Chiesa di San Francesco – Pinacoteca – Nocera Umbra (PG)


 

Cenni Storici

La quattrocentesca Chiesa di San Francesco si affaccia sulla piazza Caprera, nella parte alta dell’antico abitato di Nocera Umbra, ed è sede della Pinacoteca e Museo Civico.
L’impianto originario della Chiesa di San Francesco risale agli inizi del XIV secolo, quando i francescani ottennero dal pontefice Giovanni XXII la libertà di costruire un convento all’interno della città e scelsero di occupare e successivamente ampliare, un piccolo oratorio ubicato nell’allora piazza del Comune.
I primi lavori di ampliamento furono sicuramente realizzati entro la fine del secolo, come testimonia una lapide posta a sinistra del portale gotico.
I lavori portarono probabilmente ad un diverso orientamento della chiesa (con l’altare verso nord) e ad una superficie pari al doppio della preesistente.
Durante tutto il XV secolo furono realizzati lavori all’interno dell’edificio ecclesiastico, grazie alle numerose donazioni da parte degli abitanti di Nocera Umbra.
Nel 1494 iniziò un ulteriore intervento di ristrutturazione, ad opera dell’architetto lombardo Antonio di Pietro da Castelrotto comprendente la sopraelevazione del muro verso la piazza e la realizzazione degli arconi interni.
Nel 1500 alla chiesa fu aggiunto il campanile, posto alla sinistra dell’abside, a pianta quadrata con la cella campanaria dotata di quattro essenziali monofore.
La Chiesa fu sede dell’ordine francescano fino alla soppressione napoleonica (1809) e demanializzazione dei beni appartenenti allo Stato Pontificio.
Nel 1914 la Soprintendenza ai Monumenti dell’Umbria diede il via ad un progetto di trasformazione dell’edificio, già in pessimo stato di conservazione, in pinacoteca.
L’inizio della guerra fece cessare l’iniziativa e la Chiesa continuò il suo declino che si protrasse per tutta la prima metà del secolo.
Finalmente, negli anni ’50 la Pinacoteca fu realizzata e divenne fruibile, ma già nel 1979 necessitava di interventi di consolidamento e fu perciò chiusa.
I lavori necessari iniziarono nel 1981 e finalmente nel 1996 fu definitivamente aperta, consentendo al pubblico di ammirare significative opere d’arte del patrimonio culturale umbro.
Attualmente la Chiesa ha l’impianto a navata unica, con cinque robusti arconi leggermente archiacuti che ne scandiscono le campate ed un’abside poligonale di conclusione.
Il tetto della navata, a spioventi, è sostenuto dai grandi archi; l’abside ha invece il catino di copertura costituito da una cupola unghiata.
L’accesso alla Chiesa è inserito lungo la parete laterale che prospetta sulla piazza, per cui il fronte principale si sviluppa per tutta la lunghezza della Chiesa.
La sobria facciata è realizzata in pietra squadrata con due portali di accesso, il principale in marmo di stile gotico ed uno secondario architravato, con lunetta arcuata soprastante; a circa due terzi dell’altezza è posta una semplice cornice in pietra e sopra di questa si apre un’elegante monofora.
A fianco è murata un’epigrafe in versi leonini, che così recita:
si pacem tellus, coleret si bella silerent/nucerie trans muros hec nunc templa niterent/ne ve ruina desit neu queat igne dolore/hanc aulam francisce tuam cum plebe tuere/que foris existens fecit quandoque timorem/urbi intus surgens iam cepit ferre decorem/estque pro ante novo terreno corpore cincta/milletercentossex annos post octoginta
