Chiesa di San Cristoforo – Cimitero di Passignano sul Trasimeno (PG)

La chiesa solitamente è chiusa basta però chiedere l’apertura al custode del cimitero.

 

Cenni Storici

L’antica pieve di San Cristoforo, si pensa costruita tra l’XI e il XII secolo, è situata su un’altura appena fuori dell’abitato medioevale, lungo un’importante direttrice stradale che conduceva a Cortona, per lungo tempo centro della giurisdizione ecclesiastica di Passignano e del suo territorio.
La costruzione della plebs Sancte Marie in Passignano, si ebbe probabilmente tra l’VIII e il IX secolo d.C., quando, nonostante l’influenza longobarda che premeva da un lato e quella bizantina dall’altro, si voleva educare la massa al Cristianesimo.
Le funzioni parrocchiali della chiesa, un tempo dotata di fonte battesimale, sono testimoniate anche dall’iscrizione in calce alla preziosa formella in ceramica di Deruta del XVI secolo collocata sopra la porta d’ingresso.
Le origini della pieve di San Cristoforo sono molto antiche, appare infatti per la prima volta nel 1136 intitolata a Santa Maria in una lettera di Papa Innocenzo II indirizzata al Vescovo Rodolfo dove si confermavano i possedimenti spettanti alla diocesi di Perugia.
Si ritrova quindi con lo stesso titolo anche nella successiva e ulteriore conferma di tali beni fatta da Federico I al vescovo perugino nel 1163 e solo in seguito sarà dedicata al santo, cui nel 1361 era intitolata già una chiesa entro le mura.
In realtà questa non è proprio la prima menzione, infatti nei documenti che vedono la Pieve come tributaria dell’Abbazia di Farneta, insieme alla chiesa di Santo Stefano a Monte Ruffiano e a quella di San Vito, la troviamo nella Pergamena n. l dell’imperatore Enrico II datata 1014 e nella Bolla di Papa Gregorio IX del 1238.
Purtroppo da recenti studi si è scoperta la non autenticità di tali documenti redatti in epoca successiva, probabilmente tra il XIII e il XIV secolo anche se la notizia dell’appartenenza all’Abbazia di Farneta è un dato di fatto.
Si può supporre che il nuovo titolo possa risalire al 1432, data incisa nella pietra della mensa dell’altare maggiore, dedicato appunto a san Cristoforo, che poteva essere stato eretto proprio in questa occasione.
È probabile che la chiesa sia sorta su un precedente luogo di culto; il sito, di antica frequentazione, ha infatti rivelato l’esistenza di insediamenti di epoca classica sia nell’area circostante, dove sono state rinvenute tombe con ricchi corredi funerari, che all’interno della chiesa dove si sono conservati resti cospicui di strutture antiche (tra cui le tracce di un basolato stradale) e numerose testimonianze di sviluppi altomedioevali che ne attestano la continuità d’uso.
La costruzione è ragionevolmente databile tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, periodo in cui si assiste al fiorire di nuovi insediamenti religiosi in area rurale perugina e che, in particolare, coincide con un momento di notevole sviluppo economico per il territorio di Passignano.
Questa Pieve è stata una tra le chiese principali di tutta l’area del Lago e aveva importanti rendite, infatti le decima che pagava alla mensa vescovile di Perugia erano seconde solo alla Pieve di San Secondo sull’Isola Polvese e la Pieve Confini nei pressi di Tuoro.
Oggi è difficile immaginare l’importanza e la grandezza della fabbrica originale che aveva consistenza e proporzioni assai diverse dalle attuali.
La Pieve, era infatti un complesso edilizio articolato che doveva comprendere anche un porticato addossato alla chiesa ed un recinto edificato destinato alle sepolture individuali, coperto e decorato da affreschi, come ricorda una visita pastorale del 1593.
Alterne vicende conducono al decadimento della pievania nei secoli XVII e XVIII e l’edificio, da sempre adibito a luogo di sepoltura, viene limitato al ruolo di chiesa cimiteriale perdendo dal 1804 tutte le funzioni parrocchiali trasferite, inizialmente, nella chiesa di San Bernardino (annessa alla pievania dal 1573 e situata all’interno delle mura castellane).
Questa costruzione, che era ancora in parte visibile ridotta a rudere alla metà del secolo scorso, è oggi definitivamente scomparsa e doveva essere affrescata anche all’esterno con affreschi simili a quelli tuttora conservati nel suo interno.
Anche il volume superstite della chiesa è in realtà assai ridotto rispetto alle dimensioni originali, in quanto sarebbe stata tagliata (circa 12 metri), intorno alla metà del XVIII secolo, di almeno due campate e privata degli absidi di fondo presenti in tutte e tre le navate e fu rialzato il pavimento, come è evidente osservando le figure mozzate dipinte sulle colonne e nell’intersezione con la parete di fondo, dove è visibile la prosecuzione degli affreschi entro lo spessore murario.
Questa riduzione volumetrica si era resa necessaria poiché la chiesa, in quella parte, era andata in rovina dopo un lungo periodo di abbandono.
La nuova parete d’altare permise anche la sistemazione dei due altari nella testa delle navate laterali, uno dedicato a san Sebastiano e l’altro a sant’Ansano.
Quest’opera di rifacimento fu completata probabilmente nel 1763, data incisa sul timpano del piccolo campanile a vela innalzato in sostituzione dell’originale proprio sulla muratura che limita la parte demolita.
L’antico edificio era costituito da un corpo, a tre navate, era scandito da sette campate e si concludeva con una zona absidale tripartita.
Stando al resoconto delle visite pastorali di Della Corgna del 1565 e Comitoli del 1593 l’altare maggiore sistemato nell’abside demolito della navata centrale dedicato a san Cristoforo, è identificabile in quello attuale; altri altari un tempo presenti sono andati perduti.
Non appare invece confermata l’esistenza di una cripta che non appare mai citata direttamente nelle fonti d’archivio.
Importanti restauri hanno interessato la chiesa nella metà degli anni 80 e i primi anni 90.
 

