Chiesa dei Santi – Rasiglia (PG)
Cenni Storici
L’edificio, posto in località Fabriano di Rasiglia, è un’ex chiesa ormai sconsacrata, recentemente fatta restaurare dal proprietario Francesco Silvestri, che ne ha seguito i lavori in maniera accurata e appassionata, riportando al suo originario splendore la chiesa, la sacrestia, l’ossario e il monumentale forno a legna che serviva tutto il complesso abitativo attiguo ad esso.
Per raccontare la storia occorre premettere che tra Rasiglia e Serrone, esistono le due piccole entità abitative di Fabriano e Ascolano; la prima di esse, è posta sulla destra idrografica del Menotre, mentre la seconda è alla sua sinistra poco prima di Serrone.
Nel “Discorso della città di Foligno” di Ludovico Jacobilli, datato 1646, di entrambi se ne parla come costituite da soli quattro fuochi e diciassette anime.
La loro origine, però, è di molto antecedente alle cronache dello Jacobilli, in quanto di esse già se ne parla nella così detta sentenza del cardinale Capocci del 1239 a proposito del castello di Serrone (Castrum S. Felice).
In questa sentenza, infatti, oltre alla chiesa di Santa Maria all’interno del castello di Rasiglia, vengono menzionate San Pietro di Rasiglia con una rendita di 217 libre San Venanzo di Esculano con 48 libre e, posta più a valle, Sant’Angelo di Fabriano con 124 libre (probabilmente la chiesa in questione o la chiesa parrocchiale di Serrone).
Nel 1334, dal computo delle decime che tutte le chiese erano obbligate a versare alla Santa Sede, risultano già esserci stati dei cambiamenti nella denominazione: le chiese entro le mura del Castello di Rasiglia diventano due, quella sopracitata di San Pietro e quella di San Lorenzo, mentre a Fabriano di Rasiglia la chiesa di Sant’Angelo diventa chiesa dei Santi Valentino e Angelo; quella di Santa Maria a Civitella e quella di S. Venanzo ad Ascolano, ricordata anch’essa nella sentenza del cardinale Capocci sin dal 1239 aveva all’epoca un patrimonio di 48 libre e tre soldi.
Sopra un laterale di tale edificio era incisa la frase “QUESTO ATRIO NON GODE IMMUNITA‘”.
L’affermazione si riferiva all’immunità concessa a coloro che avevano commesso un qualche delitto e che, sostando in un determinato luogo sacro, avevano la possibilità temporanea di non finire agli arresti o essere giudicati.
La chiesa di Fabriano, dunque, non concedeva tale immunità.
Nel 1573, però, durante la visita apostolica di mons. Camaiani, a proposito di Serrone, si parla di tre chiese presenti nel territorio e precisamente Santa Maria del Castello, che nella relazione è definita, come “fere diruta“, S. Angelo di Fabriano e Santa Maria Nuova in “Pede Montis“, “iuxta viam publicam“, il che, farebbe supporre che, a S. Angelo gli fu dedicata la chiesina del piccolo agglomerato di case posto poco sotto Rasiglia chiamato Fabriano, mentre la chiesa di S. Angelo “Pede montis” di Serrone, fu intitolata alla Madonna, immediatamente dopo che gli abitanti del castello, non sussistendo più la necessità di risiedere in altura lo abbandonarono per scendere a valle.
Nel 1662, grazie ad un’iscrizione posta sopra la porta dell’edificio e alla testimonianza del Faloci, si ha notizia del fatto che la chiesa fosse precedentemente crollata.
Fu Giulio Natalini da Rasiglia, già canonico della celebre Abbazia di S. Eutizio che, a proprie spese, ricostruì proprio nel 1662 la chiesa, dedicandola a San Michele Arcangelo, San Mauro Martire, San Carlo Borromeo, San Filippo Neri, Santa Teresa Vergine e altri santi martiri.
In occasione di una ricerca sulla prima guerra mondiale (1917-18), in diversi documenti del Comune di Foligno viene descritto un rifugio: qui sarebbero stati fatti alloggiare alcuni prigionieri austriaci che il Comune di Foligno impiegava per realizzare dei lavori, nella fattispecie la manutenzione del tratto di strada che va da Rasiglia a Verchiano.
I documenti riportano quanto segue: “alloggiati prigionieri in un vecchio fabbricato ex chiesa, con annessa sacrestia e con portichetto all’ingresso, nel piccolo gruppo di case denominate I Santi lungo la strada provinciale sellanese a 200 mt da Rasiglia di proprietà della famiglia Fiacchi di Rasiglia“.
L’ex chiesa adibita a rifugio dei prigionieri, dunque, non era altro che il suddetto edificio di culto.
Oggi, dopo il restauro, Francesco Silvestri mette tale edificio a completa disposizione della comunità di Rasiglia, perché ne faccia un centro conferenze e un laboratorio didattico-tematico sulla panificazione nella storia, considerata la presenza del magnifico e antichissimo forno conservatosi fino ai giorni nostri.
E’ grazie a gesti come questo che è possibile riscoprire il passato da cui proveniamo e allo stesso tempo mantenere vivo il nostro senso di appartenenza, la nostra comunità, le nuove speranze per il futuro.
Per quanto riguarda Ascolano, posto alla sinistra idrografica del fiume Menotre, si hanno notizie sin dal 1109, anno in cui, certo conte Randone, figlio di Gualtieri, fa atto di donazione “Pro anime mee et anime matrix e patrix in Gulperinum et Ascu/anum“.
Ad Ascolano, che nel 1646 contava come si è detto quattro fuochi e diciasette anime, attualmente vi risiedono solo tre abitanti.
Aspetto esterno
La chiesa sorge nella parte più alta dell’abitato, lungo la parete frontale si apre il portale squadrato rialzato di 4 gradini, mentre nella parete est sono presenti delle arcata con vetrate di cui due sono cieche, lo stesso motivo è ripetuto nella parete sud ma senza vetrate. Nella parete ovest c’è un porticato con la sacrestia.
Interno
L’interno è a navata unica dove nella parete sinistra si aprono le vetrate arcate mentre nella parete d’altare ci sono tre arcate cieche; nella parete destra si nota una bacheca in vetro dove all’interno sono custoditi chiodi, mattini datati ed altro oggetti rinvenuti durante il restauro.
Dietro l’altare due manichini mostrano abiti sacri da cerimonia.
Fonti documentative
S. Capodimonti – Il Menotre e la sua Valle: Borghi, genti, acque, sorgenti – 2017
https://rasigliaelesuesorgenti.com/fede-profonda/