Chiesa di Santa Maria della Vittorina – Gubbio (PG)
Cenni Storici
La tradizione fa risalire la sua costruzione all’anno 853 durante l’episcopato di Erfo, a ricordo di una vittoria sui Saraceni, ma la vera fama di questa chiesetta è legata all’episodio dell’incontro di S.Francesco e il lupo di Gubbio narrato nel XXI racconto dei Fioretti.
Infatti la tradizione vuole che in questo luogo, intorno al 1220, S. Francesco incontrò e ammansì un lupo che uccideva animali e uomini.
S. Francesco ottenne in uso la Chiesa della Vittorina dal vescovo di Gubbio Beato Villano nel 1213, anche con il consenso dei benedettini che ne erano beneficiari, per realizzarvi il primo insediamento dei frati francescani, trasferitisi qualche decennio più tardi (1241) nel Convento di San Francesco costruito in città (1) lasciando la struttura alle suore Clarisse.
Nel 1267 alla Vittorina c’erano nove suore che arricchirono i loro beni ed il loro prestigio attraverso vari lasciti fra cui quello dell’abate Giovanni che gli cede in enfiteusi per 39 anni l’ospedale e la chiesa di San Nicolò di Portale oltre legati e donazioni nonché oblati che portarono all’aumento del numero delle suore a 26 nel 1364.
Dalle fonti canoniche sugli insediamenti francescani a Gubbio si apprende che nel 1514 le suore della Vittorina furono aggregate a quelle di Sant’Antonio e seppur trasferite continuarono a possedere la chiesa nella quale continuano a venire eseguiti alcuni lavori, come quelli pittorici che interessano il fornice dell’altare documentati attorno al 1517.
Nel 1606 papa Paolo V concede alla Compagnia “utriusque sexus” della Vittorina indulgenze estese a coloro che avessero visitato la chiesa “in festivitate Maternitatis…..Sanctae Mariae Virginis“.
Nel 1639 furono realizzati gli affreschi delle dieci storie francescane nella cappella di destra.
Nel 1911 fu tentato un primo restauro degli affreschi che però non ebbe successo, mentre invece un effettivo intervento venne fatto tra il 1934 e il 1936 da parte del Comune e della Soprintendenza.
I lavori riguardarono in particolare la rivoltatura del tetto, la ricostruzione del pavimento, nonché il restauro degli affreschi della navata e della “Sacrestia“.
Nel 1948 la Vittorina è restituita in perpetuo all’Ordine Francescano dal Vescovo Beniamini Ubaldi e il 4 agosto 1957 con solenne cerimonia la chiesa venne riaperta al culto.
Altri restauri degli affreschi sono stati eseguiti nel 1982 in occasione dell’VIII centenario della nascita di San Francesco e nel 1999, mentre il portale in arenaria è stato restaurato nel 2007.
Il parco circostante con olivi e altre piante venne realizzato nei primi anni ’90.
Un monumento a bassorilievo in bronzo che illustra l’incontro tra S. Francesco e il lupo è stato collocato davanti la chiesa nel 1973; l’opera è stata realizzata dallo scultore Farpi Vignoli di Bologna, su commissione dell’Associazione Maggio Eugubino.
Una statua in bronzo raffigurante l’incontro di S. Francesco e il lupo è stata inaugurata e collocata nelle immediate vicinanze della Chiesa il 7 aprile 2002.
L’opera è stata realizzata dallo scultore Francesco Scalici, su iniziativa di un spontaneo comitato cittadino coordinato da Giammario Flamini.
Dal natale 1988, per ricordare che S. Francesco è stato l'”inventore” del primo presepe (a Greggio – Rieti – nel Natale 1223), ogni anno viene realizzato, nel parco intorno la chiesetta, il Presepe della Vittorina per festeggiare la Natività del Signore come il Santo aveva insegnato e in un luogo, tra i più importanti del francescanesimo.
L’opera viene annualmente realizzata dai volontari appartenenti all’Associazione Culturale S. Francesco e il Lupo.
