Chiesa di San Francesco e Madonna di Donatello – Citerna (PG)
Cenni Storici
Il primo insediamento francescano in Citerna fu un piccolo convento costruito presso il luogo dei miracoli attuati dal Santo, che un incendio, nel 1316, danneggiò gravemente.
Allora i frati si trasferirono accanto alla chiesetta del Crocifisso, fuori del paese costruendo il convento detto degli Osservanti.
I Cappuccini si stabilirono invece presso il confine con la toscana.
Durante la seconda metà del 1400 esisteva qui un primo convento ed una chiesa officiata dai Francescani conventuali.
Il suo ampliamento definitivo fino a farne il grandissimo edificio con l’annesso convento risale al primo decennio del 1500 come indica la data scolpita sull’architrave della porta.
L’attuale edificio è stato quindi edificato su una struttura preesistente ed utilizzando alcuni resti della stessa come si può scorgere nelle tracce ancora visibili nella parte inferiore della facciata.
La consacrazione risale al 1545.
La parte conventuale è oggi sede del Municipio della città.
Nel 2012 sono iniziati i lavori di consolidamento strutturale e restauro, che hanno interessato in particola modo gli elementi murari portanti, le coperture interne (volte) e la pavimentazione, si è inoltre provveduto ripulire e ritinteggiare l’intera chiesa.
Tutto questo grazie alla sinergia economica e i piani di intervento della Conferenza Episcopale Italiana, della Regione dell’Umbria e del FEC.
Aspetto esterno
La facciata si presenta con un semplice tetto a capanna e in mattoncini rossi, frutto di rimaneggiamenti avvenuti sul primitivo impianto; al di sotto del tetto si apre una semplice finestra rettangolare con un modesto infisso in legno.
In facciata restano visibili i segni delle diverse modifiche strutturali che si sono succedute, tra cui è visibile la sagoma di un rosone centrale posto sopra la porta cinquecentesca.
Il grande ambiente superiore è accessibile solo dalla Piazza del Teatro, pertanto l’edificio assume una funzione simbolica come collegamento fra il borgo antico e l’espansione di epoca rinascimentale.
Di particolare pregio il portone in pietra cinquecentesco, opera di Stefano Acquisti che costituisce l’unico accesso alla chiesa.
La torre campanaria che si innesta sul fianco della navata è a pianta quadrata interamente in mattoni a faccia vista che termina con un tetto a padiglione.
Interno
Internamente la chiesa si sviluppa in un’unica navata secondo una pianta a croce latina con un’aula ampia e luminosa grazie ad alcuni finestroni rettangolari che si aprono lungo le pareti perimetrali che illuminano di luce naturale tutto l’interno, il quale ha un andamento piuttosto irregolare a motivo dei vari rifacimenti, come mostra la strana nicchia presso il secondo altare di destra.
Le arcate sono a sesto acuto, mentre la crociera è a tutto sesto.
La navata, come anche il transetto e l’abside sono coperti da una serie di volte a crociera.
La Chiesa è dotata di nove altari, quattro dei quali in pietra arenaria e legno, dipinti e dorati.
Possiamo dire che sette altari sono quasi identici tra loro.
Sopra il primo altare di sinistra è collocata una Annunciazione, tela ad olio del secolo XVII (di autore anonimo); nel secondo è una tela, dello stesso secolo, che rappresenta un francescano che sorregge San Giovanni, l’Immacolata e il profeta Isaia.
Nella parete di fondo della parte sinistra del transetto si trova un maestoso altare ligneo settecentesco intitolato al Santissimo Crocifisso, sul quale è posto appunto un Crocifisso ligneo di stile bizantineggiante.
Il Crocefisso è ritenuto miracoloso poiché, finito in una soffitta del convento, pare che un monaco in una stagione fredda voleva farne legna da ardere stava per gettarlo nel fuoco ma come sollevò la scure per colpirlo, miracolosamente il Cristo aprì gli occhi per fermare la mano sacrilega e da tale momento seguì una lunga serie di altri miracoli per cui fu oggetto di venerazione e oggetto di offerte da parte dei fedeli che per grazia ricevuta donavano ex voto conservati nella nicchie laterali della macchina d’altare.
