Chiesa della Madonna di Cavalieri – Fiamenga di Foligno (PG)
Cenni Storici
La campagna sottostante la città di Foligno, popolata di piccoli villaggi rurali che hanno stentato a decollare, per la presenza di acque ristagnanti, ha tardato prima di darsi un proprio santuario mariano, ragione non ultima, la vicinanza alla città e la presenza nel pomerio dei micro santuari.
I primi a dotarsi di un proprio santuario furono gli immigrati dall’altra sponda dell’Adriatico che, stanziatisi in campagna per i lavori agricoli, utilizzarono la chiesa di S. Maria de Filecto: l’Odigitria, dal tipico tratto slavo, da loro venerata era detta Madonna di Costantinopoli e tra Umbria e Marche un po’ ovunque si diffusero dette immagini per le quali si costruirono anche nuovi edifici, spesso dei micro santuari, onde venire incontro “pietati exterarum gentium“.
La presenza di tante immagini votive, a partire dalla seconda metà del secolo XV, sono una riprova che la piccola chiesa di Maria Santissima di Costantinopoli, era divenuta il santuario delle popolazioni di etnia slava o albanese.
Finché, nel 1572, si aggiunse, sempre per le popolazioni che risiedevano nella campagna sottostante la città, la Madonna di S. Magno o di San Manno, una Madonna del latte dipinta su un vecchio muro della chiesa di S. Magno.
In tempi più recenti è invece da collocare la storia del santuario della Madonna delle Grazie, fondato dal canonico Giuseppe Cavalieri originario di Fiamenga, ma del clero di Spello, su un terreno di sua proprietà, a un km da Fiamenga in mezzo alle fertili campagne, tra filari di vigne e di pioppi.
La Chiesa ad una sola navata, e a pilastri con cornicione all’intorno, fu coperta da volta effimera.
La chiesa di iuspatronato del Cavalieri, inaugurata il 10 novembre 1799, era dedicata a Sant’Andrea Avellino.
La costruzione affrettata (fu compiuta in cinque mesi), il materiale scadente ha fatto si che la Chiesa non resistesse abbastanza ai terremoti del 1832 e mostra difatti qua e là delle lesioni, a cui si è provveduto con tiranti di ferro.
Il Cavalieri sull’altare maggiore vi aveva messo un’immagine della Sacra Famiglia e in una cappelletta, costruita dietro il quadro dell’altare maggiore, mise in venerazione un’immagine della S. Vergine, a cui dette il titolo di Madonna delle Grazie che, a suo dire, gli era stata consegnata da uno sconosciuto che poi era stranamente scomparso.
Questa Immagine, che troviamo ripetuta in altre Chiese e Santuari, sotto il nome di Madonna della Misericordia, è un dipinto di buona mano, racchiuso da una cornice di metallo cesellato.
L’immagine fu subito oggetto di particolare venerazione da parte delle famiglie circostanti, e la relativa festa, con larga partecipazione di popolo, che vi veniva celebrata cadeva la sesta domenica di Pasqua, immediatamente precedente l’Ascensione.
L’edificazione di una nuova Chiesa nei limiti della Parrocchia, con un sacerdote che l’officiava senza altro titolo che quello di proprietario, furono naturalmente causa di dissidio con il Parroco del luogo, il quale, come era suo dovere, reclamava la difesa dei suoi diritti parrocchiali non rispettati, inoltre è da aggiungere che il Canonico Cavalieri aveva uno zelo che rasentava il fanatismo, e che voleva fare della sua Chiesa il centro di tutta la devozione di questo contado tanto che dichiarò in seguito che l’immagine aveva lacrimato e mostrò ai fedeli il fazzoletto con cui erano state asciugate le lacrime.
Ciò diede luogo a un dissidio con il parroco di Fiamenga, entro i cui confini l’oratorio era stato eretto.
Si trattò di un conflitto di giurisdizione che però singolarmente favorì il decollo del santuario.
A difesa dei diritti parrocchiali intervenne il vescovo Lucchesi che in data 1 ottobre 1820 la dichiarò “Chiesa filiale della Parrocchia” e con un decreto del 29 aprile 1822, intimò al Cavalieri, proprietario dell’oratorio, di non farvi funzioni e prediche, di non indire processioni, di non eleggervi sacrestani e sacrestane, sotto pena di sospensione “a divinis”, di multe pecuniarie e “anche di carcere”.
