Chiesa di San Cristoforo – Orchi di Capodacqua di Foligno (PG)

La chiesa è inagibile dopo il terremoto del 30 ottobre 2016.

 

Cenni storici

Chi all’inizio giocò un ruolo fondamentale per la chiesa di Orchi fu il monastero di S. Stefano, che sorgeva nei pressi del Castello di Gallano, nella viscontea della Valtopina, a poca distanza da Orchi; lo stesso era stato fondato nel 1086, con donazioni di Berardo, Bruco e Attone degli Atti dei conti di Nocera e dopo due secoli di autonomia, nel 1291, fu unito a Sassovivo.
Dal privilegio di Alessandro III (31 dicembre 1172) confermato da Celestino III (16 aprile 1197) si apprende che da Gallano dipendevano nove chiese, mentre dalla conferma di Celestino III veniamo a sapere che sul monastero gravitavano insediamenti rurali che effettivamente costituivano l’intero feudo di Valtopina.
L’elenco delle nove chiese è il seguente:
S. Pietro di Serra, S. Cristoforo, S. Michele arcangelo “de Rotunduro” (santuario micaelico dirimpettaio alla rocca di Serra), S. Maria de Villa Alva, S. Maria di Afrile, S. Giovanni di Talogna (Talonge), S. Sisto di Gallano, S. Croce di Serra e la chiesa di Castelreale (castri Regalis).
La chiesa è menzionata in un altro documento del 1211, “datum ante ecclesiam Sancti Christofori de Orchi“”.
Di lì a pochi anni (1239), una “cappella S. Christofori” dipendeva dalla canonica di San Martino de Equalis (San Martino di Colfornaro?); quale chiesa di San Cristoforo di Orchi o chiesa della villa di Orchi era citata nel tardo Duecento (1295) e nella prima metà del Trecento (1333-1334).
Come chiesa parrocchiale di San Cristoforo era nota nella seconda metà del Cinquecento (1573); menzionata in seguito in numerose visite pastorali (1643; 1646; 1670; 1699), nel Settecento (1739, 1786-1792), risultava ormai soggetta alla parrocchiale di Santa Maria e Sant’Anna di Capodacqua.
La trasformazione era avvenuta nella seconda metà del Seicento, stando ai documenti relativi alla visita pastorale di Gusmini (1911-1914) in cui si legge che la piccola chiesa di San Cristoforo altro non era che “la sacrestia dell’antica chiesa parrocchiale di San Cristoforo di Orchi, distrutta nel 1659 circa“.
La ristrutturazione seicentesca comportò l’accorciamento di parecchi metri tanto che l’arcone che si osserva in facciata fa capire che l’edificio attuale non è che solamente l’area del presbiterio.
La chiesa stava per essere inaugurata dopo la ristrutturazione seguita ai danni del terremoto del 1997 quando la scossa del 30 ottobre 2016 l’ha di nuovo lesionata gravemente rendendola di nuovo inagibile.
La Chiesa è intitolata a San Cristoforo, anche se, stando ai racconti della gente del posto, sembrerebbe che la sua festa, che ricorre il 25 luglio, non fosse oggetto di particolari celebrazioni.
Un informatore locale ricorda invece che veniva festeggiato solennemente il 3 maggio, festa della Santa Croce, quando si ponevano nei campi delle piccole croci fatte con i ramoscelli d’ulivo e si facevano gli “scongiuri“, che avevano lo scopo di proteggere i raccolti.
 

Aspetto esterno

La chiesa attuale è in effetti ciò che rimane di una costruzione assai più ampia che occupava per intero lo spiazzo antistante.
Il piccolo edificio è a pianta rettangolare ed ha una copertura a travi.
La facciata, in mattoni e pietra locale, si caratterizza per un ampio arco a tutto sesto, fortemente ribassato. L’arcata è tamponata e vi si apre l’attuale porta d’ingresso.
La vecchia porta, situata sul lato sinistro della chiesa, è stata chiusa in occasione di precedenti restauri, per favorire la conservazione degli affreschi.
 

Interno

Due delle pareti della chiesa sono ornate da affreschi risalenti alla seconda metà del Quattrocento che qualcuno associa al Mesastris.
Sulla parete di fondo sono visibili una frammentaria Crocifissione, con iscrizione datata (1464), ed un San Sebastiano.
Sulla parete laterale sinistra sono due Santi vescovi ed un Santo barbuto.
All’interno erano conservati, prima del sisma, una statua lignea di San Cristoforo, probabilmente del XVII secolo ed un’antichissima statua della Madonna, anch’essa di legno, databile intorno al Duecento, esse sono state trasferite a Foligno presso il Museo Diocesano.
Dopo i lavori di restauro post sisma la statua della Madonna è stata esposta in una nicchia nella chiesa parrocchiale di Capodacqua ed eccezionalmente riportata nella chiesa di Orchi, insieme alla statua di San Cristoforo il giorno 25 luglio 2019 in occasione dell’inaugurazione dei restauri della stessa post sisma ottobre 2016 (le foto della statua sono state scattate in tale occasione).
 

Fonti documentative

F. Bettoni M. R. Picuti – La montagna di Foligno itinerari tra Flaminia e Lauretana – Edizioni Orfini Numeister 2007
M. Sensi – Movimenti riformatori nell’Italia Centrale
 

Da vedere nella zona

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