Chiesa della Madonna del Soccorso – Corchiano (VT)
Cenni Storici
La chiesa della Madonna del Soccorso rappresenta per la tipologia architettonica e per le pitture conservate all’interno un chiaro esempio di monumento rinascimentale.
Secondo un’antica narrazione popolare che si tramanda da secoli, una notte, una coppia di giovani sposi del luogo avrebbe sognato la Vergine Maria che ordinava loro di far costruire un edificio religioso in suo onore lungo la strada romana dell’Amerina, nei pressi di un ponte sul rio Fratta, un affluente del Tevere, assicurando protezione a pellegrini e viandanti che si sarebbero trovati a passare di lì.
Raccontarono prontamente il fatto al cardinal d’Estouteville, governatore di Corchiano.
La stessa notte, a Roma, il pontefice Sisto IV (1471-1484), al secolo Francesco della Rovere, avrebbe fatto lo stesso sogno.
Più tardi, passando per la via Amerina, avrebbe riconosciuto il luogo indicatogli dalla Vergine Maria.
È storicamente provato che il pontefice transitò in quei luoghi dopo il 14 ottobre 1478, data in cui il feudo fu concesso al cardinal d’Estouteville.
Giunto sul luogo lo riconobbe e raccontò il sogno proprio al cardinale d’Estouteville, che, essendo già a conoscenza del racconto fattogli dagli sposi e confortato dalla doppia premonizione, avrebbe senza indugio avviato la costruzione della chiesa in onore della Madonna.
La costruzione sarebbe pertanto avvenuta tra 1478 e la morte del cardinal d’Estouteville, deceduto a Roma nel 1483.
L’analisi stilistica dell’edificio conferma la datazione proposta dalla leggenda.
Nel 1682, sotto il governo dei Farnese, un cittadino di Corchiano, certo Lorenzo Costantini, attratto dallo stile barocco di molte cattedrali europee, volle abbellire la chiesa di un altare in stile barocco.
Aspetto esterno
Il disegno e l’impianto architettonico si attribuiscono alla scuola di Giuliano da Sangallo.
Il sagrato presenta due colonne e due pilastri compositi di peperino con alti basamenti adorni di rosoni, fiori, frutta, elementi inferi e simboli, come ad esempio il pettine da cardatore, strumento con cui è stato martirizzato il medico e vescovo armeno Biagio, uno dei due santi patroni della comunità.
La chiesa presenta in facciata una scalinata sulla sommità della quale insistono due pilastri compositi e due colonne, tutti ornati da stemmi, rosette ed altri elementi decorativi.
La facciata, simile a quella della Basilica della Madonna della Quercia a Viterbo, mostra tre portali, il centrale presenta una ricca decorazione a rilievo; sugli stipiti, sormontati da capitelli corinzi, angeli e candelabri a rilievo; sull’architrave, putti che sostengono festoni; tra mensola e timpano, volti di angeli.
La cornice finemente intagliata è ricca di mensolette, ovuli, dentelli e rosoncini, elementi scultorei che si
ripetono nella parte superiore del timpano.
I finti capitelli sono di tipo corinzio con le caratteristiche foglie di acanto e caulicoli.
I due portali laterali invece mancano quasi del tutto della trabeazione, persa nel corso del tempo.
Il campanile a vela a un solo fornice, si trova in corrispondenza della parete di fondo e presenta una struttura in tufo locale, conserva l’unica campana.
Interno
La pianta, di carattere basilicale, presenta una grande navata mediana e due laterali minori in corrispondenza degli ingressi, spartite in sei campate da pilastri cilindrici privi di rastremazione, coronati da bei capitelli compositi di peperino.
La copertura è a capriate con travi principali e secondarie in legno di castagno lasciate bene in vista, pianelle in cotto, tegole e coppi alla romana.
All’inizio della navata sinistra, un nicchione ospita un affresco firmato da Alessandro (accanto alla firma si legge, con l’ausilio di una lampada a raggi ultravioletti a. d. 1553 in caratteri arabi) e datato sulle grottesche 1581,che ritrae la Madonna della Cintola con il Bambino e i Santi Agostino e Monica tra schiere di devoti, ai lati sono affrescate scene che raffigurano la leggenda della costruzione della chiesa, l’ultimo affresco rappresenta il Papa che celebrando la messa, consacra la chiesa.
In conclusione uno sconosciuto pittore ha modificato il preesistente affresco del Torresani, aggiungendo la cintola alla Madonna e sostituendo i santi Benedetto e Scolastica con Agostino e Monica, poiché la chiesa, nel frattempo, era stata assegnata agli agostiniani, subentrati ai benedettini.
