Chiesa di Sant’Antonio al Subasio – Capodacqua di Assisi (PG)
Cenni storici
La chiesa sorge a quota 604 metri s.l.m. inserita nel contesto del Borgo di Gabbiano Vecchio, paese oramai disabitato da anni.
Il Toponimo Gabbiano è sicuramente un prediale gentilizio di forma latina derivante dal nome degli antichi proprietari.
Le origine dell’abitato sono antichissime, ha avuto gli ultimi abitanti fino a metà del secolo e poi a causa dell’industrializzazione della pianura e dei terremoti è stato completamente abbandonato.
Secondo un censimento dei “Focolari” del 1232, il contado di Assisi risultava diviso in 52 ripartizioni dette bailie e fra queste c’è Gabbiano e a quella data la “bailia Gabiani” contava 46 focolari per un totale di circa 230 persone.
La bailia costituiva “una circoscrizione territoriale di base, ove il baiulus, coadiuvato da tre custodi e un sindaco” rappresentava “l’autorità della città dominante“.
Negli Statuti di Assisi del sec. XV nella zona troviamo confermate le due bailie quella di Capodacqua e quella di Gabbiano e di quest’ultima “Bailia Gabbiani” ne vengono anche tracciati i confini:
“Detta bailia ha inizio presso la strada Francesca; entra nei confini del comune di Assisi e di Spello fino alle pendici del monte Subasio ed esce ai piedi del Sasso rosso in cima alla vigna di Galassino di Boccio.
Poiché detta vigna deve essere e rimanere nella bailia di Capodacqua, (la bailia di Gabbiano) continua in linea retta fino al trivio della casa di Corono di Pietro, e per la via di Caycanarciarii giunge alla fonte di Capodacqua e dalla detta fonte va per la via di Cancellata ed esce al trivio di Benvenuto, va lungo i confini del comune di Assisi e (quello) di Spello fino al trivio della strada Francesca, la quale è presso il torrione di Magassio“.
Di una divisione di beni della bailia di Gabbiano si ha notizia da un atto dell’anno 1415.
la chiesa di Sant’Antonio dovrebbe corrispondere ad un antico eremitaggio dedicato a Sant’Onofrio.
Nella parete d’altare era visibile una Resurrezione con la Maddalena tra San Francesco e San Domenico ai lati due nicchie con Sant’Antonio abate e Sant’Onofrio.
Restano tracce di campi coltivati e vecchi alberi da frutto invasi dalla vegetazione.
La chiesa sorge all’inizio del paese era ufficiata fino a metà secolo per poi essere anch’essa abbandonata.
Negli anni 70-80 è stata luogo di ritrovo per una comunità religiosa che l’ha in qualche modo usata e ristrutturata, la teneva pulita e sgombra di sterpaglie.
Con il terremoto del 1997 è diventata preda dei vandali che a più riprese, e favoriti dalla strada che arriva fin davanti, si sono portati via tutto ciò che hanno potuto, dalle pianelle colorate del tetto, ai coppi, all’altare, all’acquasantiera che era dietro la porta e la croce esterna murata sopra la porta nella facciata.
Sentieri
Dall’abitato parte un sentiero che attraversando il bosco arriva ai ruderi del Castello di Sasso Rosso o degli Scifi per poi proseguire per l’Abbazia di San Benedetto, Eremo delle Carceri e Assisi. Cartina CAI Parco del Monte Subasio in vendita presso le edicole specializzate o presso le Aziende di Soggiorno e Turismo.
Fonte Sermattei
Era la fonte che garantiva l’approvvigionamento idrico per uomini e animali del paese di Gabbiano Vecchio. Anch’essa abbandonata è stata sopraffatta dai rovi che ostruendo i condotti ne hanno notevolemte limitato la portata; inoltre la stessa è calata per il susseguirsi di annate molto secche.
Da una pubblicazione del Pofessor Rolando Calandra dell’Università di Perugia intitolata “Le sorgenti del Subasio” del 1972 dove analizza in maniera metodologica e sistematica le sorgenti si legge che la Fonte Sermattei ha una portata minima di 2 litri al minuto e una massima di 10, una durezza totale dell’acqua di 22,2 gradi francesi, una temperatura dell’acqua di 9,9 gradi e dell’aria di 21.0. Un tempo aveva una portata di 10-30 l/m e ci si abbeveravano 1000 pecore e 50 vacche oltre a servire il fabbisogno idrico degli abitanti di Gabbiano Vecchio.
Fonte di Sasso Rosso
Sia gli abitanti che gli animali però potevano contare anche su un’altra fonte nelle vicinanza leggermente più a valle a poca distanza dall’abitato: la Fonte di Sasso Rosso. Ora abbandonata e rovinata, ha perso anche la fuoriuscita dell’acqua in quanto condottata per l’approvvigionamento idrico dell’abitato di Gabbiano Nuovo che è a valle lungo la “Strada delle macchie” che va verso Assisi delimitando il bosco a monte con i campi coltivati e gli uliveti a valle.