Aspetto esterno
La chiesa è della fine del 1200, ma quel che resta della parte originale è soltanto l’abside con la piccola monofora romanica strombata oggi cieca ornata da due rosette e una croce sulla fronte dell’arco.
Oggi, si presenta all’esterno con una struttura a capanna il cui orientamento è NW-SE, realizzata prevalentemente in pietra calcarea locale con inserti in cotto.
Evidente la grande semplicità dell’edificio che accorpa in un unico volume i luoghi di culto e alcuni ambienti un tempo destinati ai religiosi.
La facciata presenta un portale in pietra serena realizzato alla fine del Cinquecento dove sull’architrave è inciso: “DEIPARAE AC IM(M)ACULATAE V(IR)G(IN)I MARIAE DICATV(M)” e la data “MDLXXXXV“.
Sopra la porta si apre una finestra con arco a tutto sesto.
In facciata una finestra tamponata che presenta due lastre una con uno scudo a bassorilievo entro cui è scolpito un TAU ed è riportata la scritta “Pax et Bonum 1226/1926” , la seconda con l’iscrizione “Qui Francesco placò la perniciosa Lupa“.
L’attuale campanile costruito tra il 1934 ed il 1936 posto nella parete destra sostituisce il precedente posto in posizione più arretrata tra l’altare maggiore e la sacrestia.
Interno
All’interno presenta una sola navata a pianta rettangolare con volta a schiena d’asino; il presbiterio è leggermente rialzato.
Due porte si aprono sulla parete destra, una immette nella cappella, la seconda nella sacrestia.
A destra dell’ingresso si trovano una cappella, la sagrestia e l’accesso al piano superiore.
La volta ad arco acuto è interamente affrescata all’incirca alla metà del XVI sec. con al centro il Padre Eterno entro una corona di nubi con due angioletti che reggono il globo e una tabella con l’alfa e omega e per tutto il resto 34 riquadri finemente decorati attribuiti al pittore eugubino Benedetto Nucci.
Sotto la botte di copertura lungo le pareti laterali è affrescato in piccoli riquadri il ciclo delle “Storie mariane” che si estende anche in controfacciata ai lati della monofora.
Le storie, attribuite al pittore eugubino Giovanni Maria Baldassini, vanno lette a partire dalla porzione sinistra della controfacciata girando per tutta l’aula.
Partendo dalla Controfacciata nella parte sinistra, il primo riquadro rappresenta “L’albero di Jesse” con la scritta in fondo “EGREDIETUR VIRGA / DE RADICE IESSE“; secondo riquadro “Gioacchino cacciato dal tempio” e sotto “PROPTER / STERILITATEM“.
Continuando nella parete sinistra troviamo il terzo riquadro “L’annuncio a Gioacchino” con la scritta “INGREDERE EX AVDITA / EST ORATIO TVA“; nel quarto “L’incontro di Gioacchino ed Anna alla porta Aurea” e sotto “NVLLA MACVLA / EST IN TE“; nel quinto “La nascita della Vergine” l’iscrizione purtroppo è andata perduta; nel sesto “La presentazione della Vergine al tempio” e “QVASI AVRORA / CONSVRGE(N)S“; nel settimo “La Vergine che lavora con le fanciulle” e la scritta “TV SVPERGRESSA / ES(V)NIVERSAS“; nell’ottavo riquadro “La scelta dello sposo per la Vergine” e “IVSTVS FLOREBIT / SICVT LILIV(M)”; nel nono “Lo sposalizio della Vergine” e “MIRABILE / SAGRAMENTV(M)”.
Da qui si passa alla Parete destra partendo dall’altare:
troviamo la scena decima “La Visitazione” e sotto “BENEDICTA TV / INTER MVLIERES“; nella scena undicesima “La Natività e l’adorazione dei pastori” e la scritta “RECLINAVIT EVM / IN PRESEPIO“; nella scena dodicesima “L’adorazione dei Magi” e la scritta “(TE)PROCIDENTES / ADORAVERV(N)T EV(M)”; nella scena tredicesima “La circoncisione” e sotto “VT SISTERENT / EVM DOMINO“; nella figura quattordicesima “La fuga in Egitto” e la scritta “(….) / EGYPTVM“; nella scena quindicesima “Elisabetta e Giovannino rendono visita alla Vergine, Giuseppe e a Gesù Bambino” e la scritta “PRAE (…)(B)ITE(…)M / ANTE FACIEM D(OMI)NI“; nel sedicesimo “La disputa di Gesù con i dottori nel tempio” la cui iscrizione è andata perduta.
