Chiesa della Madonna della Selva Mattutina ( Selvetta) – Montefalco (PG)
Cenni Storici
La chiesa di Santa Maria della Selva Mattutina (Ecclesia Sanctae Mariae de Selva Matutina), comunemente chiamata chiesa della Madonna della Selvetta, sorge nel territorio del Comune di Montefalco, nei pressi dell’antica via Tuderte, ai limiti di confine con i comuni di Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria.
Il nome della località (Selva – Selvetta) deriva dal bosco che una volta vegetava nella zona, un cerqueto millenario e sacro.
Il sacro edificio, costruito verso la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, appartenne al Plebanato di Santa Maria di Lucciano (Plebatu Lucciani), chiesa Matrice che sorgeva presso Villa Fabbri nel territorio di Giano dell’Umbria, poi alla Parrocchia di S. Pancrazio di Colle del Marchese ed ora a quella di Santa Marina di Castel Ritaldi.
Annessi alla chiesa è l’ex convento francescano abitato, come risulta da un documento del 1334, dai Clareni; nel 1466 vi si riunì il Capitolo provinciale dei Terziari Regolari.
A partire dall’anno 1526 vi abitarono i frati provenienti dal convento di Santa Maria della Selvetta del Colle di Camiano (Montefalco) i quali, nel 1803, furono allontanati dal sacro luogo.
Tornati dopo la restaurazione dello Stato Pontificio (1815) furono espulsi nel 1861 a tenore della legge riguardante la Soppressione degli Enti Religiosi.
Aspetto esterno
La facciata mostra il prospetto in pietra arenaria della primaria piccola chiesa con tetto a capanna ed oculo, dimezzato e richiuso, sopra la porta di accesso e quello in pietra cinerea e rosata con angolo sinistro in laterizio del rialzamento.
Nella parte superiore si apre una grande finestra rettangolare lievemente strombata, con architrave in legno, inferriata ed infisso in ferro a due ante con vetro.
La facciata si chiude con un cornicione modanato in laterizio.
Nell’architrave del portale, in stile tardo-rinascimentale, è scolpita la data 1552 corretta, forse a seguito di un successivo vasto rimaneggiamento della chiesa, in 1692; l’elemento al vertice destro è di restauro, l’infisso è in legno verniciato. Interessanti sono le incisioni che si pongono a circa metà delle modanature terminali esterne degli stipiti del portale: quella di sinistra riguarda un nome (NICOL/AO), quelle di destra due date mutili (169, forse 1692 come la data incisa sull’architrave, e 170).
Lungo la parete esterna destra si nota l’ampliamento della chiesa eseguito verosimilmente verso la metà del XVI secolo, più avanti è murato un frammento arcuato di scultura romanica probabilmente della prima metà del XII secolo, forse elemento di oculo o di monofora; l’intreccio dei tralci e dei grappoli d’uva rimanda ad una corrente scultorea presente nell’area di Spoleto verso la fine dei secolo XI.
Su un laterizio dello spiovente si legge la seguente data: 1771 / 18 JUNI, probabilmente si tratta del ricordo di un restauro o rifacimento, del tetto oppure della parte di costruzione adiacente alla sacrestia. I contrafforti in laterizio sono una testimonianza della precaria stabilità della struttura nel corso del XVIII o XIX secolo.
Sopra la parete sinistra svetta il campanile a vela in laterizio, con sovrastante croce di ferro pomettata, a due fornici con rispettive campane di cui quella destra di recente fusione.
Più in basso una finestra chiusa.
Fuori della chiesa, sul lato destro della stessa e nel limitrofo piazzale, sono collocate due croci in ferro artistico; la prima, più antica, su stele in travertino munita di palla, la seconda su basamento in laterizio con la seguente iscrizione su lapide di marmo bianco: I. S. S. / FIORETTI AMINTO/ TAGLIAVENTO ENRICO / FECERO NELL’ANNO 1927 / IN ONORE DI MARIA S.S.
Aspetto interno
Il lungo abbandono, i furti sacrileghi e la rimozione precauzionale di due importanti opere d’arte hanno reso meno monumentale l’aspetto barocco della chiesa che si presenta ad unica navata con cinque altari (originariamente racchiusi fra arcate poi ampliate a cappella, circa la metà dei XVI secolo, quelle di destra) decorati con eleganti paliotti policromi in scagliola con ricchi fregi.
A destra dell’ingresso un’acquasantiera mutila in arenaria, ai lati due confessionali.
L’altare Maggiore presenta un tabernacolo ligneo a pianta ottagonale.
Nella parte superiore, al centro dell’apparato in stucco a tempio con frontone triangolare spezzato, si nota la nicchia rettangolare che conteneva l’antica immagine della Madonna (Madonna col Bambino, in alto due profeti cd in basso, sulla destra, il committente).
Si tratta di un dipinto su tavola con la data 1332, attribuito ad uno dei Maestri della Cappella di Santa Croce della chiesa di Santa Chiara di Montefalco, immagine forse proveniente dall’antica diruta chiesa di Santa Maria di Montione.
Sulla base della tavola, in caratteri gotici, è dipinta la seguente iscrizione: ANNO S(ALUTIS) MCCCXXXII T(EM)P(OR)E DOMINI) IOH(ANN)1S P(A)P(E) XXII H(OC) OP(US) FACTU(M) FUIT /TE(M)PORE DOMINI TADDEI RECTORI(S) ISTIVS ECCLESIE.
L’opera d’arte è stata prima trasferita nella Chiesa-museo di S. Francesco di Montefalco poi all’ex chiesa parrocchiale di S. Pancrazio di Colle del Marchese.
