Quasi un secolo dopo, tra il 1732 e il 1741, il pittore cagliese Gaetano Lapis dipingeva il quadro dell’Altare Maggiore, San Michele Arcangelo. La Confraternita ebbe i suoi beni demaniati, in base alle leggi eversive del Governo Italiano nel 1866. Il 30 aprile 1941 furono rivedute e approvate le nuove costituzioni della Confraternita dal Vescovo Raffaele Campelli.
Bibliografia Mons. Giuseppe Palazzini, Prelato Uditore della S. R. Rota, Le chiese di Cagli, Roma, 1968