Le cintole, infatti, sono le caratteristiche cinture di cuoio che, con l’abito bianco e la cappa nera, costituiscono la veste talare degli agostiniani o eremitani di Sant’Agostino.
Gli agostiniani non erano nuovi a tali appropriazioni: nell’opera di Antoniazzo Romano conservata nella
chiesa museo di San Francesco a Montefalco, le figure di santa Illuminata e san Nicola da Tolentino erano in origine Santa Caterina d’Alessandria e Sant’Antonio di Padova
Il nicchione successivo contiene un affresco raffigurante nella lunetta un angelo tra cherubini, nel tamburo la Madonna col Bambino tra i Santi Francesco d’Assisi e Nicola da Tolentino.
Al terzo nicchione sono affrescati nella lunetta la Madonna assunta, nel tamburo Sant’Elena, Santa Vittoria e un Santo agostiniano.
L’altare maggiore, come già detto, fu costruito per iniziativa di Lorenzo Costantini, il cui corpo riposa in questa chiesa, v’era anche un busto che lo ritraeva, scolpito da un eccellente artista, trafugato da ignoti dopo la prima guerra mondiale.
La struttura sovrastante l’altare, fu edificata nel 1600, data riportata alla sinistra, in basso e attualmente, la Madonna del Soccorso è venerata con un’immagine realizzata a mosaico; l’opera ha sostituito un dipinto della Madonna su una tegola, trafugata da uno sconosciuto nel 1930 circa.
La parte frontale è composta dall’altare e da una alzata fiancheggiata da colonne binate poggianti su alti plinti. L’architrave, decorato da girali e beccatelli in stucco, reca l’iscrizione:
EFIGIEMVIRGINIS Q TRANSIS PRONVS HONORA…NON TANTV EFIGIEM SED QVODDESIGNAT ADORA (Colui che qui transita, si inginocchi per onorare non tanto l’effigie, quanto ciò che essa rappresenti, cioè la Vergine Maria).
La zona compresa tra le colonne binate è decorata a stucco e ad affresco.
Tra queste ultime, l’Annunciazione, l’Incoronazione della Vergine e quattro ritratti di Santi.
Le pareti laterali, che conducono all’abside, propongono nicchie entro cui sono riposte statue di Santi in stucco, mentre nel fastigio superiore è possibile scorgere tracce di un affresco raffigurante forse una Assunzione affiancato da statue in stucco di santi all’interno di due nicchie.
Alla sommità una ricca cornice ove si legge l’iscrizione:
SUCCVR/ MISE/ RIS.
Fanno da cornice altre decorazioni a stucco ed affreschi di carattere mariano.
Ai lati dell’impianto, quattro statue all’interno di quattro nicchie, di cui le due in basso raffigurano Sant’Egidio a destra e San Francesco a sinistra.
Vicino all’abside, al di sotto del pavimento, esiste un ossario di 24 m², dove venivano sepolti i padri agostiniani, anche all’entrata della chiesa, esisteva una fossa comune, normale usanza dell’epoca.
La navata destra ospita la Cappella del Paradiso o dei Misteri, elegantemente rifinita mediante strutture ornamentali e architettoniche con pilastri adorni di candelabre, che riprendono i motivi esterni del portale centrale, e contro pilastri intagliati.
La costruzione in peperino ne occupa quasi per intero la quarta campata, è caratterizzata da tre grandi archi a tutto sesto, rinserrati agli angoli esterni da pilastri e contropilastri corinzi ornati di candelabre.
Sopra le lesene corre una bella e alta trabeazione di matrice classica, arricchita di dentelli, ovuli ed elementi decorativi intagliati nel peperino.
In basso fa mostra una zoccolatura di peperino adorna di simboli, tra cui le foglie di quercia, riferimento alla famiglia della Rovere, nei riquadri esterni della zoccolatura sono riportati gli attributi iconografici di San Biagio e di San Valentino, patrono di Corchiano.
All’interno si accede tramite due piccole aperture simmetriche e perpendicolari alla navata.
In epoca successiva l’arco della cappella prospiciente la navata centrale è stato tamponato e l’interno ricoperto di affreschi, il cui stato di conservazione purtroppo non risulta essere dei migliori.
Buona parte dello strato di intonaco della volta è crollato, tuttavia è possibile riconoscere all’interno di clipei alcuni dottori della chiesa, due evangelisti.
