Chiesa della Madonna delle Grazie – Castelfranco di Pietralunga (PG)

Una caratteristica che rende particolarmente singolare il luogo nel quale fu edificato il complesso sacro, è che ci troviamo esattamente lungo lo spartiacque appenninico, di conseguenza la pioggia che cade sulla falda est del tetto della chiesa si dirige in direzione del mar Tirreno, mentre quella che cade sulla falda ovest si incanala verso il mare Adriatico.

 

Cenni Storici

La chiesa è posta a Castelfranco, antico castello del Comune di Pietralunga a poca distanza dal confine con il Comune di Pesaro collocata fra l’Umbria e le Marche.
L’ambito territoriale su cui sorge la chiesa è caratterizzato dal Valico di Castelfranco, collocata in altura, in posizione montana, ad un’altezza di metri 769s.l.m.
L’insediamento religioso sorge lungo il tracciato viario che nell’antichità era utilizzato per valicare l’Appennino e superare il bacino fluviale del Bosso così da attraversare il versante adriatico e il versante tirrenico, per concludere il percorso presso la pianura tiberina.
L’importanza strategica del luogo posto proprio sullo spartiacque dell’Appennino umbro-marchigiano è testimoniato anche dalla presenza di alcuni archi e da un basamento di fondazione, probabili resti di una stazione romana ancora ben visibili sul lato sinistro del complesso edilizio.
Il valico era molto importante, poiché usato in passato, oltreché per gli spostamenti degli eserciti, anche per la transumanza delle greggi, dalle pianure tiberine e dall’alto Lazio verso i pascoli montani del Nerone, tanto che Bonifacio di Canossa, padre della più famosa Matilde, inserì nella zona una famiglia di baroni tedeschi, i Maravisch, ben presto italianizzati in Marabischi, proprio con il compito di tenere sotto controllo i passi appenninici di Bocca Serriola e, appunto, di Castelfranco.
La presenza di questa famiglia ha lasciato tracce toponomastiche tuttora leggibili nel podere di Chi Marabissi, situato proprio a ridosso del valico sul versante di Pietralunga.
Il luogo in cui sorge la chiesa è nel punto in cui si incrociavano quattro antiche vie che conducevano, rispettivamente, in direzione di Apecchio (e poi Urbania e Sant’Angelo in Vado), Pietralunga (e poi Gubbio e Umbertide), Città di Castello, e, infine, Cagli.
La conformazione attuale della chiesa risale ai primi anni del 1600 quando fu edificata in omaggio ad un dipinto raffigurante la Madonna con Bambino, qui conservato in una edicola e ritenuto miracoloso dai pellegrini che per questo luogo transitavano per recarsi al Santuario di Loreto.
La chiesa fu costruita per iniziativa di Mons. Fabio Tempestivo, Vicario Apostolico di Città di Castello, che, visitando i luoghi in cui sorgeva una “Maestà” o “Cappellaccia” e precisamente il 28 aprile 1589 trovò il dipinto che rappresentava l’immagine di Maria Santissima che tiene in seno Gesù Bambino con a fianco San Michele Arcangelo da una parte e S. Giovanni apostolo dall’altra.
L’edificio sorse grazie alle offerte dei pellegrini e con le elemosine dei fedeli; il Vicario apostolico di Città di Castello stabilì che la festa di S. Maria delle Grazie si celebrasse nel giorno della Natività della Madonna, l’8 settembre, confermò la confraternita che nel frattempo era sorta e la sottomise insieme alla chiesa al Pievano d’Aggiglioni e al rettore di Castelfranco.
La chiesa, sorta a partire dalla cappella descritta, fu protagonista di fasi alterne caratterizzate da periodi di abbandono e decadenza al punto tale che Mons. Muzi, nel 1826, fu costretto a sospenderne le funzioni religiose dato il grave stato di abbandono in cui versava l’immobile.
La chiesa necessitava di importanti restauri che dotarono la struttura di nuovi ambienti e di nuovo porticato, che poteva essere utilizzato dai fedeli come riparo in caso di eventi metrologici avversi.
Un primo intervento strutturale quindi lo ebbe nel 1886 e in quell’occasione fu anche ritoccato il disegno originale dell’affresco come poi testimoniato dalla data dipinta sull’immagine sacra.
II complesso religioso, tra il 1999 e il 2005 è stato oggetto di un ulteriore restauro strutturale riguardante il consolidamento di tutte le strutture murarie in elevazione e restauro dell’intero solaio di copertura della chiesa, il ripristino delle murature sia nelle facciate interne che esterne, alla installazione di tirantature per gli archi che sostengono la copertura e la formazione di nuovi intonaci.
La pavimentazione è stata realizzata seguendo lo schema originario e con l’uso quanto più possibile di materiale di recupero.
 