(Se la terra amasse la pace, se le guerre tacessero/questa Chiesa splenderebbe ancora fuori delle mura di Nocera./Che non venga a mancare per rovina né possa dolersi del fuoco,/questa tua Chiesa proteggi, o Francesco, insieme al popolo tuo;/che quando esisteva fuori dalle mura fece di quando in quando temere./Risorgendo entro le mura, già cominciò a conferire decoro alla città/e venne cinta di un nuovo corpo nel 1386.)
La porta secondaria e la monofora, romanica, probabilmente appartengono alla chiesa primigenia.
La decorazione della chiesa fu promossa dalle magistrature e da singoli cittadini di Nocera Umbra e affidata quasi per intero a Matteo da Gualdo e alla sua bottega.
Sul primo pilastro della parete destra, prossimo all’altare in basso sono raffigurati i Santi Rocco, Caterina d’Alessandria e Francesco.
L’affresco, molto deteriorato, è opera di un seguace di Matteo di Pietro da Gualdo e risale ai primi anni del XVI secolo; misura 80 x 75 cm.
Sopra, sempre opera di un seguace di Matteo di Pietro da Gualdo, è affrescato un Sant’Antonio abate, vi si legge il nome del committente e la data 1505 (178 x 75 cm).
Ancora più in alto è un Sant’Amico mancante della testa, affresco di un pittore locale della seconda metà del XV secolo (145 x 75 cm).
Nello spessore del pilastro in basso è raffigurata una Madonna col Bambino, opera cinquecentesca molto deteriorata di un seguace del Perugino (90 x 80 cm); in alto Sant’Antonio da Padova, affresco di Matteo di Pietro da Gualdo, (183 x 85 cm) vi si legge il nome del committente.
Segue un affresco con Sant’Anna e la Vergine; collocato in origine sulla prima campata della parete destra della chiesa, nel 1934 fu staccato e sistemato su di un supporto rigido (130 x 72 cm), è opera di Girolamo, figlio di Matteo da Gualdo, documentato, anche come notaio, tra il 1507 e il 1515, anno della morte.
Come il padre si dedicò alla pittura, sebbene con risultati assai più modesti.
Segue un frammento di cornice.
Nello spessore del pilastro successivo è affrescata un’Annunciazione, di Matteo di Pietro da Gualdo (188 x 115 cm).
Sul pilastro Trinità e i Santi Antonio da Padova e Lucia, (264 x 83 cm) opera di un modesto seguace locale di Matteo di Pietro da Gualdo.
Sull’altra faccia del pilastro si trova ancora un affresco di Matteo di Pietro da Gualdo, raffigurante la Madonna col Bambino e San Giovanni Battista, realizzato nell’ultimo periodo della sua attività (185 x 100 cm).
Accostabile stilisticamente alla tavola con l’Incontro di Gioacchino e Anna, è realizzato con modi volutamente arcaicizzanti: le figure, connotate da un’eleganza ancora memore della pittura tardogotica, sono come ritagliate sullo sfondo del drappo damascato.
La data apposta in basso era fino a qualche decennio fa leggibile come 1498.
Segue un affresco staccato e sistemato su di un supporto rigido, ricollocato ove era in origine, opera di Girolamo di Matteo da Gualdo, raffigura la Madonna col Bambino (138 x 77 cm).
Il successivo Sant’Antonio da Padova (100 x 50 cm), molto frammentario, è opera di un modesto pittore devozionale.
Sull’altra faccia del pilastro è effigiato San Felicissimo, uno dei patroni di Nocera, (173 x 114 cm), di fronte, della stessa mano Sant’Agata (173 x 114 cm), sotto cui si legge la data 1689, forse pertinente a un intervento di restauro.
Nella parete opposta a quella d’altare si ammira un affresco raffigurante la Madonna di Loreto, opera di Venanzo da Camerino e Piergentile da Matelica (390 x 331 cm).
Secondo la tradizione popolare, la casa dove nacque la Vergine a Nazareth, minacciata di distruzione dai Saraceni, fu trasportata in volo dagli angeli nel 1294 a Loreto, nelle Marche.