Nelle vele della chiesa erano affrescati quattro profeti, ne rimangono tre, tra cui Isaia e Geremia, riconoscibili dalle scritte ESAIA PPH, e IEREMIA PPH e il Padre Eterno.
Accanto al profeta Isaia siede un angelo che tiene un cartiglio dove si legge la scritta:
VERE:\LAGV..\RES NP\ IPE TV\ ET DO\ RESNR\ IPE PORT\VE: C LIII.
Al centro della volta non è una raffigurazione a grottesche desunta dal prototipo della Domus Aurea neroniana.
Nel sottarco sono state dipinte due sibille alternate da un angelo e un putto intenti a tenere un cartiglio quasi del tutto abraso dove a malapena si legge:
ES…. S…\… COMMENDV\ …DEC… DOMVS SV\ …S CLARIVS.
Nella parete dell’arco tamponato lo spazio è diviso da grottesche con un altare in muratura al centro, sormontato da una nicchia al di sopra della quale è dipinta l’Incoronazione della Vergine.
A sinistra sono in alto la Pentecoste e in basso la Resurrezione, mentre a destra l’intonaco si è del tutto distaccato.
Nella parete opposta, su tre registri, sono raffigurate all’interno di riquadri le storie della vita di Maria e di Gesù.
Purtroppo le scene della fila di sinistra sono quasi completamente perse.
Dal basso verso l’alto e da sinistra verso destra si vedono l’Annunciazione, l’Incontro tra Maria ed Elisabetta, l’Adorazione del Bambino, la Circoncisione, poi, persa, c’era probabilmente l’Ultima Cena, Gesù nell’orto degli olivi, Cristo deriso, la Flagellazione, forse Gesù davanti a Caifa, completamente perso, il Cristo che cade sotto la croce e la Crocifissione.
Accanto a questa ultima raffigurazione, in alto a destra si nota un putto con un cartiglio recante la scritta: DIXIT IN DIEBVS/ ILLIS … ET MVLIER/ DEST… DEO…/ NOIE … ET HABEBIT/SPONS… E IOSEPH/ ET PRO…/ SINE COMISTIONEV…S/ DE SPIRITO …TO …/ FILIVSDEI NO… E …HV/ ET IPA ERIT VIRGO ATE/ET POST PARTV QVI VE/ RO EX EA NASCETERIT/ VERVS DEVS ET VERVS/HOMO SICVT OES P PH/ ETE PREDICAVERVNT.
Su un ovale della volta si legge la data 1539.
Nel secondo nicchione di destra è raffigurato in alto Dio Padre, nel tamburo la Madonna col Bambino tra Santi Antonio di Padova e Francesco.
Nel primo nicchione di destra è raffigurato in alto Dio Padre, con sotto la Colomba dello Spirito Santo, nel tamburo la Madonna col Bambino, con a destra San Francesco e a sinistra San Lorenzo martire.
La nicchia è inserita in una mostra d’altare realizzata da Lorenzo Costantini, vi si legge la data 1661.
In fondo alla navata destra, sopra un antico capitello, è stato posto un magnifico tabernacolo.
Fa da sfondo, sulla parete, un altrettanto magnifico cenacolo intarsiato in legno di ciliegio.
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
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Fonti documentative
V. E. Aleandri – Corchiano ed alcuni suoi monumenti – in “Arte e storia“, XXVII, 1908, pp.166-168.
L. Martini – La Madonna del Soccorso a Corchiano Una chiesa rinascimentale lungo la via Amerina in Nuova Archeologia – mag.-giu. 2008, Roma
L. Russo, F. Santarelli (a cura di) – La Media Valle del Tevere. Riva destra. Repertorio dei dipinti del Quattrocento e Cinquecento – Roma 1999.
A. Sacchetti Sassetti – Lorenzo e Bartolomeo Torresani pittori del secolo XVI – Roma 1932.
G. Silvestrelli – Città, castelli e torri della regione romana, vol. II – Roma 1970, pp. 510-511.
V. Tiberia – Presenze antoniazzesche e dei Torresani nell’Umbria meridionale in Piermatteo d’Amelia. Pittura in Umbria meridionale fra ‘300e ‘500 – Terni 1996, pp. 383-426.
C. Verani – Nuove attribuzioni ai Torresani pittori del sec. XVI – Rieti 1953.
C. Verani – Affreschi di Lorenzo Bartolomeo e Alessandro Torresani a Fabrica di Roma e Corchiano – Rieti 1962.
https://www.beweb.chiesacattolica.it/edificidiculto/edificio/21455/
Mappa
Link alle coordinate: 42.34512181484941, 12.34545381103017