Cappella della Madonna del Trebbio – Gubbio (PG)
Cenni storici
La chiesetta del Trebbio, è una delle tre chiese che furono edificate fuori dalle mura, rimasta tuttora esistente; si trova a poche centinaia di metri dal centro del paese ed è rinomata per il prezioso affresco di Matteo da Gualdo contenuto al suo interno raffigurante la Madonna in trono tra i santi San Sebastiano e Sant’Ubaldo.
L’opera è datata 1484, quindi la chiesa era di sicuro esistente prima di questa data, ma non abbiamo documenti che ci riferiscano quando venne edificata.
Il vocabolo “trebbio” ha diverse etimologie:
La prima è una derivazione dal latino “tribulum” cioè “trebbiatrice, strumento per battere (terere) il grano”: indica un utensile per sminuzzare e setacciare il grano.
La seconda sempre dal latino “trivium“, “crocicchio, incontro di tre vie”
Osservando la posizione della chiesa e l’uso che se n’è fatto possiamo capire come entrambe le definizioni siano corrette: la chiesetta si trovava proprio all’incrocio di tre vie (ora sono quattro).
La cappella fu costruita prima del 2 settembre 1642 giorno in cui il vescovo Orazio Monaldi, insieme al canonico Accoromboni, visita l’oratorio di S. Maria del Trebbio, sito nella parrocchia di Sant’Egidio in Colpalombo.
Nella prima visita pastorale a noi pervenuta si legge:
“Fu edificata a spese della Confraternita del S.S. Sacramento e Con le elemosine di Francesco Ercolano Spigarelli”, che nel decreto, con il quale si concedeva di erigere il detto Oratorio, “si obbligava a mantenere in buono stato sia l’edificio sia tutte le cose necessarie per l’altare e a far celebrare una messa all’anno”.
E ciò è avvenuto fino al 21 maggio 1642 senza pregiudizio della chiesa parrocchiale.
Successivamente nelle visite pastorali che si sono susseguite dal 1701 al 1734 tutti i vescovi trovarono la chiesa in pessimo stato e tutti sollecitarono interventi di consolidamento.
Fu solo nel 1734 che l’appello fu accolto dalla Confraternita del S.S. Sacramento e la cappella fu completamente restaurata e alla stessa spettò il patronato fino al 1818.
Nel 1843 apparteneva a Luigi Elisei probabilmente nuovo proprietario del podere in cui sorgeva la cappella.
Nel 1851 sorgeva una questione giuridica: non si riusciva a sapere se il patronato degli Spigarelli, eredi di Ercolano, fosse passata agli Elisei con l’onere della manutenzione, e ancora nel 1871 non si era risolta.
In questo lasso di tempo la cappella continua ad essere usata come magazzino.
Nel 1925 la cappella fu definitivamente sconsacrata e restò tale fino al 6 ottobre 2012.
La scoperta dell’affresco nella cappella, fu del tutto fortuita e dovuta, nel 1981 alla caduta di una trave, che fece crollare il tetto ed in conseguenza scoprì un affresco di grande valore storico – artistico.
Ultimamente la cappella ha subito un’attenta opera di restauro e l’affresco è stato riconsegnato alla città ed ora tutti gli anni l’8 ottobre, tutta la popolazione affolla l’antico Oratorio.
L’affresco
L’affresco presente nella parete d’altare raffigura la Madonna con Bambino, un Santo Vescovo e San Sebastiano.
I Santi presenti nell’affresco sono due protettori della peste.
Il santo alla destra della Madonna è un Santo Vescovo, dal volto calmo e Tranquillo, coperto da una folta barba, segno di autorità e solcato da profonde rughe, e dagli attributi iconografici è riferibile a Sant’Ubaldo, venerato come protettore contro la peste.
Il secondo santo è San Sebastiano, protettore anch’egli contro la peste.
Si suppone però che l’opera, più che essere affrescata come ex voto contro la peste, possa essere stata commissionata all’artista dallo stesso comune di Colpalombo per commemorare il Duca di Urbino Federico da Montefeltro morto nel 1482 il quale era solito venire in questo castello, per la caccia ed abitava in tale periodo a Col Tidone, nel luogo che ancora oggi viene detto “Casella”.
Questa ipotesi è accreditata dal fatto che, come scriveva il parroco don Borio nelle “Memorie” della parrocchia, “nel riccio, sulla gamba destra del S. Sebastiano venne ritrovata una moneta molto sottile del diametro di 15 mm. Vi è raffigurata da un lato al centro lo stemma della città di Gubbio ed attorno la scritta “Eugubium” dall’altro all’interno è indecifrabile lo stemma, mentre attorno si legge “Federicus con” (Federico conte).
E’ probabile, infatti, che Federico abbia elargito alla comunità di Colpalombo qualche privilegio tale da rendere più solida la sua economia.
Il prof. Enzo Storelli attribuisce l’opera eseguita due anni dopo la morte del Duca, a Matteo da Gualdo, pittore errabondo, con spostamenti e soste nei territori prossimi a quello della sua città.
La sua presenza nel territorio eugubino è documentata dal lacerto di “Madonna con Bambino” a Montefiore, dalla sua attività nelle vicinanze di Giomici, Casa Castalda e Caprara; sua moglie era di Crocicchio e nel 1503 inviava un braccio di cera ad un luogo sacro di Serra Brunamonti.
Stilisticamente l’affresco si colloca fra il “trittico di Pastina di Gualdo”(1477) e la “Mater Misericordiae” dipinta nel 1484 in S. Maria di Villa Scirca presso Sigillo.
I confronti più significativi con le altre opere ci riportano all’Oratorio assisiate dei Pellegrini per la fastosa inquadratura del trono e il suo forte timbro rinascimentale; il colore violaceo, il rosso cupo e il bianco ci richiamano agli affreschi della Scirca; l’impianto frontale collega il volto della Madonna dai grandi occhi melanconici a quello della “Misericordia” della Scirca e per la particolarità del velo bianco al frammento di Montefiore; l’incavo della spalliera del trono è coronato da lunetta di conchiglia come nella “Santa Anna” della chiesa dell’Olmo a Casa Castalda.
Da una ricerca di Marsili Renzo