Si passa quindi nel Lato destro della Controfacciata dove troviamo le ultime due scene.
“Le nozze di Cana” e la scritta “QVODQVNQ(VE?) DIXERIT / VOBIS SERVATE“; l’ultima scena la diciottesima è “L’assunzione della Vergine” con la scritta “QVAE EST ISTA QVAE ASCE(N)DIT / DE DESERTO DELITTIS AFFLVE(N)S“.
Lungo la parete destra nel secolo scorso sono riemersi alcuni affreschi votivi mal conservati risalenti al XV-XVI sec., una Madonna con Bambino tra San Sebastiano e San Rocco e a fianco un Santo Domenicano forse San Vincenzo Ferrer con un piccolo donatore inginocchiato.
Entrambi i dipinti del XVI sec. sono stati ipoteticamente attribuiti a Ventura di Orlando Merlini o ad un suo contemporaneo.
Subito dopo una Madonna della Quercia tra un Santo con pianeta e col calice in mano e San Rocco con uno sfondo di pilastri ed archi databile tra la fine del XV e l’inizio del XVI sec.
Subito dopo un affresco databile inizio XVI sec. perso in gran parte e visibile solo un pezzo rappresenta una Santa con lunghi capelli forse Santa Maria Maddalena o Santa Maria Egiziaca.
Chiude la parete sinistra la rappresentazione di una porta.
All’esterno dell’arco Trionfale delimitato da due colonne sagomate con motivi a squame, foglie e tortiglione poggiate su due alti plinti, due angeli reggitendaggio uno a destra e uno a sinistra forse della stessa mano dell’autore delle Storie della Vergine; nei plinti delle colonne a destra Santa Caterina d’Alessandria e a sinistra Sant’Orsola.
L’ornamento lapideo del 1557 è attribuito a Marcantonio di Silvestro.
Nel registro inferiore destro sempre dell’arco trionfale una Madonna con Bambino in trono.
In alto nei pennacchi Annunciazione della Vergine del XVI sec. attribuita ad Avanzino Nucci con a sinistra l’Arcangelo Gabriele e a destra la Vergine.
Sulla cimasa il Redentore opera inizialmente attribuita a Felice Damiani, ma ultimamente si è fatta l’ipotesi di Pier Angelo Basili.
L’abside contiene una Crocifissione con la Madonna e San Giovanni Evangelista attribuita a Orlando Merlini datata tra la fine del XV e l’inizio del XVI sec.
L’intradosso della volta presenta un cielo stellato e l’Eterno Benedicente e nel pedritto di sinistra un Santo Vescovo con un libro in mano (forse Sant’Agostino) e Sant’Antonio Abate, mentre nel pedritto di destra San Paolo e San Pietro attribuibili a Ventura di Orlando.
Nella parete destra partendo dall’altare si apre la porta della sacrestia e lungo la stessa anche qui sono riemersi affreschi votivi del XV-XVI sec. mal conservati o ridotti a lacerti; uno di questi è un Santo con tonsura e con un calice in mano, di seguito un lacerto con San Sebastiano alla colonna del XV sec.
Nella parete è presente anche una nicchia per le elemosine con la scritta difficilmente leggibile “ELEMOSINA / P(ER) LE MESSE (?) / E P(ER) LA FABBRICA“; ad essa corrispondeva dall’altra parte del muro un “armarium” munito di serratura la cui chiave era tenuta dal depositario della Compagnia.
Segue un frammento di affresco e un San Biagio datato 149(2) raffigurato con gli attributi episcopali e un pettine da cardatore in mano, figura attribuita a Orlando Merlini.
Per finire la parete un lacerto di affresco completamente perduto.
