Cenni Storici
La chiesa è una delle più antiche di Nepi e si trova nel centro storico, nella omonima contrada, non lontano dalla Porta Porciana; fu costruita nel X secolo in prossimità di un preesistente complesso monastico benedettino, occupato da monache di clausura, dipendente dal monastero di San Ciriaco e Nicola in Via Lata a Roma.
Il monastero è menzionato in una pergamena del 921, conservata nell’archivio di Santa Maria in via Lata a Roma, ove si racconta che Odocia, madre badessa del monastero di Santa Maria, si impegnava a concedere un appezzamento di terreno a una coppia di sposi per costruirvi una casa.
La seconda menzione è contenuta in un documento del 947 che sancisce la locazione di un terreno a una famiglia.
È menzionata per la prima volta come San Biagio in un documento risalente all’anno 950, ove si ratificava la concessione di una casa “posta sopra postierla sotterranea” da parte della madre badessa del monastero di “Sancti Flasius et Sancte Marie“.
Nel 965 il monastero è detto “monasterii Sancte Dei Genitricis Marie et Sancto Blasio quod ponitur intro civitate nepesina ad possterula (sic!) supterranea“, nel 990 si parla tout court di “monasterii Sanctu Blasius“, dedicazione sintetica ricorrente anche due anni dopo 368.
Dal 996 al 1032 si assiste ad un uso alternato di entrambe le intitolazioni, sempre accompagnate dalla specifica topografica “intro civitate nepesina ad pusterula subterranea“.
A partire dal 1038 e fino al 1183, anno in cui è datato l’ultimo documento dell’Archivio di Santa Maria in Via Lata riguardante l’ente ecclesiastico nepesino prima del 1200, compare esclusivamente il nome di San Biagio.
Subì molteplici opere di trasformazione tra l’XI e il XIV secolo, che modificarono notevolmente l’impianto originario.
Nel 1560 il monastero nepesino fu abolito e le sue strutture annesse alla parrocchia di Santa Croce.
Nel XII secolo fu realizzato l’attuale presbiterio rialzato sopra la cripta a oratorium e furono realizzati gli affreschi nell’abside raffiguranti la Vergine con dei Santi.
Nella metà del XVIII secolo fu rinvenuto un sarcofago all’interno della cripta con coperchio ornato di bassorilievi.
Il sarcofago fu poi donato dall’allora Arciprete, Don Giorgio Melata, al Pontefice Benedetto XIV.
Alla fine del XIX secolo furono effettuati lavori di restauro che riguardarono sia l’esterno che l’interno.
Nel 1896, fu abbattuto un tramezzo che chiudeva l’area absidale, probabilmente realizzalo per rafforzare staticamente la struttura, riportando alla luce l’antica abside.
Nel 1993, su iniziativa della Soprintendenza, è stato avviato un importante intervento di restauro del bene; i lavori si sono conclusi nel 2002.
Nel 1966, secondo le ultime disposizioni del Concilio, è stato collocato un nuovo Altare Maggiore al centro del presbiterio e posto un ambone sul lato sinistro.
Monumento secolare, dichiarato di Interesse Nazionale, vanta il titolo di Rettorìa.
Del complesso monastico benedettino femminile, tra la metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento era ancora possibile individuare dei “ruderi e qualche abbandonato sotterraneo” delle strutture conventuali.
Aspetto esterno
La copertura è a doppio spiovente sull’aula e falda unica sull’abside; è costituita da capriate in legno di castagno, travi principali e secondarie in legno di castagno, pianelle in cotto, tegole e coppi alla romana.
La facciata, in aderenza a quella della chiesa della Madonna delle Grazie, si presenta senza alcuna decorazione né elementi di abbellimento, con un portale ed una finestra superiore; le superfici sono in tufo locale e prive di intonaco.
La chiesa è sprovvista di campanile, evidentemente utilizzava quello a vela a un solo fornica, sito lungo il lato sinistro dell’adiacente e più tarda chiesa della Madonna delle Grazie.
Di particolare pregio è l’architrave sul portale in marmo dell’ingresso alla Chiesa, di architettura frammentaria, composto da materiale di spoglio, comprendente un coperchio di sarcofago di epoca romana (III secolo d.C.) posto come epistilio e stipiti di epoca medievale decorati a racemi e palmette.
Interno
L’interno è ad aula unica, le diverse tipologie di muratura testimoniano differenti fasi costruttive succedutesi a partire dal X secolo.
