Chiesa di San Bartolomeo – Sanguineto di Tuoro sul Trasimeno (PG)

La chiesa sorge in uno dei punti dove si svolse la cruenta battaglia del Trasimeno ed il termine “Sanguineto” deriverebbe dal fatto che dopo lo sconto quel fiume si colorò di rosso del sangue dei Romani.

 

Cenni Storici

Sanguineto è un piccolo caseggiato del comune di Tuoro, un paio di chilometri a ovest, il nome ricorda la strage dei Romani, operata da Annibale nel 217 a.C.
Anche il torrentello, che scorre a ovest di Sanguineto, ha lo stesso nome e tra questo e il fosso Cerrete furono rinvenuti molti sepolcri a inumazione e incenerimento, e anche a fornelli.
Il Sanguineto si getta nel Macerone ed insieme vanno al Trasimeno.
La chiesa dedicata a San Bartolomeo fu edificata nel luogo dove avvenne la battaglia e Gregorio IX nel 1238 la sottopose ai beni dell’abbazia di Farneta unitamente alla Pieve di Confini.
La chiesa era annessa ad un cenobio (di facile lettura dal punto di vista strutturale) come altri ne sorgevano nella zona di cui però non conosciamo le sorti.
Nel 1580 ebbe una prima ristrutturazione, e nel 1679 fu abbattuto un altare laterale di sinistra dedicato a Sant’Antonio per aumentarne lo spazio visto il crescente afflusso di fedeli che vi si recava per le sacre funzioni.
Anche se al cappellano fu dato l’incarico di conservarne la pietra, a noi non è arrivata traccia.
Nel 1703 accanto alla chiesa sulla destra furono costruiti l’oratorio e una stanza per il colono che curava i terreni parrocchiali.
La chiesa divenne jus patronato delle famiglie nobili di Tuoro tanto che in uno di questi lasciti si legge che obbligava la celebrazione di una messa settimanale.
Il testatore deve sicuramente ricercarsi in uno dei componenti delle nobili famiglie perugine degli Alfani e dei Della Staffa, i cui membri, dignitari ecclesiastici, avevano la potestà di nominarvi il cappellano, come attestano alcune memorie.
La più dettagliata è quella annotata il 17 novembre 1770 in cui il cappellano della Chiesa Abbaziale di San Bartolomeo Francesco Zucchini, eletto dal nobile Abate Ignazio Alfani e confermato dal nobil Abate Conte Antonio della Staffa della città di Perugia dichiarava di aver celebrate 52 messe l’anno per i quindici anni che era stato eletto cappellano, così come avevano fatto i suoi predecessori.
Verso il diciottesimo secolo i terreni di Sanguineto furono acquistati dalla nobile famiglia dei conti Ranieri di Monte Qualandro e, conseguentemente la chiesa passò ancora di proprietà.
Il Conte Giovanni Ranieri, sensibile al bene che possedeva, la fece restaurare a sue spese nell’anno 1903, come ricorda con una lapide affissa all’interno della chiesa in controfacciata, insieme allo stemma della famiglia.
Nel 1815 l’abbazia ha una regale impennata, Don Gaspare del Bufalo, canonico della basilica di San Marco in Roma, per seguire l’estendersi dell’Istituto del Preziosissimo Sangue che aveva fondato, si era dimesso dal canonicato e aveva chiesto a Pio VII “un beneficio semplice qualsiasi, onde provvedere del necessario sostentamento di cognata e nipote“.
Il papa gli concesse la parrocchia di San Bartolomeo del Sanguineto che allora aveva un appannaggio di 150 scudi.
Il prete subirà la beatificazione e canonizzazione che durò dal 11 giugno 1840 al 19 maggio 1847 alla fine nel 1904 papa Pio X lo beatificò e nel 1954 papa Pio XII lo proclamò santo.
Morì a 51 anni ed è sepolto a Roma nella chiesa di Santa Maria al Trivio vicino alla fontana di Trevi.
Questa presenza portò prestigio alla chiesa, ma le celebrazioni si ebbero fintanto che venne nominato il cappellano, poi fu aperta al culto solo per la ricorrenza della festa di Santo che cade il 24 agosto.
Con il passare del tempo, non più curata fu declassata come “Fabbricato rurale” (Catasto urbano particella 14/b Foglio 7).
Successivamente con il dissolversi della tenuta Ranieri l’immobile passa ancora di proprietà alla famiglia Marioli che tuttora la detiene.
Nel 1989 su sollecitazione dei sanguinetani la chiesa venne restaurata e riaperta al culto il 5 ed il 6 agosto.
 