Il pavimento ricostruito tra il 1934 ed il 1936 sulla falsariga del precedente è in laterizio con al centro il disegno ovato di un rosone.
Nella cappella di destra le pareti sono decorate con “Otto storie francescane” ( in origine erano 10).
Nell’ordine i riquadri rappresentano i seguenti episodi della vita di San Francesco:
1- Un frate trova una borsa e ne escono dei demoni
2- San Francesco resuscita un muratore caduto da una muraglia
3- Predica agli uccelli
4- San Francesco fa tornare la vista ad una fanciulla di Bevagna
5- San Francesco fa scaturire l’acqua da un masso con il segno della croce
6- San Francesco sana un prete storpio di Rieti
7- San Francesco resuscita un uomo affogato nel fiume
8- San Francesco Caccia i demoni dalla città di Arezzo
Dai Fioretti Capitolo XXI
Del santissimo miracolo che fece santo Francesco, quando convertì il ferocissirno lupo d’Agobbio.
Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio nel contado di Agobbio apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali ma eziandio gli uomini, in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura, però che spesse volte s’appressava alla città, e tutti andavano armati quando uscivano della città, come s’eglino andassono a combattere; e con tutto ciò non si poteano difendere da lui, chi in lui si scontrava solo.
E per paura di questo lupo e’ vennono a tanto, che nessuno era ardito d’uscire fuori della terra.
Per la qual cosa avendo compassione santo Francesco agli uomini della terra, sì volle uscire fuori a questo lupo, bene che li cittadini al tutto non gliel consigliavano; e facendosi il segno della santissima croce, uscì fuori della terra egli co’ suoi compagni, tutta la sua confidanza ponendo in Dio.
E dubitando gli altri di andare più oltre, santo Francesco prese il cammino inverso il luogo dove era il lupo. Ed ecco che, vedendo molti cittadini li quali erano venuti a vedere cotesto miracolo, il detto lupo si fa incontro a santo Francesco, con la bocca aperta; ed appressandosi a lui, santo Francesco gli fa il segno della croce, e chiamollo a sé e disse così: “Vieni qui, frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non facci male né a me né a persona“. Mirabile cosa a dire! Immantanente che santo Francesco ebbe fatta la croce, il lupo terribile chiuse la bocca e ristette di correre: e fatto il comandamento, venne mansuetamente come agnello, e gittossi alli piedi di santo Francesco a giacere.
E santo Francesco gli parlò così: “Frate lupo, tu fai molti danni in queste partì, e hai fatti grandi malifici, guastando e uccidendo le creature di Dio sanza sua licenza; e non solamente hai uccise e divorate le bestie, ma hai avuto ardire d’uccidere uomini fatti alla immagine di Dio; per la qual cosa tu se’ degno delle forche come ladro e omicida pessimo, e ogni gente grida e mormora di te, e tutta questa terra t’è nemica. Ma io voglio, frate lupo, far la pace fra te e costoro, sicché tu non gli offenda più, ed eglino ti perdonino ogni passata offesa, e né li omini né li canti ti perseguitino più“. E dette queste parole, il lupo con atti di corpo e di cotti e di orecchi e con inchinare il capo mostrava d’accettare ciò che santo Francesco dicea e di volerlo osservare.
Allora santo Francesco disse: “Frate lupo, poiché ti piace di fare e di tenere questa pace, io ti prometto ch’io ti farò dare le spese continuamente, mentre tu viverai, dagli uomini di questa terra, sicché tu non patirai più fame; imperò che io so bene che per la fame tu hai fatto ogni male. Ma poich’io t’accatto questa grazia, io voglio, frate lupo, che tu mi imprometta che tu non nocerai a nessuna persona umana né ad animale, promettimi tu questo?“. E il lupo, con inchinate di capo, fece evidente segnale che ‘l prometteva. E santo Francesco sì dice: “Frate lupo, io voglio che tu mi facci fede di questa promessa, acciò ch’io me ne possa bene fidare“. E distendendo la mano santo Francesco per ricevere la sua fede, il lupo levò su il piè ritto dinanzi, e dimesticamente lo puose sopra la mano di santo Francesco, dandogli quello segnale ch’egli potea di fede.