Lo stesso autore, Rolando Calandra geologo della Facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Perugia nella stessa ricerca per la fonte chiamata Fonte di Sasso Rosso detta anche 1° Fonte di Satriano di Assisi riporta i seguenti dati: “Portata minima l/m 12 massima l/m 60 durezza totale in gradi francesi 17,2 temperatura dell’acqua 9,6 gradi dell’aria 16,4 gradi. Abbeveratoi per le greggi, inoltre, tramite una conduttura approvvigiona d’acqua l’abitato di Gabbiano (Nuovo). E’forse la più costante delle Sorgenti del Subasio, con una portata di 30 l/m per circa 8 mesi l’anno”.
Fonte le Fontanelle
Ancora più a monte seguendo la strada che porta alla vecchia cava litografica sia uomini che bestie potevano fare affidamento ad un’altra sorgente, la Fonte Fontanelle, piccola ma preziosa per i pastori che si allontanavano fino ai più alti pascoli e proprio negli spostamenti più lunghi dovevano fare affidamento ad abbeveratoi che dissetavano soprattutto animali. Ecco quindi che una piccola sorgente di acqua è stata dai pastori convogliata in abbeveratoi per il loro utilizzo ed hanno lasciato una canaletta in alto per garantire acqua più pulita per saziare la sete dei pastori. La fonte con il passare degli anni non avendo più manutenzione ed essendo in stato di abbandono si è prosciugata. Con i lavori di risistemazione della strada è stata anche rovinata e ora è quasi invisibile ai più se non ad un occhio esperto e conoscitore del posto ma anch’essa nel suo piccolo è stata parte integrante per scrivere la storia del territorio e per caratterizzarne il paesaggio.
Sempre da un’analisi effettuata dallo stesso Professor Calandra nello studio del 1972 la fonte aveva una portata minima di 1 l/m e massima di 10 l/m. Di fatto oggi è scomparsa come lo sono altrettanti fontanili che tappezzavano le pendici del Monte Subasio, testimoni persi di una storia e memoria che si va dissolvendo.
Tra storia e leggenda – La Grotta di Cinicchia
Nelle vicinaze nella parte più impervia della montagna sotto gli scogli di Sasso Rosso tra la boscaglia c’è un anfratto a circa tre metri da terra, una cavità naturale che pare sia stata alla fine del secolo scorso uno dei rifugi del Brigante Cinicchia, al secolo Nazzareno Guglielmi nato ad Assisi.
Nel 1830 Cinicchia lavorava presso Porta Perlici come muratore nella casa del conte Fiumi e venne ingiustamente incolpato del furto di un prosciutto (rubato invece da un suo manovale), condannato e messo in carcere.
In prigione meditò vendetta contro il padrone e contro il compagno farabutto. Malmenando un carceriere riuscì a fuggire dalla casa di pena e riparare nelle marche dove si unì ad una banda di ladri e contrabbandieri iniziando così la vita di brigante. Ne fece di tutti i colori, tanto che nacque il proverbio: “Ne hai fatte quante Cinicchia” per designare un cattivo soggetto.
Trascorse così la sua vita tra ruberie e omicidi ed evadendo più volte da diverse carceri. Si fece anche benvolere dai contadini e pastori che lo aiutavano nella latitanza offrendo loro del denaro. Alla fine dopo un colpo che gli fruttò una fortuna ( rapinò gli stipendi degli operai che stavano costruendo la linea ferroviaria Foligno-Ancona) e una condanna a morte, fuggì a Buenos Aires con un passaporto falso e la leggenda vuole che si imbarcò in una botte.
La grotta pare lo abbia ospitato nella sua latitanza dove poteva contare sulla protezione dei pastori di Gabbiano.
L’anfratto era particolarmente sicura in quanto per entrare occorreva una scala che veniva ritirata una volta saliti, ed essendo posta in alto non era bazzicata da animali. Il monte Subasio e la città di Assisi sono artefici dei natali di due opposti personaggi, San Francesco emblema della santità dove sul monte ha trovato rifugio in una grotta per avvicinarsi di più a Dio e Cinicchia emblema del Brigantaggio che sempre sullo stesso monte ma in un’altra grotta trovava rifugio dalla giustizia terrena.
Mappe
Bibliografia
“Le sorgenti del Subasio” del Pofessor Rolando Calandra Università degli Studi di Perugia Istituto di Mineralogia e Geologia della Facoltà di Agraria Estratto da < NUOVA ECONOMIA> N° 5 del 1972 edito dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Perugia
F. Santucci – Capodacqua di Assisi- A cura della pro Loco