Chiesa di San Giuliano – Barbarano Romano (VT)

La chiesa è stata realizzata con materiali recuperati dall’antico abitato etrusco-romano ed è il risultato di numerosi interventi che si sono succeduti nel corso dei secoli.

 

Cenni Storici

Sorge in cima a un pianoro ove si trovava l’antico insediamento di Marturanum, che ha avuto continuità abitativa dal periodo villanoviano fino all’epoca medioevale, con massimo sviluppo durante il periodo etrusco e romano, lasciando la testimonianza attraverso una vastissima necropoli.
A valle del pianoro e lungo la strada che ivi conduce si trovano numerose cavità ipogee, probabilmente tombe e cave, poi riutilizzate in epoca tarda come abitazioni o stalle.
Si sono conservati anche brevi tratti della cinta muraria etrusca in blocchi regolari di tufo.
La chiesa è stata realizzata con materiali recuperati dall’antico abitato etrusco-romano, è il risultato di numerosi interventi, datati tra il XII e il XVII secolo.
Aveva in origine un impianto a tre navate, con tre absidi; attualmente appare invece più piccola, a seguito della trasformazione avvenuta nel XV secolo per rimediare ai crolli e danneggiamenti, dovuti al succedersi di eventi sismici e abbandoni.
In tale occasione la navata sinistra fu trasformata in un corridoio scoperto di accesso e le prime due campate in un atrio, anch’esso scoperto.
Tra il XVII e il XVIII secolo furono effettuati degli adattamenti agli ambienti della chiesa per accogliere una piccola comunità di monaci eremiti insediatisi fino alla fine del XIX secolo.
 

Aspetto esterno

L’esterno mostra ancora due delle tre originarie absidi ancora in buono stato di conservazione, con archetti pensili decorati con motivi geometrici, muratura a blocchi ben rifiniti e connessi con poca malta, vi si aprono due monofore.
Lungo la parete ricostruita della navata perduta è inserita una colonna in peperino di spoglio, con alto basamento e capitello con fregi circolari.
La facciata originaria è completamente persa, una scalinata esterna conduce a un ambiente adibito a uso eremitico, sopra cui si eleva un campaniletto a vela a un solo fornice.
Le colonne sorreggono quattro campate longitudinali, per una lunghezza dalla navata centrale di circa 21 metri.
Le colonne dell’atrio scoperto, mostrano differenti stili, esempio di reimpiego di elementi preesistenti: i capitelli mostrano caratteristiche arcaiche e ornamenti a foglie angolari con decorazioni che rimandano a simbologie cristiane, sono sorretti da fusti di colonne e basamenti tutti diversi tra di loro e risalenti a svariate epoche.
Notevole è una colonna in marmo bianco scanalato, priva di basamento e sormontata da un capitello dai caratteri provinciali e arcaici.
La sua presenza testimonia l’esistenza di una preesistente costruzione, probabilmente risalente al periodo degli Antonini.
La facciata attuale, ricostruita in posizione arretrata, mostra un semplice portale privo di decorazioni, sormontato da un oculo circolare. La colonna rimasta inserita nella parte destra della nuova facciata è coronata da un interessante e originale capitello ionico in tufo con insolite decorazioni geometriche, forse raffiguranti un pesce stilizzato.
 

Interno

L’abside principale è decorata da affreschi, mal conservati, nel registro inferiore è presente un palinsesto di pitture di diverse epoche, al centro del quale si trova una Madonna in trono in preghiera, con un’altra figura sovrapposta, affiancata da tre figure per ogni lato, tra le quali si riconoscono con difficoltà e non senza dubbi, Santa Caterina d’Alessandria, San Giuliano che sorregge un’immagine di Barbarano, Santa Barbara e San Bartolomeo.
Gli affreschi hanno caratteristiche arcaiche e richiamano il ciclo della basilica di Sant’Elia a Castel Sant’Elia.
In alto un Cristo in trono benedicente entro una mandorla.
L’affresco presenta affinità con le opere di Francesco d’Antonio Zacchi, detto il Balletta, operoso a Viterbo nel XV secolo.
Ai lati sono affrescati due angeli, di esecuzione più tarda.
Sulla facciata interna del setto murario che divide le due navate è affrescato il santo titolare, San Giuliano l’Ospitaliere, appartiene alla fase decorativa più arcaica.
Degno di nota è il capitello dorico della semicolonna che presenta un insolito fregio a rosetta.
L’abside minore era invece decorata con una pregevole pittura del XVI secolo raffigurante la Madonna in trono con il bambino e San Giuliano, ne rimangono solo pochi lacerti, tra cui parte del trono e il nome di San Giuliano.
Accanto alla chiesa si trova il bagno romano, una suggestiva piscina coperta scavata nel tufo, riutilizzando un più antico manufatto etrusco, con splendida vista sul vallone sottostante, a cui si accede scendendo da un piccolo ingresso nel pianoro.
Si notano ancora resti dell’intonaco impermeabile e una piccola gradinata che scende nel bacino assai profondo.
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia l’amico Pierluigi Capotondi, preziosa guida del territorio.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

Stephan Steingräber – La necropoli etrusca di San Giuliano e il Museo delle necropoli rupestri di Barbarano Romano – Associazione Canino info Onlus, 2009
Stephan Steingräber – San Giuliano e Barbarano Romano – Acquapendente, 2022
Cartellonistica in loco

http://www.camminarenellastoria.it/index/rup_it_etr_12_Barbarano.html

https://www.europeanaffairs.it/viaggiare/2022/02/09/nel-cuore-della-tuscia-barbarano-romano-e-la-necropoli-di-san-giuliano/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=nel-cuore-della-tuscia-barbarano-romano-e-la-necropoli-di-san-giuliano

http://www.bibliotecaviterbo.it/biblioteca-e-societa/2016_1-4/blasio-dangelo.pdf

 

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Mappa

Link alle coordinate: 42.26025731161506, 12.075141533820675

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