Cippo della battaglia

A ricordo della battaglia del Trasimeno tra Annibale e Flaminio nel 217 a.C. a sinistra della chiesa fu posto un cippo con le seguenti parole: “Qui / il destino parve decidere inesorabilmente / con una delle più grandi battaglie della storia / sul primato civile mediterraneo / permettendo ad Annibale / a nome di Cartagine / di sfogare l’inestinguibile odio giurato / contro Roma / la tragedia di questa antica Caporetto / fu vinta a Zama / con fede incrollabile e con tenace valore / che dopo XX secoli ognora illumina il mondo / a monito dei lontani nepoti. / XXV Giugno MCMXX“.
A ricordo della fatidica giornata, la sera del 23 giugno, fino a qualche anno fa, si accendevano dei grossi falò.
 

Aspetto esterno

La facciata si presenta con fasce di decorazione orizzontali con alternanza di rosso e giallino, effetto ottenuto dall’alternanza di mattoni (rosso) e pietre di arenaria sabbiosa (giallo).
Un’altra banda rossa corre sulla cornice del tetto nella parete sinistra.
Il portale è squadrato ma in origine doveva essere ad arco in mattoni, se ne legge la tamponatura; un oculo incassato garantisce la luce all’interno.
L’abside, esposto ad est, ha una finestra squadrata al centro ed è completamente in arenaria in blocchi la parete e in lastre la copertura.
Il campanile a vela è posizionato perpendicolarmente all’asse della chiesa su un altro edificio addossato a dimostrazione dell’unicità del complesso edilizio adibito a convento.
La campana ha inciso il nome di Sant’Agata e il che fa supporre che la stessa provenga dalla chiesa di Sant’Agata a nord di Tuoro ora scomparsa.
 

Interno

L’interno è a navata unica con tetto a capanna privo di ogni decorazione.
La parete destra, come l’abside, è priva di intonaco ed è a pietra viva, con una nicchia per tabernacolo, mentre la parete sinistra è intonacata e presenta un’altra nicchia dove c’è una statua di Gesù.
La controfacciata è anch’essa intonacata e ha due acquasantiere una a destra e una a sinistra.
In alto a sinistra (dall’interno verso l’uscita) si nota uno stemma in pietra della famiglia Ranieri, mentre a destra c’è una lapide apposta dal devoto conte Ranieri in cui si ricorda l’antico cenobio cui la stessa chiesa faceva parte ed il restauro che lo stesso Conte Giovanni fece a proprie spese.
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio la Famiglia Marioli (ivi abitante) proprietaria del bene che lo custodisce e lo rende visitabile, inoltre coltiva i terreni adiacenti con produzione di olio di oliva di ottima qualità.
 

Fonti documentative

G. Fantini – Tra l’arme e l’ossa arate – 1987
C. Morini – Raccontare per vivere la Chiesa Storia delle parrocchiali di Sant’Agata in Tuori, di Santa Maria Maddalena in Tuoro e delle chiese nel contado – 2008
 

Da vedere

Percorso storico della Battaglia del Trasimeno
Castello di Montegualandro
Dogana Pontificia
Pieve di Confine
Castello di Borghetto
Chiesa di San Martino di Borghetto
Torre pendente di Vernazzano
 

Mappa

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