Chiesa di S. Maria delle Grazie – Francavilla d’Ete (FM)
Cenni Storici
La bella lunetta affrescata, che qui si presenta dopo l’eccellente restauro condotto da Andrea Simoni, raffigura una Sacra Conversazione. Al centro è la Vergine in trono col Bambino benedicente; alla sua destra figurano santa Lucia con in mano la palma del martirio e il piattino con gli occhi, suo attributo iconografico, e san Francesco rappresentato con il saio bruno e il cingolo, recante nelle mani segnate dalle stigmate il libro e il crocifisso, oggetto di adorazione. Alla sinistra della Vergine col Bambino compaiono una santa con la palma del martirio e un piattino su cui sembra di intravedere i seni recisi, che l’identificano con sant’Agata, e infine san Rocco, rappresentato nella consueta iconografia in abiti da pellegrino col bastone mentre mostra una piaga sulla coscia. In alto ai lati del trono sono due angioletti adoranti che emergono da piccole nuvole violacee; ai piedi della Vergine compare la figura tagliata a mezzo busto di un angelo frontale (è purtroppo caduta la porzione di affresco in corrispondenza del viso). E’ appena visibile la parte finale di uno strumento musicale a corda che l’angelo sta suonando. La perdita della porzione inferiore dell’affresco e di parte delle figure dei quattro santi laterali si deve al fatto che la pittura murale è stata in passato rimossa dalla sua collocazione originaria e posta nella piccola chiesa di Santa Maria delle Grazie. Lale stacco è avvenuto, in epoca non precisabile, con la tecnica cosiddetta ‘a massello’ vale a dire asportando la porzione di muro dipinta attraverso il taglio della parete. Successivamente la pittura, bloccata ai lati da travi di legno emerse nel corso del restauro, è stata trasportata e rimontata nella sede attuale. E’ ragionevole supporre che in origine l’affresco decorasse una piccola edicola viaria in seguito andata in rovina. Il soggetto del dipinto murale indica in modo chiaro la ragione principale della commissione, cioè un’invocazione figurata alla divinità contro il flagello della peste. Nell’esperienza religiosa collettiva, a partire dal medioevo, venne infatti affidato proprio alla Madonna il compito di intercedere presso Dio, affinché si placasse la sua ira contro l’umanità peccatrice. Da qui la fortuna devozionale e iconografica della Vergine sotto i titoli della Misericordia, del Soccorso, e della Pietà. A questi titoli dalla fine del Quattrocento si affiancò nelle regioni dell’Italia centrale, proprio quello di Madonna delle Grazie, come nel caso di Francavilla d’Ete. Inoltre tra i santi raffigurati accanto alla Vergine col Bambino compare, come s’è detto, San Rocco che a partire dalla seconda metà del Quattrocento assunse un ruolo di primo piano tra i santi depulsori della peste, invocato da coloro che, colpiti dal morbo, tentavano disperatamente di guarire. Allo stato attuale delle ricerche, possiamo supporre che originariamente fosse stata edificata un’edicola viaria decorata dall’affresco dedicato alla Vergine delle Grazie, databile entro il primo quarto del Cinquecento. La modesta edicola, eretta in campagna non lontano dal paese, svolgeva la funzione apo-tropaica di barriera contro il contagio e rafforzava la protezione divina sulla piccola comunità di Francavilla d’Ete. In seguito, è probabile che, sia a causa del degrado dell’edicola, sia per ragioni devozionali si decidesse di edificare l’oratorio attuale dove venne trasportata l’immagine sacra, oggetto di grande venerazione. Quanto alla paternità dell’affresco, grazie alle molteplici ed evidenti possibilità di confronto stilistico si può proporre l’attribuzione al pittore vadese Girolamo Nardini, del cui limitato catalogo verrebbe a costituire una significativa aggiunta, peraltro nella collocazione più meridionale. Il confronto più stringente appare quello con la tavola raffigurante la Madonna col Bambino e angeli tra San Giovanni Battista e Sant’Esuperanzio firmata da Girolamo nel 1518 e conservata nella Pinacoteca Civica di Cingoli. Nelle due opere si osservano infatti le stesse fisionomie dai tratti fini e delicati, e la stessa gestualità delle mani cifra inconfondibile di Girolamo Nardini, come anche il gusto per i monili preziosi che arricchiscono l’abbigliamento dei personaggi sacri.
Gabriele Barucca
Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici e Etnoantropologici delle Marche-Urbino