Chiesa di San Giovenale – Macerino
L’agiografia di S. Giovenale appare dilatata e rarefatta nella nebbia dei secoli. La tradizione vuole che venisse consacrato vescovo di Narni e martirizzato. La Passio del VI secolo lo ricorda come medico africano venuto a Roma a venerare la tomba degli Apostoli. Dopo essere stato ordinato vescovo fu inviato in Umbria a diffondere il vangelo (369 d.C.) e a Narni, presso le mura, edificò il primo oratorio di S. Valentino adunandovi i cristiani. I molti prodigi avvenuti presso il suo sepolcro ne diffusero il culto nei vari località del Lazio e della Sabina. La tradizione vuole che morisse il 7 Agosto 376.
La chiesa di S. Giovenale di Macerino sorge in un luogo isolato ad est del Castello alla base del colle Aiano. È posta in prossimità del cimitero su un’antica via montana utilizzata ancora negli anni cinquanta del Novecento, che passando per Macerino, collegava la valle del Naia alla Valserra e quindi a Spoleto.
I criteri architettonici del tabernacolo lo fanno risalire al XII-XIII secolo. Le notizie storiche più antiche in nostro possesso provengono dal conosciuto codice Pelosius. La chiesa nel XIV secolo dipendeva dalla pieve di S. Maria de Rapino, era citata come Ecclesia S. Juvenalis de Agiano ed aveva una rendita ecclesiastica pari a 24 libbre.
Nel 1503 la chiesa di S. Giovenale riportò gravissimi danni a causa di uno dei frequenti terremoti che interessano da sempre la dorsale appenninica.
Nel 1910 la chiesa di S. Giovenale appariva in abbandono, sebbene ogni anno in occasione della festa, che veniva celebrata il 3 maggio, vi si compivano i sacri uffici.
Gli ultimi interventi strutturali sull’edificio, vennero compiuti fra gli anni’70 e ‘ 80 dello scorso secolo e servirono anche ad isolare l’abside dal terrapieno che la occultava.
Sotto il profilo architettonico la chiesa si presenta con il tetto a doppio spiovente all’apice del quale è posto il campanile a vela ad un fornice e una campana. La facciata nella quale si aprono tre finestre è sostenuta da due contrafforti a sperone, al centro dei quali si trova la porta d’ingresso architravata.
Il portale originario è posto nel lato sinistro, è a doppio rincasso con ghiera a ferro di cavallo (moresco o arabesco) e lunettato. Ricorda quello di S. Maria de Rupino e S. Damiano di Carsulae. In questa parete si apre anche una grande monofora strombata. L’abside è pentagonale del XIII secolo ed è orientata in maniera inusuale ad ovest. Era ornata da archetti pensili poggianti su raffinati modiglioni fogliati, di cui è rimasto un brano nel lato destro. Le finestre strombate dell’abside sono sormontate da archetti monolitici. L’interno a navata unica, con presbiterio leggermente rialzato, appare spoglio e disadorno. Nel tamburo dell’abside entro tre riquadri troviamo ritratti i Santi Giovanni Battista, Giovenale (nella sua dignità episcopale) e Rocco della fine del XVII sec, fortemente corrotti e ormai quasi illeggibili. Sulla destra in un lacerto di affresco un interessante volto di S. Francesco.
Bibliografia
Filippo Filipponi: “Indagine su una terra di confine”