Aspetto esterno

La chiesa è inglobata nelle mura del cimitero, presenta una facciata a due spioventi con altre due falde più basse che costituiscono le due navate laterali.
La porta è squadrata e sopra di essa si trova una formella in ceramica di Deruta del 1500; nella maiolica è raffigurato il santo mentre trasporta a spalla il piccolo Gesù passando in acque ricche di pesce, si legge infatti in basso:
ECCLE(SIA) PEROCCHALIS PLEBIS SAN-TIS CHR(I)STOPHONI CAS(TRUM) PASIGNANI.
Sempre in facciata sono presenti tre finestroni posizionati ognuno al centro delle rispettive navata interne.
 

Interno

L’interno, ricco di affreschi, è diviso in tre navate scandite da un ritmo che alterna pilastri a pianta esagonale e a pianta lobata.
Il piano di calpestio è più alto del piano esterno per cui entrando si trovano tre gradini; entrando a destra troviamo un’acquasantiera in pietra e sopra un affresco molto deteriorato di autore ignoto dove resta un’immagine di una Santa con un libro in mano non identificata e accanto una testa di un’altra Santa.
Sulla colonna della controfacciata un Santo monaco forse San Benedetto, anch’esso di autore ignoto, unico affresco databile al XIV secolo presente nella chiesa.
L’ultimo affresco della controfacciata a destra è un San Cristoforo molto deteriorato di autore ignoto culturalmente non lontani dai prodotti della bottega del Maestro di San Cristoforo; al disotto di esso altre figure tagliate in conseguenza del rialzamento del pavimento, tra queste la testa di un Sant’Antonio Abate.
Ad angolo con la parete destra è posizionata un’acquasantiera con stelo del XIV sec..
Salendo sulla parete destra troviamo un frammento di affresco staccato di autore ignoto.
Salendo ancora troviamo una bacheca in cui sono conservate delle immagini della Via Crucis del 700 dipinte su carta dal tedesco Albrecht Schmidt e restaurate dai Padri Benedettini dell’Abbazia di Santa Maria del monte di Cesena nell’ottobre 1999.
Chiude la navata destra l’altare di Sant’Ansano Martire con una tela che lo rappresenta sull’altare a lui dedicato.
Sulla mensa è esposto un antico messale.
A questo punto torniamo indietro e ripartiamo nella navata centrale dalla prima colonna di destra dove nella facciata troviamo un brandello di affresco, andato perduto quasi completamente, con una figura irriconoscibile.
Tra la prima e la seconda colonna c’è la statua di San Girolamo.
Sulla seconda colonna troviamo l’affresco più interessante e più antico che contiene la chiesa, si tratta di un Santo Vescovo forse San Nicola di Bari, realizzato tra il 1260 e il 1270 unico residuo della decorazione dell’antica chiesa; tale dipinto, eseguito da un autore ignoto fittiziamente denominato “Maestro di Passignano“, è anche la testimonianza pittorica più antica conservata in tutta l’area del Trasimeno relativamente al periodo medievale.
Il volto, l’unica parte perduta, potrebbe essere stato realizzato in materiale diverso, ad esempio in stucco; aureola e dalmatica sono finemente decorate, e l’artista, forse perugino, non appare molto distante da un collega attivo più o meno negli stessi anni nella chiesa di San Bevignate a Perugia.
Il maestro di Passignano sembra tuttavia culturalmente più “raffinato“, sensibile in questo senso a qualche influenza spoletina.
Nella fascia alta della navata destra troviamo tutta una serie di affreschi che si sono ben conservati; l’anonimo pittore che ne dipinse gran parte, essendo ignoto gli fu attribuito il nome di “Maestro di San Cristoforo“, fu attivo nei primi tre-quattro decenni del Quattrocento, e subì soprattutto l’influenza dell’arte di Ottaviano Nelli.
