Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Fossato di Vico (PG)
Cenni Storici
San Pietro è la più antica e la più importante chiesa della storia fossatana.
Dalla fine del ‘100 alla seconda metà dell’800 è il luogo ove la grande maggioranza degli abitanti del territorio vede l’inizio e la fine della propria vita; a S. Pietro ci si battezza e a S. Pietro si viene sepolti, come ci raccontano gli Archivi.
Tra la nascita e la morte, poi, gli uomini attraversavano una vita che in S. Pietro li vedeva più volte, per sposarsi, per pagare le decime, per incombenze amministrative (soprattutto negli abbondanti tre secoli di Stato Pontificio) o religiose, per andare per le più varie ragioni dal plebanus, che lì aveva anche l’abitazione.
Era inoltre l’unica parrocchia del territorio fossatano e la comparsa ad un certo punto della parrocchia di S. Cristoforo, non sottrasse a quella di S. Pietro territorio, ma soltanto anime, come si diceva allora, in pratica una minoranza di persone.
Eretta in origine a monastero dei monaci camaldolesi come riferiscono manoscritti (e secondo la tradizione, dal nocerino San Rinaldo), nonché possesso del monastero benedettino di Santa Maria d’Appennino (di cui restano alcune pietre sul confine appenninico tra Fossato e Fabriano), compare in una bolla di papa Adriano IV del 16 marzo 1156 o 1157.
Potrebbe però essere sorta su un eremo avellanita nel secolo precedente, se si riferisce ad una chiesa in questo luogo la pergamena del 1080 in cui Biligarda, “in redenzione dell’anima sua e del marito defunto” cede al monastero di Santa Maria d’Appennino una terra “in loco qui dicitur fosato posita iusta sancto petro” (una terra in un luogo che si chiama Fossato, posta vicino a San Pietro); è la più antica carta in cui si conservi il nome del castello.
In questo caso l’architettura che si conserva sarebbe un rifacimento ed infatti certe sue severe forme gotiche, diffuse dai Cistercensi, in particolare la pianta e la volta a botte in pietra a sesto lievemente acuto, appartengono al periodo a cavallo tra XII e XIII secolo.
È certo comunque che l’edificio ha preceduto la costruzione di Fossato, anche perché come chiesa principale non si trova al centro del castello, come invece era quasi regola quando nasceva un insediamento murato, ma sulla sua cinta muraria e al punto da trasformare un suo transetto in un fortilitium che, su questo lato sud della cinta muraria, quello più esposto ad attacchi, andava ad affiancarsi ad altri quattro.
L’ex Sovrintendente R. Pardi, nel suo “Ricerche di architettura religiosa medievale in Umbria (Perugia 1972)”, situa la costruzione della chiesa di S. Pietro tra il 1175 ed il 1218
Scavata nella roccia a est e a nord, sormontata dall’abitazione degli antichi monaci (cui si accede anche dall’interno della chiesa per una ripida scala ancora scavata nella roccia), si affaccia su una piazzetta dalle caratteristiche ancora medievali.
Come testimoniano le residue pietre con la croce sui muri antistanti e i documenti d’archivio, la chiesa è stata il grande cimitero del territorio fossatano dalle origini fino agli anni settanta del XIX secolo.
Caduta in totale abbandono sia per lo spostamento della pievania a S. Sebastiano (3 settembre 1871 ) che ha assorbito parte delle sue numerose ricchezze, oltreché per l’umidità, il puzzo dei ben 13 sepolcri, inadeguatezze varie, è stata restaurata e riaperta al culto esattamente un secolo dopo.
Fino al 1970 circa, quando è stata restaurata e riaperta al culto, è stata utilizzata come ovile, legnaia, stalla e simili.