La versione popolare di questo “trasporto miracoloso” riflette l’effettivo trasferimento delle pareti di quest’umile abitazione, come del resto avvenne per tante altre preziose reliquie della Terra Santa, per nave, al tempo delle crociate.
Da allora la Santa Casa divenne oggetto di grande venerazione e tra i più importanti luoghi di pellegrinaggio in Italia, soprattutto a partire dal XVI secolo, quando fu edificata la sontuosa basilica destinata a custodirla.
Da questo periodo l’iconografia del miracolo si diffuse in modo capillare.
Non stupisce trovarla anche a Nocera, posta sulla via di pellegrinaggio che univa l’Umbria e i luoghi di San Francesco con il grande santuario lauretano.
Nella lunetta è effigiato Dio Padre.
Degli stessi autori è la Madonna della Misericordia e santi, affrescata nella nicchia adiacente (340 x 210 cm).
Il tema della Madonna della Misericordia è tra i più diffusi nell’iconografia mariana.
In questo caso la Vergine protegge sotto il proprio manto un gruppo di fedeli insieme ai Santi Andrea e Francesco; la soprastante raffigurazione del Cristo irato si riferisce alle punizioni divine nei confronti delle quali intercede Maria.
L’affresco è stato eseguito nel corso della seconda ondata decorativa della chiesa, collegabile all’episcopato del camerte Varino da Favorino (1514-1537).
L’ultima nicchia della parete ospita attualmente il Monumento funerario del vescovo Varino Favorino.
Il successivo altare, nella contigua parete è ora spoglio.
Sulla faccia frontale dell’adiacente pilastro è invece presente una fascia dipinta in finto marmo con all’interno due busti virili.
La nicchia successiva contiene, su tre registri, affreschi dedicati al culto mariano.
Al registro inferiore corre una fascia decorata con motivi floreali entro specchiature marmoree.
Sulla faccia interna del pilastro al registro inferiore è affrescato San Giovanni Battista, al superiore Incontro tra Giacchino e Anna.
Ai lati della nicchia sono affrescati i Santi Francesco d’Assisi e Antonio da Padova, in alto un’Annunciazione con al centro la Trinità.
Sull’altro pilastro al secondo registro San Rinaldo, al superiore la Madonna col Bambino e Sant’Anna.
Sulla parete frontale è un affresco raffigurante Santa Barbara, collocabile al secondo decennio del Cinquecento; misura 160 x 83 cm, si legge la scritta parziale […] ARA ORA [PR]O NOBIS 151 […]
Sul pilastro successivo è effigiato un San Rocco del 1505 (123 x 78 cm).
Seguono un altro San Rocco, e una Madonna in trono col Bambino (141 x 82 cm), molto danneggiati.
Più in basso, un Santo Eremita, al centro Santa Caterina d’Alessandria, in alto un San Michele Arcangelo, degli inizi del XVI secolo (140 x 83 cm).
Al successivo altare, su due registri, si trovano affrescati Sant’Antonio Abate e uomo inginocchiato in atteggiamento orante, opera di un pittore umbro del XVI secolo (cm. 222 x 82) e, sopra, Madonna col Bambino, di un seguace di Matteo di Pietro da Gualdo, opera di buona qualità, ma molto danneggiata (141 x 82 cm).
Sulla faccia laterale del pilastro sono raffigurati, in basso San Rocco (167 x 68 cm), in alto San Sebastiano (160 x 69 cm).
Sulla parete di fondo a sinistra si trova un altare ove sono poste due statue in terracotta; a fianco San Francesco riceve le stimmate, di Matteo di Pietro da Gualdo (181 x 90 cm).
Segue un Sant’Antonio da Padova (181 x 55 cm), di un seguace di Matteo di Pietro da Gualdo, sul pilastro di fronte San Sebastiano sempre di un seguace di Matteo di Pietro da Gualdo (160 x 58 cm).
Numerose sono le opere d’arte collocate al suo interno provenienti da svariate chiese della zona.
 