Partendo sempre dalla porta la prima figura che si incontra è Santa Caterina d’Alessandria dipinta da uno sconosciuto pittore tra il 1421 e il 1426, segue una Crocifissione tra San Michele Arcangelo e la Vergine, attribuita a Maestro di Petruccio, pittore anonimo di cultura tardogotica, così chiamato dal nome di uno dei committenti (un certo Petruccio Futii), che la realizzò nel 1424; un’altra Santa Caterina e un’Annunciazione opera del Maestro di Petruccio che la dipinse nel 1426; a seguire troviamo un grande riquadro con la Madonna in trono con Bambino con Giobbe e Sant’Antonio abate, a destra, San Giacomo e San Lazzaro a sinistra.
Questo affresco è datato 1418 e commissionato da un certo Filippo di ser Tome, come si legge nell’iscrizione in basso e fu dipinto dal Maestro di San Cristoforo.
Da notare che tutte le figure di Santa Caterina (compare dipinta tre volte) sono state realizzate dallo stesso autore che ha utilizzato il medesimo cartone per cui le figure sono tutte pressoché identiche.
Che la stessa Santa compaia più volte non è affatto infrequente, non trattandosi di un ciclo unitario di affreschi, ma invece di singoli dipinti commissionati da “privati” in maniera indipendente per motivi devozionali.
Concludono la fascia di affreschi due specchi con una Madonna della Misericordia e un quadro molto deteriorato raffigurante Sant’Orsola riconoscibile dall’attributo iconografico del vessillo con la croce.
Nel presbiterio troviamo l’altare rialzato su una pedana e nella parete si trova una grande mostra d’altare lignea con un Crocefisso ligneo cinquecentesco (forse del Maestro di Magione) innestato al centro di una tela con la Maddalena a destra e San Cristoforo a sinistra adoranti.
Questo dipinto va attribuito ad Anton Maria Garbi (1718-1797), pittore formatosi a Roma ma originario di Tuoro sul Trasimeno, e può essere datato attorno al 1770.
L’altare con una base marmorea moderna, presenta una pietra da mensa dove oltre a tre croci templari compare la data 1432 riferita alla nuova intitolazione della chiesa, la scritta dice:
A. D. MCCCCXXXII DOMINO ANTONIO LANTE FARE.
A destra dell’altare c’è la porta della sacrestia dove nel muro ad angolo si nota una figura di Santo Eremita inglobata nella parete di fondo forse Sant’Onofrio.
Scendendo dalla navata verso la porta nella parte alta della chiesa si trova un altro ciclo di affreschi che partendo dal presbiterio sono così distribuiti:
nel primo riquadro Sant’Antonio abate, nel secondo Santa Caterina d’Alessandria e San Clemente papa, affresco datato 1446; entrambi gli specchi sono stati attribuiti all’attività giovanile di Benedetto Bonfigli (allora ventottenne), o più probabilmente a un suo stretto collaboratore (da alcuni proposto, tutta via senza elementi certi, in Giovanni di Tommasino Crivelli).
Bonfigli sarà il principale responsabile, dal linguaggio tardogotico fino ad allora dominante a Perugia, aperto alle novità della pittura dei grandi del Rinascimento toscano, soprattutto Beato Angelico, già in parte percepibili nell’impianto saldo dei due santi.
Lo specchio successivo è molto deteriorato e rappresenta due Santi, il primo è talmente deteriorato che è irriconoscibile, mentre il secondo è Sant’Antonio abate riconoscibile dalla campanella che porta in mano.
Segue verso la porta un altro specchio molto grande con tre figure: una Trinità a tre teste, San Michele arcangelo che schiaccia il demonio e ai suoi piedi due committenti e per finire un’altra Santa Caterina d’Alessandria pressoché identica alle prime due poiché proveniente dallo stesso bozzetto e dalla stessa mano.
