Chiesa della Madonna della Neve – Paranzano di Casperia (RI)

La chiesa è di proprietà privata e sorge all’interno di un’importante area archeologica.

 

Cenni Storici

Si trova in località Paranzano, sul tracciato di un’antica strada romana, quella che da Casperia conduce a Cantalupo.
La chiesa è detta anche Santa Maria delle Grazie a seguito di un miracolo avvenuto nel 1647: a una fanciulla apparve la Vergine assicurandole che Casperia sarebbe stata risparmiata dalla peste.
La chiesa rurale risale al periodo medievale, presumibilmente alla seconda metà del XIV secolo non è infatti citata in un registro del 1343.
Le prime notizie risalgono al 1580 quando è stata restaurata e parzialmente ricostruita; nel 1652 fu di nuovo restaurata e ampliata.
Il luogo, solitamente chiuso, è di proprietà privata.
 

Aspetto esterno

L’esterno si presenta privo di qualsivoglia decorazione.
Di fatto non esiste una vera e propria facciata, poiché il lato dove doveva sorgere è addossato alla rupe; funge da facciata la parete destra, ove si apre un semplice portale con sopra una finestra a forma rettangolare molto allungata.
A fianco del portale si trova una grande croce lignea, di seguito si apre una finestrella devozionale, presumibilmente aperta nel corso del restauro del XVII secolo, poiché l’affresco che inquadra reca la data 1662. Sempre sulla stessa parete un’ulteriore finestra si apre nella zona presbiteriale, un’altra se ne apre nella parete di sinistra.
L’abside mostra caratteristiche tardo romaniche ed è a pianta semicircolare.
Nella zona prossima all’abside della parete destra, in posizione leggermente arretrata si trova un campaniletto a vela a un solo fornice, presumibilmente di epoca più tarda, conserva una minuscola campana.
 

Interno

È a navata unica con copertura a capriata, voltato a botte nell’area presbiteriale, il pavimento è stato rialzato nel corso di uno dei restauri, il livello originario si scorge ancora nell’area presbiteriale.
Sulla parete di sinistra, di fronte all’ingresso si trova l’altare di Sant’Antonio abate, l’affresco, datato 1662, mostra i tipici attributi del santo: il fuoco nella mano, la campanella e il maialino, in realtà più somigliante a un cinghiale.
Sul muro a fianco si legge la scritta in rosso: ELEMO / SINA
Sempre sulla parete sinistra, ma nell’area presbiteriale sono raffigurati San Sebastiano e Santa Lucia.
Nell’arco absidale, a sinistra è affrescato Sant’Antonio da Padova, in alto Dio Padre tra cherubini e angeli musicanti, a destra San Rocco, con ai piedi il cagnolino, mostra la sua piaga.
Nella nicchia centrale è affrescata la Madonna col Bambino tra San Domenico e Santa Caterina d’Alessandria.
Si legge la scritta: AD MDLXXX RESTAURATA
In alto, sulla volta è la colomba dello Spirito Santo.
Sulla parete destra della zona presbiteriale sono affrescati Sant’Agata, con ai piedi le tenaglie con cui le furono strappati i seni che mostra ignudi, e Sant’Ignazio da Loyola.
Tutti gli affreschi dell’area presbiteriale sono opera di un mediocre seguace dei Torresani, ma al di la degli scarsi mezzi dell’artista rappresentano un interessante e vivace esempio di devozione popolare.
Lungo la parete destra, sotto la finestrella si trovano un’acquasantiera e una buca per elemosine, vi si legge la scritta ELEMOSINA PER LA MAD.A.
Sulla parete di controfacciata è una modesta tela raffigurante l’Annunciazione.
 

Resti romani

La chiesa sorge all’interno di un’area archeologica assai importante anche se mai scavata ufficialmente.
È stata costruita sulle rovine di quella che dovette essere ai suoi tempi una villa assai importante nel territorio sabino, proprietà di Pallante, il ricchissimo liberto e ministro delle Finanze dell’imperatore Claudio, poi giustiziato da Nerone allo scopo di appropriarsi dei suoi beni.
Nel 1871 sono state rinvenute due state femminili di epoca romana, probabilmente parte di un ninfeo.
Le statue ora sono conservate presso il Museo d’arte e storia di Ginevra e il Carlsberg Museum di Copenaghen.
Appena a monte della chiesa, nei pressi di un edificio rurale, si trovano resti di sostruzioni con nicchioni in opus reticolatum.
Continuando a salire, sulla destra si nota un antico fontanile, con opere di adduzione che sembrano risalire a epoca sabina.
Dall’altra parte della strada si scorgono ampi tratti di muro in opus reticolatum.
 

Da vedere nella zona

Cantalupo
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Fonti documentative

http://www.comunedicasperia.it/turismo/cosa-vedere/chiese/madonna-della-neve/

 

Mappa

Link alle coordinate: 42.32217010877359, 12.66127218006861

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