Chiesa della Bianca o del SS. Crocefisso – Costacciaro (PG)

La vita spirituale di Costacciaro sin dal medioevo è ripartita tra due Confraternite: “La Nera” o della Buona Morte e “La Bianca” o del SS. Crocefisso.

 

Cenni Storici

Il borgo medioevale fortificato di Costacciaro è, ancor oggi, “compartito“, per così dire, in due sfere d’influenza spirituale: quella della confraternita de “La Nera“, a monte di Corso Mazzini, e de “La Bianca“, a valle del medesimo corso.
La chiesa, in origine nominata come Santa Maria Assunta in Via Nuova, poi detta “La Bianca” era il tempio di riferimento della Confraternita del Crocifisso.
La Processione del Venerdì Santo di Costacciaro, rappresenta uno dei più solenni appuntamenti sacri dell’anno seguendo le antiche ritualità che erano proprie delle confraternite e congregazioni medievali costacciarole che erano “della Nera, o della Buona Morte” e appunto del Crocifisso, o “della Bianca“.
Tale processione è accompagnata dal canto, solenne e cadenzato, dello “Stabat Mater” e del “Miserere“, intonato, quest’ultimo, in una maniera del tutto singolare, dai cantori del luogo, oggi tutti, straordinariamente, di sesso femminile.
Questa chiesa assunse di importanza quando nel XVI secolo la Confraternita del SS. Crocefisso o del Gonfalone, dei Bianchi che era eretta proprio nell’Altare del SS. Crocifisso della Chiesa di Santa Croce già legata al culto di San Nicola, si trasferì nella chiesa di Santa Maria Assunta in Via Nuova che da quel momento assunse il nome “La Bianca“; alla Confraternita era annesso l’omonimo ospedale; da quel momento fu denominata “Fraternita de’ Bianchi“.
In origine era in uso al monastero benedettino femminile delle “Santucce” di Costacciaro, tale nome è dovuto al fatto che fu eretto per volontà dalla Beata Santuccia di Gubbio (che fondò una venticinquina di Monasteri nel XIII secolo).
Fra i documenti ad essa riferiti ricordiamo:
nel 1348 Mercatellus Ranaldi assegna come legato testamentario a questo Monastero 20 soldi.
Il 15 luglio 1592 Gaspar Johannis Peri de Costacciaro fa testamento e tra l’altro dispone che alcuni beni mobili ed immobili siano destinati “hospitali pauperum et fraternitatis Crucifixi detta la Fraternita de Bianchi“.
In un altro documento si capisce che la chiesa di Santa Croce era la cappella dell’ospedale: “In eccl.a S.mi Crucifixi annexa hospitali suprascripto“.
Il 15 giungo 1628 Marcello Fauni creò un censo a favore delle Monache di Costacciaro.
Nel 1640 il reddito di questo Monastero era costituito da 51 mine di grano, 50 some di vino, e da censi per un totale di 2500 scudi.
Nel 1713 l’Abbadessa s’impegna a far tamponare le finestrelle che dal locale del molino da olio, guardano verso l’orto del Monastero.
Durante l’occupazione francese dei primi dell’800 il Monastero fu chiuso; ritornato al potere il Governo Pontificio, gli furono restituiti i beni, ma non fu possibile riformare la Comunità.
Alcune religiose si trasferirono nel Monastero di S. Marziale in Gubbio.
Nel 1816 una parte della costruzione monasteriale passò al Monastero di S. Marziale di Gubbio, e il resto al Comune di Costacciaro.
La Chiesa fu invece affidata alla Confraternita del Gonfalone o dei Bianchi.
Dalle visite Pastorali apprendiamo che la Chiesa era lunga 14 passi e larga 6.
In una descrizione della chiesa del 1635 si dice:
Le pareti hanno cornici in gesso. Vi è un solo altare con ornamento ligneo la cui icona raffigura la Beata Vergine tra gli angeli che ascende al cielo (Assunta); in basso i SS. Benedetto e Caterina V. M. da una parte, dall’altra le SS. Maria Maddalena e Scolastica“; tra le reliquie vi sono delle maniche di tessuto e in una pergamena è scritto “Questo è della tonica del B. Thomasso“.
Per quanto riguarda invece l’ospedale nello stesso anno si ha questa descrizione: “L’Ospedale di S. Nicola consiste in due case: una si trova presso la porta di San Marco ed è costituita da tre piani: al piano terra vi sono due stalle; al primo piano tre camere per gli ospiti dotate di sette letti; al terzo piano la scuola dei bambini e i locali per il capitano che qui risiede per conto della città di Gubbio; l’altra casa si trova nei pressi della porta di San Donato e anche questa è di tre piani: al piano terra i canali e i dolii; al primo il granaio del frumento, al terzo i magazzini“.
 

Aspetto esterno

La facciata si presenta semplice con un portale in mattoni ad arco sovrastato da una finestra squadrata alla cui sommità è presente una croce e tetto a capanna.
 

Interno

Piccola aula a navata unica con tetto a botte scandito da archi laterali che formano due unghie per lato.
Il presbiterio, rialzato di un gradino, è delimitato dalla navata da un arcata.
Dietro la parete d’altare una nicchia contiene un Crocifisso mentre all’interno della chiesa è conservato un grosso Crocifisso processionale.
Nel braccio destro della navata le pareti presentano tracce di affreschi coperti da strati di intonaco.
 

La Confraternita dei Bianchi o del SS. Crocefisso

Per quanto riguarda la Confraternita si conosce lo statuto raccolto in 15 capitoli della “Confraternita Nuova del Castello di Costacciaro” datati 1531 e approvati da mons. Mariano Savelli, vescovo di Gubbio, il 16 gennaio 1575, è possibile che la “Confraternita Nuova” vada identificata con la confraternita del Crocifisso, detta poi del Gonfalone e quindi dei Bianchi.
In un documento datato 20 novembre 1635 e riferito alla Società del Gonfalone, si legge:
E’ tanto antica che non vi è memoria. Incorporata con l’ospedale di S. Nicolò come da bolle del 1509 e del 1531. Fu aggregata nel 1607 all’Arciconfraternita del Gonfalone di Roma“.
L’ospedale, indicato, ancora nell’800, dal Catasto Gregoriano, aveva due sedi disgiunte all’interno del circuito delle mura del castello: la prima si trovava vicino alla porta ed alla chiesa di San Marco Evangelista (tra le mura e l’odierno ufficio postale), mentre la seconda era ubicata proprio in cima a corso Mazzini, presso la porta di San Donato, cioè dall’altro lato, rispetto alla strada, della chiesa di San Lorenzo, vicino al monumento ai caduti.
“La Bianca” curava, in particolare, l’arredo per i servizi religiosi, processioni del Beato e dell’Assunta.
Nell’anno 1787, priore della confraternita de La Bianca di Costacciaro era il Maestro Francesco Venturi, che promosse la realizzazione di una tela raffigurante la Madonna del Carmine, facendola “inventare” (cioè progettare) e dipingere da Filippo Adriano Conti di Matelica.
 

Fonti documentative

EURO PULETTI – COSTACCIARO E LE SUE CONFRATERNITE UN PAESE VESTITO IN BIANCO E NERO – 2008
PIERO LUIGI MENICHETTI – Storia di Costacciaro (Castrum Costacciari) – 1984
 

Mappa

Link coordinate: 43.358256 12.711472

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