Aspetto esterno

La chiesa è stata inglobata all’interno di un complesso edilizio che si è sviluppato nel tempo, costituito da una stazione di posta romana e da una torre di avvistamento; nella facciata principale è ancora chiaramente leggibile l’originario volume occupato dalla chiesa.
Un portale profilato da una cornice in pietra riccamente modanata e terminato da un timpano triangolare funge da ingresso; al di sopra di questo un semplice rosone circolare accoglie un infisso in ferro battuto con vetri colorati, la parte più alta con cui si conclude la facciata segue un andamento a doppia falda.
La straordinarietà di questo edificio è che il colmo del tetto segue in maniera perfetta la linea di spartiacque appenninica Tirreno-Adriatica per cui le falde sgrondano le loro acque in due mari differenti ed opposti.
Il campanile si eleva nella parte retrostante l’edificio all’incrocio delle due falde del tetto è del tipo a vela realizzato interamente in mattoni è formato da due bucature archivoltate che ospitano le campane; un semplice timpano triangolare conclude la parte alta.
 

Interno

L’interno della chiesa in stile cinquecentesco si sviluppa in una unica sala; una serie di archivolti a tutto sesto corrono lungo le pareti longitudinali al di spora di questi una cornice modanata ne percorre l’intero perimetro.
Tre gli archi a tutto sesto disposti trasversalmente ed appoggiati alla suddetta cornice sorreggono la copertura e suddividono in tre campate la pianta rettangolare.
Sullo sfondo una grande edicola racchiude una pala d’altare al disotto della quale c’è un tabernacolo.
Entrando sulla destra si nota nell’angolo una statua di San Giovanni Bosco donata da un prete veneto insieme alla statua di Sant’Antonio da Padova che invece è posta nell’altare di destra nel terzo arcone.
Nel primo arcone compaiono delle lapidi che ricordano l’edificazione della chiesa e le modifiche ottocentesche.
Nel secondo arcone c’è un confessionale mentre nel terzo arcone come detto è l’altare di destra con Sant’Antonio da Padova; nell’arcone successivo vi è una statua della Madonna e uno stendardo mariano che in origine copriva l’affresco della parete d’altare che veniva scoperto solo in occasione della festività.
Da qui si sale nel presbiterio rialzato di due gradini dove accanto alla bellissima porta corniciata in arenaria e sovrastata da un timpano c’è una bellissima statua a mezzo busto di un “Ecce Homo” in stucco forse settecentesca.
Dietro l’altare l’immagine affrescata della Madonna con Bambino affiancata da San Michele Arcangelo che pesa le anime e sotto il demonio che aspetta i dannati e alla destra San Giovanni evangelista con l’aquila.
Il dipinto cinquecentesco ha subito dei ritocchi devastanti nell’ottocento ma mantiene ancora il suo fascino.
A sinistra dell’altare in posizione avanzata al limite del presbiterio vi è la statua di San Francesco che qui è passato più volte pe il suo spostamento alla Verna.
Nel primo arcone scendendo verso la controfacciata troviamo un pulpito in legno e subito dopo l’altare di sinistra con la statua di Gesù che mostra il suo sacro cuore.
Nel terzo arcone verso l’uscita campeggia una bella statua di Sant’Antonio abate in legno di sorbo e coperto da un abito monacale fatto di cuoio colorato; la statua è molto antica (forse quattrocentesca) e presenta il Santo con un libro in mano e sopra la fiamma accesa (fuoco di Sant’Antonio).
Nell’ultimo arcone c’è un Fonte battesimale in pietra con una copertura sferica in metallo di eccellente fattura.
In controfacciata una tavola sopra la porta con una tela di stoffa che riproduce un polittico di origine veneta regalato al parroco che qui lo ha collocato con un Santo Vescovo (forse Sant’Ambrogio), San Giorgio, San Giovanni Battista, la Madonna, la Crocifissione, la Maddalena, San Pietro, San Paolo e Santa Caterina d’Alessandria.
 

Festa del Perdono

In questa chiesa si celebra la festa del Perdono, in quanto secondo dati storici qui passò San Francesco per recarsi alla Verna; arrivando da Gubbio questa era la via naturale che i viandanti e commercianti percorrevano nel medioevo, provvista tra l’altro di un punto di sosta strutturato sin dai tempi dei romani che a fianco avevano anche edificato una torre di guardia a controllo del quadrivio.
La prima festa del Perdono da svolgersi alla Porziuncola fu concessa a San Francesco da papa Onorio III residente in quel tempo a Perugia che acconsentì all’indulgenza “Senza oboli” come chiesto dal Santo.
In un primo tempo questa opportunità del perdono dei peccati e delle pene si aveva solo andando in Terrasanta o alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo a Roma.
La chiesa di Castelfranco fu una delle prime a cui fu esteso questo privilegio per cui il 2 agosto si portava in processione la statua di San Francesco, ora questa festa è stata spostata alla prima domenica di agosto.
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio il parroco Don Antonio Mandrelli per avermi aperto la chiesa e per avermi accolto con molta cordialità nella sua casa mettendomi al corrente della sua straordinaria conoscenza del territorio e della sua antica viabilità.
 

Fonti documentative

Leonello Bei – Le origini di Apecchio le comuni origini con Città di Castello in duemilaottocento anni di storia – 2011

https://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=37934

https://versacrumricerche.blogspot.com/p/la-chiesa-della-madonna-delle-grazie.html

 

Mappa

Link alle coordinate: 43.487273 12.455913

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