 


Crocifisso
Tempera su tavola (320×257 cm).
Pittore umbro della seconda metà del XIII secolo
Probabilmente proviene dall’antica chiesa di San Francesco extra moenia, distrutta tra il 1304 e il 1319, anno in cui i frati ottennero licenza di costruire un nuovo convento dentro le mura. Confermerebbe questa provenienza la presenza della figura di san Francesco ai piedi della croce.
La tavola, di eccelso livello tecnico, testimonia la fortuna riscossa in Umbria dalla Crocifissione dipinta da Cimabue per la basilica superiore di Assisi.
 
 

Altare, scultore del XIV secolo
Pietra calciofa e rosso di Assisi, (190x273x114 cm).
Provenienza: Duomo di Nocera Umbra.
Ebbe la funzione di altare maggiore della chiesa cattedrale fino agli inizi agli inizi del secolo scorso, quando fu smembrato e ricomposto sotto il polittico dell’Alunno. La collocazione attuale risale al 1956.
 
 

Polittico
Opera di Niccolò di Liberatore detto l’Alunno
Tempera su tavola (410×280 cm), proviene dall’altare maggiore del Duomo di Nocera Umbra
Fu eseguito nel 1483 per l’altare maggiore del duomo di Nocera Umbra.
I santi che affiancano il gruppo della Vergine col Bambino sono Rinaldo e Felicissimo, patroni di Nocera.
Il primo è raffigurato in abiti vescovili e con il pastorale in mano, il secondo, pastore d’armenti ed eremita, è rappresentato con gli attributi del libro e della verga frondosa.
La complessità tecnica della pala rivela lo straordinario livello organizzativo raggiunto dalla bottega dell’Alunno in quegli anni: gli si apparenta il simile polittico di Gualdo Tadino, del 1471, la cui complessa carpenteria fu probabilmente realizzata dalla stessa bottega di Giovanni di Montelpare.
Vi si trovano raffigurati, al centro la Vergine in adorazione del Bambino e angeli; a sinistra i Santi Felicissimo e Francesco; nel registro superiore, a sinistra, i Santi Sebastiano e Giovanni Battista, a destra, i Santi Paolo e Caterina d’Alessandria; nei pinnacoli, al centro, l’Incoronazione della Vergine; a sinistra e a destra, i Quattro dottori della Chiesa, i Santi Girolamo e Gregorio Magno, Ambrogio e Agostino; nei pilastrini, i Santi Apollonia, Felicissimo, Antonio da Padova, Stefano, Antonio abate, Margherita, Elisabetta D’ Ungheria, Chiara, Lucia e San Senzia; nella predella, i Dodici apostoli, da sinistra, Pietro, Andrea, Giovanni, Giacomo, Tommaso, Giacomo minore, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone, Taddeo e Mattia e Putti con gli stemmi del Vescovo Francesco Scelloni (a sinistra) e del Comune di Nocera (a destra).
 
 

Incontro di Gioacchino e Anna alla porta Aurea
Tempera su tavola (261×170 cm) proviene dalla cappella dell’Immacolata Concezione del Duomo di Nocera Umbra, datata tra il 1492 e il 1503.
Fu probabilmente commissionata a Matteo di Pietro da Gualdo da Giovan Battista Olivieri, vicario generale del vescovo di Nocera dal 1492 al 1498, per la cappella dell’Immacolata Concezione in Duomo. La rara iconografia si riferisce ad un tema dottrinario sostenuto in ambito francescano e approvato da papa Sisto IV nel 1477, ovvero il concepimento della Vergine sine macula (senza peccato).
In particolare i Francescani sostenevano che Maria fosse stata concepita unicamente attraverso il bacio di Anna e Gioacchino.
Per rappresentare in immagini un tema così astratto, l’Immacolata è inserita dunque in un contesto narrativo, quello appunto in cui i suoi genitori si incontrano e si baciano.
Al centro Incontro di Gioacchino ed Anna alla porta Aurea; in alto, l’Eterno, al di sotto, l’Immacolata Concezione tra angeli; nelle lesene, dall’alto in basso, da sinistra a destra, i Santi Paolo apostolo, Maria Maddalena, Biagio martire e Agnese; Rinaldo, Lucia, Bartolomeo apostolo e il Beato Angelo da Nocera.
 
 

Santa Barbara e veduta di Nocera
Opera di Bernardo di Girolamo da Gualdo, nipote del più celebre Matteo e figlio di Girolamo, fu, come il padre, notaio e pittore.
Giudice del Comune di Gualdo, morì tra il 13 e il 15 dicembre 1532.
Nelle sue rare opere, tra cui una Madonna del Soccorso (già Innsbruck, collezione privata), un’Assunta incoronata da angeli e glorificata da l’Eterno proveniente dalla chiesa di San Francesco di Gualdo Tadino (ora Pinacoteca) e un disegno con San Sebastiano (Gualdo Tadino, Archivio Notarile) si mostra particolarmente vicino ai modi di Luca Signorelli.
La raffigurazione di Santa Barbara, tradizionalmente invocata contro la morte improvvisa causata dai fulmini, non è infrequente in ambienti a prevalente vocazione rurale, come è appunto la città di Nocera.
Proviene dall’oratorio della confraternita di San Giovanni della Misericordia, è firmato e datato PINGEBAT BERNARDUS … 1523.
 
 

Madonna col Bambino
Scultore umbro del XIV secolo. Proveniente da una collezione privata, il gruppo fu acquisito dalla Galleria Nazionale nel 1930 e quattro anni dopo entrò nella Pinacoteca Nocerina.
Nonostante la rigida impostazione frontale di matrice ancora romanica, il gruppo è databile alla metà del XIV secolo.
 
