Chiesa della Madonna delle Grazie – San Gemini (TR)
Cenni Storici
La chiesa di “Santa Maria delle Grazie” assunse questo nome in seguito all’intensa devozione della popolazione verso l’immagine della Madonna dipinta sull’altare che elargì nel corso degli anni numerosi benefici per sua intercessione.
La chiesa fu edificata a mezzo miglio dalla città su un luogo dove viveva come eremita un certo fra Girolamo che nel 1440 si fece carico personalmente della costruzione.
Sopra l’altare fece realizzare la pittura di una Madonna quattrocentesca chiamata popolarmente “Madonna di Fra Girolamo” che è da annoverare tra le più importanti opere artistiche del 1400.
La cappellina era officiata, nell’anno 1540, dai frati osservanti di San Francesco che in un momento di prosperità, con l’aiuto dei devoti, dei benefattori e della comunità vi avevano costruito un convento la cui sopravvivenza doveva essere legata esclusivamente alle elemosine dei benefattori.
Dopo la prima fase di entusiasmo collettivo, nel breve giro di pochi decenni, ci si rese conto che sarebbe stato difficile sostenere con le sole elemosine la vita dei frati in un così ampio convento anche per la critica situazione economico-finanziaria del momento che aveva portato il vescovo di Narni ad adottare provvedimenti restrittivi nei confronti degli altri monasteri esistenti nella cittadina.
Per queste ragioni nell’anno 1575 il convento venne chiuso; la gestione della chiesa offerta ai P.P. del III Ordine di San Francesco con il patronato e la cura della confraternita del SS. Crocifisso che aveva la sua sede nella chiesa di San Bernardino e che veniva gestita a mezzo del priore della stessa Dott. Francesco Confetti e del camerlengo Placido Terzi.
Questa operazione venne portata avanti con il consenso di Monsignor Erulo Eroli, allora vescovo di Narni, poi confermata da parte del capitolo lateranense che impose il censo annuo di una libra di cera con l’impegno di rinnovarne ogni 15 anni l’investitura.
Intorno alla fine del seicento o agli inizi del settecento la chiesa fu notevolmente ampliata, lasciando però intatto il vecchio muro d’altare.
Negli anni a venire la chiesa rimase aperta al culto, ma aveva perso gran parte della sua importanza così che nell’anno 1855 il vescovo di Narni concesse tutto il complesso in comodato gratuito al comune di San Gemini.
Per un disguido burocratico nell’anno 1871 il Demanio dello Stato, convinto che il bene gli appartenesse lo mise all’asta per la vendita e se lo aggiudicò un tal Cascioli Vincenzo che conseguentemente ne reclamava la proprietà.
Si aprì sulla vicenda una lunga diatriba giudiziaria che portò al riconoscimento del diritto del comune a conservarne la proprietà e alla condanna del demanio al rimborso del prezzo pagato dal Cascioli per la mancata acquisizione.
Le tesi sostenute dal comune erano quelle del diritto acquisito per la concessione in comodato gratuito da parte del vescovo di Narni, del fatto che la chiesa era ancora adibita a culto ed, infine, perché la proprietà della stessa era attribuibile alla congregazione di carità succeduta alla Confraternita del SS. Crocifisso.
Tale decisione non venne contestata e ne è dimostrazione il fatto che, giusta la deliberazione consiliare n. 453 del 14-2-1879, il comune provvide ad approvare la spesa per le opere di manutenzione dello stabile.
Agli inizi del XX secolo l’area adiacente il convento fu adibita a cimitero urbano e la chiesa inserita dentro il perimetro divenne ad uso cimiteriale.
Questo ruolo fu svolto fin dopo la seconda guerra mondiale, infatti nella struttura si raccoglievano le salme in attesa della tumulazione; alcune volte vi si sigillavano le casse stesse e spesso, per la indisponibilità dei loculi da assegnare, vi si conservavano i resti mortali anche per lunghi periodi realizzando strutture provvisorie in laterizi per proteggerle.
Verso la fine del XX secolo la chiesa venne sconsacrata, numerose lesioni erano presenti e anche il convento in più parti si presentava pericolante; per un certo periodo venne usata quale magazzino ove erano stivati materiali edilizi vari e materiali di risulta dalle demolizioni di vecchie costruzioni.
Al momento attuale le due strutture della chiesa e del convento sono ridotte, sotto il profilo manutentivo e statico, in una situazione di grave precarietà.
Aspetto esterno
La chiesa è all’interno del Cimitero Civico e la facciata insieme al convento ne costituiscono il muro perimetrale e si presenta lineare e spoglia.
Interno
All’interno è stipato vario materiale edile e sull’altare è presente un gioiello della pittura Umbra; una raffigurazione della Madonna del Latte coronata da angeli con a sinistra Santa Lucia, che ritrae la Vergine incinta, intenta a strizzare il suo seno, iconografia del tutto insolita.
Il dipinto su tavola è di autore ignoto, in un primo tempo si è pensato ad un seguace di Benozzo Gozzoli, ma secondo più recenti studi è da attribuire, per affinità stilistica al Maestro del Trittico di Arrone, probabilmente identificabile in Bernardino Campilio.
L’opera risale alla fine del XIV secolo o all’inizio del successivo.
Fonti documentative
A. Tabarrini – San Gemini millenni di storia – 2012
B. Cassio Giuseppe – Oltre Assisi