Tutti questi personaggi sono stati attribuiti al pittore di cultura tardogotica denominato “Maestro di Petruccio“.
Intramezzata nelle colonne della navata c’è una statua di San Rocco proviene dalla chiesa intitolata al santo (oggi sconsacrata e di proprietà privata); si tratta di una scultura di notevole qualità, databile attorno al 1520-30, che va inserita in un gruppo di manufatti della bottega di un artista anonimo detto Maestro di Magione.
Nell’ultima colonna della navata prima della porta troviamo un frammento di affresco di autore ignoto con la figura di un Santo Barbuto.
Essendo concluso il ciclo alto della navata centrale a sinistra ricominciamo la visita interna ripartendo dalla porta e questa volta partiamo dalla controfacciata a sinistra dove incontriamo un affresco con Santa Lucia attribuita ad un seguace di Benedetto Bonfigli.
Oltre la colonna che delimita la navata di sinistra un altro affresco di cui non si conosce l’autore, molto deteriorato con Santa Caterina d’Alessandria e altro Santo non identificato.
Nella seconda colonna della navata di sinistra rimane la metà superiore di un Sant’Antonio Abate opera del Maestro di Petruccio.
In questa navata troviamo un quadro con San Sebastiano di un artista ispirato dallo stile di Caravaggio e Guercino e un’altra bacheca con figure della Via Crucis dipinte su carta come quelle della bacheca nella navata di destra.
Sull’altare di questa navata campeggia una tela con la Discesa di Cristo al Limbo opera di un artista eugubino, dell’ambito di Benedetto Nucci, databile attorno al 1580-90.
Dietro la parete di fondo, oggi nascosta da una porticina, si apre la voragine di un antico pozzo da ricollegare, secondo alcuni studiosi, al periodo precedente l’edificazione della chiesa, addirittura antecedente al primitivo tempio pagano.
Un pozzo simile venne rinvenuto nel centro del vicino paese di Magione pochi anni fa e furono trovate una serie di pignatte al cui interno stava della placenta.
Un antico rito, infatti, per augurare buona sorte al neonato, prevedeva che la placenta fosse così conservata.
Nei lavori dei primi anni 90 vennero alla luce ceramiche sigillate aretine con decorazioni e bolli;
i bolli erano necessari per sanzionare i rapporti economici in atto all’interno delle manifatture e individuare i prodotti delle singole officine.
La maggior parte di questi materiali è attualmente esposta in due vetrine all’interno della sagrestia; si tratta di una coppa con decorazione a motivi vegetali, un fondo di coppetta Rasinius, alcuni frammenti di modiolo con figura femminile offerente, una maschera a testa di medusa forse di fabbrica perenniana, il tutto databile entro l’ultimo venticinquennio del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C ..
 

Fonte documentativa

L. Romagnoli e P. Bruschetti – La Pieve di Passignano – 2001
Agnese Baldelli – Passeggiata archeologica tra le colline di Passignano – 2015
 

Ringraziamento

Il mio più sincero grazie va a Don Stefano parroco di Magione senza l’aiuto del quale queste pubblicazioni non sarebbe stato possibile farle. Grazie alla sua disponibilità e al tempo che mi ha dedicato.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Donato – Passignano
Chiesa di San Vito – Passignano
Castello di Montecolognola – Magione
Chiesa di Santa Maria Annunziata – Montecolognola
Santuario della Madonna delle Fontanelle – Montecolognola
Chiesa di Sant’Andrea – Monte del Lago
Chiesa di Santa Maria de Ancaelle – Sant’Arcangelo
 

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