 

Monumento funerario del vescovo Varino Favorino
Opera di uno scultore del XVI secolo e Rocco da Vicenza, in origine nella cattedrale cittadina, fu smembrato agli inizi del XX secolo, sistemato temporaneamente in sacrestia e collocato in Pinacoteca nel 1934.
Precettore dei figli di Lorenzo il Magnifico, Varino Favorino fu vescovo di Nocera dal 1514; morì a Camerino nel 1537 lasciando precise disposizioni circa la volontà di essere sepolto a Nocera.
Questo dato è utile a datare il monumento, sicuramente realizzato non prima del 1538, anno in cui si richiese l’autorizzazione al trasporto delle ossa del defunto.
Il monumento fu probabilmente eseguito da un artista vicino a Rocco da Vicenza, raffinato autore, in Umbria, del ciborio della collegiata di Spello (1515) e probabilmente di quello di Sant’Emiliano a Trevi (1522).
 
 

Madonna in trono col Bambino fra i Santi Giovanni Battista e Francesco d’Assisi
Affresco (125 x 260 cm) proviene dal palazzo vescovile di Nocera Umbra, mostra notevole affinità con l’opera del Maestro di Sant’Egidio, seguace di Puccio Capanna.
 
 

Frammento d’affresco
Ne rimane unicamente una testa aureolata.
 
 

Frammenti di pavimentazione musiva
Poggiati a terra sono conservati due frammenti di pavimentazione musiva.
 
 

Statue di San Francesco e Santa Chiara
In una bacheca sono in mostra due statue, raffiguranti i Santi Francesco e Chiara.
 
 

Campana
Chiude la parete destra una campana bronzea poggiata a terra.
 
 

Statue della Madonna e San Giuseppe
Terracotta policroma, opera umbra della prima metà del XVI secolo, facevano parte di un presepe. Provengono dalla chiesa dello Spirito Santo, già della Madonnina.
 
 

Madonna col Bambino
Tempera su tavola (27x 18 cm).
Opera di Segna di Bonaventura, ricordata nel palazzo dell’Episcopio, fu collocata in Pinacoteca nel 1934.
Trafugata nel luglio 1966, fu prontamente recuperata e ricollocata nel museo.
Le ridotte dimensioni dell’opera ne fanno ipotizzare un utilizzo privato, forse legato a devozione personale e domestica.
L’attribuzione a Segna di Bonaventura, artista senese documentato tra il 1298 e il 1331, è condivisa da tutti gli studiosi, che notano nell’opera forti analogie con lo stile di Duccio di Boninsegna.
Le caratteristiche permettono di datarlo nel periodo iniziale di attività del pittore, intorno al 1310.
 
 

Madonna tra Angeli
Fa parte dell’altare in pietra serena e stucco, già posto sulla parete sinistra della chiesa, al centro della raggiera è la Madonna che schiaccia il serpente, secondo l’iconografia tipica dell’Immacolata Concezione, ai lati due angeli musicanti.
 
 

Santo Vescovo
Tempera su tavola, pittore pisano della seconda metà del XIII secolo (31,5 x 22,5 cm) proviene dal palazzo vescovile di Nocera.
 
 

Sposalizio mistico di Santa Caterina
Tempera su tavola, pittore camerte della seconda metà del XV secolo (54 x 32 cm), si trovava nel 1872 nella biblioteca Piervissani del palazzo vescovile di Nocera Umbra.
 
 

San Nicola
Tempera su tavola (34,5x 28,5 cm), pittore russo del XVI secolo.
Proviene dal palazzo vescovile di Nocera.
 
 

Santa Caterina d’Alessandria e Sant’Antonio abate
Affresco staccato e applicato su tela indurita (180 x 235 cm).
Proviene dal palazzo dell’episcopio ed è datato nella seconda metà del XIV secolo.
 
 

Mazza processionale con l’emblema della croce
Legno intagliato dorato e policromo, artigianato del XVIII secolo.
 

Fonti documentative

Francesco Federico Mancini – La chiesa di san Francesco a Nocera Umbra in Pinacoteca Comunale di Nocera Umbra, catalogo regionale dei beni culturali dell’Umbria – Electa Editori Umbri. Perugia, 1996.
Depliant e cartellonistica in loco
 

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