Come poi fosse rispettato questo Decreto non si sa, poiché il Canonico Cavalieri di tutta risposta arrivò ad assoggettare la sua Chiesa alla Basilica di S. Giovanni Laterano e la fece dichiarare “Lateranense” ottenendone la protezione; il felice esito della richiesta comportò l’esenzione dell’oratorio dalla giurisdizione dell’ordinario diocesano.
Vi istituì inoltre una numerosissima associazione del Sangue Preziosissimo con molte ragazze ascritte e vi continuò a celebrare funzioni e solennizzando feste mariane con una notevole partecipazione che richiamavano il popolo anche dalle vicine frazioni.
Di fronte all’esenzione ottenuta, nel 1838 con un altro Decreto di Mons. Lucchesi, non potendo fare altro, gli proibì di questuare nella sua diocesi per la sua Chiesa.
Il Can. Cavalieri fu peraltro sacerdote integerrimo, e per il suo attaccamento alla fede di Pietro, fu deportato da Napoleone insieme al Parroco Draghetti e Moncolini.
Morì a Spello nel 1855 e fu sepolto nella sua Chiesa.
A tutt’oggi il santuario è attivo, ma temporaneamente chiuso per i danni subiti nel terremoto del 10 ottobre 2016, appartiene all’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, è officiata dal parroco della Parrocchia di Fiamenga che ne è rettore ed i fedeli che vi accorrono vengono dall’Unità pastorale Giovanni Paolo II e dalla campagna di Spello.
La festa della chiesa viene fatta il 21 maggio con ampia partecipazione di fedeli, quest’anno purtroppo non si è celebrata per l’inagibilità dell’edificio.
Aspetto esterno
All’esterno il santuario si presenta addossato a case coloniche con un finestrone e una porta d’ingresso rettangolare sulla facciata ed un minuscolo campanile a vela nella parte posteriore.
Qua e la sia sulla facciata che nel laterale sinistro sono presenti murate pietre di reimpiego scolpite di cui non si conosce la provenienza, fra cui due formelle quadrate di pietra arenaria con una rosa canina al centro.
Interno
All’interno si sviluppa a singola navata senza abside.
Sull’altare si trova la copia dell’immagine miracolosa della Vergine entro una cappellina sul cui timpano è l’immagine della Sacra Famiglia.
Il presbiterio è rialzato con due gradini.
Denuncia del Parroco
Questa la denuncia fatta dal parroco di Fiamenga nel 1824, in occasione della visita pastorale effettuata dal vescovo Stanislao Lucchesi:
“In detta chiesa (di S. Andrea Avellino) (il sig. can. Cavalieri) tiene in venerazione un’immagine di Maria Vergine, denominata delle Grazie egli dunque procurava far credere essere quella immagine pervenutagli da persona ignota, quasi che da mano angelica, perché disparve […l da questa effimera e segnata invenzione si prendeva motivo di promuovere la venerazione, onde la confluenza de’ fedeli concorse con larghe elemosine, come di fatti si rileva da alcune vesti di broccato e di stoffe regalate da qualche donna devota.
Quindi il lodato sig. can. Cavalieri, per allucinare e sedurre li popoli, con audacia la più vergognosa, propalò che quella sua immagine avea lagrimato e questa sua maliziosa voce non fece impressione alcuna nel cuore di quei popoli che egli credeva sedurre perché falsa e artefatta, come Sua Signoria Ill.ma e Rev.ma ha dovuto autenticamente comprovare [….].
Rammenterà Vostra Signoria Ill.ma e Rev.ma che nell’accurata speculazione, pratticata dal pittore [Francesco] Pizzoni di questa città, in sua presenza si adoperò un fazzoletto bianco per astergere le lagrime, la quale non essendo stata riconosciuta miracolosa, il fazzoletto che servì a tal atto non può esser tenuto in venerazione, come infatti io stesso ho veduto conservarsi sotto la cornice del quadro istesso a pubblica vista e come viene anche dagli altri contestato”.
Fonti documentative
F. Marini – Fiamenga e le sue chiese – 1927
G. Bertini, E. Presilla, L, Sensi – La Madonna del Piano di Foligno: III Centenario dell’Incoronazione – 2016
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