E allora disse santo Francesco: “Frate lupo, io ti comando nel nome di Gesù Cristo, che tu venga ora meco sanza dubitare di nulla, e andiamo a fermare questa pace al nome di Dio“. E il lupo ubbidiente se ne va con lui a modo d’uno agnello mansueto, di che li cittadini, vedendo questo, fortemente si maravigliavano.
E subitamente questa novità si seppe per tutta la città, di che ogni gente maschi e femmine, grandi e piccoli, giovani e vecchi, traggono alla piazza a vedere il lupo con santo Francesco.
Ed essendo ivi bene raunato tutto ‘l popolo, levasi su santo Francesco e predica loro dicendo, tra l’alte cose, come per li peccati Iddio permette cotali cose e pestilenze, e troppo è più pericolosa la fiamma dello inferno la quale ci ha a durare eternalemente alli dannati, che non è la rabbia dello lupo, il quale non può uccidere se non il corpo: “quanto è dunque da temere la bocca dello inferno, quando tanta moltitudine tiene in paura e in tremore la bocca d’un piccolo animale. Tornate dunque, carissimi, a Dio e fate degna penitenza de’ vostri peccati, e Iddio vi libererà del lupo nel presente e nel futuro dal fuoco infernale“.
E fatta la predica, disse, santo Francesco: “Udite, fratelli miei: frate lupo, che è qui dinanzi da voi, sì m’ha promesso, e fattomene fede, di far pace con voi e di non offendervi mai in cosa nessuna, e voi gli promettete di dargli ogni dì le cose necessarie; ed io v’entro mallevadore per lui che ‘l patto della pace egli osserverà fermamente“. Allora tutto il popolo a una voce promise di nutricarlo continuamente. E santo Francesco, dinanzi a tutti, disse al lupo: “E tu, frate lupo, prometti d’osservare a costoro il patto della pace, che tu non offenda né gli uomini, né gli animali né nessuna creatura?“.
E il lupo inginocchiasi e inchina il capo e con atti mansueti di corpo e di coda e d’orecchi dimostrava, quanto è possibile, di volere servare loro ogni patto.
Dice santo Francesco: “Frate lupo, io voglio che come tu mi desti fede di questa promessa fuori della porta, così dinanzi a tutto il popolo mi dia fede della tua promessa, che tu non mi ingannerai della mia promessa e malleveria ch’io ho fatta per te“. Allora il lupo levando il piè ritto, sì ‘l puose in mano di santo Francesco. Onde tra questo atto e gli altri detti di sopra fu tanta allegrezza e ammirazione in tutto il popolo, sì per la divozione del Santo e sì per la novità del miracolo e sì per la pace, del lupo, che tutti incominciarono a gridare al cielo, laudando e benedicendo Iddio, il quale si avea loro mandato santo Francesco, che., per li suoi meriti gli avea liberati dalla bocca della crudele bestia.
E poi il detto lupo vivette due anni in Agobbio, ed entravasi dimesticamente per le case a uscio a uscio, sanza fare male a persona e senza esserne fatto a lui; e fu nutricato cortesemente dalla gente, e andandosi così per la terra e per le case, giammai nessuno cane gli abbaiava drieto.
Finalmente dopo due anni frate lupo sì si morì di vecchiaia, di che li cittadini molto si dolsono, imperò che veggendolo andare così mansueto per la città, si raccordavano meglio della virtù e santità di santo Francesco.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.
Bibliografia
Fabrizio Cece Ettore A. Sannipoli – Chiesa di Santa Maria della Vittorina a Gubbio – 2007
(1) ANNA RITA VAGNARELLI, Assisi – Gubbio. Il sentiero francescano della Pace – Le tappe del sentiero, in: P. BOTTACCIOLI, L. MARIOLI, A.R. VAGNARELLI, Pellegrini sulle strade di Romualdo e di Francesco, GESP 1999, pp. 119-20.
I fioretti di San Francesco capitolo XXI ediz. Crescere