Il Crocefisso ligneo duecentesco campeggia su un fondo attribuito a Raffaellino del Colle dove ai lati del crocefisso ci sono San Giovanni e la Madonna e nelle spalle dell’arco nelle nicchie finte laterali ci sono due immagini con sfondo d’ombra tanto da farle sembrare statue due dipinti a destra c’è San Francesco e a sinistra San Girolamo penitente.
Sempre nel transetto di sinistra troviamo l’altare dedicato a Maria Maddalena, e la tavola della Deposizione di Cristo dalla croce dipinta nel 1570 da Nicolò Circignani detto il Pomarancio.
Nell’intradosso due Santi Francescani, San Bernardino da Siena e San Francesco.
La tavola nella parte alta non sarebbe stata rifinita, ma solo abbozzata non tanto per problemi dell’artista, ma per la mancanza di fondi da parte dei frati che costrinsero il pittore a sospendere l’opera.
Questa tavola, che appartiene al primo soggiorno tifernate del Pomarancio, riprende molti particolari della Deposizione di Daniele da Volterra nella Chiesa di Trinità dei Monti in Roma (1542).
All’incrocio della navata con il transetto si trova l’altare maggiore, addobbato con candelieri e reliquari finemente lavorati.
Dietro l’altare maggiore, si apre un maestoso coro ligneo in noce, realizzato nel XVI secolo dotato di 25 scanni e di un monumentale leggio; sopra una tavola peruginesca con San Sebastiano, San Pietro da Verona, Madonna in trono con Bambino ridente, l’Arcangelo Gabriele, Tobiolo raffigurato con il pesce in mano, (per intercessione di un angelo curò la cecità del padre con le interiora dei pesci) e a fianco una Santa di dubbia interpretazione, qualcuno afferma che sia Santa Maria Maddalena con gli oli in mano, altri affermano che sia Sara la moglie di Tobiolo.
Sulla parete opposta del catino absidale una Deposizione opera di Forzorio o Forzorius pittore aretino del XVI secolo
Sulla parete del transetto destro sono collocati altri due altari: sopra il primo troviamo una tavola intitolata Cristo in Gloria di Raffaellino del Colle con Cristo risorto in gloria tra angeli e sotto San Francesco e San Michele Arcangelo che schiaccia il demonio, nell’intradosso Angeli con la croce e la Sacra Sindone.
Sul secondo altare un dipinto della Madonna in trono del XVI secolo.
Sopra la porta della parete destra del Transetto una tela con la Sacra Famiglia tra San Giovanni Battista e San Francesco.
Scendendo sulla stessa parete di destra della navata si apre una nicchia con un pregevole affresco della Vergine con Bambino, affiancata da San Michele Arcangelo e San Bernardino da Siena, riconducibile alla scuola di Luca Signorelli (forse di Tommaso Bernabei detto il Papacello).
Da notare la differente mano tra i santi decorati in basso e gli angeli della volta, infatti i primi sono mano del Papacello mentre gli angeli di ottima finitura sono opera dello stesso Signorelli che ha utilizzato un bozzetto già utilizzato a Città di Castello.
La nicchia è in parte coperta da un altare con una raffigurazione di Sant’Antonio da Padova (nel quadro appare il panorama di Citerna nel ‘500 vista dalla pianura di Sansepolcro e una visuale di Padova attraversata da un canale navigabile come appariva anch’essa nel 1500), dell’artista Simone Ciburri, allievo del Bandiera
Sull’ultimo altare prima della porta si trova una tavola della Madonna e ai suoi piedi San Nicola di Bari e San Carlo Borromeo anche questo opera di Simone Ciburri.
Sulla parete di fondo in controfacciata la Cantoria sorretta da due colonne con un organo le cui canne sono inserite in una bella cornice lignea.
Madonna di Donatello
Al centro del coro, fino al 2000, quando partì per un lungo ed importante restauro, era collocata una statua in terracotta dipinta che ritraeva la Vergine con il Bambino Gesù in braccio alta 110 cm.
Attualmente si trova custodita in un ambiente dotato di un adeguato sistema di allarme e sufficientemente umidificato, adiacente al coro ligneo dietro l’altare maggiore.
