Chiesa di San Francesco piccolino – Assisi (PG)
Cenni Storici
San Francesco nacque da Pica e Pietro di Bernardone in Assisi nel 1182, però non si sa con precisione in quale mese e giorno (forse il 26 settembre), poiché nel Medio Evo si seguivano criteri diversi per il computo del tempo infatti anche la data della sua morte è variabile in quanto è morto al tramonto (forse alle ore 18) di sabato 3 ottobre 1226 all’età di 45 anni, ma per il computo del tempo allora in uso i giorni si facevano cominciare dal tramonto e quindi la morte sarebbe avvenuta all’inizio del 4 ottobre, giorno in cui il Cardinale Ugolino grande amico di San Francesco diventato papa a 85 anni con il nome di Gregorio IX ne stabilì la festa dopo aver decretato la sua canonizzazione.
Cosi pure, di preciso, non si sa nulla o quasi a proposito dei primi momenti di vita del Santo.
La tradizione popolare ha favoleggiato d’un vecchio pellegrino dal volto austero, che, arrivato ad Assisi poco prima che Pica mettesse al mondo Francesco, predicava nelle piazze la carità cristiana cominciando sempre con il saluto augurale “Pace e bene!”.
Quando seppe che Pica, per quanto giunta al termine della gravidanza e già da tempo colta dalle doglie, non riusciva a partorire, si fece condurre da lei e le disse che tutto si sarebbe svolto presto e felicemente, se essa si fosse trasferita dalla sua ricca camera in una stalletta della casa.
La donna, che era religiosa e probabilmente da poco reduce da un viaggio in Terra Santa, dove aveva visitato i luoghi della Natività, accettò il consiglio, pensando così di imitare la Madonna.
Fu cosi che il Santo sarebbe nato sulla paglia in una piccola ed umile stalla, proprio come Gesù.
La piccola stalla, trasformata in cappella (a partire dal XIII secolo) con il nome di “S. Francescuccio” o di “S. Francesco Piccolino“, esiste tuttora vicino alla piazza centrale, nel vicolo dello Spirito Santo.
Il portone gotico fu aggiunto nel 1281.
Pare che questa cappella sia stata allestita verso la metà del ‘200, poco dopo la morte del Santo, dal suo nipote di nome Piccardo d’Angelo, proprietario di tutta la casa e che la stessa sia stata funzionante per tutto il Medio Evo, ciò attestato da poche e malridotte tracce di affreschi del 1300 sui muri anneriti dal tempo.
Piccardo per 29 anni fu un penitente della Basilica di San Francesco, ed è anche per questo che l’Oratorio di San Francesco passerà poi in dono al Sacro Convento.
Dubbi di autenticità
Negli anni però è sorta l’annosa questione dell’individuazione della casa che il Santo abitò fino alla conversione.
Gli studiosi hanno proposto diverse ipotesi: (G. Abbate) assicura che la casa è quella contenente la “stalletta“, dall’altra (vedi L. Bracaloni) si sostiene che essa si trova nel luogo dell’attuale Chiesa Nuova, costruita nel 1615, appunto in suo ricordo e comprendente alcuni suoi resti di muro.
A sostegno della seconda ipotesi si afferma che delle tre porte, ancora esistenti coi resti di muro nell’interno della chiesa, quella di mezzo, la più piccola, era appunto l’entrata della stalla.
Starebbe a dimostrarlo la lapide ivi murata (nel XVI secolo), che, accogliendo un’antica tradizione, reca scritto: “Di qua ne andò la genitrice incinta“.
Lo proverebbe anche un’antica porta di legno, verosimilmente appartenente alla stalla e che, rinvenuta nascosta sotto un altare (XVII sec.) della stessa chiesa, presenta numerose intaccature di coltello, fatte, evidentemente, con lo scopo di asportare dei frammenti come reliquie.
V. Facchinetti, altro sostenitore di questa seconda teoria, aggiungeva addirittura che la camera da letto del Santo, prima della conversione, doveva trovarsi logicamente nel punto in cui ora è l’altare maggiore, perché si tratta del luogo più importante della chiesa.
Infine A. Fortini, formulando una terza ipotesi, ritiene che la vera casa del santo sorgesse sul lato ovest della Piazza del Mercato (oggi Piazza del Comune), fra la chiesa di S. Nicola e l’abbazia di S. Paolo, con una bottega che dava sulla via laterale (oggi via Portico).
Ora, considerando che la famiglia del Santo possedeva numerose case oltre a quelle citate, non ci sarebbe da meravigliarsi se in futuro venisse avanzata qualche nuova ipotesi.
Aspetto
L’interno dell’oratorio è caratterizzato da una volta in pietra rustica, molto simile a quella della Porziuncola e di San Damiano, e negli anni le pareti vennero rivestite da affreschi, mentre nel 1926 vennero riportate alle origini.
La facciata di questo piccolo Oratorio è di stile romanico-gotico, molto simile all’interno del loggiato che si trova nel Sacro Convento realizzato dai Maestri Comancini.