L’attuale immagine della Madonna (olio su tavola e foglia d’oro) è una copia del pittore Pasquale Filippucci (1990).
Sopra la nicchia è incisa la seguente iscrizione: STELLA MATUTINA ORA PRO NOBIS, nel cartiglio: PRIVILEGIATVM PERPETVM, al centro del timpano lo Spirito Santo.
Nella chiesa era custodito anche un Cristo Crocefisso (tempera su tavola) di anonimo autore spoletino (forse Rinaldo di Ranuccio) del 1280-1290.
L’opera d’arte, probabilmente in origine appesa sopra l’altare Maggiore, è stata restaurata nel 1938 da Giuseppe Colarieti Tosti e successivamente trasferita nella Chiesa-Museo di S. Francesco di Montefalco.
Il primo altare a sinistra del portale conserva parte dell’apparato ligneo barocco con colonne scanalate e rastremate (mancanti i capitelli ed il coronamento del frontone).
La pala lignea è priva delle due immagini originali delle quali si notano le impronte.
Al centro una croce senza il Cristo morente, sotto un moderno quadro raffigurante S. Antonio da Padova.
Il secondo altare, anch’esso con apparato ligneo in stile barocco ( con colonne rastremate, capitelli corinzi, frontone spezzato a volute) reca una moderna tela ad olio, opera del pittore Pasquale Filippucci (2003) rappresentante S. Antonio Abbate contornato da animali, nella parte centrale superiore è la città di Montefalco.
Sulla mensa una statua in scagliola di Santa Rita da Cascia. Più avanti, a fianco dell’altare Maggiore, è il Sacrario.
Nel primo dei due altari di destra, dietro i resti del paramento ligneo barocco, è un affresco della seconda metà del Cinquecento raffigurante S. Francesco d’Assisi che riceve le stimmate, sopra, sempre pertinente all’apparato barocco, il Simbolo Francescano.
Sulla spalla sinistra dell’arcata S. Antonio da Padova e Santa Chiara d’Assisi, su quella destra una santa, irriconoscibile per il precario stato di conservazione dell’affresco, e S. Biagio.
Il secondo altare, con paramento a tempio in stucco, reca una tela, datata 1613, raffigurante la Madonna del Rosario con S. Antonio da Padova e Santa Chiara da Montefalco, nei riquadri della cornice e nell’intradosso dell’arco i 15 Misteri del Rosario (gaudiosi, gloriosi e dolorosi), nel cartiglio a cuore si legge ancora PERPE/TVO, testimonianza del Privilegio dell’altare, mentre nella cartella superiore è dipinta l’iscrizione: CIRCVNDABANT EAM FLO/RES ROSARVM ET LILIA /CONVALLIVM/ 1610.
Sul piano della mensa un moderno quadro raffigurante S. Pio da Pietralcina Sulla spalla sinistra dell’arcata S. Carlo Borromeo e Santa Chiara da Montefalco che tiene nella mano destra le tre pietruzze rinvenute nella sua cistifellea, sulla spalla destra la Madonna della Stella Mattutina (Madonna col Bambino con dietro i raggi luminosi della stella) e San Francesco d’Assisi.
Nella successiva arcata sono appesi diversi ex voto. Ai lati dell’altare Maggiore si aprono le porte che immettono alla sacrestia in cui è conservata una tela raffigurante la Madonna del Rosario, sotto a sinistra tre santi (di cui uno papa ed uno vescovo e S. Antonio da Padova), a destra fedeli oranti.
La raffigurazione è contornata da ovali con le immagini dei 15 Misteri del Rosario. Nella parete di sinistra è appeso un tardo apparato ligneo con apertura sagomata, forse appartenente all’altare Maggiore.
Adiacente alla sacrestia è un secondo vano con uscita sull’antistante piazzale.
Curiosità
A dimostrazione del rispetto per le selve e i boschi del luogo ai tempi dei Romani è da citare il ritrovamento nella frazione di San Quirico ( poco distante da qui ) nel comune di Castel Ritaldi, del cippo della Lex Spoletina, sulla facciata della chiesa. Si tratta di una pietra calcarea con un’iscrizione in latino arcaico che si riferisce ad una legge romana per il rispetto di un bosco sacro a Giove. Una simile fu trovata a Picciche ( sempre nel comune di Castel Ritaldi ), fatto che ne consolida il culto in tempi antichi per la tutela dei boschi. il testo recita:”Questo bosco nessuno violi o sradichi, né porti via ciò che appartiene al bosco; né tagli se non in quel giorno in cui si faccia il sacrificio annuo; in quel giorno, purché serva per il sacrificio, cavi senza dolo e tagli. Se alcuno avrà violato, darà a Giove un bue per il sacrificio e avrà assai trecento di multa del suo sacrificio espiatorio e della multa sarà esattore il consacrante“.
Bibliografia
Da una nota informativa all’interno della chiesa con testo di FELICE SANTINI
Rif. bibliografici: S. NESSI – S. CECCARON1, Da Spoleto a Massa Martana. 1978; S. NESSI, Montefalco e il suo territorio. 1980; M. TABARRINI, A Casta Ritaldi tra storia, arte e poesia, 1986; B. TOSCANO – M. MONTELLA, Guida al Museo di San Francesco a Montefalco. 1999; E. SANTINI, Giano dell’Umbria c il suo territorio -Note generali, Storia, 2000. Le presenti notizie storiche riguardanti la Chiesa della Madonna della Stella Mattutina sono state compilate in occasione della festa del 3-4 settembre 2005 sotto il Santesato di Pasquale Filippucci, Roberto Gori, Egidio Proietti, Lucia. Proietti, Maurizio Santoficeto, Martini Elisa, Martini Mario, Profili Esterina.
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