Chiesa della Madonna della Cerquella – Pontecuti di Todi (PG)

La chiesa è stata costruita attorno ad un’immagine sacra raffigurata su un muro di un edificio molto più antico della chiesa, adiacente un’antica strada ora scomparsa. Forse l’immagine dispensò qualche grazia o si rese protagonista di qualche prodigio per cui la devozione popolare poi ha costruito la chiesa, realizzando uno di quei “Santuari di un giorno” come li descriveva Don Mario Sensi.

 

Cenni Storici

La città di Todi costituisce uno dei più antichi centri a continuità di insediamento in Umbria: i più antichi materiali archeologici rinvenuti nell’abitato risalgono infatti all’età del Bronzo Finale.
È unanimemente riconosciuto che la nascita del primitivo insediamento sul colle sia dovuta proprio all’esistenza nelle vicinanze di un punto di facile attraversamento del fiume Tevere, tramite il quale uomini e merci passavano dal territorio degli Umbri a quello degli Etruschi.
Molto probabilmente la possibilità di commerciare attraverso il fiume e il controllo del transito delle merci mediante l’imposizione di tasse di passaggio, ebbero un ruolo fondamentale per la persistenza e lo sviluppo dell’insediamento sino al raggiungimento della fase urbana.
La condizione della continuità di vita dell’insediamento bisogna immaginare una sostanziale conservazione delle direttrici di collegamento col territorio e con i centri circostanti, la cui fidionomia risulta fortemente condizionata da elementi geografici, quali il fiume Tevere, le valli dei torrenti Naia e Rio, le catene montuose Martana e Amerina.
Le forme arcaiche della viabilità furono in gran parte riciclati dalla viabilità romana.
Nello specifico, numerosi indizi suggeriscono che, già prima dell’edificazione del ponte medioevale di “Cuti” avvenuta nel 1240, il tratto di Tevere immediatamente ad occidente di Todi, compreso tra la località Tevermorto a nord e la confluenza col torrente Naia a sud, doveva essere attraversato da un’importante viabilità diretta verso l’Orvietano la cui origine può essere fatta risalire ad epoca molto antica.
Tale percorso è tradizionalmente noto anche come “Via della Montagna”, per distinguerlo da quello che, attraversava il Naia presso Ponte Martino e seguiva la sinistra idrografica del fiume Tevere sino a Civitella del Lago (antica Civitella di Massa Bindi) e a Baschi.
Questo secondo tracciato, prima della realizzazione della moderna Strada Statale 448, era molto meno agevole dell’altro poiché attraversava le impervie gole del Forello e della Pasqaurella, superando notevoli dislivelli.
Questa strada alla sinistra del Tevere attraversava lo stesso proprio a Pontecuti ed era, oltre che utilizzata da persone e merci, era anche il percorso delle transumanze.
Proprio all’inizio del paese di Pontecuti nel 1348 fu edificata la fonte che ancora oggi vediamo, seppur modificata nella sua facciata nel 1734. Poco prima della fonte però oggi si nota una chiesa che di fatto ha quasi del tutto occupato la sede dell’antica viabilità oramai scomparsa, si tratta della chiesa della Madonna della Cerquella o delle Grazie.
L’edificio non si presenta con particolarità architettoniche rilevanti, però osservando l’interno si nota subito una difformità nella disposizione dell’altare, infatti questo non è disposto alla testa della navata come tradizionalmente è disposto nella maggior parte degli edifici sacri, ma è disposto sulla parete destra.
A conferma dell’anomalia troviamo che la facciata è priva della finestra del pellegrino che permetteva un saluto all’immagine sacra contenuta all’interno da parte dei viandanti, ma la troviamo nella parete laterale sinistra.
La cosa si spiega facilmente osservando proprio l’antica strada; infatti si deduce che, seppur la chiesa sia di fattura seicentesca, l’immagine sacra sicuramente è precedente e si trattava di un’edicola religiosa posta a margine della strada e successivamente inglobata nella chiesa.
Mancando elementi storici e osservando la struttura addossata si può dedurre però che l’immagine era dipinta sul muro esterno di un edificio medievale che potrebbe trattarsi di un mulino.
Nella parete di fondo dello stesso infatti si nota seminterrato un arco medievale che potrebbe essere stato il condotto di una canalizzazione di acqua che muoveva la retrecine, ora scomparsa del tutto.
La struttura addossata alla chiesa seppur trasformata ha sicuramente origine molto antica, lo si può vedere dalle tamponature delle arcate superiori e dalle aperture delle finestre realizzate con grosse pietre squadrate.
L’edificio religioso potrebbe rientrare a pieno titolo con quelli che il compianto Don Mario Sensi, descriveva come “Santuari di un giorno“, ce ne sono diversi qui in Umbria: Maestà viarie protagoniste di apparizioni sacre, per lo più fantastiche, che erano protette da tettoie costruite da gruppi di volontari.
Col tempo le tettoie potevano lasciare il posto a edifici importanti, ma potevano anche restare poco più di capanne.
 

Aspetto esterno

La chiesa addossata si presenta con una facciata liscia con intonaco rossiccio e una decorazione con linee gialline che formano, con le due falde del tetto, un timpano nella parte alta.
Il portale è sovrastato da un oculo che permette l’illuminazione interna ed un altro lo troviamo in corrispondenza nella parete di fondo.
Nella parete sinistra la finestra del viandante di fronte all’immagine sacra.
 

Interno

All’interno l’altare murato sistemato su un presbiterio rialzato da un piccolo gradino; sopra l’altare vi è l’immagine sacra della Madonna che tiene in braccio in forma molto amorevole il Bambino che si protrae ad aggrapparsi al collo della mamma.
In alto due facce di angioletti sorridenti completano la scena.
L’immagine raffigura una Madonna di Costantinopoli, iconografia riproposta in età tridentina nel tardo XVI secolo, ma non è da escludere che si tratti di un rifacimento di una immagine più antica, infatti si vede un frammento di un intonaco tre/quattrocentesco in basso a destra.
Non è da escludere infatti che dopo il Concilio di Trento qualche vescovo in visita pastorale abbia ordinato di sostituire una immagine precedente per allinearsi con le nuove disposizioni.
Non sono rari i casi dove in seguito alle prime visite pastorali tridentine un gran numero di statue furono rimosse e bruciate, oppure di dipinti murali rinnovati e la Diocesi di Todi non fa eccezione.
 

Fonti documentative

http://www.academia.edu – Pontecuti prima del ponte, in Colligite Fragmenta, VII (2015) di Valerio Chiaraluce.
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia la Diocesi di Orvieto-Todi per la disponibilità e per aver concesso le autorizzazione alla pubblicazione.
Ringrazio altresì sentitamente Elvio Lunghi per la disponibilità e la pazienza nei miei confronti.
 

Da vedere nella zona

Castello di Pontecuti
Fonte di Sant’Ermete
 

Mappa

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