Chiesa di Chiesa di Santa Maria in Forcassi (Forum Cassii) – Vetralla (VT)
Cenni Storici
La chiesetta di Santa Maria di Forcassi, già diruta e ora parzialmente recuperata, era nel periodo medievale un’importante stazione di sosta per i pellegrini in viaggio sulla Via Francigena, tanto da essere registrata dall’abate Sigerico nel suo diario di viaggio come submansio V, col nome di Furcari.
L’area su cui sorge, l’odierna frazione di Forcassi (o Forocassio) a Vetralla (VT), era un tempo sede del Forum Cassii, il foro di Cassio, ossia un centro politico ed economico realizzato in un territorio in cui non sussisteva un centro abitato vero e proprio.
La realizzazione del Foro dovette essere contemporanea alla realizzazione della Via Cassia (prima metà del II secolo a.C.), poiché l’evidenza archeologica non va oltre tale periodo.
Oltre che nell’itinerario di Sigerico (X secolo), l’esistenza del sito è ricordata nella Tabula Peutingeriana, dell’Anonimo Ravennate (copia del XVI secolo di un’antica mappa delle strade dell’Impero Romano realizzata tra il 64 e il 12 a.C.), dalla Cosmographia di Aethicus (VII-VIII secolo) e dall’Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti (inizio III secolo a.C.).
La chiesa è originaria del X secolo, intorno alla metà del XII secolo fu donata da Innocenzo II, Celestino II ed Eugenio III ai Cavalieri Ospitalieri dell’Ordine dei Gerosolimitani, con lo scopo di istituirvi un “hospitale” per pellegrini.
Nel XIII secolo vi fu realizzato un lebbrosario, come attestato dal testamento di un tale magister Iohannes, canonico della cattedrale di S. Lorenzo di Viterbo che, fra gli altri lasciti, dona “dieci solidi leprosis de Foricassio“.
Nel 1449 la chiesa fu dedicata alla SS. Annunziata, come segno di riconoscenza per aver salvato Vetralla da un’epidemia che aveva colpito il territorio.
All’inizio del XVI secolo la chiesa passò all’ordine dei Cavalieri di Malta.
Decaduta la funzione assistenziale, la chiesa rimase in uso come luogo di culto.
A partire dal XVII secolo essa fu adibita ad uso amministrativo, alle dipendenze della Commenda di Santa Maria in Carbonara di Viterbo.
Nel 1807, in seguito all’occupazione dei territori dell’ex Stato Pontificio da parte delle truppe napoleoniche, tutto il territorio circostante divenne un dipartimento dell’Impero Francese, il Cantone dei Cimini, di cui Vetralla divenne capoluogo.
L’ex chiesa dei Cavalieri di Malta passò in mano a privati, e questo segnò l’inizio della sua fase discendente, che nel tempo la ridussero nello stato di degrado e di abbandono nella quale oggi è stata parzialmente riscattata.
Aspetto esterno
Esternamente è ancora possibile ammirare il magnifico rosoncino che orna la cuspide della facciata, e che ha dal punto di vista simbolico un fascino del tutto particolare; esso rappresenta, infatti, uno stupendo Nodo di Salomone tridimensionale, incastonato nell’apertura circolare.
Interno
L’interno è a unica navata, provvista di tre absidi.
L’originale soffitto ligneo a capriate, risalente ai secoli XV e XVI, sostituito dopo il crollo da una copertura di lamiera che lasciava trapelare infiltrazioni d’acqua piovana, è stato oggi rifatto.
Nel settore centrale della parete di controfacciata, fra il davanzale della finestra e il sottostante architrave della porta, che ne taglia l’estremità inferiore, affiorano le tracce di una monumentale Crocifissione, divisa in tre parti da una banda rossa.
Nello scomparto di sinistra si conserva il tratto superiore di un ladrone con le mani legate dietro l’asse orizzontale della croce.
Della sezione centrale, assai più grande delle laterali, sopravvive il tratto superiore del Cristo sulla croce e sulla sinistra, in alto, i resti del sole affiancato da un angelo piangente, a destra la luna con un altro angelo.
In basso la Vergine, San Giovanni, che la sostiene stringendole la mano, e tracce della figura del soldato porta-lancia, Longino; sulla destra si scorge specularmente Stephaton recante l’asta con la spugna intrisa di aceto, e i resti di due figure con manto rosso, forse le pie donne.
Sulla destra si trova raffigurato l’altro ladrone, segue la scena dell’angelo che appare alle pie donne al sepolcro.
Sopra il pannello della Crocifissione, sulla sinistra, si scorge una porzione di un nastro decorativo a greca che forse segnava il limite superiore della serie di episodi figurati, più o meno coincidente con il davanzale dell’attuale finestra, oppure fungeva semplicemente da elemento divisorio fra due registri sovrapposti.
Lungo la banda rossa di contenimento del pannello della Crocifissione, a destra della porta affiora la parte finale di un’iscrizione dipinta:
[- – -]s orate p(ro) nobis.
Lungo la parete sinistra si scorgono resti di altri affreschi, oggi di difficile lettura, ma parzialmente recuperabili con un buon restauro.
Nell’abside di destra sono affrescate tre figure, probabilmente realizzate nel XII secolo.
Della figura di sinistra si vedono tracce esigue della veste, con pallio giallo ocra su una tunica bianca.
Del personaggio centrale, è possibile dire che apparteneva al rango vescovile, visto che lungo il pallio rosso, con decori geometrici bianchi, si scorge la banda bianca dell’omophorion.
Dell’individuo di destra, invece, piuttosto ben conservato, è nota l’identità, grazie all’iscrizione onomastica dipinta accanto, di colore bianco sullo sfondo verde: BE[NE] / DIC / TV / S.
Si tratta di Benedetto da Norcia, indossa il tipico scapolare, con la cocolla tirata su, a coprire il capo.
Al di sotto delle tre figure, sullo stesso strato d’intonaco, si distinguono alcuni animali, tra cui un gallo e una coppia di anatre.
Sul pilastro che separa l’abside sinistra da quella centrale è raffigurato un Santo barbuto, forse San Pietro.
L’abside centrale conserva i resti di due strati di intonaco sovrapposti; il più antico occupava in origine l’intera superficie, il successivo, invece, soltanto l’area del tamburo, ove si scorgono dieci apostoli cinque per parte, ai lati di una monofora contornata da una fascia rossa.
Nella rovinatissima calotta, si distingua a malapena Gesù tra i Santi Pietro e Paolo.
Nell’absidiola di destra sono raffigurati San Giovanni Battista, Cristo e un papa, probabilmente Eugenio III che nel dicembre 1145 emanò da Vetralla la bolla “Quantum predecessores” che indisse la seconda crociata.
Lungo la parete destra si trovano altre tracce d’affreschi di difficile leggibilità, ma parzialmente recuperabili con un buon restauro.
Alcuni degli affreschi da recuperare lungo le pareti sono stati attribuiti al giovane Masaccio di passaggio nel suo viaggio verso Roma, durante l’anno giubilare 1423.
Fonti documentative
https://www.angolohermes.com/Luoghi/Lazio/Vetralla/Forcassi.html
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da veere nella zona
Eremo di San Girolamo
Tempio di Demetra
Chiesa di San Pietro
Mappa
Link alle coordinate: 42.3296081349053, 12.06587831761043