Il restauro ha messo in evidenza alcune tracce di affreschi, un lavello ed altri elementi ed aggiungendo all’interno un seicentesco stemma in pietra del fossatano cardinale Gherardi, il rocco di colonna dorica sorreggente l’altare proveniente dagli scavi del tempio dedicato a Cupra del 1868 in Aia della Croce (Borgo di Fossato) e la bella acquasantiera in pietra bianca, appartenuta in precedenza alla chiesa duecentesca di San Cristoforo, rinvenuta in una stalla di Fossato e donata alla chiesa di San Pietro.
Da citare infine lo spettacolare lavatoio in pietra di età pontificia, che sta al di sotto della chiesa di San Pietro e subito al di là del muro di cinta.
Aspetto architettonico
Pianta irregolare, doppio ingresso sul lato ovest, lati nord ed est scavati nella roccia (dalla quale penetra umidità), transetto che sporge sul lato sud e che appare dall’esterno come un robusto fortilitium nell’arca absidale apertura, conservata nei restauri di un abbondante trentennio fa, per il passaggio interno dalla chiesa alla annessa abitazione attraverso una scalinata scavata anch’essa nella roccia, navata centrale divisa in due campate da un contrafforte interno sostenente un arcone di cintura della sovrapposta volta a botte a sesto lievissimamente acuto.
A tale impianto originale vennero, in epoca trecentesca e quattrocentesca aggiunte navate e cappelle laterali.
Presumibilmente inoltre fu demolita l’abside tonda di fondo, sostituita con l’attuale abside quadrala, coperta con volta a crociera.
La volta a botte qui non si appoggia sulla consueta cornicetta che di solito fregia e delimita la parte alta dei muri di navata: essa, invece, sorge direttamente dai muri stessi, che vengono così proseguiti verso l’alto e conclusi come a S. Antimo di Petroro.
Nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo (ma per i fossatani soltanto S. Pietro) sembra più marcato quell’influsso francese che negli altri edifici appare alquanto più attutito.
Parte abitativa
Il complesso, sovrastante la chiesa ed oggi proprietà di privati.
In un manoscritto conservate nell’ASP di Fossato e con date dal ‘600 all’800 incontriamo la descrizione che un pievano fa della propria abitazione, partendo da dietro l’altare maggiore della chiesa “ove è il Coro con la Sagrestia contigua e dietro al Coro corrisponde il campanile ove si suonano le campane (… cose di cui nulla resta) e di rimpetto alla Sagrestia vi è una porticina (e questa resta) per cui si entra e si ascende alla Casa Parrocchiale che esiste sopra le respettive volte di detta chiesa”.
Ed ecco “la casa per abitazione del Pievano, con cucina, stanze, saloni, granaro, stanziolino ad uso di farvi il pane, magazzini, casaccie vecchie ed inservibili nel sito avanti il detto granaro, palombara stanze a tetto, solaro, stanza grande a tetto che serve per andare al Campanile, per tenervi robbe inservibili ed anche per farvi asciugate il granturco e ghiande… nella muraglia a mezzogiorno vi ha ricavato un sito per legnaia, altra casa dov’è la cantina verso tramontana unita colla predetta Casa Parrocchiale mediante un arco, o sia passetto che fa ponte sopra la strada per dove si va sopra la cantina e vi sono due stanze da tenere fascine od altra robba, e sopra queste vi sono altre due stanze a tetto ove si tiene paglia e fieno.
Contiguo a questa casa vi è un orticino.
Inoltre… un Casalino in faccia al Campanile della Chiesa”.
Per un uomo che viveva solo o con la Perpetua, non c’è male.
Oltre a questo è da annoverare i numerosi beni immobili che nell’inventario del 1726 comprendono case coloniche con poderi e mezzadri alle dipendenze sprovvisti di tutto che vivevano nella miseria più totale ma che assicuravano al pievano il necessario ed il superfluo.
I terreni erano così tanti che nell’inventario del 1726 don S. Angeli scrive “ .. son così tanti che qualcuno non si più da dove provenga”.
Ora tutti i beni sono passati all’Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero.
Fonti documentative
Luigi Galassi – Guida storica di Fossato di Vico – 1995
Luigi Galassi – Le Cinquanta chiese della storia Fossatana – 2006