Lungo la parete sinistra si apre una cappelletta voltata a crociera, sotto una fitta grata si trova una sepoltura a loggetta.
Il ciborio gotico, collocato sul lato sinistro del presbiterio, è caratterizzato da una volta a crociera costolonata e definito da due archi cuspidati, poggia su una colonnetta.
Sotto la volta il ritratto di San Biagio e l’epigrafe che riporta l’anno di realizzazione dell’opera, il 1490; a fianco del santo si scorge il pettine da cardatore, strumento del suo martirio, in basso una figurina con due animali.
Della raffigurazione che ornava la parete di fondo rimane visibile unicamente un angelo.
Al di sopra della colonnetta una raffigurazione di San Sebastiano sormonta uno stemma con scrofa e ramo di quercia, l’emblema dell’Università dei Mercanti di suini.
Tale stemma, ripetuto anche a destra, potrebbe indicare i committenti del ciborio dedicato a San Biagio, una ricca corporazione che possedeva a breve distanza dalla chiesa, ma fuori dal centro abitato, terreni destinati all’allevamento dei maiali.
In una delle vele della volta è effigiato Cristo Benedicente.
L’abside, avente pianta semicircolare, reca affreschi di epoca diversa.
Da sinistra si nota una figura molto deteriorata, parte della decorazione originaria, forse Santa Scolastica, indossa una lunga tunica color ocra, con un pallio rosso allacciato sotto il collo; con la mano sinistra tiene un rotolo, mentre la destra indica, probabilmente, la figura precedentemente posta al centro dell’abside, ora coperta dalla più recente decorazione.
Al centro dell’abside Sant’Egidio è privo del volto, ma riconoscibile per il cervo accovacciato ai suoi piedi: seguono i Santi Abdon e Sennen, anch’essi danneggiati nella parte superiore, ma riconoscibili grazie al cartiglio sottostante, racchiuso tra due leoni: i tre santi sono da ascrivere a una fase decorativa successiva, forse contemporanea alla realizzazione del ciborio.
I successivi affreschi risalgono alla fase più antica del XII secolo, della prima figura rimangono unicamente i piedi, le altre due immagini sono stati identificati con San Lorenzo e con un monaco benedettino, forse lo stesso San Benedetto, anch’esso con un rotolo nella mano sinistra.
Nel basamento sottostante è dipinta una scena solo parzialmente visibile a causa del distacco degli intonaci, vi si può distingue un uomo raffigurato di profilo, girato verso il centro dell’abside, intorno all’uomo vi sono delle piante con lunghi steli che terminano in vivaci corolle rosse.
Il volto è in parte rovinato, si riesce però a scorgere una folta capigliatura scura e una lunga barba; è vestito con una corta tunica stretta in vita da una cintura ed è leggermente piegato in avanti intento al lavoro dei campi.
All’altezza della cintola si nota un attrezzo da lavoro, una roncola usata dai contadini per tagliare la legna e potare i rovi.
Su un’unica linea a destra della testa si legge la scritta: PETR[U]S DE ABBAT[I]S, Pietro degli Abati, probabilmente era il committente dell’opera.
Sotto il presbiterio ai lati della scala, vi sono due piccoli ingressi che portano alla cripta, ad oratorium.
L’ambiente, coperto da volte a crociera, è diviso da due slanciate colonne di reimpiego in tre piccole navate.
Un affresco posto sopra l’altare raffigura la Crocifissione, col Cristo tra i dolenti; sulla sinistra un altro affresco del XIII secolo raffigura la Vergine in trono con il Bambino, tra Santa Sofia e un’altra Santa.
Fonti documentative
Elisabetta Scungio – S. Maria e S. Biagio a Nepi: un monastero femminile medievale nella Tuscia
Elisabetta Scungio – Arte e monachesimo benedettino nell’Alto Lazio dalle origini al XII secolo.
Documenti, forme insediative e monumenti nelle diocesi di Nepi e di Civita Castellana – tesi di laurea Università La Sapienza di Roma, 2012/2013
Roberto Giordano – La chiesa di San Biagio a Nepi – 2003
www.museociviconepi.it
https://www.beweb.chiesacattolica.it/edificidiculto/edificio/86449/Chiesa+di+San+Biagio
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Mappa
Link alle coordinate: 42.24149605301145, 12.350790975505944