Chiesa di San Giovanni de Panaria – Perchia di Spoleto
Cenni Storici
La chiesa di San Giovanni di Panaria si trova nella campagna vicino Perchia, paese di poggio con castello trecentesco, frazione del comune di Spoleto.
Così come la chiesa di San Sabino e la chiesa di San Brizio, è legata alle affascinanti leggende del primo cristianesimo umbro e spoletino. San Giovanni di Panaria venne nel territorio di Spoleto insieme a sant’Isacco, nel V secolo. Scelse come rifugio un albero che il vescovo di Spoleto Giovanni (XI secolo) vide fiorire d’inverno. Meravigliato di un tale miracolo fece costruire un cenobio nel luogo del prodigio. La chiesa edificata nel XII secolo è oggi ridotta a rudere.
La semplice facciata ha ospitato, fino al 1978, un busto virile in marmo del V secolo (oggi al Museo diocesano di Spoleto) scolpito dietro a un torso di donna ammantata di epoca romana.
Il campanile è posteriore alla costruzione originaria e risale al XIII-XIV secolo.
L’interno, a navata unica con abside semicircolare e presbiterio rialzato, era interamente decorata da affreschi.
La cripta custodiva il sarcofago in pietra con i resti di san Giovanni.
La chiesa non è visitabile perchè in gran parte crollata, è rimasto in piedi solo l’abside, una porzione di muro e un rudere della torre campanaria, il tutto circondato da edere e rovi.
L’area è recintata perchè è proprietà privata e adibita a deposito di materiale di diverso tipo e allevamento di bestiame vario.
IL CASTELLO DI PERCHIA
Il Castello di Perchia è situato in una splendida posizione collinare, a circa 8 km da Spoleto, conserva ancora intatte le mura, le porte, e varie torri. Il “castrum” risale al XIV sec. Da una pergamena del 1380, sembra che il castello, prima, si chiamasse “Villa di S. Giovanni di Panaria”.
Tutto il piccolo nucleo è di pianta quadrangolare, attraversato da un unico asse stradale interno, sul quale si affacciano le abitazioni. Le case-mura addossate l’una con l’altra, proteggono tutto l’edificio. La prima porta di ingresso era rafforzata e si possono notare ancora i fori e i perni in ferro. Altre due porte consecutive permettono l’accesso al castello e sull’architrave di una di esse è conservato uno stemma.
Ci sono ancora delle feritoie di avvistamento da dove i soldati contraccambiavano gli attacchi nemici con armi da fuoco piccole, come le balestre.
Bibliografia
http://www.itinerari.regioneumbria.eu/
http://www.ilcastellodiperchia.it/