Sull’arco ogivale troviamo una frase molto significativa scritta in latino:
“Questo Oratorio fu stalla del bove e dell’asinello dove nacque San Francesco, specchio del Mondo“.
La famiglia
Il padre Pietro di Bernardone, esperto mercante, andava a comprare stoffe, specialmente in Francia, e le rivendeva nella propria città, Assisi, in un fondaco (bottega) quasi certamente annesso alla sua casa di abitazione.
Pare che Pietro discendeva dalla nobile famiglia Moriconi di Lucca, non si sono trovati documenti in tal senso, però nel tempo è stato appurato che uno della stessa famiglia si chiamava Pietro, detto il “Callo“, il cui appellativo è una chiara allusione ai suoi rapporti di commercio con la Francia (l’antica Gallia), come appunto per tradizione familiare avrebbe continuato a fare il suo omonimo discendente Pietro di Bernardone ad Assisi.
L’ipotesi della genealogia lucchese e nobiliare pare confermata dal fatto che Pietro non aveva nessun parente nell’Umbria.
Qui però nasce una controversia in quanto a Vicopisano (PI) pare che ci sia una casa appartenuta ai nonni paterni di San Francesco che qui il Santo dimorò per qualche giorno nel 1211 proveniente da Pescia.
La madre del Santo era una buona donna nata probabilmente nel 1154, sposata a vent’anni, poi rimasta sterile per un periodo di sette; si chiamava Giovanna, ma la gente le aveva dato l’appellativo di Pica, il cui significato non appare molto chiaro.
Forse, significava “voglia” di donna incinta, a ricordo della sua voglia di partorire in una stalla.
Oppure significava “gazza“, uccello dal piumaggio bianco e nero, dato che anche lei aveva bianca la pelle e neri i capelli.
Ma, più probabilmente, era l’abbreviazione di “Piccarda” per indicare che essa proveniva dalla Piccardia, regione della Francia.
Infatti, basandosi su quell’appellativo, si crede che Pietro l’avesse conosciuta in uno dei suoi viaggi in Francia.
Considerando, inoltre, i suoi gusti fini, la signorilità dei modi, una chiara abitudine all’agiatezza, si crede pure che fosse di famiglia nobile e ricca.
Variazione del nome da Giovanni a Francesco
Quando Pica partorì, il marito era lontano da casa, forse in Francia per il suo commercio, e non sarebbe ritornato tanto presto quindi dovette provvedere da sola a dare il nome al neonato e a farlo battezzare e lo chiamò Giovanni che in ebraico significa “Dio da forza“.
Si dice però che, Pietro non gradì il nome di Giovanni dato al figlio e che preferì cambiarlo con quello di Francesco (allora col significato di “Francese“).
Le ipotesi sono due: o che volesse onorare la Francia che, secondo lui, era stata sempre propizia al suo commercio di panni di lana (detti panni franceschi), oppure che Pietro scegliesse quel nome in omaggio all’amata moglie che, appunto era francese e a cui era riconoscente per avergli dato un figlio, quando già disperava di averne.
Le leggende della nascita
La leggenda tardiva, non supportata da nessuna fonte (sec. XV), che si è diffusa racconta (come detto) di un mendicante che dapprima si sarebbe presentato nella casa di donna Pica incinta prevedendo che tutto sarebbe andato per l meglio se avesse partorito nella stalla, successivamente lo stesso pellegrino si ripresentò nella chiesa di San Rufino al momento del battesimo e si propose come testimone in assenza del padre e quando si alzò lasciò incavata la pietra della chiesa con l’impronta del suo ginocchio (conservata all’inizio della navata destra).
La leggenda prosegue parlando di un altro mendicante che si presentò in casa di Pica qualche mese dopo e sollevando il bambino verso il cielo profetizzò: “Ad Assisi sono nati due bimbi nello stesso giorno: uno sarà fra i migliori del mondo, l’altro fra i peggiori“.
Quindi teneramente strinse al petto Giovanni, gli fece un segno di croce sulla spalla e lo restituì alla serva, pregandola di averne molta cura.
Quanto alla profezia, da sempre ci si è chiesti chi poteva essere il “cattivo“, coetaneo di Giovanni, di cui parlava il pellegrino, ma fino ad oggi non si sono trovate risposte soddisfacenti.
Si è fatto il nome di Bombarone, il futuro frate Elia tanto discusso per il suo audace senso realistico; si è pensato ad un certo Azzolino di Narrata, divenuto poi un feroce capo rivoltoso.
Con un po’ di faziosità non si è persa l’occasione per mettere nel numero dei “peggiori” anche l’imperatore Federico II, benché fosse nato in un’altra città e in un anno diverso.
Secondo la tradizione i due mendicanti che nessuno aveva mai visto prima e che nessuno vide mai più fossero due angeli.
Fonti documentative
R. D. Torre – San Francesco d’Assisi Vita del Santo e cenni sul francescanesimo – 1982
Fra Tommaso da Celano – Vita di San Francesco d’Assisi e Trattato dei Miracoli – 1976
http://www.assisinforma.it/sez-arte/chiese_9.htm
http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/
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