La Madonna di Citerna (datazione 1415 – 1420) ha subito durante il corso dei secoli diversi interventi pittorici che hanno compromesso la leggibilità dell’opera: stratificazioni di pittura operate in diversi periodi che hanno causato l’offuscamento della policromia originale.
Il restauro eseguito presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e durato quasi sette anni ha comportato una delicata fase della rimozione di ben tre strati pittorici sopra la dipintura originale ed il consolidamento dello stato originale.
Durante la rimozione degli strati non pertinenti, si sono potuti approfondire alcuni aspetti di interesse storico riguardo alle vicende subite dal manufatto.
La superficie pittorica originale, è venuta alla luce in tutta la sua bellezza per la qualità dei colori, alquanto ricchi e pregiati, che per la ricercatezza della decorazione, rivelando appieno aspetti tipici di una rappresentazione legata al gusto del Gotico Internazionale, ancora presente nei primi anni del Quattrocento a Firenze.
Di sicuro, quindi, un’opera devozionale, forse appartenente a un casato importante, una statua che per dimensioni e forme poteva anche essere trasportata durante occasioni particolari.
La statua rientra in quella categoria di opere devozionali destinate alla devozione religiosa familiare all’interno delle case patrizie.
Il gruppo scultoreo, a figura intera, misura 114 cm, la base è larga 34 cm e profonda 38 cm.
La terracotta è foggiata a tutto tondo, dalle frange dell’abito sporge aggettante e con una perfetta finitura il piede nudo, calzato in un sandalo.
Il corpo ceramico si presenta compatto e senza inclusioni, denotando l’ottima qualità dell’impasto.
Il complesso scultoreo di affascinante bellezza è unico per l’intensità degli sguardi, il movimento dei panneggi e la raffinatezza delle decorazioni, è un capolavoro che scaturisce intense emozioni.
Nella stessa sala ha trovato posto una tavola con la riproduzione di un’opera di Raffaello “Sacra Famiglia con San Giovannino” eseguita da un pittore anonimo del XVI secolo
San Francesco a Citerna
Il Santo passò per Citerna almeno due volte, così è documentato dalle Fonti Francescane, mentre era di passaggio per la Verna e per due volte compì dei miracoli a cui almeno nel secondo era presente anche Sant’Antonio da Padova.
In questa località si verifica un simpatico episodio della vita del Poverello.
Quando San Francesco vi arriva nel 1214, un gran numero di persone vuole sentirlo predicare cosicché si è costretti ad andare in aperta campagna.
Francesco si appoggia a una quercia, la quale però è piena di formiche: in nome di Dio, egli comanda loro di andar via e le bestiole miracolosamente ubbidiscono.
In quello stesso luogo, chiamato del Montesanto, viene edificato nel XIII secolo il Conventino, detto anche gli Osservanti, abitato finché i francescani non si trasferiscono nel Convento intitolato al Santissimo Crocefisso.
Quest’ultimo, soppresso all’indomani dell’unità d’Italia, è oggi dimora di una comunità di suore benedettine di clausura.
Un altro racconto narra che mentre Francesco predica, un donna, suonando il cembalo, non gli permette di farsi ascoltare dalla folla.
Ammonita dolcemente la donna non smette cosicché Francesco dice: “Piglia, o diavolo, piglia ciò che è tuo“.
La misera donna è levata in aria e non è più vista da nessuno
Orari di visita
E’ possibile accedere alla Sacrestia della Chiesa di San Francesco a Citerna dove è conservata la Madonna di Donatello attraverso l’infopoint, situato al piano terra del Palazzo Comunale, che osserva i seguenti orari di apertura:
sabato/domenica e giorni festivi: 10.00-12.30 e 15.00-18.00.
Nei restanti giorni settimanali la Madonna di Donatello è visitabile solo su prenotazione ai seguenti recapiti: 3388817814 – 3398445619 – 0758554705.
Fonti documentative
http://www.prociterna.it/il-borgo/da-vedere/chiesa-di-s-francesco/
http://www.icamminidifrancesco.it/sansepolcro_-_citerna
http://donatelloaciterna.it/it/news/nuovi-orari-di-apertura.html
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=37945
http://www.prociterna.it/il-borgo/da-vedere/chiesa-di-s-francesco/