Chiesa della Madonna del Castello – Capodacqua di Foligno (PG)
Cenni Storici
La Chiesa si trova all’interno della restaurata Rocca dei Trinci che imponente sovrasta l’abitato di Capodacqua, posta a protezione del diverticolo che dalla bassa valle del Topino conduce ai Piani di Ricciano e da qui alla Marca.
La chiesina chiamata dagli abitanti della zona “Madonna del Castello“, secondo alcuni documenti del XVI, XVII e XVIII secolo era inizialmente denominata “Chiesa di S. Giovanni“.
Le prime notizie sulla chiesa si hanno a partire dal 1573, anno in cui vi si recò in visita Mons. Camaiani vescovo di Ascoli e visitatore apostolico per la diocesi di Foligno, che ordinò di restaurarla in quanto in pessimo stato.
Di essa non si ebbero più notizie fino ai primi anni del 1700, allorquando vista la gran devozione degli abitanti di Capodacqua, il vescovo di Foligno Mons. Battistelli si premurò di farla restaurare.
Fino alla prima metà del 1800 si hanno poche notizie riguardanti la custodia e la devozione verso questa chiesa.
Si sa per certo soltanto che dal 1573 al 1725 fu retta da cappellani, il primo di essi fu D. Pasquale Santi, mentre l’ultimo fu D. Piermarino Delii.
Dal 1850 la cura della stessa fu affidata a Domenico Tredici di Capodacqua, seguito negli ultimi anni del 1800 da Angelo Fancelli.
Attualmente la chiesa è stata completamente recuperata insieme al castello e fa parte della struttura recettiva che vi è stata realizzata.
Interno
All’interno si possono ancora ammirare i resti dei bellissimi affreschi che ne adornavano le pareti negli anni di maggior splendore.
Nella parete di fondo oltre l’altare si può vedere ciò che rimane di un Crocefisso con ai lati la Madonna, S. Giovanni, S. Feliciano patrono della diocesi e S. Cristoforo, antico patrono della comunità di Capodacqua.
Sul lato sinistro in alto invece, un affresco raffigura la Madonna col Bambino benedicente con sulla sinistra un santo con aureola e un libro in mano, presumibilmente S. Giovanni Evangelista.
Sopra al dipinto si può tuttora leggere: “Queste figure a facte fare…itii de tihtu 1464“.
Anche se il nome del committente quindi è andato perduto, è evidente che il padre si sia chiamato Tito.
Fonti documentative
S. Capodimonti – Qua e là per il Folignate: alla riscoperta di bellezze dimenticate o …quasi – 2010